Coden e i suoi ragazzi in Spagna: tra vittorie e prove di futuro

19.09.2025
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Alessandro Coden e i suoi ragazzi sono tornati a casa dopo il viaggio che li ha condotti in Spagna per correre la Volta Ciclista a Galicia. A cavallo tra le verdi colline a picco sul mare i corridori della Campana Imballaggi-Geo & Tex-Trentino hanno raccolto una vittoria di tappa con Leonardo Volpato. Dopo 2.250 chilometri per riportare in Italia i mezzi, Coden è stanco ma felice: questa esperienza entra in un contesto più grande che prevede una crescita costante del team (in apertura foto Volta a Galicia). 

«Siamo partiti domenica alle tre del pomeriggio – racconta Alessandro Coden – e siamo arrivati lunedì mattina alle undici. Io in ammiraglia e il meccanico in furgone, un viaggio lungo ma siamo contenti di com’è andato. Abbiamo preso anche le misure con questo genere di trasferte: non è la prima fuori dall’Italia, ma la Spagna era davvero lontana. Ad esempio, per una questione di costi e trasporto, il massaggiatore l’ho preso direttamente sul luogo».

Per la Campana Imballaggi-Geo & Tex-Trentino la trasferta in Spagna è stata estremamente produttiva (foto Volta a Galicia)
Per la Campana Imballaggi-Geo & Tex-Trentino la trasferta in Spagna è stata estremamente produttiva (foto Volta a Galicia)
Come mai siete andati fino in Spagna?

Perché mi piace fargli fare certe esperienze ai ragazzi. La Volta ciclista a Galicia è una corsa a tappe nazionale ma c’erano squadre giovanili di alto livello e anche corridori elite di grande spessore. In Spagna è diverso perché si trovano anche ex professionisti di 30 o 32 anni in queste gare. Gente che ha corso e ha un certo tipo di esperienza. Mentre in Italia le corse a tappe di questo livello hanno per lo più atleti under 23.

Si corre in maniera diversa?

Diciamo che non c’è un meglio o un peggio. Tutte le gare sono importanti, noi siamo venuti in Spagna perché in gruppo ci sono corridori esperti che vedono la corsa in maniera differente. Si apprende un modo nuovo di vivere la gara, dal chilometro zero si va a tutta, senza rispiarmiarsi. Chi ha le gambe tiene il ritmo e vince.

I tuoi ragazzi come si sono comportati?

Bene, sono contento di quanto fatto. Abbiamo anche vinto una tappa con Leonardo Volpato. Per molti di loro questa era la prima esperienza all’estero, quindi era un passo necessario per la crescita e la maturazione. Le tappe erano impegnative, ma noi siamo stati sempre nel vivo della corsa. Il giorno in cui Volpato ha vinto, la squadra ha tenuto testa a tutti. Siamo andati in fuga, poi eravamo presenti nel contrattacco e poi abbiamo dato la stoccata finale. 

Esperienza che entra in un’ottica di crescere sotto tutti i fronti?

Dal 2026 vogliamo fare un calendario ancora più impegnativo con tante corse all’estero. Al 99 per cento saremo continental e questo è un salto importante, ma necessario. Terremo i migliori atleti, come Volpato, e ci saranno innesti interessanti. L’idea è di avere una decina di ragazzi e fare una formazione competitiva

Come mai fate questo passo?

Vogliamo vedere se cambia qualcosa, l’obiettivo è di risultare più appetibili per prendere atleti strutturati e ampliare il bacino d’utenza. La società e gli sponsor, tra cui ovviamente Campana Imballaggi, hanno deciso di fare degli investimenti. Non nascondiamo che l’impegno economico sarà maggiore, abbiamo già misurato la febbre con la trasferta in Spagna.

In che senso?

Parlo dei costi. In Galizia eravamo ospitati dall’organizzazione e questo ci ha dato una grande mano. I biglietti aerei, la benzina e tutto il resto lo abbiamo pagato di tasca nostra. Però siamo decisi e fiduciosi, dovrebbero entrare anche due nuovi sponsor. Quindi direi che siamo pronti.

La scelta della Campana Imballaggi, prossima continental

05.08.2025
5 min
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Quello della Campana Imballaggi-Geo & Tex – Trentino è un impegno oneroso, considerando che ha tre squadre: una di allievi, una di juniores e una di under 23. Tre squadre con i loro staff, con il loro calendario, con tante speranze riposte nei ragazzi che pian piano crescono sperando di trovare spazio fra i “grandi”.

Alessandro Coden, manager del team Under 23 pronto a un salto di qualità nel 2026 (foto team)
Alessandro Coden, manager del team Under 23 pronto a un salto di qualità nel 2026 (foto team)

A gestire la formazione degli U23 c’è Alessandro Coden, che descrive la struttura: «Alla guida degli juniores c’è un mio ex atleta. Con gli U23, anche noi facciamo tanta attività all’estero, abbiamo corso il Giro d’Austria, prima del Giro NextGen, poi andremo in Spagna a settembre e forse avremo anche un impegno in Belgio, per far assaggiare ai ragazzi che cosa significa correre al Nord. Senza contare tutta l’attività internazionale in Italia. E’ un impegno oneroso, considerando che fra i due team ci sono più di 20 ragazzi impegnati pressoché ogni domenica».

Rispetto al passato sta diventando sempre più difficile gestire una squadra under 23?

La gestione di per sé non lo sarebbe, fortunatamente abbiamo degli sponsor che ci sostengono e che rimangono nel tempo. Non guardano solo ai risultati, ma a tutto il complesso dell’attività e del lavoro con i ragazzi. Sanno che se non fai questo tipo di attività, impegnandoti anche all’estero, confrontandoti con il meglio della categoria, non cavi un ragno dal buco. Ma nel confronto con gli altri anni non è che in questo sia diverso.

La Campana Imballaggi nel complesso ha 28 ragazzi, fra U23, juniores e allievi (foto team)
La Campana Imballaggi nel complesso ha 28 ragazzi, fra U23, juniores e allievi (foto team)
Negli ultimi anni però si sono affermati i devo team, la strada per il professionismo è diventata più ardua se non si passa attraverso di loro…

Esatto, su questo devo dire che il nostro mondo è cambiato e c’è maggiore squilibrio. Io sono sempre stato di un’idea precisa: quando uno junior passa di categoria, dovrebbe fare i primi due anni in Italia, in un team italiano. Ci deve essere un sistema che tuteli il movimento nazionale, altrimenti si rischia di sparire tutti.

Secondo te aiuterebbe un sistema come è in vigore negli altri sport, nei quali quando un atleta firma per un grande team, chi l’ha cresciuto prende un indennizzo secondo una sorta di schema piramidale?

Qualcosa del genere c’è già, ma certamente aiuterebbe se ben strutturato. Io però non ne faccio solo una questione economica, secondo me servirebbe anche per tutelare l’attività nazionale nel suo complesso, dando anche il tempo ai ragazzi di maturare, perché non tutti coloro che passano da junior sono già pronti, anzi…

Christian Piffer è una colonna del team, atteso a risultati nella seconda parte dell’anno (photors.it)
Christian Piffer è una colonna del team, atteso a risultati nella seconda parte dell’anno (photors.it)
In questo momento è più difficile gestire un team juniores o U23?

Per quel che vedo, è più difficile con gli juniores perché hai addosso la maggior parte dei genitori che si preoccupano del rendimento e delle possibilità del figlio, senza pensare davvero al suo futuro. So ad esempio che ci sono tanti ragazzi che stanno passando nei devo team e per farlo lasciano la scuola, abbandonano prima dell’ultimo anno delle superiori. E’ una scelta folle, se poi la tua scommessa ciclistica non funziona, sono guai seri.

A tuo modo di vedere quanta colpa c’è in questo da parte delle famiglie?

Tanta, e non so neanche se sia per il miraggio economico come avviene nel calcio. Io so solo che vengono da me e mi dicono: «Mio figlio ha già firmato per quella squadra» e non sanno neanche che si parla di un team U23 e non professionistico. Sono abbagliati dal nome. E come succede la maggior parte delle volte, dopo un paio d’anni la riconferma non c’è e tornano all’ovile, ma senza diploma non hanno nulla in mano. E lo dice uno che le superiori neanche le ha fatte.

Leonardo Volpatop è tornato quest’anno alla Campana Imballaggi. 6° giovane al Giro d’Austria (photors.it)
Leonardo Volpatop è tornato quest’anno alla Campana Imballaggi. 6° giovane al Giro d’Austria (photors.it)
Perché?

Non nego che me ne sono pentito, ma io ho avuto la fortuna di entrare nella Polizia Penitenziaria quando correvo. Ma se un ragazzo non ha questa fortuna di entrare in un corpo militare, se per qualsiasi ragione nella sua militanza nel team internazionale si fa male o qualcosa va storto, che gli resta? E’ qui che i genitori hanno una grossa responsabilità, dovrebbero essere loro abbastanza maturi da pensarci, da riflettere sul futuro dei loro ragazzi e non farsi abbagliare da facili quanto immaginari guadagni.

Venendo al gruppo vostro, su chi punteresti fra i tuoi ragazzi per un futuro ciclistico?

Ad esempio c’è Leonardo Volpato, che dopo due anni alla MBH Bank Ballan ha deciso di venire con me a fine stagione. Ha fatto 10° al campione italiano, è sempre lì, è un bravissimo ragazzo ma è un po’ testardo. Si allena da matti, ma alla fine porta meno di quel che meriterebbe. Adesso ha incominciato ad ascoltare di più e gli effetti si vedono: bene al Giro d’Austria, bene al NextGen. Qui mi tolgo un sassolino dalla scarpa: ci dicevano che eravamo i peggiori, alla fine abbiamo fatto quarti fra le squadre italiane. Oltre a lui c’è Piffer, c’è Vecchiutti che ha vinto una corsa la settimana passata, quella di San Donà in notturna che per noi è un campionato del mondo.

Da Francesco Vecchiutti è arrivata la vittoria più attesa, al Memorial Cochi Boni (photors.it)
Da Francesco Vecchiutti è arrivata la vittoria più attesa, al Memorial Cochi Boni (photors.it)
E dagli junior chi ti segnalano?

C’è un bel ragazzino, Alessandro Avi che farà l’under 23 con noi anche perché nel 2026 passeremo continental. E’ uno che va bene nei percorsi ondulati, su salite non tanto lunghe.

Perché diventare continental?

Perché è ora di cambiare. In Italia dobbiamo adeguarci, se guardate, di team regionali ce ne sono pochi, per fare un certo tipo di attività devi fare il salto. Ci proviamo, non è detto che la facciamo. Certamente c’è un aggravio di spese notevole, devi dare un minimo di stipendio ai ragazzi, anche a quelli dei primi anni, poi ci sono le assicurazioni, la fidejussione. La cosa un po’ mi preoccupa, ma per il futuro della Campana Imballaggi dobbiamo farlo…

Dal triathlon arriva Volpato, specialista per gare a tappe

27.10.2022
5 min
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Nel ciclismo attuale c’è ancora la possibilità di guadagnarsi spazio e scalare la ripida montagna che porta a un contratto fra i professionisti a suon di risultati. L’esempio di Leonardo Volpato è da questo punto di vista abbastanza indicativo. Il portacolori dell’Uc Giorgione approda al suo esordio fra gli under 23 nelle file della Colpack con la consapevolezza che i suoi successi di quest’anno gli hanno spianato la strada e spera che lo stesso avverrà nello stadio successivo, d’altronde niente come i risultati sono qualcosa di tangibile nel giudizio su un corridore.

Volpato è arrivato al ciclismo quasi per caso: «Posso dire di essere ancora nelle prime fasi della mia vita da ciclista. Fino a due anni fa facevo triathlon, ma mi accorgevo che era sempre più dura con una società per il nuoto, una per il ciclismo, poi gli allenamenti a piedi… Mi proposero di provare a fare qualche gara ciclistica e mi divertii molto, assolutamente senza ottenere alcun risultato, così passando nella categoria junior ho scelto di fare solo ciclismo».

Due anni indimenticabili all’Uc Giorgione sotto la guida del diesse Giuseppe Parolisi
Due anni indimenticabili all’Uc Giorgione sotto la guida del diesse Giuseppe Parolisi
Come ti sei trovato al tuo primo anno all’Uc Giorgione?

Ho dovuto davvero imparare tutto, fare un corso intensivo. Arrivavo sempre dietro ma intanto imparavo a muovermi in gruppo, a capire le tattiche di corsa. I risultati non arrivavano ma non me ne facevo un problema né mi arrivavano pressioni dal team. Quest’anno poi sono arrivati i frutti, ho iniziato a sentirmi sempre più a mio agio e sono arrivate le prestazioni importanti.

Che cosa è cambiato?

In questi mesi sono cresciuto da ogni punto di vista. Mi sono alzato di 3-4 centimetri e ho messo su qualche chilo di muscoli. Ma soprattutto è andata aumentando la mia esperienza e questo ha influito molto. Mi accorgo sempre più che è questo il fattore che fa davvero la differenza.

Per Volpato vittoria al Giro della Valdera a tappe, davanti a Scalco e Gualdi
Per Volpato vittoria al Giro della Valdera a tappe, davanti a Scalco e Gualdi
Hai un fisico da scalatore?

Sì, sono alto 1,78 per 64 chili quando sono in forma. La salita mi è sempre piaciuta, mi trovo bene e riesco davvero a fare la differenza, anche su quelle lunghe. Di contro sono praticamente fermo in volata, anche nei gruppi ristretti quindi per vincere devo cercare sempre la soluzione di forza.

Si parla molto di te come uno dei migliori prospetti italiani per le gare a tappe ed è un fatto importante, visto che non ce ne sono poi tanti…

Mi piacciono molto, non posso negarlo. Mi piace l’ambiente che si instaura nel corso dei giorni, la complicità che si stabilisce in squadra, la ricerca delle migliori tattiche. Ho una buona resistenza, vado migliorando col passare dei giorni, anzi un fatto che devo migliorare è il mio approccio perché i miei risultati peggiori sono sempre all’inizio. D’altronde ho affrontato sempre gare brevi, bisognerà vedere che cosa succede gareggiando su più giorni.

In gara con il Veneto al Giro della Lunigiana, Leonardo ha chiuso 7° grazie alla sua costanza
In gara con il Veneto al Giro della Lunigiana, Leonardo ha chiuso 7° grazie alla sua costanza
Sei stato tra i migliori italiani al Giro della Lunigiana. Che cosa ti è rimasto di quell’esperienza?

E’ stata qualcosa di diverso da ogni altra gara. E’ stata una grande esperienza gareggiare con corridori che normalmente non riusciamo a vedere se non in sporadiche occasioni, lì c’erano davvero i migliori. Si vede che in salita hanno una marcia in più, che soprattutto i francesi hanno un modo diverso di correre. La cosa che mi ha colpito di più è la loro capacità di guida: spesso si parla di salita, ma a me hanno impressionato in discesa, spesso non si nota quanto vanno veloce ma alla fine fanno la differenza. Questo rappresenta anche un fatto negativo: non correndo spesso con loro non conosciamo i loro punti deboli e quando li affrontiamo siamo quasi indifesi.

Tu hai fatto parte anche della spedizione italiana agli europei in Portogallo. Che esperienza è stata quella azzurra?

Vestire quella maglia è sempre qualcosa di speciale. Conoscevo tutti i compagni, avevamo chiara la situazione, dovevamo correre per Belletta per costruirgli la volata, ma la gara si è messa in maniera diversa. Faceva tantissimo caldo, io credo che abbia influito.

In azzurro agli europei di Anadia, Volpato è giunto 20°, a 2’39” dallo svizzero Christen
In azzurro agli europei di Anadia, Volpato è giunto 20°, a 2’39” dallo svizzero Christen
Ora passi di categoria, con chi?

Ho firmato con il Team Colpack, non vedo l’ora di iniziare con loro. Avevo avuto contatti con molte squadre, ma loro mi hanno convinto. Ora dopo qualche giorno di necessaria vacanza inizieranno i preparativi per la nuova stagione, ma con questo non dimentico quanto ho avuto dalla mia precedente squadra, mi hanno dato un grande esempio, mi hanno segnalato quando sbagliavamo. Sono stato fortunato a trovare un bel gruppo.

Che cosa ti aspetti ora?

Non mi pongo obiettivi specifici, voglio solo far bene, sin dal primo anno perché so che le grandi squadre guardano a quest’età, cercano già fra gli junior. Significa che bisogna far bene da subito. E’ chiaro che il mio sogno è un contratto da prof’, ma dovrò meritarmelo e già il primo anno sarà decisivo.