Il tricolore di Cosma, fra i pro’ con Pippo nella scia

28.06.2023
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A un certo punto, in un tratto di discesa del campionato italiano, Cosma Gabriele Rausa ha sentito un tifoso che lo incitava. «Forza Pippo! Forza Pippo!». I compagni di squadra alla D’Amico-UM Tools, ma anche i pochi tifosi giù a casa lo chiamano così, perché è alto quasi 1,90 e ricorda Ganna se non altro per le misure. Però quel tifoso era troppo agitato, ha pensato il diciottenne pugliese, così si è voltato e alle sue spalle, spianato sulla bici come un jet da caccia, ha riconosciuto il vero Pippo. E gli è venuto un colpo.

«Era un tratto in cui spingeva abbastanza – sorride – e mi è venuta un po’ di tremarella. Era vicinissimo. E ho pensato che se per caso fossi stato la causa di una caduta, non avrei potuto perdonarmelo. Così sono stato super attento. E poi, quando la corsa si è un po’ calmata, sono andato a presentarmi. Ci siamo scambiati un saluto, lui non ha fatto mezzo problema, poi si è rimesso a parlare con Affini e io sono tornato dietro. Non volevo disturbarlo».

Avendolo avuto accanto per qualche chilometro, hai capito il segreto di tanta forza?

La postura della schiena in bici era quasi orizzontale, parallela al telaio, quindi per questo era molto aerodinamico. In bici tagliava il vento in una maniera impressionante, nonostante la sua stazza. E poi ho notato anche la cadenza che in salita era abbastanza elevata, ma allo stesso tempo la pedalata era molto rotonda. Anche in pianura si distingueva facilmente rispetto agli altri proprio per la cadenza di pedalata.

Maturità in corso

Cosma Gabriele Rausa compirà 19 anni il 16 luglio, mentre il 4 (martedì prossimo) avrà l’esame orale della maturità. Studia da ragioniere, ma da quest’anno il suo sogno è diventato fare il corridore. Prima no, almeno non così tanto. Aveva anche smesso.

Il pugliese di Casarano, cittadina di 20 mila abitanti nel cuore del Salento, si è ritrovato a correre il tricolore dei professionisti. Il suo team manager Ivan De Paolis ha scelto così, nel pieno di una stagione che lo ha visto anche al Giro di Sicilia e all’Appennino. Cosma era arrivato in Abruzzo per accompagnare un amico e si è ritrovato con una maglia sulle spalle.

Perché dunque il tricolore con i pro’ a 18 anni?

Abbiamo deciso così con la squadra. Perché alla fine correre con i professionisti è un’emozione e anche un’esperienza che ha più senso fare adesso che da grande. Quando mi sono ritrovato sulla linea di partenza, avevo accanto i ragazzi della Mg.KVis e anche Davide Ballerini che si era messo all’ombra e armeggiava con un sacchetto pieno di ghiaccio.

Con che spirito si parte per un campionato italiano pro’, sapendo di avere alle spalle una storia ciclistica così breve?

Si parte con grande grinta. Devi essere sicuro di te stesso, fare il possibile, anche sapendo che non otterrai mai risultato. Però se parti con la forza di andare in fuga o fare qualche azione, facendo il possibile per metterti in mostra, allora è un’esperienza che vale.

In Puglia, Cosma pratica ciclocross, che nella sua regione ha grande tradizione (foto Instagram)
In Puglia, Cosma pratica ciclocross, che nella sua regione ha grande tradizione (foto Instagram)
E come è andata?

E’ stata una corsa un po’ travagliata, perché sono arrivato senza avere la forma migliore. La settimana scorsa non ho fatto dei grandi allenamenti, ho avuto dei problemi, quindi sono arrivato in Trentino senza essere al 100 per cento. Ho provato a fare qualcosa all’inizio, ma l’andatura era abbastanza elevata. Sono rimasto nel gruppo il più possibile per cercare di aumentare il mio ritmo gara. Soffrire il più possibile per migliorare la mia capacità di prestazione.

Da quanto tempo corri in bici e come mai hai scelto il ciclismo?

Ne avevo 12, quindi sono circa 6 anni. In famiglia non ho ciclisti e soprattutto in Puglia c’è poco. Ricordo qualche amico che faceva gare al mio paese, li ho visti e alla fine ho iniziato anche io. Per i primi tempi è sempre stato un gioco, l’anno scorso mi sono messo anche a fare il bagnino. Adesso invece mi ha preso parecchio. Pensavo che diventare professionista fosse un obiettivo impossibile da raggiungere, però ormai ci sto credendo di più. Sto lavorando molto meglio. 

Con chi ti alleni quando sei a casa?

Purtroppo vado sempre da solo, qui ci sono veramente poche persone. A volte incontro un compagno pugliese, ogni tanto ci incontriamo con lui e il preparatore e andiamo insieme, ma solamente la domenica se non ci sono gare.

Cosma Gabriele Rausa è alto 1,88 e pesa 75 chili. Compirà 19 anni il 16 lulgio. Nel 2022 ha corso il Lunigiana (foto D’Amico)
Cosma Gabriele Rausa è alto 1,88 e pesa 75 chili. Compirà 19 anni il 16 lulgio. Nel 2022 ha corso il Lunigiana (foto D’Amico)
Fare il campionato italiano durante la maturità ti ha convinto?

Se hai la capacità di distribuire i giorni di studio, non c’è problema. E’ lo stesso per l’allenamento di tutti i giorni. Sono abituato, non è un impegno grosso. Però ad esempio ho saltato i due giorni in cui avevo gli scritti e questo può avermi tolto qualcosa alla preparazione per il campionato italiano. Quei 2-3 allenamenti magari potevano essere importanti prima della gara.

Come è stato il viaggio da Casarano a Trento?

E’ durato un’eternità, ho impiegato 13 ore. Quando sono arrivato in Trentino, ho avuto la sensazione di essere in capo al mondo. Sono partito in treno, poi sono sceso a Bologna dove mi ha preso la squadra. E al ritorno ho preso il treno sabato sera e sono arrivato la domenica mattina alle 10 a Lecce, viaggiando tutta la notte. E’ stato un po’ pesante, però almeno non ho perso una giornata di studio. Da qui agli esami non corro. Era previsto un periodo di riposo, che adesso viene benissimo.

Cosa ti piace del ciclismo?

Il fatto di spingersi oltre quando in salita sei veramente al limite, oltrepassare la soglia della fatica. Questo ne fa uno sport bellissimo.

De Paolis: «La categoria under 23 è cambiata molto»

27.01.2022
4 min
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Si è parlato molte volte in questo periodo dell’argomento squadre continental e under 23 legato all’universo giovani ciclisti. Stefano Giuliani ci ha detto come gestisce la sua Giotti Victoria Savini-Due, squadra continental ma con ex professionisti in organico. Lo stesso ha fatto anche Matteo Provini della Petroli Firenze Hopplà, team under 23. Infine, chiamiamo a dire la sua anche Ivan De Paolis della Area Zero Proteam. Ivan ha fondato la squadra nel 2014, le cose sono cambiate negli anni, la sua è la più vecchia delle 13 continental italiane.

L’Area Zero Proteam è nata nel 2014, è la squadra continental più longeva d’Italia (foto Area Zero Proteam)
L’Area Zero Proteam è nata nel 2014, è la continental più longeva d’Italia (foto Area Zero Proteam)

Questione di numeri

«Nelle stagioni 2014 e 2015 correvamo solamente con i professionisti e l’età media dei nostri corridori era di 23 anni. Negli anni – spiega – questa si è abbassata notevolmente, basti pensare che nel 2020 era di 20,08, mentre la scorsa stagione di 20,83 (Ivan è un uomo ed un diesse molto attento ai numeri, ndr). Con l’abbassarsi dell’età media è cambiato anche il nostro approccio alle corse, dal 2016 in poi ho aperto il calendario a molte gare under 23».

Come mai?

I primi anni (2014 e 2015, ndr) lavoravamo anche con corridori di ritorno da sfortunate esperienze con le professional come Mosca (foto Area Zero Proteam in apertura) e Pasqualon. Con l’abbassarsi dell’età media, ci siamo accorti di come i ragazzi che affrontavano per la prima volta la categoria under 23 avessero bisogno di confrontarsi con i pari età.

Andrea Pasqualon, Gand-Wevelgem 2020
Andrea Pasqualon è stato il primo corridore rilanciato dall’Area Zero Proteam, nel 2014
Andrea Pasqualon, Gand-Wevelgem 2020
Andrea Pasqualon è stato il primo corridore rilanciato dall’Area Zero Proteam, nel 2014
Quindi avete aperto anche alle gare under 23.

Sì, nel 2016 ne ho messe solo 9 e tutte internazionali, come il Trofeo Piva o il Belvedere poi ho aperto anche a quelle regionali. Per un ragazzo di 20 anni non è possibile confrontarsi con i professionisti, rischi di non finire neanche la corsa. Ad onor del vero va detto che non ho sempre lavorato con corridori di primo piano…

Matteo Provini ha detto che questo modo di lavorare rischia di far sparire le squadre under 23…

Il vero cambio di rotta c’è stato quando Colpack Ballan e Zalf Euromobil Desirée Fior hanno fatto la squadra continental. Prima di quel momento i corridori non prendevano molto in considerazione questo genere di squadre. C’è modo e modo di fare le cose, noi abbiamo sempre fatto tutto in maniera graduale.

Jacopo Mosca è stato un altro corridore “rilanciato” da Ivan De Paolis, qui al Giro di Sicilia 2021
Jacopo Mosca è stato un altro corridore “rilanciato” da Ivan De Paolis, qui al Giro di Sicilia 2021
Prima ci si accorgeva se un corridore potesse fare questo lavoro nei dilettanti, ora lo si scopre tra i professionisti, infatti molti tornano indietro.

Le continental ora sono il termometro dello stato di salute del ciclismo italiano. Noi corriamo tre tipologie di gare: under 23, gare con squadre professional e gare con metà gruppo formato da WorldTour, come al Giro di Sicilia. In queste gare capisci se un corridore ha la stoffa e le qualità per fare bene tra i pro’.

Tu hai avuto tanti ragazzi nella tua squadra nel corso degli anni, cosa è cambiato maggiormente?

Devo dire che col passare del tempo è venuto sempre meno lo spirito di squadra, soprattutto nel 2020 e 2021. Infatti, nel ritiro che stiamo facendo in questi giorni ho optato per far stare i  ragazzi tutti insieme. 

Ci sono corridori che tornano nei dilettanti dopo brevi esperienze nel professionismo.

Mosca e Pasqualon sono quelli che ho avuto modo di vedere io, da quest’anno abbiamo preso anche Mattia Viel, reduce dall’esperienza in Androni (ora Drone Hopper Androni, ndr). Fa strano pensare che ha 26 anni e già stava per smettere. C’è da dire che la fretta ce l’ha imposta anche la società dove si vuole tutto e subito.

Mattia Viel dopo aver chiuso la sua esperienza all’Androni ha trovato spazio nella Area Zero Proteam, correrà su strada e gravel
Mattia Viel ha trovato spazio nella Area Zero Proteam, correrà su strada e gravel

Tutto e subito, con meno spirito di sacrificio

Si è sempre alla ricerca dei giovani campioni e questo porta corridori sempre più giovani tra i pro’. Sembra, però, che la vera fretta di cercare campioni ce l’abbiano le squadre professional, basti guardare l’esempio di Mosca e Pasqualon. Loro nelle professional sono stati scartati perché magari non erano dei corridori vincenti. Poi però una volta inseriti in un organico valido come quello di una squadra WorldTour sono diventati dei gregari di lusso.

«E’ una giusta considerazione – ci dice Ivan – anche se, a dire il vero, sono i ragazzi che non vogliono più fare i gregari. Sono pochi quelli che prendono in considerazione questo tipo di carriera, ma non possono vincere tutti e questo va ricordato. Nel ciclismo vince uno solo e la squadra forte si basa anche su gregari forti.