Tra i nuovi elementi che vanno a rinforzare la Vf Group Bardiani CSF Faizané c’è anche Filippo Cettolin (in apertura in azzurro, foto c.a photographies) e il suo passaggio fra i professionisti con un contratto quadriennale è un nuovo passo in quella crescita che per alcuni aspetti è stata più difficile che per altri corridori. Il perché è presto detto: quando vinci subito, conquisti il titolo nazionale allievi e ti mostri vincente appena passi di categoria, tutti i fari dell’attenzione sono puntati su di te e al minimo calo di condizione si accendono le spie.
Per Filippo l’accesso fra i professionisti è carico di speranze, partendo da una stagione positiva: «E’ stata buona nel complesso, anche se mi rendo conto che ci si potevano attendere più vittorie. Ma in fin dei conti ho ottenuto molti risultati in prove internazionali, quindi di un livello più alto rispetto al 2023 e poi l’aver vinto la prova alla quale tenevo di più, il Giro di Primavera, mette tutta la stagione sul piatto positivo della bilancia».
Eppure proprio dopo quell’inizio stagione si pensava di vederti ancora sul primo gradino del podio…
E’ vero, ma se guardate il mio palmarés dell’anno non è da buttar via, al di là del successo sono arrivate ben 20 top 10 e fra queste per nove volte sono stato fra i primi tre. Credo che la mia costanza sia evidente e questo è un valore che mi porto dietro nel salto di categoria. E’ chiaro che tanti secondi posti avrei voluto che almeno una-due volte si tramutassero in un successo, ma ci sono anche gli altri…
Facendo un paragone con l’anno precedente, che cosa noti?
Che sono cresciuto e non parlo solo dal punto di vista fisico. Affronto le gare con maggiore consapevolezza, ho più esperienza. Ho tramutato il mio modo di allenarmi più al passo con il ciclismo odierno e devo dire che anche i numeri sono molto diversi. Solo che, ripeto, ci sono anche gli altri, quindi può capitare che prestazioni migliori di quelle del 2023 non portino gli stessi risultati. Il livello si è alzato molto, serve una grande dedizione.
Quando è nato il contatto con la formazione di Reverberi?
A dir la verità mi avevano già contattato lo scorso anno, mi avevano fatto capire che mi tenevano sott’occhio, poi a inizio stagione, dopo le prime gare era già tutto deciso. Fondamentali sono stati anche i consigli dei fratelli Carera, i miei procuratori, che mi hanno fatto capire come quello sia l’ambiente ideale per proseguire la mia crescita con un progetto a lungo termine. E poi non nascondo che il fatto di rimanere in Italia è stato una spinta ulteriore.
Qualche team estero, anche del WorldTour, ha bussato alla tua porta?
Ci sono stati dei contatti, ma io ero già convinto della scelta fatta e non sono tornato indietro. Ho sempre avuto l’idea di restare qui, il fatto di poter passare professionista così presto mi ha dato una motivazione in più.
Sei preoccupato di un salto così importante?
No, so che il primo anno dovrò pensare a crescere, a capire l’ambiente e il mondo delle corse professionistiche. Sicuramente sarò a disposizione dei compagni, voglio imparare il più possibile, senza per questo snaturarmi perché voglio guadagnarmi le mie occasioni per emergere. L’importante è fare gruppo, in modo che sia la squadra a fare risultato, con chiunque dei suoi corridori. Se sarò io, ben venga…
Considerando le caratteristiche della squadra e le tue, è probabile che la maggior parte delle corse del tuo calendario siano prove a tappe…
Penso anch’io e la cosa non mi dispiace. Certamente vorrei fare qualche classica d’un giorno, ma la mia stagione comprenderà soprattutto gare a tappe per Under 23. Poi voglio comunque farmi trovare pronto quando sarò chiamato nel team maggiore, come mi è stato già fatto capire. Io comunque cercherò spazio nelle corse a tappe brevi, puntando alle frazioni più adatte alle mie caratteristiche.
Parlavi prima di lavorare per il team, ma tu sei un velocista di razza, anche se capace di emergere anche in sprint ristretti…
Io sono disponibile a lavorare per tutti perché devo avvicinarmi con umiltà a questo mondo, ma è pur sempre vero che uno veloce non viene chiamato in causa nella prima parte di gara. Poi vedremo che cosa mi verrà chiesto.
E se ti proponessero di fare l’ultimo uomo?
Non direi di no, ma non per sempre. Io punto a vincere…