Primo eritreo al Tour. Girmay colpo storico a Torino

01.07.2024
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TORINO – «Bi-ni, Bi-ni, Bi-ni». Corso Galileo Ferraris si trasforma nella Curva Maratona dello Stadio del Toro che è proprio qui a fianco. E’ una bolgia quella degli eritrei che, incredibilmente, spuntano all’improvviso ovunque si corra. Dal Sud della Spagna al Nord del Belgio. Dall’Italia alla Francia. Loro ci sono sempre e sono anche felicemente rumorosi.

La terza tappa di questo Tour de France va a Biniam Girmay e ci va anche con margine. Il corridore della Intermarché-Wanty è autore di uno sprint di personalità. Preso in testa con la squadra, dominato e senza nessuno che sia stato in grado di affiancarlo nel lungo rettilineo finale.

Biniam Girmay (classe 2000) festeggiato a gran voce dai suoi connazionali
Biniam Girmay (classe 2000) festeggiato a gran voce dai suoi connazionali

Sprint perfetto

E’ festa grande. I giornalisti, i fotografi, i compagni… tutti lo assalgono. Le Cube sono appoggiate ad una transenna, mentre i corridori si abbracciano. Girmay si mette la faccia tra le mani. Quasi non ci crede dopo l’anno (e mezzo) difficile che ha passato. Di fatto era dalla tappa del Giro, finita con il tappo di spumante nell’occhio, che Bini non andava tanto forte.

Okay il recente titolo nazionale, ma qualche certezza iniziava a schricciolare. Sono bastati 300 metri fatti alla grande per cancellare tutto.

«E’ stato uno sprint molto duro, fisico – racconta Girmay – i miei compagni hanno aiutato moltissimo. Ma lo hanno fatto anche nei primi due giorni. Hanno cercato di mettermi nelle migliori condizioni possibili.

«E’ stato uno sprint nervoso. Negli ultimi chilometri avevo perso i mei compagni e ho dovuto fare uno sprint per riprenderli e ritrovarli. Poi siamo stati uniti. Mi hanno portato fuori benissimo (all’ingresso del rettilineo finale erano in tre, ndr). Devo ringraziarli tantissimo.

«Sapevo che sul lato sinistro c’era più vento e quindi mi sono tenuto sul lato opposto, molto stretto alle transenne. E lì ho passato Mads Pedersen».

Un africano a Torino

A Torino si è fatta la storia? Quando Girmay iniziò a seguire il ciclismo i vincenti erano Sagan e Cavendish. In Eritrea si corre o si gioca a pallone. Il ciclismo però rispetto a molti altri Stati limitrofi la bici ha un certo peso specifico. 

«Un africano nero che vince una tappa al Tour è incredibile – dice Girmay – Abbiamo il ciclismo nel sangue. Ciò che è che è successo oggi è formidabile. Questa vittoria è importante per me e per il mio continente. Gli africani conoscono il Tour. Per il ciclismo eritreo è un grande momento.

«Mio padre guardava il Tour dopo pranzo e mi sedevo con lui. Mi diceva che il ciclismo era uno sport difficilissimo. Era il 2011. Poi vennero Merhawi Kudus e Daniel Teklehaimanot. La svolta vera c’è stata quando proprio Teklehaimanot è salito sul podio del Tour e ha vestito la maglia a pois. Questo mi ha dato una grande spinta. Ma c’erano ancora grandi ostacoli per arrivare sin qui. In Africa bisogna fare molte corse locali e non c’è tanto spazio per mostrare il nostro potenziale. Arrivi in Europa a 22-23 anni e ti ritrovi in un altro mondo. Ma adesso penso ai tanti nostri giovani e voglio dirgli che tutto è possibile».

La cabala del bus

Ma l’emozione è anche quella del team manager Jean-François Bourlart. E’ grande e grosso, un tipico “omone del Nord”, eppure si commuove quando inizia a raccontare.

«Per noi è incredibile – dice Bourlart – una piccola squadra che riesce a vincere qui: il sogno si è avverato. Bini ha vinto al Giro e ora anche al Tour. E’ qualcosa d’incredibile. Questa è una vittoria per tutta la squadra. Tutta.

«Si sapeva che era forte, che era sempre là e che poteva fare bene. Ma in questo periodo difficile ha anche ricevuto messaggi poco belli. E’ stato attaccato. Tutti pensavano che la sua vittoria alla Gent-Wevelgem era stato un colpo di fortuna. Sappiamo tutti che ha talento, ma anche che non è facile per un ragazzo così giovane vincere gare importanti. E’ stato un periodo duro per lui, per la sua famiglia. 

Tra l’altro in questo Tour si sta diffondendo la cabala del bus rotto. A quanto pare se il grande mezzo va ko il leader vince. E’ stato così per la maglia gialla di Bardet ed è stato così per la Intermarché-Wanty di Girmay, che a Torino aveva per supporto un piccolo camper.

«E’ la vittoria della passione – va avanti Bourlart – al Giro d’Italia era caduto. Le cose non vanno sempre bene. Abbiamo portato la miglior squadra possibile per sostenerlo per gli sprint: Gerben Thijssen, Mike Teunissen, Laurenz Rex. Gli ho detto di mettersi alla ruota di Gerben. E oggi tutto ha funzionato bene… Ora vado ad abbracciare Biniam».

Fuori dal Giro Next Gen: i ragionamenti di Delle Vedove

20.06.2024
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Mentre i corridori degli altri devo team erano impegnati sulle strade del Giro Next Gen, Alessio Delle Vedove si dava da fare allo ZLM Tour. Corsa per professionisti di categoria 2.1 che il veneto ha disputato tra le fila dell’Intermarché-Wanty. Anche quest’anno Delle Vedove non ha preso parte alla corsa di casa dedicata agli under 23, ma non si dispera. 

«Allo ZLM – dice – non mi aspettavo di fare prestazioni così alte come poi dimostrato. Ho fatto registrare i miei migliori numeri, nell’ultima tappa ho fatto una tirata per i miei compagni che ha spaccato il gruppo. Alla fine dei cinque giorni eravamo tutti contenti, sia io che la squadra. Chiaro che non correre il Giro Next Gen mi è dispiaciuto, più per un fatto di appartenenza che di calendario. La squadra ha deciso che sarebbe stato più utile, per me, fare una gara con i pro’ che con gli under 23. Erano dell’idea che mi potesse far bene per il motore e per l’esperienza».

Mentre i suoi pari età erano al Giro Next Gen Delle Vedove correva in Olanda allo ZLM Tour con i pro’
Mentre i suoi pari età erano al Giro Next Gen Delle Vedove correva in Olanda allo ZLM Tour con i pro’

Ancora lontano dall’Italia

Per un ragazzo giovane come Delle Vedove gareggiare lontano dall’Italia ha un peso, un dispiacere legato al piacere di vedere parenti e amici che alla corsa in sé. 

«Alla fine – continua – non ho corso nessuna delle due edizioni del Giro Next Gen, mi manca. Ma non mi mancano le corse di alto livello dedicate agli under 23. Da inizio anno, come nel 2023, ho preso parte al Tour de Bretagne, Gent-Wevelgem, Parigi-Roubaix e Youngster Coast Challenge. E ultimamente ho raccolto un buon ottavo posto alla Omloop Het Nieuwsblad U23. Al Giro Next Gen la squadra ha deciso di puntare alla classifica con Toussaint che fino alla caduta era quinto».

Non gli sono mancate le gare per confrontarsi con gli U23 più forti, qui alla Youngster Coast Challenge
Non gli sono mancate le gare per confrontarsi con gli U23 più forti, qui alla Youngster Coast Challenge
Come ti hanno comunicato la cosa?

Dicendomi chiaramente che avrebbero puntato alla classifica, quindi hanno ritenuto più utile mandarmi ad altre gare, lo ZLM, per crescere. Non avrebbe avuto senso, secondo loro, fare otto tappe per provare a vincerne una e poi andare di conserva per il resto del tempo. Sarebbe stato meglio lavorare, fare fatica e ritmo tra i grandi. 

Saltando però il confronto con i tuoi coetanei. 

Contro di loro ho corso da inizio anno, li conosco molto bene. De Schuyteneer l’ho incontrato alla Loir et Cher, Teutenberg al Bretagne e alla Roubaix under 23. Avrò modo di incrociarli anche in altre occasioni, come al Flanders Tomorrow Tour. Poi non sono stato nemmeno troppo fortunato, al Tour de Bretagne non ero stato bene e mi sono ritirato. Non sapevo come avrei reagito ad un’altra gara di otto giorni. 

E allo ZLM hai imparato quindi?

Tanto, ero in camera con Gerben Thijssen che è uno dei velocisti del momento e sta emergendo. Passare cinque giorni con lui a parlare, confrontarsi e correre insieme mi ha dato tanto. In Olanda ho avuto modo di affrontare ventagli, capire come si corre in gruppo tra i professionisti, risparmiare energie, limare e ho visto da dentro le volate. Essere al Giro Next Gen sarebbe stato un senso di appartenenza, come per un francese fare il Tour, ma le gare di spessore under 23 non mi mancano. 

Le hai viste le tappe del Giro?

Tutte! Ogni volta che c’era una volata in casa calava il silenzio totale e mi immergevo nello schermo. Ho visto i ragazzi della Soudal QuickStep Devo lavorare molto bene per Magnier. Anche Teutenberg è andato forte, anche se forse mi sarei aspettato qualcosina in più. Degli italiani mi è piaciuto Conforti, si è difeso molto bene. 

Quale volata ti sarebbe piaciuto vincere?

Da velocista direi tutte, senza ombra di dubbio. Forse le più interessanti, per percorso e dinamiche, sono state quella di Saint-Vincent e di Borgomanero. 

Cosa te n’è parso della maglia rosa Widar?

Non ho mai avuto modo di correrci contro, viste le grandi differenze di fisico abbiamo calendari tanto lontani. Però non mi aspettavo potesse andare così forte, sapevo delle sue qualità ma da quelle a vincere il Giro ce ne passa. Il nome che avevo evidenziato era Nordhagen ma si è ritirato per motivi di salute. 

Il clima all’interno della Wanty-Circus è sereno e rilassato, quello giusto per lavorare
Il clima all’interno della Wanty-Circus è sereno e rilassato, quello giusto per lavorare
Tutti giovanissimi, di primo anno. 

Esatto! De Schuyteneer, Widar, Torres, Nordhagen… Questi 2005 stanno facendo dei numeri pazzeschi, hanno fisico e vanno forte. Fa strano dirlo perché hanno un anno in meno di me, ma 20 anni sei quasi vecchio. Poi molti hanno già un contratto nel WorldTour.

E per te che si dice?

Nulla di scritto o di detto. L’unica cosa che si sa è che a dicembre mi scade il contratto. Ma con la squadra sta andando bene, parleremo sicuramente. 

Saresti disposto a fare un terzo anno nel devo team?

Onestamente sì. Da noi alla Wanty-ReUz il terzo anno si corre per il 60 per cento con i professionisti e per il restante 40 con gli under 23. Se dovessi ritenere di aver bisogno di fare un altro anno a imparare e correre in questa categoria lo farei volentieri. I primi anni vanno forte e passano, ma al Giro Next Gen il mio compagno che ha vinto, Artz, è ultimo anno. Anche Teutenberg è 2002 e avete visto che numeri ha fatto in primavera. Solo in Italia se sei al quarto anno tra gli under 23 ti dicono di andare a lavorare, all’estero pensano che sei pronto, maturo. 

Delle Vedove non esclude di correre un altro anno tra gli under 23 nel 2025
Delle Vedove non esclude di correre un altro anno tra gli under 23 nel 2025
Non senti pressioni?

Nessuna, chiaramente se sei al quarto anno e ancora non hai accordi magari sei più timoroso. Però la squadra non mette nessuna pressione o fretta, anzi. Quando al Bretagne stavo male mi hanno detto di fermarmi completamente, di riposarmi, andare al mare, non pensare alle corse per una settimana. Mi sono ripreso, sono tornato e alla Omloop Het Nieuwsblad ho fatto ottavo. Ti danno tutto per fare bene, poi però vogliono vedere risultati e impegno, come giusto che sia.

Francesco Busatto, debutto tra i giganti senza paura

04.03.2024
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SIENA – Sotto al fango si nasconde un sorriso profondo sul volto di Francesco Busatto. Il ragazzino della Intermarché-Wanty all’improvviso si è ritrovato tra i giganti. In una corsa storica già di suo ed esaltata dall’impresa di Tadej Pogacar, c’è anche lui… al debutto nel WorldTour.

Il campione italiano under 23 e re della Liegi 2023, firma autografi e racconta non senza stupore. «Era già tanto stare lì, ritrovarmi con i più forti poi… Non pensavo neanche io ad un debutto così. Sono contento. La Strade Bianche è la mia gara preferita. Ero felicissimo di essere  davanti, poi quando ero lì la motivazione è aumentata».

Francesco Busatto (classe 2002) firma autografi in Piazza del Campo. La Strade Bianche è stata la sua prima gara WT
Francesco Busatto (classe 2002) firma autografi in Piazza del Campo. La Strade Bianche è stata la sua prima gara WT

La sua corsa

Regna stupore dunque in Busatto. Ed è normale. Ha tagliato il traguardo tra Healy e Wellens. Madouas e Bardet. Il veneto è passato quest’anno nelle file della prima squadra. Prima faceva parte della devo belga. Ha affrontato un buon inverno. «Un inverno con più chilometri, più intensità perché con certe corse non si scherza. E la differenza l’ho avvertita. Ma anche prima delle corse perché un anno in più si è fatto sentire».

E infatti la sua stagione è iniziata benone. Il quinto posto alla Muscat Classic diceva di un ragazzo che aveva lavorato bene. E che sa correre. Anche lo scorso anno, quando Francesco ci ha raccontato del tricolore, aveva ragionato con grande lucidità, nonostante l’acido lattico che offusca i pensieri. Anche questa è una delle doti di un campione.

«Ho cercato di stare davanti – spiega Busatto in Piazza del Campo – per risparmiare più energie possibili, evitare buchi e cadute. Non ero in grado di seguire gli uomini migliori, ma di tenere duro e cercare di portare il miglior risultato possibile. Però sono fiducioso, per le prossime corse e per i prossimi anni.

«Sul Monte Sante Marie quando ho visto che ero rimasto davanti con 20-25 corridori mi sono detto: Cavolo, qui si può far bene veramente. Mentre ho sofferto parecchio sul Colle Pinzuto. Lì, mi sono staccato dai primi dieci. A quel punto ho continuato a cercare di fare del mio meglio. Ma negli ultimo 30 chilometri è stata una lotta con i crampi».

Non solo, Busatto racconta di un “piccolo” rimpianto. Nel settore prima di Sante Marie ha forato. «In pratica sono rimasto dietro. Eravamo rimasti uno per uno. Mi sono ritrovato con Bardet, Huiguita… per rientrare. Devo ringraziare Colleoni che mi ha dato un bella mano. Solo che per tornare in gruppo ci ho messo 20 chilometri e ho speso davvero tanto. Magari si poteva entrare nei primi dieci».

La corsa del veneto ha avuto qualche intoppo (foratura delle ruota posteriore) ma Francesco non si è fatto intimorire
La corsa del veneto ha avuto qualche intoppo (foratura delle ruota posteriore) ma Francesco non si è fatto intimorire

Testa da campione

All’arrivo la classifica dice : 14° a 6’26” da Pogacar: lui, Lenny Martinez e Romain Gregoire sono stati i più giovani a concludere la Strade Bianche. Certo, quel gap può fare spavento, ma se poi vedi gli altri ti puoi consolare. Tuttavia chi mira a vincere però guarda la testa della corsa.

«Almeno per il momento – dice Busatto – Pogacar è irraggiungibile. Io cerco di lavorare il meglio possibile e vedremo di ridurre questo gap. Cosa mi insegna la Strade Bianche? Che devi crederci sempre, fino alla fine. La questione è tutta lì. Tutti alla fine siamo cotti e diventa solo una questione di testa. Chi ci crede di più porta a casa il risultato migliore. E poi mi dà un po’ di maturazione in più».

Tra l’altro mentre parla sembra recuperare meglio di tanti altri intorno. C’è chi si accascia sulla bici. Chi addirittura si getta a terra e ha bisogno di assistenza, come Healy. Sarà la felicità, ma Busatto è palesemente il più fresco di coloro che ci sono attorno.

Busatto in azione. A prima vista una grande facilità di pedalata e di scioltezza sugli sterrati (foto Lisa Paletti)
Busatto in azione. A prima vista una grande facilità di pedalata e di scioltezza sugli sterrati (foto Lisa Paletti)

Sopralluogo in solitudine 

Prima Francesco ha parlato della Strade Bianche come la sua corsa preferita. Ci teneva molto a questo suo debutto nel WT. Sentite cosa ha combinato.

«Due settimane fa – prosegue Francesco – sono venuto qui da solo. Ho provato gli ultimi 120 chilometri proprio perché ci tenevo molto. Devo dire che in allenamento con velocità più basse gli strappi mi sembravano più duri. Per assurdo in corsa è stata più facile! La squadra me l’aveva messa in calendario. Ma se non lo avesse fatto, avrei alzato la mano e credo non ci sarebbero stati problemi perché sono flessibili e credono molto in me.

«Avere vicino due corridori come Rota e Petilli è stato un bell’aiuto, mi hanno dato consigli. Petilli è un gran limatore. Non si tratta solo di prendere i settori davanti, ma di fare le linee giuste, stare riparati e comunque navigare nelle prime posizioni. Certe volte meglio spendere un po’ prima ma stare davanti, che poi spendere dopo per recuperare.

«E anche aver potuto vedere da dentro Rui Costa l’anno scorso (l’ex iridato fu quarto, ndr) mi ha consentito di imparare molto. Vedevo come correva. Tutti loro per me sono stati fondamentali. In più d’inverno esco spesso in mtb e forse sullo sterrato mi sono trovato bene anche per quello. Mi diverte guidarci».

Ancora una volta Francesco colpisce per la sua lucidità. La sua voglia d’imparare. Guardate che non è banale quella frase su Rui Costa. Dice di un ragazzo attento, che studia, incamera, riflette.

A ruota di Pidcock. Chissà che adrenalina per Francesco… (foto Simona Bernardini)
A ruota di Pidcock. Chissà che adrenalina per Francesco… (foto Simona Bernardini)

Sognando il Fiandre

Da domani lo vedremo alla Tirreno-Adriatico. Poi dovrebbe tirare un po’ il fiato. Niente Giro d’Italia dunque, dove è inserito come riserva. Ma un talento così, consentiteci di dire, va gettato nella mischia. Anche perché i tempi sono quelli che sono e i giovani li vediamo cosa combinano. E Busatto ci sembra più pronto di tanti altri.

«Mi piacerebbe fare il Giro – saluta – c’è anche una tappa vicino casa, quella del Monte Grappa e avrei tanto tifo. Comunque ci sono tante corse belle. Penso al Giro di Svizzera, che potrebbe essere adatto alle mie caratteristiche. Un sogno è quello di correre da qui a breve il Giro delle Fiandre».

Busatto e Gualdi: in corsa insieme tra Francia e Italia

29.02.2024
5 min
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Il viaggio di ritorno dal Trofeo Laigueglia, vinto da Lenny Martinez, porta verso strade diverse. Alcuni corridori viaggiano verso Siena e la Strade Bianche, mentre altri tornano a casa. Uno di quelli diretti in Toscana è Francesco Busatto, che si appresta a correre la prima gara WorldTour della stagione. Il corridore della Intermarché-Wanty ha però messo insieme due corse importanti, prima di andare alla Strade Bianche: Faun Drome Classic e Trofeo Laigueglia. 

«Ieri la gamba non era male, ma non era neppure la migliore – ci dice – domenica scorsa alla Faun Drome stavo molto bene. Evidentemente non ho riposato abbastanza tra le due corse e per questo non sono andato come speravo. Poco male, mi sto ancora conoscendo e si impara anche da queste cose. In vista della Strade Bianche, oggi farò la ricognizione ma solamente un’ora, il più piano possibile. Poi riposo completo e sabato sarà battaglia».

La Faun Ardeche Classic è stata la prima gara di Gualdi insieme a Busatto
La Faun Ardeche Classic è stata la prima gara di Gualdi insieme a Busatto

Due gare con Gualdi

Tra i compagni di squadra che hanno accompagnato Busatto in queste due gare c’era Simone Gualdi. Il bergamasco, appena passato alla formazione development, ha già messo insieme due esperienze importanti. L’occasione di correre tra i pro’ non si riserva a tutti, men che meno a un corridore appena passato under 23. Però l’Intermarché Gualdi lo ha portato e lo ha fatto correre, questo vuol dire che si sta comportando bene. Abbiamo chiesto a Busatto di fornirci uno sguardo d’insieme e raccontarci come si muove in gruppo il giovane Gualdi (i due sono in primo piano nella foto di apertura). 

«Sinceramente mi ha impressionato – racconta Busatto – va molto forte, si vede che ha motore. Già finire due corse come Drome e Laigueglia non è facile, riuscirci come ha fatto lui è tanta roba. Significa che sta lavorando bene. Dalla mia esperienza nel devo team posso dire che fare gare come queste ti dà una marcia in più tra gli under 23. Sono sicuro sarà così anche per lui, quindi deve vivere certe esperienze con tranquillità. E’ ancora lontano dalle gare importanti, come Ardenne e Giro Next Gen, quindi impressiona il fatto che vada forte».

Il 28 febbraio Gualdi ha corso il Laigueglia, la prima gara sopra i 200 chilometri
Il 28 febbraio Gualdi ha corso il Laigueglia, la prima gara sopra i 200 chilometri

Livello alto

Gualdi ha portato a termine entrambi gli impegni, entrando nei primi quaranta dell’ordine di arrivo. Non dei risultati eccellenti, ma che accendono una spia di interesse, se si proporziona il tutto al fatto che è appena arrivato dagli juniores. 

«L’ho visto molto bene- spiega Busatto – nonostante arrivi dagli juniores si è messo in mostra. Di solito le corse in quella categoria sono caotiche e difficili, invece ho visto Gualdi già messo bene tatticamente. E’ stato spesso davanti, senza sprecare, anche nelle fasi di corsa importanti. Questo vuol dire che sa limare bene. Ha superato due corse dure e lunghe (Faun Drome era 192 chilometri e il Laigueglia 202, ndr). E’ anche arrivato insieme ai primi, non primissimi, però si è difeso molto bene. Per me tutto questo vuol dire che negli juniores si va forte e il livello è alto. Vero che parliamo del campione italiano di categoria nel 2023, però va già forte, mi ha impressionato».

Gualdi nel 2023 si è laureato campione italiano juniores
Gualdi nel 2023 si è laureato campione italiano juniores

Sicurezza e tranquillità 

Gualdi e Busatto si sono già incrociati prima di Faun Drome e Laigueglia, ai ritiri del team. Si sono incontrati e un po’ hanno parlato, confrontandosi, così come hanno fatto in questi ultimi giorni. 

«Ci siamo incontrati la prima volta al team building – continua Busatto – ci siamo presentati. E’ un ragazzo molto umile e curioso, mi chiedeva già dei consigli. Io ho cercato di rispondere in base alle mie esperienze, che sono poche. Qualcosa ho imparato nel devo team ma ho ancora molto da vedere e da capire».

«Il percorso è lungo – spiega – e anche Gualdi lo sa. Alla fine i risultati che contano sono altri e lui ha la tranquillità di non doverne fare per forza. Ha già il contratto con il team WorldTour (dal 2026, ndr) quindi non ha pressioni. L’Intermarché e la Circurs-ReUz sono le squadre giuste per crescere e maturare».

Per Gualdi gli appuntamenti importanti saranno quelli in Belgio, dove vedrà un modo di correre completamente nuovo
Gli appuntamenti importanti saranno quelli in Belgio, dove ci sarà un modo di correre diverso

Profili simili

Nel parlare Busatto ha fatto capire come Gualdi abbia un profilo molto simile al suo. Per il bergamasco avere davanti l’esempio di un corridore capace di raggiungere il WorldTour passando proprio dal devo team può essere un grande stimolo.

«Sono sicuro che la squadra ha già notato le sue qualità – racconta Busatto – altrimenti non avrebbe fatto queste corse. Mescolare esperienze con i professionisti e gare under 23 è importante: da un lato cresci e dall’altro puoi già raccogliere risultati. Io stesso l’anno scorso, prima di vincere la Liegi U23, avevo fatto tante gare con i pro’.

«Secondo me – conclude – Rota, Gualdi e io abbiamo profili molto simili. In questa squadra ci sono molte corse adatte a noi. Simone (Gualdi, ndr) deve ancora correre in Belgio, la Faun Ardeche assomigliava molto a una gara belga. Per quelle corse, specialmente le U23 nelle Ardenne, serve tanta pazienza. Se non c’è una squadra che controlla si rischia l’anarchia, gli ho detto che non deve seguire tutti gli attacchi, ma correre davanti, controllare. La corsa si decide nel finale, deve muoversi il meno possibile. Il fatto di saper limare e stare nelle prime posizioni gli tornerà utile, sicuramente».

Intermarché-Wanty e Gaerne: la collaborazione continua

05.02.2024
3 min
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Il team WorldTour Intermarché-Wanty ha recentemente prolungato ed esteso la propria partnership di sponsorizzazione e fornitura tecnica con Gaerne. 

Nel corso della passata stagione 2023, il team WorldTour di Girmay e compagni, unitamente a quello devo dei più giovani, hanno colto assieme oltre quaranta vittorie, portando così ripetutamente al successo la calzatura per il ciclismo top di gamma di Gaerne: il modello Carbon G.STL. Progettate e sviluppate sfruttando una straordinaria esperienza artigianale maturata in oltre 60 anni di attività, queste scarpe – leggere e ad altissime prestazioni – sono in grado di garantire un comfort “importante” ed un massimo trasferimento della potenza. La tomaia è realizzata in un unico pezzo di microfibra con foratura al laser per garantire al tempo stesso dispersione del calore ed un “clima” perfetto all’interno della scarpa.

Inoltre, la talloniera anatomica, con trattamento interno antiscivolo, consente una migliore stabilità ed un migliore controllo del piede. Il sistema di chiusura presenta ben sei zone di fissaggio allo scopo di garantire al ciclista un’ampia regolazione ed una vestibilità precisa ed aderente. La suola in fibra di carbonio, ultraleggera ed ultra sottile, è stata appositamente studiata affinché ciascun singolo watt di potenza possa venir correttamente trasferito sui pedali, mentre la stabilità del piede viene aumentata grazie alla conformazione della suola nella zona dell’arco plantare. Quattro prese d’aria interne alle scarpe garantiscono poi una ampia ventilazione.

Gaerne ha già assaporato il successo nel 2024 grazie alla vittoria di Girmay alla Surf Coast Classic
Gaerne ha già assaporato il successo nel 2024 grazie alla vittoria di Girmay alla Surf Coast Classic

Approvate da Girmay

«Le scarpe svolgono un ruolo particolarmente importante nell’insieme dell’attrezzatura utilizzata da un ciclista – ha commentato Biniam Girmay – e questo perché è proprio grazie a loro che si trasferisce la potenza sui pedali e sulla bicicletta. Con scarpe di buona qualità, la perdita di potenza nel trasferimento è limitata. Grazie alla nostra collaborazione con Gaerne, possiamo contare su uno dei brand più apprezzati dal mercato. Secondo me, la rigidità delle scarpe è la qualità più importante per un velocista. Una qualità che ritrovo nel modello Carbon G.STL: quello che indosso sia in allenamento che in gara. Inoltre, gli esperti di Gaerne ascoltano le nostre esigenze e reagiscono immediatamente prendendo sempre seriamente in considerazione qualsiasi nostro feedback».

Gaerne, nome che deriva dalle iniziali del fondatore – Gazzola Ernesto – è una delle aziende leader a livello mondiale per quanto riguarda la produzione di stivali da moto e di scarpe da ciclismo. Fondata nel 1962, con una produzione sempre Made in Italy, Gaerne è rimasta costantemente fedele alle proprie origini e al territorio trevigiano.ù

Gaerne si avvale di una rigorosa selezione dei materiali, ricerca senza compromessi della qualità
Gaerne si avvale di una rigorosa selezione dei materiali, ricerca senza compromessi della qualità

Competenza e più di 60 anni di tradizione di esperti artigiani, una ricerca costante dell’innovazione e del design per ricercare sempre soluzioni nuove ed originali: questa è la filosofia di un marchio che custodisce, nella propria storia, il segreto per affrontare la sfida dei mercati internazionali… puntando su prodotti e stile 100% italiani.

Gaerne