Baronchelli 2016

Baronchelli, storia di un italiano precursore di VDP

06.06.2021
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Domenica scorsa, nel giorno della chiusura milanese del Giro d’Italia, fra le manifestazioni collaterali era prevista una ciclopedalata pubblica: fra i tanti partecipanti uno era il più omaggiato, un signore quasi sulla settantina, ma che nulla ha perso dell’antico carisma, che ne aveva fatto uno dei campioni più amati a prescindere dai risultati: Giovanbattista Baronchelli.

«Era esattamente un anno, 7 mesi e 15 giorni che non salivo in bici», racconta, quasi la lontananza dalle due ruote sia stata una condanna e forse un po’ lo è stata, dopo aver chiuso il suo negozio di bici che ad Arzago d’Adda ha gestito per tantissimo tempo con suo fratello Gaetano, lo stesso che condivideva la sua attività agonistica: «Abbiamo chiuso il 25 ottobre 2019, appena prima che scoppiasse la pandemia. Dovevamo andare in pensione, ma ce ne siamo quasi pentiti visto quel che è successo e il boom del mercato ciclistico».

Il rimpianto è un po’ parte integrante della sua vita, anche ripensando alla sua carriera: «Ho lottato contro grandissimi campioni, sono stato secondo al mio primo Giro d’Italia facendo tremare un certo Eddy Merckx e secondo a un Mondiale dietro Bernard Hinault, ma è sempre secondo, chi lo ricorda? Nel ciclismo conta chi vince…».

Baronchelli Hinault 1980
Hinault davanti a Baronchelli, nel durissimo mondiale di Sallanches 1980, oro e argento
Baronchelli Hinault 1980
Hinault davanti a Baronchelli, nel durissimo .ondiale di Sallanches 1980, oro e argento

Ricordando il Lombardia

Se gli si chiede quali sono i ricordi più belli, Baronchelli non citerà quei pur eccezionali risultati: «No, sono legati al Giro di Lombardia che ho vinto due volte, la seconda arrivando da solo vicino al Duomo. Per un lombardo la “classica delle foglie morte” è tutto, farlo davanti al Duomo è unico, un sogno realizzato».

Pochi sanno però che Baronchelli, classe 1953, 58 vittorie in carriera, è stato un antesignano: avesse corso ora, sarebbe stato uno come VDP, Pidcock, Van Aert, pronto a passare da una disciplina all’altra: «Il fuoristrada mi è sempre piaciuto: facevo ciclocross d’inverno e quando stavo per chiudere la mia carriera, iniziò a diffondersi la moda della mountain bike. La trovavo molto più divertente del ciclismo su strada, poi era una parte importante delle vendite al negozio, così iniziai a praticarla e intorno a me si formò una squadra arrivata a oltre 120 iscritti».

Merckx Baronchelli 1974
Il podio del Giro ’74, con Baronchelli neoprò finito a 12″ da Merckx, terzo Gimondi a 33″
Merckx Baronchelli 1974
Il podio del Giro ’74, con Baronchelli neoprò finito a 12″ da Merckx, terzo Gimondi a 33″

Seconda carriera in Mtb

Nel corso degli anni (e sono stati tanti, una vera seconda carriera agonistica durata anche più della prima) Baronchelli ha collezionato un’infinita serie di vittorie in Mtb, divenendo un’autentica icona dell’Udace, ma quei successi hanno un sapore diverso, è come se stesse rubando qualcosa a qualcuno: «Mi allenavo giusto un paio di volte a settimana, uscendo alle 5 di mattina. Ci andavo più per stare con gli amici e incontrare clienti del negozio. Non m’importava vincere, m’importava esserci…».

Questa sua poliedricità gli è rimasta nel sangue e gli consente di guardare il ciclismo attuale con occhi diversi: «La padronanza del mezzo è fondamentale, a me dispiacque non aver potuto fare la pista, mi sarebbe servita molto. Oggi ad esempio Evenepoel è il maggior talento esistente, ma paga la totale mancanza di controllo del mezzo: al Lombardia, in quella curva a sinistra, avrebbe piegato per evitare il muretto. Al Giro erano caduti davanti a lui, ma gli è preso il panico ed è finito contro il guard-rail. In quell’attimo di secondo devi avere la freddezza di capire che è meglio piegare che andare dritto».

Che cosa dovrebbe fare allora il belga? «I suoi dirigenti dovrebbero affrontare il problema, fargli fare un anno intero di Mtb, in maniera intensiva, senza pretendere alcun risultato, perché ha vent’anni e può ancora imparare tanto. Così gli svanirebbe anche quella paura inconscia che gli è rimasta da quel maledetto giorno. Ma sono disposti a fare un simile investimento? Con me non avvenne…».

Evenepoel Lombardia 2020
Il recupero di Evenepoel al Lombardia 2020: una caduta frutto dei suoi problemi di guida
Evenepoel Lombardia 2020
Il recupero di Evenepoel al Lombardia 2020: una caduta frutto dei suoi problemi di guida

La scarsa pazienza dei dirigenti

Torniamo allora indietro nel tempo…: «Un mese dopo il Giro del ’74, quello della sfida con Merckx, caddi e mi spezzai l’omero in tre punti. Dovetti subire tre operazioni. Avrei dovuto ricominciare piano, ma alla Scic non erano di quest’avviso: iniziai il ’75 vincendo il Laigueglia e una tappa in Sardegna, ma arrivai al Giro spompato e alla fine presi anche l’epatite. Avevo chiesto troppo al mio fisico e mi presentò il conto».

Il ciclismo attuale, così variegato e che passa attraverso varie discipline, è una dimensione che gli piace molto, ma in Italia si fa fatica a tenere il passo: «Mancano gli sponsor, il problema è tutto lì. Ai miei tempi tutti i grandi, Merckx compreso, correvano per squadre italiane, adesso gli italiani vanno all’estero a fare i gregari. Il problema è che non ci sono proprio le aziende che possano investire nel ciclismo, la crisi economica del nostro Paese si fa sentire ancora tantissimo. Ma vedere gente come Caruso e Moscon che corrono per gli altri proprio non lo tollero…».

Filippo Polegato di Astoria con Scarponi

Astoria: un Giro tra affari e valori da condividere

05.06.2021
6 min
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Cortina d’Ampezzo. La tappa dolomitica che ha visto trionfare sotto la pioggia e la neve del Passo Giau Egan Bernal è da poco terminata. Con ancora negli occhi lo splendido assolo del Campione colombiano sul traguardo di via Roma, e con ancora nel cuore il ricordo del suo bellissimo gesto di rispetto nel confronti della maglia Rosa e del Giro d’Italia più in generale, incontriamo in un albergo a pochi metri dal traguardo Filippo Polegato: il Direttore commerciale Astoria Wines nonchè parte attiva (o meglio, attivissima…) della quarta generazione a cui fa capo la società A.C., il gruppo a cui appunto Astoria fa riferimento.

Astoria e il ciclismo: come è nato questo binomio che pare davvero indissolubile?

Sembra strano, ma è nato quasi casualmente. Con Astoria abbiamo da sempre sostenuto iniziative sportive, in modo particolare il calcio. Nel corso degli anni abbiamo difatti affiancato squadre venete importanti come il Treviso, il Vicenza e poi il Cittadella. A proposito di quest’ultima, un vero peccato che non sia approdata in Serie A avendo perduto lo spareggio dei playoff con il Venezia, altra squadra che per diversi motivi abbiamo nel cuore. Ma sono sicuro che ci rifaremo l’anno prossimo…

Torniamo al ciclismo?

Dopo qualche anno dall’inizio delle nostre sponsorizzazioni sportive abbiamo avuto la fortuna di dar seguito ad un suggerimento di Enrico Zanardo, oggi nostro attivissimo promoter. Enrico – che nel mondo delle due ruote a pedali è una vera e propria istituzione – ci ha difatti suggerito di investire in termini di comunicazione e visibilità in questo sport così popolare. Da quel giorno in avanti la nostra corsa è incominciata, e devo dire che oggi andiamo davvero molto, ma molto veloci.

Egan Bernal festeggia sul podio del Giro con Astoria
Egan Bernal festeggia sul podio del Giro con il Prosecco Doc Rosé di Astoria
Egan Bernal festeggia sul podio del Giro con Astoria
Egan Bernal festeggia sul podio del Giro con Astoria
Dieci anni di Giro d’Italia, quale bilancio?

Per la nostra azienda, il Giro d’Italia – e tutte le corse RCS Sport più in generale – rappresentano un punto di assoluto valore. La visibilità che la Corsa Rosa in modo particolare ci garantisce è davvero elevatissima. In questi dieci anni di collaudata partnership devo però ammettere che anche noi come Astoria abbiamo reso questo investimento assolutamente performante, per usare un termine molto vicino al mondo dello sport.

In che senso?

Pensate, una volta presentato il Giro, e questo avviene generalmente in novembre, mettiamo a punto la nostra strategia, ed entro il successivo mese di gennaio tutto deve essere pronto per ottimizzare la nostra campagna promozionale e vendite per il mese di maggio. Mi riferisco al design delle bottiglie, alla loro personalizzazione, e poi alle offerte da riservare, alle iniziative da creare ed organizzare durante le tre settimane del Giro, agli agenti da coinvolgere, alle campagne pubblicitarie da prevedere… e non è tutto!

Cosa manca?

Per ottenere un risultato, il nostro team deve funzionare come un meccanismo perfetto. Ed oggi posso dire con un pizzico d’orgoglio che la squadra che ho il privilegio di coordinare gira davvero molto bene.

L'etichetta personalizzata con il nome del vincitore di tappa
L’etichetta personalizzata con il nome del vincitore di tappa
L'etichetta personalizzata con il nome del vincitore di tappa
L’etichetta personalizzata con il nome del vincitore di tappa
Che peso ha avuto questa vostra partnership con la Corsa Rosa a livello commerciale?

Molto positivo. Il ciclismo è un veicolo di promozione straordinario, se poi come appena detto tutta l’attività si riesce a ben ottimizzare… meglio ancora. La nostra forza vendite in Italia è molto capillare: contiamo difatti su ben 160 agenti, e coordinarli non è semplice. Ma eventi come il Giro ci permettono di realizzare campagne di sell-out decisamente notevoli. Il Giro è un volano perfetto per un brand come il nostro.

Ecco, ci parli un po’ di Astoria…

Oggi Astoria è un brand che si rivolge al mondo Horeca, a quello della ristorazione e a quello dei Wine Bar, ed è presente in ben 100 paesi nel mondo. Trenta di questi sono quelli dove realizziamo un fatturato importante, e mi piace spesso pensare che parte di questo successo sia anche legata alla nostra visibilità nel mondo del ciclismo.
Va poi considerato che lo stesso Giro da qualche anno alterna partenze dall’Italia e dall’estero. E proprio quando il via è programmato oltre confine i nostri sforzi si intensificano per così magari aumentare la quota in quella nazione. Per darvi qualche esempio, è stato così negli anni scorsi in Israele, in Danimarca, in Olanda…».

Astoria ha festeggiato 10 anni di collaborazione con il Giro d'Italia
Quest’anno Astoria ha festeggiato 10 anni di collaborazione con il Giro d’Italia
Astoria ha festeggiato 10 anni di collaborazione con il Giro d'Italia
Quest’anno Astoria ha festeggiato 10 anni di collaborazione con il Giro d’Italia proponendo una serie di bottiglie speciali
Astoria è un’azienda molto sensibile al rispetto di moltissimi valori sociali. Lo sport, ed il ciclismo in modo particolare, quali spunti vi hanno trasmesso per proseguire con queste campagne?

Verissimo, è proprio così. Da sempre siamo molto vicini – alle volte a dire il vero combattiamo… – a numerose campagne sociali ed etiche. Per noi il rispetto della persona, del genere, ma anche del lavoro e dell’ambiente sono questioni davvero di primaria importanza. In occasione del Giro d’Italia appena concluso abbiamo ideato una bottiglia speciale, da collezione e dipinta di rosa, con cui sul podio ha festeggiato tutti i giorni il leader della classifica generale. Rosa la bottiglia – rigorosamente personalizzata con nome e cognome del corridore – ma anche il contenuto della stessa, trattandosi di un Prosecco DOC Rosé… favoloso. A Giro concluso, Egan Bernal non solo si è portato a casa la sua bottiglia Astoria Special Edition, ma ne ha firmate per noi altre 100: una serie numerata che abbiamo messo in vendita, e che è andata rapidamente esaurita, il cui ricavato verrà devoluto ai progetti della Fondazione Michele Scarponi.

Una bellissima iniziativa…

Volevamo creare qualcosa di unico per celebrare i nostri dieci anni a fianco del Giro, e con la Special Edition 10 non solo porteremo la festa a casa di 100 grandi appassionati, ma potremo anche omaggiare la memoria di Scarponi: un uomo che ha incarnato i valori più belli del ciclismo. E a tal proposito, consentitemi di ringraziare Alessandra Cappellotto e Cristian Salvato in veste di responsabili dell’ACCPI per averci aiutato a realizzare questo bellissimo progetto con la Fondazione Scarponi, che è nata con l’obiettivo dichiarato affinché nessuno muoia più a causa della violenza stradale: un obiettivo da perseguire con progetti dedicati alla sicurezza stradale e alla mobilità sostenibile.

Per il futuro, e sempre nel mondo del ciclismo, di impegni e partnership oltre confine ne immaginate?

Certo, noi non ci fermiamo… Saremo ufficialmente partner del prossimo Giro di Polonia, evento WorldTour di grande rilievo. E poi moltissime altre corse a livello internazionale già brindano sul podio con Astoria. Pensate, anche in Ruwanda!

Egan Bernal a sinistra, con Filippo Polegato Direttore commerciale di Astoria Wines
Egan Bernal a sinistra, con Filippo Polegato Direttore commerciale di Astoria Wines
Egan Bernal a sinistra, con Filippo Polegato Direttore commerciale di Astoria Wines
Egan Bernal a sinistra, con Filippo Polegato Direttore commerciale di Astoria Wines
E al Tour de France si potrà mai vedere un vino italiano sul podio?

Magari, mi verrebbe voglia di rispondere. Ma sul tema vino, e non solamente su quello, penso che i francesi preferirebbero non brindare piuttosto che farlo in casa loro e con un vino italiano… Battute a parte sarebbe un altro bellissimo sogno… mai dire mai».

astoria.it