Nencini, nuovo contratto dopo un anno difficile

16.12.2023
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Solitamente quando si annuncia un nuovo contratto, sia pure per una continental che è pur sempre la porta di accesso al ciclismo più grande, l’elemento distintivo nel racconto è il sorriso. Ma non è il caso di Tommaso Nencini. Certamente non per colpa della Zalf, anzi, l’approdo del toscano è un passo importante per la sua carriera. Tuttavia avrebbe voluto arrivarci in maniera molto diversa.

Per sua stessa ammissione, il 2023 non è stato un anno fortunato. Quella che doveva essere la stagione della consacrazione è diventata l’anno delle occasioni sfumate, con piazzamenti che hanno lasciato l’amaro in bocca, ma soprattutto lo zero nella casella delle vittorie. E questo lo ha molto amareggiato.

«Non è stato un anno positivo – racconta il nipote d’arte, suo nonno Gastone ha fatto la storia negli anni Sessanta – questo è certo. Dopo due annate buone, sia io che il mio team ci attendevamo il salto di qualità che non si è visto. Sono partito forte, nei primi due mesi sono arrivati molti buoni risultati come alla Firenze-Empoli e al GP Possenta, poi si è inceppato qualcosa».

Prima gara e subito un 2° posto alla Firenze-Empoli, vinta l’anno prima (foto Italiaciclismo)
Prima gara e subito un 2° posto alla Firenze-Empoli, vinta l’anno prima (foto Italiaciclismo)
Ti sei fatto un’idea di che cosa è capitato?

Un insieme di cose. Fisicamente sono calato, ho cercato disperatamente di recuperare non mollando e questo è stato un errore. Vedevo che la vittoria non arrivava e più il tempo passava, più mi prendeva la frustrazione. Questo ha inficiato un po’ anche i rapporti con la squadra, così la situazione è andata peggiorando. Alla fine qualche segnale di ripresa c’è stato, l’ultimo podio è arrivato a fine settembre. Ma non può certo bastarmi…

Eppure è arrivato il contatto con la Zalf…

Provini conosce bene Faresin, hanno lavorato insieme. Si è reso conto che i rapporti con il team erano andati deteriorandosi per qualche incomprensione e che non c’era più spazio per un futuro insieme. Così è stato molto corretto con me e ha cercato di capire se potevo trovare spazio alla Zalf. Alla fine la cosa è maturata e ne sono stato molto contento.

Il 2022 aveva avuto ben altro sapore, con vittorie nel finale di stagione a Livraga (nella foto Rodella) e Pretola
Il 2022 aveva avuto ben altro sapore, con vittorie nel finale di stagione a Livraga (nella foto Rodella) e Pretola
Anche questo ha favorito la tua ripresa nel finale di stagione? In base alle tue parole s’intuisce come il problema sia stato soprattutto mentale…

Sì, vedere che mi cercava una squadra prestigiosa, con tanti corridori vincenti, mi ha ridato entusiasmo, la forza di mostrare qualcosa in più rispetto a prima anche se non ero al meglio. Non lo posso negare, quando ho visto che non andavo, la mancanza di successi dopo due anni di vittorie, mi sono buttato giù. Ne ho fatto un’ossessione. La testa incide molto, questa è una cosa che ho imparato.

Analizzando quel che è successo, dove pensi di aver sbagliato?

Nell’inseguire la vittoria a tutti i costi. Quando ho visto che la condizione iniziava a scendere, dovevo fermarmi, pensare a ritrovare la forma, invece ho tirato diritto con testardaggine. Per questo dico che il problema era diventato soprattutto mentale. Se avessi usato la testa e mi fossi fermato, sarebbe stato meglio, invece non facevo altro che pensare alle fughe riprese nel finale o ai piazzamenti che non erano vittorie.

Nencini, classe 2000, è un ragazzo dal grande potenziale. Quest’anno è entrato per 11 volte nella top 10
Nencini, classe 2000, è un ragazzo dal grande potenziale. Quest’anno è entrato per 11 volte nella top 10
Questa stagione ti ha comunque detto di più sul tuo conto?

Sicuramente sono un corridore abituato a partire forte, i primissimi mesi mi vedono spesso protagonista. Quindi è su quelle gare che devo puntare e poi capire quando arriva il momento di staccare la spina, prendere un periodo di riposo e ripartire verso la seconda parte di stagione. Devo imparare a gestirmi meglio.

Secondo te c’è stato un problema di preparazione e da questo punto di vista come ti regolerai con la Zalf?

Problemi da quel punto di vista non ce ne sono stati, io sono abituato a seguire quello che mi viene detto. Ora mi affiderò in toto ai preparatori del team, mi fido di loro. Se non arriveranno risultati vedremo di modificare quanto necessario per arrivare all’obiettivo. Io intanto già ho ripreso a lavorare da un mese abbondante e non nascondo che l’ho fatto con un entusiasmo nuovo per sfruttare appieno questa seconda possibilità.

Nencini ha avuto anche una convocazione in nazionale, per il Circuit des Ardennes (foto Instagram)
Nencini ha avuto anche una convocazione in nazionale, per il Circuit des Ardennes (foto Instagram)
Perché seconda?

Non posso negare che io speravo tanto in un contratto da professionista, ma con la stagione che ho avuto, ho visto quel sogno infrangersi. Anche quello mi ha buttato giù, poi è arrivato il contatto con la Zalf, una porta che si è riaperta. E’ chiaro che la speranza è sempre quella del contratto che ti cambia la vita da corridore, ma bisogna guadagnarselo e io farò di tutto per riuscirci.

Prendendo te, un team che cosa deve aspettarsi?

Non un campione, lo so, ma sicuramente uno che si prodiga per la squadra, che può lavorare per gli altri, ma che poi, al momento che serve, può anche tirar fuori la zampata. Non sono certo un fenomeno, ma ho qualche freccia al mio arco e comunque possono essere molto utile. Ora intanto lo capiranno alla Zalf e sapranno come utilizzarmi.

Gomez al bivio: sceglierà la Zalf o resterà in Colombia?

31.10.2023
4 min
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Nicolas Gomez si è aggiudicato la Coppa d’Inverno, l’ultima corsa nazionale della stagione, così prima di ripartire per la Colombia ha avuto modo di togliersi l’ultima soddisfazione. Il 2023 doveva essere l’anno della ripartenza, una chance da giocarsi per entrare nel mondo dei professionisti dalla porta degli elite. Una cosa sempre più difficile nel ciclismo di oggi, ma non impossibile, come hanno dimostrato casi recenti. 

«A inizio stagione ero carico – racconta Gomez, 23 anni – avevo ambizioni importanti. Non è andato tutto per il verso giusto però mi sono piazzato spesso nelle prime gare. Mi è mancato quel puntino in più per fare bene, non sono arrivato prontissimo e forse l’ho pagata un po’».

Gomez alla Coppa d’Inverno passa per primo sotto il traguardo di Biassono (foto robertorizaphoto)
Gomez alla Coppa d’Inverno passa per primo sotto il traguardo di Biassono (foto robertorizaphoto)

La vittoria che mancava

Gomez ha conquistato un successo all’ultima occasione utile, quando la stagione è all’ultimo giro di chiave. Quella della Coppa d’Inverno è stata la ricompensa per una seconda parte del 2023 con qualche difficoltà in più del previsto. Le lacrime del colombiano, scese copiose dopo il traguardo, hanno detto tanto. 

«Ci voleva – ammette anche dopo tempo – volevo chiudere la stagione nel migliore dei modi, per ringraziare la squadra. I compagni si sono sacrificati tanto per me e io ho dimostrato di ricordarmi bene come si vince. E’ stato un po’ un recupero per una seconda parte di stagione che non è andata benissimo. Mi sono tolto un bel peso dallo stomaco e sono partito molto più sereno per le vacanze».

Com’è andata con Provini, come ti sei trovato?

Ero curioso di lavorare con lui e fino alla prima metà di stagione mi sono trovato bene. Poi abbiamo avuto una discussione, una cosa che ci può stare durante tutto l’anno, ma non sono riuscito più a trovare la serenità per fare tutto al meglio. Poi pensavo di fare uno stage con la Corratec se avessi fatto bene a inizio anno. 

E invece?

Penso di aver fatto un buon inizio di stagione: non pieno di vittorie, ma sempre piazzato. Speravo di andare a fare qualche gara con loro, invece della nostra squadra ci è andato solamente Tsarenko. 

Nel finale di stagione era arrivato un secondo posto nella seconda tappa del Giro del Veneto (photors.it)
Nel finale di stagione era arrivato un secondo posto nella seconda tappa del Giro del Veneto (photors.it)
Ora guardi già al 2024? Hai già deciso cosa fare?

Non ancora, in Italia mi ha cercato qualche squadra ma sempre continental: una è la Zalf, che mi ha cercato anche lo scorso anno. Alla fine avevo scelto la Hopplà anche per l’opportunità di fare stage con la Corratec. Devo essere sincero, per il 2024 non escludo nemmeno di rimanere a correre in Colombia.

Come mai?

Ci sono delle ottime continental anche da noi e in più potrei riprendere in mano il discorso della pista. Da junior ero molto forte nelle prove di velocità, sono stato campione panamericano nello scratch e nel team sprint. 

Perché una volta in Italia non hai continuato?

Non avendo una pista vicino a casa, negli anni in cui sono stato alla Colpack, veniva difficile andare. In più non avevo chi mi avrebbe potuto allenare al meglio ed in Colombia per partecipare a queste competizioni guardano tanto a chi si allena e riesce a dedicare tempo alla disciplina. 

La pista, si è visto negli anni, è una grande occasione per migliorare nelle volate. 

Vero, per questo vorrei provare a riprenderla perché qui in Colombia potrei fare entrambe le cose. Mi aprirebbe una porta importante in termini di opportunità per passare e anche per quel che riguarda una carriera in pista. Anche se sono passati un po’ di anni non è troppo tardi per provarci».

Gomez e l’assalto ai pro’: seconda chance con Provini

10.12.2022
6 min
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Nicolas Gomez risponde dall’altra parte dell’oceano, ora si trova in Colombia e sta preparando la stagione 2023. Non tutto, durante quest’anno, è andato come si sarebbe aspettato il giovane velocista sudamericano. Le vittorie nella prima parte di stagione non sono mancate, ma nella seconda metà del 2022 qualcosa non è andato secondo i piani. 

Gomez aspettava la chiamata dal mondo dei professionisti, ma per diverse situazioni il tutto è rimasto un sogno. Ora riparte dalla Hopplà Petroli-Firenze Don Camillo, inizierà la sua prima stagione da elite e sarà un punto di riferimento della squadra di Matteo Provini

Nicolas Gomez ha concluso la sua esperienza in Colpack dopo quattro stagioni
Nicolas Gomez ha concluso la sua esperienza in Colpack dopo quattro stagioni

Dall’altra parte del mondo

In Italia, quando componiamo il numero di telefono di Nicolas Gomez, sono le 9,30 del mattino. In Colombia, invece, sono le 4,30, ma Nicolas risponde comunque e inizia a parlare. Non si tiene dentro le emozioni e le sviscera tutte, d’altronde è sempre stato abituato così e da un punto di vista questo è un gran bene. 

«Ho ripreso ad allenarmi da qualche settimana – ci dice – sto facendo un po’ di palestra e qualche uscita in bici. Ieri sera (venerdì, ndr) ero a casa di un amico e siccome casa mia è lontana sono rimasto a dormire da lui. Così oggi mi sono svegliato presto, verso le quattro e sto tornando indietro, appena arrivo a casa vado diretto in palestra ad allenarmi. Sono qui in Colombia da circa un mese e rimarrò fino all’inizio di febbraio. Sono tornato per restare con la mia famiglia e passare le feste con loro. Allenarmi da queste parti è più bello perché è un’eterna primavera, non fa mai troppo freddo».

Al Tour de l’Avenir Gomez (terzo da destra) ha colto due piazzamenti nelle prime due tappe dedicate ai velocisti
Al Tour de l’Avenir Gomez (primo a destra) ha colto due piazzamenti nelle prime due tappe dedicate ai velocisti

Un 2022 a due facce

Avevamo sentito Gomez all’inizio della stagione, intorno ai primi di marzo, dopo che aveva conquistato due vittorie in due giorni. La prima parte di stagione è andata molto bene per il colombiano, a maggio, infatti, ha conquistato la maglia di campione panamericano under 23. Nella seconda parte del 2022 i successi non sono arrivati, tuttavia non sono mancati i piazzamenti, anche di prestigio. 

«I primi mesi sono andati bene, anzi benissimo – racconta Gomez – ero molto motivato e ho trovato delle vittorie importanti. Da giugno in poi gli obiettivi erano il Tour de l’Avenir (foto di apertura Tour de l’Avenir/Wa’sii) ed il mondiale, che sarebbero state due belle occasioni per mettersi in mostra e cercare di fare il passo nel mondo dei professionisti. Nella corsa a tappe francese la Colombia non è riuscita a supportarmi come ci saremmo aspettati, ma qualche bel piazzamento è comunque arrivato. Il secondo obiettivo era il mondiale, ma il percorso si è rivelato più duro del previsto e lontano dalle mie qualità. Quello, forse, rimane il rimpianto più grande».

Al Giro del Friuli, invece, ha centrato la seconda posizione alle spalle di Buratti nella tappa con arrivo a Udine
Al Giro del Friuli, invece, ha centrato la seconda posizione alle spalle di Buratti nella tappa con arrivo a Udine

Qualche porta chiusa

Già all’inizio della passata stagione Nicolas ci aveva raccontato che qualche squadra professional spagnola lo aveva contattato. Lui non era però sicuro di voler passare subito ed in più era convinto di potersi giocare ancora le proprie carte per aprire qualche porta di una squadra WorldTour.

«Ho parlato con Kern Pharma e Caja Rural – riprende – nel frattempo ho firmato con i Carera che hanno iniziato a cercare anche nelle squadre WorldTour. Quest’ultime, però, hanno deciso di prendere qualche scalatore in più e qualche ragazzo più giovane di me. Pensano di trovare il nuovo Bernal o i nuovi Pogacar ed Evenepoel, ma loro sono dei campioni, di corridori come loro ne nascono pochissimi. Una cosa che mi fa un po’ ridere ma che dall’altra parte mi “spaventa” è l’età. Per la società sono considerato un giovane, ho ancora 22 anni, ma per il ciclismo sembra che io sia quasi vecchio. Sono rimasto deluso anche da com’è andata, ho ottenuto quattro vittorie e il campionato panamericano, che equivale all’europeo, ma non sono riuscito a passare».

La prima parte di stagione è stata più prolifica con quattro successi tra marzo e maggio
La prima parte di stagione è stata più prolifica con quattro successi tra marzo e maggio

Una chance con Provini

Il passaggio di Nicolas Gomez alla Petroli Firenze Hopplà di Provini ci ha interessato. Da un lato per le cose appena raccontate dal ragazzo colombiano, e dall’altro per comprendere meglio come sia nato questo contatto. 

«Il 2023 sarà un’altra occasione, forse l’ultima – dice con un velo di tristezza Gomez – per passare professionista. Provini mi aveva chiamato mentre ero in contatto con i team WorldTour e gli ho dato la mia parola che se non fossi riuscito a passare sarei andato da lui. Successivamente mi aveva contattato anche la Zalf ma ormai mi ero impegnato. Mi piace come persona e mi trovo molto bene. E’ uno molto presente, ci segue quasi sempre in allenamento e ci chiede i video quando ci alleniamo in palestra, per vedere se sbagliamo qualcosa. In Colpack questo atteggiamento non c’era e un po’ ne ho risentito perché sono un ragazzo che ha bisogno di continui stimoli.

«Alla Colpack – continua – mi sono trovato bene ma eravamo fin troppi velocisti ed ho pensato più ai miei interessi. Mi è dispiaciuto andare via ma mi serviva un po’ di spazio in più per avere una maggiore continuità. Alla Petroli Firenze di velocisti di punta ci saremo io e Nencini che ci divideremo i compiti e le volate».

Nicolas è un ragazzo molto espansivo e con una grande voglia di scherzare (foto Tour de l’Avenir/AnoukFlesch)
Nicolas è un ragazzo molto espansivo e con una grande voglia di scherzare (foto Tour de l’Avenir/AnoukFlesch)

Poche gare a tappe

Il tema delle corse a tappe per far crescere i ragazzi è molto battuto in questo periodo. Far correre ai ragazzi tante gare di più giorni permette loro di crescere in maniera continuativa. Questo Gomez lo sa e infatti qualcosa da ridire sul calendario italiano ce l’ha. 

«In Italia ci sono tantissime gare di un giorno e davvero poche corse a tappe (recrimina il velocista colombiano, ndr). Se penso al mio anno da junior in Spagna mi viene da sorridere, ho fatto più corse a tappe in quella stagione che in questi quattro anni da under 23. Ho pensato di andare via dall’Italia ma in realtà il livello che si trova all’estero, in Spagna per esempio, è più basso. Il livello italiano è alto ma manca un’organizzazione che permetta ai ragazzi di crescere nel modo giusto. 

«Poi una cosa che non mi è andata giù riguarda Avenir e mondiale. Se si prende la classifica della corsa a tappe francese molti dei primi sono tutti di team WorldTour, così come al mondiale. Ne parlavo proprio in Australia con Quintana ed Higuita, che senso ha essere professionista tutto l’anno e poi correre alcune gare under 23. Secondo lo stesso ragionamento Evenepoel avrebbe potuto vincere nel giro di una settimana il mondiale under 23 e quello dei professionisti. Servirebbe un po’ più di tutela da parte dell’UCI: o sei professionista o sei under 23.».

Team Hopplà e Corratec, una filiera tutta italiana

10.12.2022
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Dietro la notizia del nuovo rapporto che lega Hopplà Petroli e Team Corratec, ci sono profonde novità che riguardano la società toscana, che attraverso questo passaggio compie un deciso salto di qualità in presenza di altre novità. A illustrarle è colui che da sempre è la mente del team, Claudio Lastrucci, profondamente soddisfatto dei nuovi passaggi che preludono alla stagione che viene.

A inizio intervista, Lastrucci tiene a sottolineare un aspetto: «Molti dicono che in questo modo diventiamo la filiera della Corratec, ma deve essere chiaro che non abbiamo messo nulla per iscritto. E’ un rapporto in costruzione, che si sta realizzando nei fatti e che, non lo nego, rappresenta un grande passo in avanti per noi in quello che è il nostro obiettivo primario: far crescere i ragazzi per prepararli alla carriera professionistica».

Primo training camp per il team toscano, il giorno precedente la visita al Centro Mapei
Primo training camp per il team toscano, il giorno precedente la visita al Centro Mapei
Che vantaggi vi dà entrare in un rapporto comunque privilegiato con un team professional?

Possiamo presentare ai ragazzi un cammino delineato, che se tutto andrà bene potrà portarli verso i loro sogni. Noi siamo sempre stati orientati verso la crescita progressiva dei ragazzi. Il passaggio diretto da junior a pro’ può andar bene per l’Evenepoel della situazione ma non è la prassi, non è la scelta giusta per i giovani. Parlo con cognizione di causa: noi abbiamo portato ben 26 ragazzi fra i pro’, il primo è stato Ulissi con Appollonio e Magazzini, gli ultimi Ballerini, Fortunato e Albanese e ora arriva Quartucci che passerà proprio con la Corratec.

Il team professional può indicarvi qualche ragazzo da prendere nella vostra squadra per farlo crescere?

Certo, la filiera dovrebbe funzionare così. Sappiamo ad esempio che loro sono già in qualche modo legati al Team Franco Ballerini fra gli juniores, in questo modo i più giovani avrebbero un cammino già prestabilito, potrebbe affrontarlo con la dovuta calma pensando innanzitutto a crescere e migliorare. Un passaggio importante nella costruzione di questo rapporto sarebbe anche la possibilità di fare stages in comune, sarebbero un’altra esperienza utile ai più giovani. Il rapporto con il team professional deve improntarsi attraverso questa sorta di “do ut des”.

Lorenzo Quartucci è l’ultimo talento della Hopplà che passa pro’ nelle file della Corratec (foto Rodella)
Lorenzo Quartucci è l’ultimo talento della Hopplà che passa pro’ nelle file della Corratec (foto Rodella)
Questa scelta è legata anche alla vostra di non richiedere più la licenza continental?

Non direttamente, ma di certo il fatto di essere ora un team completamente dedicato agli under 23 ci avvantaggia. Parliamoci chiaro: la licenza continental non dà quei vantaggi di cui si parlava, anzi sono ad oggi solo maggiori spese e briglie all’attività. Non ci sono benefici: per avere gli inviti alle gare con i pro’ che dovrebbero essere il fulcro dell’attività bisogna pagare tutte le spese e per un team un esborso di 12 mila euro a gara è un po’ troppo. Non solo: i nuovi regolamenti penalizzano fortemente le continental…

Verza ad esempio raccontava di come sia stato costretto a espatriare per trovare un calendario più ricco…

Ha ragione. Oggi gli elite delle continental sono esclusi dalle gare regionali, ma non solo: in esse possono essere schierati solo gli under 23 di primo e secondo anno. Sono tutti lacci che noi, avendo lasciato la licenza non abbiamo. Nelle gare di categoria possiamo schierare chi vogliamo dei nostri corridori a prescindere se siano primo, secondo o terzo anno e nelle gare open possono partecipare anche gli elite.

Una foto storica, il successo di Diego Ulissi alla Coppa del Grano 2008 (foto Fabrizio Sterpos)
Una foto storica, il successo di Diego Ulissi alla Coppa del Grano 2008 (foto Fabrizio Sterpos)
Il fatto di non essere più continental vi preclude la possibilità di fare gare a tappe all’estero?

No, anzi il fatto di essere legati a doppio filo con la Corratec ci può aprire nuovi canali, grazie proprio al loro prestigio. Andare all’estero in qualche buona gara a tappe, confrontandoci con squadre vere, provando quel che significa il ciclismo di alto livello è fondamentale per la crescita dei ragazzi. Non è un caso se l’ultimo italiano ad aver vinto il Fiandre under 23 è stato un nostro corridore, Salvatore Puccio poi diventato una colonna della Ineos.

Ci sono altre novità che riguardano questa nuova sinergia?

Abbiamo stretto un legame con il Centro Mapei, infatti nei giorni scorsi abbiamo portato tutti i ragazzi a fare dei test a Castellanza. Tra l’altro, appena pubblicate le foto sul profilo Facebook, dalla Corratec mi sono subito arrivare delle chiamate: «Ho visto quel corridore, te l’avevo detto che doveva perdere qualcosa di peso…». Ogni scelta, ogni passaggio ora viene fatto di comune accordo.

Tommaso Nencini durante i test al Centro Mapei. Il toscano è al terzo anno con la Hopplà
Tommaso Nencini durante i test al Centro Mapei. Il toscano è al terzo anno con la Hopplà
La Corratec vi fornirà le bici?

No, perché prima di stringere l’accordo con loro avevamo già firmato il contratto con la Guerciotti e siamo contenti e convinti di questa scelta. Un domani vedremo come si svilupperà il rapporto con il team professional, il contratto è annuale, nel caso cambieremo. Intanto però il rapporto è anche in senso opposto, in quanto la mia azienda è fra gli sponsor del nuovo Team Corratec e non nascondo che ci piacerebbe molto essere con loro al Giro d’Italia…

Hopplà, Provini punta sulla forza del gruppo

14.11.2022
5 min
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Se si guarda la classifica per rendimento per team, che tiene conto di vittorie piazzamenti, la Hopplà -Petroli Firenze – Don Camillo risulta al sesto posto. Su cinquanta e passa squadre presenti in Italia sarebbe già di per sé un buon risultato. Ma lo diventa ancora di più quando ad un’analisi più attenta emerge che la squadra guidata da Matteo Provini è la prima U23, cioè una “non continental”.

Matteo Provini con i suoi ragazzi. Per i gialloneri ben 31 podi quest’anno, di cui 10 vittorie
Matteo Provini con i suoi ragazzi. Per i gialloneri ben 31 podi quest’anno, di cui 10 vittorie
Matteo, partiamo da questo dato: prima squadra under 23… Che stagione è stata?

Abbastanza buona nel suo complesso, abbiamo raccolto dieci vittorie, anche se poteva andare anche un po’ meglio. L’abbiamo finita con cinque corridori.

Come mai?

Alcuni hanno avuto problemi fisici, alcuni sono caduti e altri non erano più competitivi. Per esserlo devi supportare determinati carichi di lavoro e di concentrazione per tutto l’anno e non tutti ci riescono. E per chi non ce la fa non ha senso continuare a trascinarsi. Penso ai primo anno provenienti dalla Campania, per loro tra la scuola e il fare avanti e indietro con la Toscana è stato dispendioso. E penso anche a Tommaso Nencini che è caduto in vista delle ultime gare, proprio mentre stava andando forte.

Siete la prima under 23, sesta fra tante continental: è motivo di orgoglio per te?

Di orgoglio, ma soprattutto è motivo di riflessione. In questo momento ci sono grosse differenze fra under 23 e continental. A volte c’è troppa differenza e non condivido il fatto che non possiamo fare alcune corse per i limiti di età. Io aprirei tutto a tutti.

Anche ad un corridore di 27 anni, per dire?

Sì, metterei un limite magari a 26 anni.

Così sarebbe un po’ come tornare al dilettantismo di una volta, con “prima e seconda fascia”…

Esatto e infatti era meglio. Tanto tra chi è competitivo e vincente le squadre dei pro’ andrebbero comunque a cercare i più giovani, ma si darebbe comunque la possibilità a tutti. E poi con questi vincoli attuali ci si chiude ancora di più. Sono limiti per il movimento. Alla fine siamo tutti sulla stessa barca.

Andiamo avanti, Matteo: per il 2023 come vi state attrezzando?

Visto che si rischia di perdere molti corridori strada facendo avremo 15, forse 16, atleti (lo scorso anno erano in 12, ndr). Non abbiamo il fenomeno, ma nel complesso è un buon gruppo di ragazzi che con un buon gioco di squadra possono fare bene e migliorarsi individualmente.

Cosa significa “con un buon gioco di squadra”?

Non abbiamo il miglior passista, il miglior velocista o scalatore, ma se si corre bene si può fare qualcosa. E’ l’unico modo per portare a fare bene chi sta meglio. Mentre se hai il fenomeno il gioco di squadra conta relativamente.

Il vostro corridore simbolo è Tommaso Nencini: passa professionista?

No, resta… con la speranza che sia l’ultimo anno! Tommaso è forte, le qualità le ha. Però deve essere più costante. E’ stato anche molto sfortunato. Nel finale di stagione stava andando forte ed è caduto. A metà stagione, la stessa cosa… Cadute che ogni volta lo hanno costretto a fermarsi per un po’ e a perdere ritmo e tempo.

Ci saranno anche dei primo anno? E su che basi li hai scelti?

Sì, due. Si tratta di Christian Piffer che è un buon scalatore, e Lorenzo Montanari, un passista veloce, ben adatto alle corse toscane. Il primo, altoatesino, viene dalla Pavoncelli Ausonia e il secondo dalla Sidermec-Vitali. Ho preso loro perché ho dei buoni rapporti con alcuni diesse tra gli juniores che sanno consigliarmi bene. Piffer per esempio era con Simone Bartoletti, mentre Montanari, romagnolo, me lo ha consigliato Luca Pacioni che collabora con noi.

Per il 2023 previsti ben 16 corridori
Per il 2023 previsti ben 16 corridori
Il calendario sarà quello tradizionale? Pensi anche a qualche gara all’estero?

Non prometto questo genere di corse, ma ci guardiamo… e se ci fosse la possibilità di andare all’estero perché no? Principalmente faremo il calendario italiano, con le gare nazionali e internazionali e con tutte le corse a tappe: dal Giro d’Italia U23, se lo fanno, al Valle d’Aosta. Anche perché poi con 15-16 atleti bisogna anche farli ruotare.

Prevedi di fare dei ritiri?

Sempre! Sono la nostra chiave di volta. A casa non ci sono la stessa applicazione e dedizione. Avrò i ragazzi dal 20 dicembre. Per adesso non è così necessario: devono fare fondo, pedalare tranquillamente e possono farlo anche da loro. Ma quando ci saranno da fare lavori più intensi e specifici voglio averli con me.

Cambierete qualcosa sul fronte dei materiali?

Passiamo a Guerciotti: ci sta dando fiducia, crede in noi. Ma perdiamo, purtroppo, Pissei per quel che concerne l’abbigliamento. Ma la perdiamo non perché i rapporti non siano più buoni, ma perché hanno altri impegni. Ma ci supporterà Marcello Bergamo. Vorrei invece fare un ringraziamento a Claudio Lastrucci di Hopplá, a Sandro Pelatti di Petroli Firenze e ad Andrea Benelli di Don Camillo, che tra l’altro si sta appassionando sempre di più. Sono davvero importanti perché senza di loro non si va avanti.