Filippo Conca, un giorno in montagna, trekking, neve, inverno, preparazione, Grigna, Rifugio Luigi Brioschi (immagine Instagram)

Conca e quel passaggio in vetta, prima di ricominciare

01.12.2025
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Con il ritiro iniziato sabato, sono finite ufficialmente le vacanze di Filippo Conca. Ci sarà spazio per qualche giorno in famiglia a Natale, ma ormai si fa sul serio, perché dicembre e gennaio sono i mesi su cui si costruisce l’intera stagione. La Jayco-AlUla si è ritrovata in Spagna e da qui tutto prenderà le mosse, ma noi facciamo un passo indietro e tiriamo in ballo il campione italiano per un… racconto fotografico che ha pubblicato su Instagram. Prima c’è la vetta di una montagna, con la neve, il tricolore che sventola e dietro il vuoto. Poi una serie di immagini di ragazzi che camminano nella neve. Un rifugio. Un tramonto. Un pendio a dir poco molto ripido. Che cosa ci faceva Conca lassù?

«Quella è la Grigna – racconta sorridendo – una montagna delle mie parti. Quando d’inverno sono a casa, mi piace andare a camminare, ma ormai l’off-season dura talmente poco che quest’anno l’ho fatto quasi tutto via. Altrimenti, se sto un paio di settimane a casa, magari vado a camminare nelle montagne dei dintorni, spesso a cercare funghi. Però non per allenarmi, più che altro come svago».

Circuit Franco-Belge 2025, Filippo Conca
Filippo Conca, classe 1998, era rimasto senza squadra a fine 2024. Nel 2025 a sorpresa ha vinto il tricolore ed è approdato alla Jayco-AlUla
Circuit Franco-Belge 2025, Filippo Conca
Filippo Conca, classe 1998, era rimasto senza squadra a fine 2024. Nel 2025 a sorpresa ha vinto il tricolore ed è approdato alla Jayco-AlUla
Hai sempre camminato in montagna, anche da piccolo?

Sì, sempre. Un anno, era il 2023, camminai anche per allenarmi. Ero stato fermo da agosto fino a novembre, per un’infezione batterica al sottosella, che in ottobre ho dovuto operare. Praticamente feci tre mesi senza bici e quindi andavo tre volte a settimana in palestra e tutti i giorni a camminare tra le 2 e le 4 ore. Questa volta però non è stato così.

Un fatto di amore per la montagna?

Mi piace la natura, stare in solitario o con poche persone in posti così incontaminati. Che poi forse parlare di passeggiata non è nemmeno corretto. La salita fino in Grigna è stata abbastanza tosta, più che altro perché al mattino avevo fatto tre ore di bici e poi sono andato subito a camminare.

Una salita che conosci bene?

Negli ultimi due o tre anni salgo sempre in questo periodo, almeno una volta all’anno. Vado con gli amici e poi stiamo su a dormire nel rifugio Brioschi. Non è esattamente un albergo, ha i letti a castello, ma lassù è proprio bello e anche faticoso (sorride, ndr). E’ ripido e camminare con la neve non è una passeggiata. Salendo da Ballabio, sono poco meno di tre ore. Per cui arriviamo al tramonto, stiamo su a dormire e il mattino dopo scendiamo. L’anno scorso ha portato bene e, visto come è andata la stagione, penso che continuerò ad andarci tutti gli anni.

Che effetto fa scalare una montagna così dopo tre ore di bici?

La sera hai le gambe di piombo, però è una cosa che per una volta si può fare, soprattutto a novembre. Ho avuto mal di gambe per tre giorni, infatti non lo farei sicuramente durante la stagione, quello no.

Nell’anno in cui hai camminato come preparazione in che modo ti eri equipaggiato?

Niente di particolare, anche perché quando sono in certi posti a camminare nella natura, mi sentirei strano ad essere super tecnico. Ho quello che serve, prendo e vado. Dopo quell’inverno tra palestra e camminate, iniziai in bici con nemmeno 60 giorni di preparazione. Andai in ritiro in Spagna e feci i miei migliori wattaggi di sempre nei test. Questo per dire che tanti hanno paura di fermarsi nell’off-season o di riposare troppo a lungo, ma secondo me serve proprio staccare. Sia per durare anno dopo anno, sia per metabolizzare tutto il lavoro fatto.

Hai parlato di rapporto con la natura: con la bici si riesce ad averlo allo stesso modo?

Purtroppo la strada è sempre la strada. A meno che non si vada in posti molto sperduti, c’è sempre il contatto con tante persone, con il traffico, le macchine. Ovviamente in certi posti è comunque bello, ma devi stare sempre attento. Forse il gravel da questo punto di vista è sicuramente più bello, perché ti dà un senso di libertà. Se poi uno fa gravel per la performance, ovviamente ai paesaggi e ai posti non fa troppo caso.

Conca ha affrontato l'escursione dopo tre ore di bici al mattino (immagine Instagram)
Conca ha affrontato l’escursione dopo tre ore di bici al mattino (immagine Instagram)
Conca ha affrontato l'escursione dopo tre ore di bici al mattino (immagine Instagram)
Conca ha affrontato l’escursione dopo tre ore di bici al mattino (immagine Instagram)
I corridori girano il mondo, ma ne vedono poco, giusto?

Ben poco. Ci facciamo un’idea. Possiamo dire che finita la carriera abbiamo un’idea di dove ci piacerebbe tornare in vacanza, per approfondire la conoscenza. Le corse ci portano in tanti posti carini e anche in altri in cui non andrei mai a fare le ferie. 

Giochiamo a fare i nutrizionisti: tre ore di bici e la salita in Grigna, cosa hai mangiato per cena nel rifugio?

Prima di cena ho fatto merenda, perché siamo arrivati all’ora del tramonto. Poi in realtà nel rifugio si può scegliere fra un paio di piatti. Mi pare risotto con formaggi e funghi e brasato di cervo con polenta. Visto il periodo, un ultimo strappo ci stava benissimo. Ma adesso ci si rimette in riga. Il 16 novembre ho ripreso a pedalare. Sono tornato dalle vacanze in Thailandia il 15 e ho ricominciato il giorno dopo.

A piccoli passi?

Molto piccoli, non ho ancora fatto tante ore. Il mio nuovo preparatore è Fabio Baronti e ha preferito non mettermi l’assillo di farne subito tante. Queste prime due settimane sono state di crescita graduale, ho iniziato negli ultimi 3-4 giorni a inserire uscite di tre ore e mezza, quattro.

Mentre le prime?

Sono servite per riabituare il corpo a stare in bici. Sarà perché sono alto (Conca misura 1,91 per 80 chili, ndr), ma tutti gli anni quando ricomincio dopo 20-25 giorni senza bici, è sempre un trauma. Sembra che non so più pedalare, non so più stare su una bici. Poi mi riassetto e si sistema tutto. Se sei a regime, riprendi bene. Però sono dell’idea appunto che all’inizio è meglio non esagerare.

Perché a volte si esagera?

Si ha sempre paura di rimanere indietro, perché il lavoro da fare è tanto. Però preferisco darmi due o tre settimane di tempo per riassettarmi e ricominciare a regime in questi giorni. Dicembre e gennaio sono i mesi più importanti. Dalle mie parti ha fatto abbastanza freddo, però meglio così. Dopo le vacanze in cui c’era caldo, il fisico si abitua subito al freddo e riprendi subito le abitudini.

Sai già dove cominci?

Non credo l’Australia, ho una mezza idea, però dei programmi parleremo bene in questi giorni. Pedaleremo, faremo riunioni e piani per i prossimi 5-6 mesi. Insomma, è ora di ricominciare…

Pian dei Resinelli chiuso al traffico: debutta “Salita in libertà”

31.10.2022
4 min
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Alla metà di ottobre, sulla strada che porta da Ballabio a Pian dei Resinelli, si è svolto l’evento “Salita in Libertà”. Un format tanto semplice quanto efficace: dalle 9,30 alle 12,30 la strada è rimasta chiusa al traffico. Una salita storica quella percorsa da ciclisti di ogni espressione, infatti Pian dei Resinelli è stato per ben due volte arrivo di tappa al Giro d’Italia. La prima volta fu nel 1962, con la vittoria di Angelino Soler. 50 anni dopo, nel 2012, si impose Matteo Rabottini davanti a Joaquim Rodriguez.  

A due passi da Lecco

L’evento, al quale abbiamo partecipato, aveva due opzioni di percorso: nella prima si percorreva tutta la salita che dal lago porta ai 1.278 metri di Pian dei Resinelli. Nel secondo caso si affrontavano soltanto i 7 chilometri finali (quelli chiusi al traffico, ndr).

“Salita in Libertà” non è stata una competizione, ma una giornata passata insieme all’insegna della bici e del divertimento. Sono stati tanti gli ospiti, legati a questo territorio, che hanno pedalato con noi su questa iconica salita. Una su tutte Paola Panzeri, che ha voluto lasciare anche lei un messaggio.

«E’ stato bellissimo – ha detto – pedalare in libertà sulle strade di casa. Il territorio dì Lecco è una continua scoperta e merita di essere vissuto in tutte le sue espressioni. Abitando a due passi da Lecco per me queste strade vogliono dire “quotidianità“, ed è bello condividerle con tutta questa gente».

Il percorso era aperto a tutti le tipologie di ciclisti, l’unico obiettivo: divertirsi
Il percorso era aperto a tutti le tipologie di ciclisti, l’unico obiettivo: divertirsi

Alla scoperta del territorio

Il progetto “Salita in libertà” è nato dalla volontà di 3 comuni: Lecco, Ballabio ed Abbadia Lariana. Lo scopo non era solamente creare una bella giornata dedicata alla bici, ma far scoprire e ammirare i paesaggi ed il territorio della famosa “Comunità Montana Lario Orientale Val San Martino”. Perché è giusto ricordare che Pian dei Resinelli offre numerose attività sportive da praticare all’aperto, e che durano per tutto l’anno. 

Per gli amanti dell’escursionismo e dell’arrampicata è bene ricordare che, poco più in alto rispetto alla piazza dove si è svolto l’evento, partono numerose vie che portano in cima alla Grigna ed alla “Grignetta“. Ma le esperienze non finiscono qui, anche gli appassionati delle ruote grasse hanno trovato pane per i loro denti. I boschi del versante lecchese e di Abbadia Lariana sono pieni di sentieri e di single track, luoghi in cui perdersi nel piacere di pedalare in mezzo alla natura. Per questo, durante il sabato, sono stati previsti dei tour di 2 ore ciascuno per portare gli appassionati alla scoperta di questi sentieri. 

Il futuro a 5 cerchi

Lo sguardo non può che essere rivolto al futuro, e se c’è un evento che può mettere Lecco e la Valsassina in grande mostra sono le Olimpiadi di Cortina 2026. Come sottolineato anche da Antonio Rossi, campione olimpico, oggi Sottosegretario con delega allo Sport di Regione Lombardia.

«Lecco e il suo territorio sono sull’asse Milano-Valtellina, i due poli di Cortina 2026 dove ci sono i siti olimpici per l’hockey, lo sci alpino e il freestyle snowboard. Lavoriamo al meglio per accogliere tanti atleti da tutto il mondo e far conoscere le nostre bellezze».

I progetti lanciati sono numerosi ed ambiziosi, starà alle varie amministrazioni locali portarli avanti con la stessa tenacia e passione che abbiamo visto sabato negli occhi degli appassionati che hanno pedalato su queste strade. Il ciclismo e lo sport all’aperto in generale possono essere un toccasana per la salute del territorio e la sua economia. Abbandonare i mezzi a motore per “rallentare” ed assaporare i paesaggi è il solo modo per entrare in contatto con la natura e la sua bellezza.

Conca, tendinite alle spalle e voglia di continuità

31.12.2021
4 min
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Conca mastica amaro e si sforza di pensare positivo: la dannata tendinite passerà e potrà presto riprendere ad allenarsi al meglio. Il primo segnale in ritiro, probabilmente per il cambio della bici e di qualche misura. Ora la meccanica e la biomeccanica sono a posto, resta da sistemare il tendine dietro al ginocchio.

«Dal ginocchio – dice – il dolore è arrivato al bicipite femorale. Il problema è venuto fuori in palestra. Un dolorino c’era già stato, ma sulla bici vecchia non si sentiva. Quando abbiamo preso le bici nuove, che hanno geometrie diverse, è arrivata la fitta. Ho appena ripreso, lo sento che ancora punge, ma siamo sulla strada giusta».

Sul podio finale del Polonia, Conca nell’abbraccio della squadra per il ritiro di Marczynski
Sul podio del Polonia, Conca nell’abbraccio della squadra per il ritiro di Marczynski

Morale in Svizzera

Il primo anno nel WorldTour con la Lotto Soudal è alle spalle con una cinquantina di giorni di corsa dagli esiti altalenanti.

«Una stagione bella tosta – sorride – soprattutto le gare WorldTour. Però ho visto che quando riesco a essere costante, con la giusta preparazione in altura e tutto il resto, riesco a competere. Non a vincere, ma a vedere il gruppo di testa. Al Giro di Svizzera sono stato contento di staccarmi da 25 corridori. Chiaro che andare forte sia un’altra cosa, ma resistere come in Svizzera mi ha dato morale».

Il percorso giusto

C’è bisogno di tempo, non lo dice, ma lo lascia capire. Ognuno ha il suo adattamento, ma avendolo seguito fra gli U23, è chiaro che nel periodo con Marco Milesi alla Biesse-Carrera, Conca non abbia mai rincorso il numero a effetto.

«Non ho bruciato le tappe – dice – a 15-16-17 anni ho fatto quello che serviva e niente di più. Lo stesso da under 23. Anche se il ciclismo è cambiato, rivendico la mia scelta. Mi ha permesso di non trascurare la scuola. So di non essere un fenomeno, ma per la storia che ho alle spalle, sono certo di avere dei margini. Posso ancora crescere molto, curando i dettagli e lavorando nel modo giusto».

Alla Tre Valli Varesine, in un giorno di pioggia e freddo
Alla Tre Valli Varesine, in un giorno di pioggia e freddo

La testa della corsa

Il 2022 ha portato anche un cambio di preparatore, dopo aver lavorato con Energy Lab, il centro cui si appoggia la squadra.

«Mi segue Luca Quinti – spiega – che mi fa lavorare tanto, pur lasciando tempo per recuperare. Con i belgi stavo bene, ma volevo nuovi stimoli. Ho fatto un bel mese. E’ chiaro che il salto di categoria lo senti e devi ammortizzarlo. Per il livello che avevo, sapevo che avrei dovuto lavorare e così è stato. Però in corsa ho visto che spesso c’era più gente dietro di quanta ce ne fosse davanti e questo vuol dire che posso starci dentro, anche se ancora non riesco a capire quali siano le mie caratteristiche».

Costanza e salute

Per questo c’è da lavorare, per trovare oltre alle caratteristiche il necessario equilibrio, in un ciclismo che richiede leggerezza e insieme potenza e che nel nome di ciò ha spesso creato problemi non banali.

La Coppa Agostoni, corsa con la nazionale, è stata l’ultima di stagione di Conca, chiusa al 39° posto
La Coppa Agostoni è stata l’ultima di stagione di Conca, chiusa al 39° posto

«Sono magro come da dilettante – dice – ma ho più massa. Per gli sforzi che si fanno negli ultimi dieci minuti di corsa, se non hai massa, sei finito. Ho lavorato in palestra e sugli sforzi brevi. Sono migliorato davvero tanto, ma ora il limite è che faccio fatica ad avere gli stessi numeri in corsa. E insieme mi piacerebbe avere più costanza sul piano della salute. Sarebbe bello allenarsi, correre e recuperare come quando si sta bene».

Profumo di Nord

Un metro e 88 per 80 chili. Da dilettante, nonostante simili numeri, Conca andava forte in salita. Oggi forse gli obiettivi si potrebbero rivedere.

«Mi hanno portato al Nord – conferma – ma le prime volte ho avuto qualche difficoltà a correre davanti. Però a fine stagione sono tornato a correre alla Primus Classic, sulle strade del mondiale e nel finale ero ancora là. C’era tanta gente forte e stavo davanti bene. Questo è stato un bel segnale. Perciò adesso spero di poter partire bene. Il programma prevede il debutto in Argentina, vediamo se riuscirò ad allenarmi bene nelle tre settimane che mancano. Col tendine si deve stare attenti ai carichi. Ho fatto per due volte quattro ore, in questa fase rischio di essere più fragile. Gli intoppi ti fanno ripartire ogni volta da un gradino più basso».

Guarischi: vacanze finite, ricomincia la scuola. Con un sorriso…

17.11.2021
5 min
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«Al primo giorno di scuola, con il sorriso che non ho mai avuto a scuola». Con questa frase sui propri profili social – accompagnata da una foto (immagine di apertura) – Barbara Guarischi ha salutato il primo giorno di preparazione del 2022.

La 31enne lecchese della Movistar – pronta per la sua quattordicesima stagione da elite – è reduce da un lungo periodo di riposo nel quale si è concessa una vacanza con gli amici sul Mar Rosso prima di proiettare mente e fisico sul 2022. Quali sono però le sensazioni in autunno quando si riprende in mano la bici dopo tanto tempo di inattività? Abbiamo preso spunto dal suo post e ce lo siamo fatti dire da lei. Ma i suoi pensieri ci hanno portato a parlare di tanto altro.

Seconda ad Avignone al Tour de l’Ardeche dietro Hosking, 10 settembre: il segno che può benissimo ambire a vincere
Seconda ad Avignone al Tour de l’Ardeche dietro Hosking: è il 10 settembre
Barbara, raccontaci questa tua prima pedalata. Com’è stata?

Sono partita gasatissima. Dopo tre settimane senza bici avevo voglia di ripartire e ho scelto di fare un giro attorno a casa (sul lago di Lecco, ndr). Però dopo mezzora ero già stanca morta (ride, ndr). Alla fine ho fatto un’ora e mezza di pianura. Quando sono rientrata avevo molta fame e mi sono mangiata una bella pizza fatta in casa. Il giorno dopo ho fatto due ore e mezza con uno strappetto e mi sono messa in riga con la dieta.

Durante il primo giro che riflessioni hai fatto?

Pensavo al 2022, più che altro sognavo. E chissà che questi sogni non diventino realtà. Quando salgo in bici entro nel mio mondo, nella mia musica e nei miei pensieri. Se dall’altra parte della strada incrocio un amico talvolta capita che non lo saluti proprio perché sono assorta. Ecco, l’altro giorno non vedevo l’ora di uscire in bici per entrare nel mio mondo.

Per tutta la primavera, ha lavorato per le compagne. Qui al Fiandre vinto appunto dalla Van Vleuten
Per tutta la primavera, ha lavorato per le compagne. Qui al Fiandre vinto appunto dalla Van Vleuten
Come sono state quelle tre settimane di stacco? 

Solitamente mi piace fare tutto quello che non riesco o posso fare durante l’anno. Mi concedo qualche sfizio alimentare benché riesca a farlo anche in stagione, stando sempre nei limiti e nei tempi giusti. Personalmente era dai primi due anni in Canyon Sram (2015-16, ndr) che non staccavo così tanto senza fare nulla. E forse, mi dovesse ricapitare l’anno prossimo, la settimana di vacanza la farei prima perché riuscirei a godermela di più. 

Col ciclismo attuale, che quasi non si ferma mai, non rischiano di essere troppe tre settimane di stop?

Dipende da come si finisce la stagione, che ultimamente è sempre tirata. Se la fai come si deve, e se non ci sono di mezzo degli infortuni pesanti, arrivi alla fine consumata dallo stress psico-fisico. E quindi anche venti giorni di assoluto riposo possono davvero farti bene. Ad esempio l’anno scorso ne avevo fatti quindici senza bici, ma avendo fatto trekking tutti i giorni quando ho ripreso mi sentivo bene.

Il 2021 che stagione è stato per te?

Sono davvero molto contenta, una delle più belle che abbia mai fatto. Ho tratto gioia e soddisfazione nell’aiutare le mie compagne a centrare i loro successi. Ho vissuto bene questa annata perché ho anche riassaporato la sensazione di essere tra quelle che si giocano le corse (due secondi posti e quattro terzi per lei, ndr). Questa estate dal Lotto Belgium Tour ho capito che quando ho un po’ più carta bianca posso sparare le mie cartucce. 

Quando inizierà il 2022?

Faremo un ritiro a Valencia a dicembre, poi a gennaio e febbraio saremo tra Almeria e Sierra Nevada. L’anno prossimo ci saranno tante corse. Anzi, apro una parentesi. Forse ce ne sono troppe se pensiamo che siamo solo 14 atlete e che lo staff di un team femminile deve fare gli straordinari.

Quest’anno per Barbara Guarischi uno stacco di tre settimane, con mare e attività fisica alternativa alla bici (immagine Instagram)
Quest’anno per Barbara Guarischi uno stacco di tre settimane (immagine Instagram)
E cosa ti aspetti dall’anno prossimo?

Fino alle classiche primaverili sarò a disposizione della squadra poi vedrò il calendario. Qualche giorno fa quando mi sono sentita con Pablo (il diesse Lastras, ndr) gli ho detto che il mio obiettivo principale è trovare subito una buona condizione e poi cercare di mantenerla fino alla fine in base agli impegni. E, vi confido, vorrei tornare a correre con la nazionale.

Barbara ci fornisci un assist perfetto per chiudere. Hai sempre avuto un rapporto complicato con la maglia azzurra. Può migliorare?

Non so, spero di sì. A settembre avevo voglia di correre il mondiale, stavo bene e sapevo che avrei potuto essere utile alla causa perché avevo una buona forma. Purtroppo sono stata riserva, ma non mi sentivo tale. Ho vissuto quei giorni con grande entusiasmo, c’era un bel clima fra tutti. In quei giorni ho capito che forse potrei riallacciare il legame. L’anno prossimo ci sono europei, Giochi del Mediterraneo e mondiali piuttosto adatti alle mie caratteristiche e lavorerò per guadagnarmi la convocazione senza patemi.

Guarischi, come va alla Movistar con Van Vleuten?

Giada Gambino
22.02.2021
4 min
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L’italiana della Movistar Barbara Guarischi (in apertura con Pablo Lastras) viene da una famiglia di calciatori e proprio mentre stava andando a vedere una partita del fratello si imbatté per caso in un gruppo di bambini in bici da corsa. Aveva dodici anni e venne completamente rapita da questo sport…

Il ciclismo in tre parole ?

Impegno, sofferenza e gioia… se vinci (ride, ndr). E’ una scuola di vita. Il ciclismo dà tanta disciplina ad un ragazzino. E’ una vita di sacrifici e bisogna saperli fare. 

A detta di Guarischi, il Team Movistar è un gruppo di amici, molto unito
Il Team Movistar è un gruppo di amici, molto unito
E il calcio?

Prima di iniziare ad andare in bici giocavo a calcio e, non ti nego, che mi sarebbe piaciuto continuare. C’è uno sport che anche se non l’ho mai praticato mi piace tantissimo e lo seguo molto: il pattinaggio sul ghiaccio di velocità. L’ho scoperto grazie ad Arianna Fontana. 

Qual è il tuo terreno?

Mi piacciono la velocità e i percorsi ondulati. Mi piacciono molto le gare del Nord perché mi danno la sensazione di un ciclismo vero fatto di vento, pioggia, pavè, strade strette; aspetti che tutti odiano e che, invece, io amo (sorride, ndr).

Hai fatto anche pista?

Tanti anni fa. Mi è sempre piaciuta, ma ad oggi se volessi mettermi d’accordo con la squadra per ritornare ad allenarmi in pista sarebbe difficile. Questa disciplina riesce a darti quel qualcosa in più che ti aiuta anche quando sei su strada

Guarischi in azzurro ai mondiali di Doha 2016, in supporto di Bastianelli
Guarischi in azzurro ai mondiali di Doha 2016
Sei l’unica italiana nel tuo team… 

Anche Sofia Bertizzolo doveva far parte della Movistar quest’anno, ma per vari motivi non è stato così. Nonostante sia l’unica italiana mi trovo davvero bene anche perché, fortunatamente, la lingua non è un problema. Con le mie compagne ho un rapporto sia molto professionale che di amicizia. Quando bisogna essere concentrate non scherza nessuna, ma quando possiamo concedercelo ci divertiamo molto. 

Riscontri differenze tra la Movistar maschile e femminile ?

Noi donne abbiamo gli stessi materiali degli uomini, da questo punto di vista siamo super privilegiate rispetto a ragazze che non si trovano in un team ben costruito come il mio. Il ritiro invernale, ad esempio, lo facciamo tutti insieme e questo ci rende un grande gruppo unito. 

Nel 2020, Guarischi ha partecipato ai campionati italiano a crono di Bassano
Nel 2020 ha partecipato ai tricolori crono
Chi definiresti come un idolo?

Ci sono diverse persone che potrei menzionare, una tra tutte è Trixi Worrack. Tutto quello che so adesso è grazie a lei, al suo aiuto e al fatto che avendo avuto l’onore di essere sua compagna di squadra nel 2015 sono riuscita ad apprendere davvero tanto anche solo osservandola

Van Vleuten… 

Il nuovo super ingaggio della squadra! Siamo state insieme nel primo ritiro di stagione. E’ una grandissima atleta, ma è soprattutto umana. Abbiamo scherzato molto e chiacchierato anche per conoscerci meglio. La sua vita ruota attorno al ciclismo, ma giù dalla bici è una ragazza semplice e umile

Dopo il suo arrivo è cambiato qualcosa in squadra? 

Quando arriva un’atleta così forte, è normale che si sia portati a stare più attenti, a dare quel qualcosa in più per essere all’altezza. Il team non ci ha messo pressioni, ma si può dire che ce le siamo auto messe. Questo è, a mio avviso, molto positivo. Così facendo potremo essere motivate al punto giusto e dare il 101%. La squadra è molto completa, ci sono anche molte giovani arrivate quest’anno che sicuramente faranno bene. 

Con l’arrivo di Van Vleuten, dice Guarischi, gruppo più motivato
COn l’arrivo di Van Vleuten, gruppo più motivato
Hai un sogno nel cassetto?

Aprire un agriturismo, piccolino, dove la gente viene e sa di trovare cose buone e genuine. Vengo da una famiglia di campagna e sono sempre stata abituata a questo ambiente. Dove sto io, sul Lago di Lecco, mi piace molto la zona… sarebbe il luogo perfetto. 

Gli obiettivi per la nuova stagione?

Voglio partire bene, con buone sensazioni in modo da avere il morale alto per il prosieguo delle corse. Mi piacerebbe tornare a vincere, davvero. Il ciclismo femminile sta diventando professionale tanto quanto quello maschile e se si vuole essere professionisti a tutti gli effetti bisogna essere consapevoli dei propri limiti ed impegnarsi al massimo nel proprio ruolo. Io, ad esempio, mi trovo meglio nell’essere l’ultima ciclista di fiducia della mia capitana. E’ ciò che mi riesce meglio.