La nuova Giant TCR e una guida d’eccezione: Tom Dumoulin

12.03.2024
5 min
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TAICHUNG (Taiwan)- «Ho gareggiato per tanti anni con la TCR – ci racconta un sorridente Tom Dumoulin – ma è la prima volta che vengo nel quartier generale in Taiwan».

E’ vero, l’olandese ha ormai definitivamente interrotto la carriera di atleta professionista, ma il suo stile, la sua eleganza in bicicletta e anche il suo motore non si dimenticano. Oggi è testimonial di Giant, lo abbiamo incontrato nella sede asiatica del gruppo e ci siamo fatti raccontare la nuova TCR Sl appena svelata.

Dumoulin al fianco di Bonnie Tu, presidente del gruppo Giant (foto Sterling Lorence/Giant)
Dumoulin al fianco di Bonnie Tu, presidente del gruppo Giant (foto Sterling Lorence/Giant)
Sei stato coinvolto nello sviluppo della nuova TCR?

Questa volta no. Sono testimonial di Giant da qualche mese e prima di smettere in modo definitivo ho utilizzato una altro marchio di bici. Diciamo che utilizzo la nuova TCR da un mese circa, perché dopo un periodo di riposo la voglia di stare in bici mi è tornata. Con altri ritmi, con una prospettiva diversa, ma in sella sto bene. Dove vivo io ha fatto un inverno piuttosto piovoso, ma qualche bella uscita lunga non me la sono fatta mancare.

Quindi non sei andato in Spagna in ritiro?

Ho mandato i corridori veri a fare training camp (risponde con una risata ndr). Brutto tempo, però mi sono goduto casa mia.

Tornando alla TCR, hai detto questa volta no! Le generazioni precedenti?

Nelle cinque generazioni precedenti ho sempre fornito e mi è sempre stato chiesto di offrire il mio contributo per lo sviluppo dalla bicicletta. A partire dalla TCR che avevamo in dotazione al Team Rabobank, fino ad arrivare alla generazione precedente, sviluppata tempo prima, ma di fatto utilizzata a partire dal 2021. E’ una piattaforma che conosco molto bene.

Ti senti ancora in grado di sviluppare un prodotto di questa categoria?

Quando ho ripreso in mano la bici, avevo qualche dubbio sulla mia sensibilità in merito alla bici, alle fasi di guida e soprattutto nel fornire eventuali feedback. Onestamente però ci ho messo poco a riprendere un buon ritmo. Non quello da professionista, questo è ovvio.

Con calma e senza lo stress degli allenamenti e delle gare?

Esatto. Sotto molti punti di vista mi rendo conto di avere più tempo per focalizzarmi sulle risposte della bici, su come va effettivamente. La gamba non è male e questo mi aiuta.

Una cosa che ti ha colpito della nuova TCR?

Una risposta secca? La reattività in fase di accelerazione e rilancio, soprattutto fuori dalle curve. Sembra scappare via, non è per nulla nervosa ed instabile. E’ un frangente dove emergono il suo carattere corsaiolo e il rapporto tra la leggerezza, è molto leggera, e la rigidità.

La TCR è facile da rilanciare e sempre perfetta nelle linee (foto Sterling Lorence/Giant)
La TCR è facile da rilanciare e sempre perfetta nelle linee (foto Sterling Lorence/Giant)
Più veloce della Propel?

Sono due bici differenti, anche se devo ammettere che non ho utilizzato così a fondo l’ultima versione della Propel. Il feedback diretto che posso dare, facendo una sorta di confronto, è che la nuova TCR è ancora più pronta ai cambiamenti di ritmo, rispetto alla Propel. E considerando quanto è facile da lanciare quest’ultima, ti lascio immaginare!

Eppure l’anno passato tutti i corridori del Team Jayco hanno utilizzato la Propel!

Normale che fosse così, quando Giant gli ha messo a disposizione un mezzo leggero ed aerodinamico, veloce in pianura e capace di stare al livello delle bici da scalatore vere e proprie. Il corridore professionista non ama cambiare bici troppe volte. Se gli metti a disposizione il compromesso migliore, stai pur sicuro che la scelta verte su quello. Di questo ho parlato con Yates anche poco tempo fa.

Torneresti ai freni tradizionali?

Neppure per scherzo. Anche se è tutto l’insieme che fa la differenza. Non è solo una questione di impianto frenante. Le bici sono un altra storia, i componenti in genere sono evoluti. Le gomme e pure le ruote ti permettono di fare cose che pochi anni fa erano impensabili. Non parliamo di 30 anni, ma di sei o sette. Un altro mondo.

Nuova Giant TCR decima generazione, leggerissima e integrata

06.03.2024
8 min
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TAICHUNG (Taiwan) – Giant TCR è uno dei progetti più longevi della storia delle biciclette da gara. Questa è la decima generazione e dal primo modello in carbonio, che risale a 28 anni fa (era l’epoca del Team Once), molto è cambiato.

«Forse, non tutti conoscono Giant nel profondo – racconta Bonnie Tu, presidente di Giant Group – ma tutti sanno cos’è una TCR. Un prodotto che ha ispirato ciclisti di differenti epoche e categorie, l’apice della ricerca e della tecnologia».

La nuova versione era nell’aria, oggi è in dotazione anche al nostro Filippo Zana. Alcuni dettagli la accostano all’ultima versione della Propel. Entriamo nel dettaglio anche grazie ad alcune considerazioni di Nixon Huang, responsabile della piattaforma TCR che ha risposto ai nostri quesiti.

TCR SL 0 definita come total race bike
TCR SL 0 definita come total race bike
Quanto tempo è necessario per costruire un singolo telaio?

Se consideriamo la versione SL, ci vogliono più di 11 ore di lavoro, dalla posa del carbonio per arrivare alla finitura. Invece per l’assemblaggio siamo molto più veloci, circa 25 minuti ed è un’operazione suddivisa su 18 passaggi differenti, che noi chiamiamo stazioni. Ma tutto avviene qui nella GTM (acronimo di Giant Taiwan Manifactury, ndr)

Avete mantenuto il reggisella integrato anche sulla decima generazione. Quale è il motivo?

Perché un telaio con questa soluzione è più leggero ed ha un nodo sella più stabile. Quest’ultimo è uno dei punti critici da sviluppare.

Nixon Huang è il responsabile della piattaforma TCR
Nixon Huang è il responsabile della piattaforma TCR
Quale è stato il passaggio più complicato nello sviluppo della nuova TCR?

Da sempre è trovare il giusto blend di fibre di carbonio e di resine, che permettono di avere una bici sempre più leggera, con un rapporto rigidità/peso migliore e sempre più rigida se comparata con la versione precedente.

Un geometria storica

Si potrebbe fare un articolo sulle geometrie di quella Giant così diversa dai canoni dell’epoca. Corta e compatta, con una tubazione orizzontale che volgeva verso il basso del carro quasi a comprimere il piantone. Nasceva ufficialmente il design sloping. La storia della bici moderna passa anche dalla TCR.

La nuova TCR è figlia di tecnologie di ricerca e produttive del nuovo corso votate a far risparmiare watt, a far convivere rigidità e comfort, dove anche il wind tunnel gioca un ruolo fondamentale. Le versioni sono tre: Advanced SL, Advanced Pro e Advanced.

1997, la prima versione della TCR fornita al Team Once, era in alluminio
1997, la prima versione della TCR fornita al Team Once, era in alluminio

TCR SL con il reggisella integrato

E’ la versione utilizzata dai pro del Team Jayco-AlULa, riconoscibile prima di tutto grazie al reggisella integrato. Prende forma grazie al carbonio Professional Grade, all’apice della scala dei valori in cui trovano impiego anche le resine CNT (Carbon Nanotube Technology), arricchite con micropolimeri. Sono più resistenti del 14% rispetto alle tradizionali e con un peso specifico inferiore.

Anche la posa delle pezze di carbonio è specifica, con l’obiettivo di ottenere una continuità delle fibre mai raggiunta fino ad ora, quasi fosse un blocco unico di tessuto. Per il taglio e la finitura è stata utilizzata la tecnologia del laser a freddo. Adotta la tecnologia monoscocca per il triangolo principale (che si ottiene con la posa di 270 pezzi di tessuto, in precedenza erano più di 300), mentre il carro posteriore è applicato in un secondo momento.

Design TCR, da vicino è molto diversa

La forcella, completamente in carbonio, ha i foderi sfinati ed esili, con volumi più abbondanti nella parte superiore (è un blocco unico quella in dotazione alla SL e Pro, due parti unite tra loro quella in dotazione alla Advanced). Lo stelo ha un diametro maggiorato (31,6 millimetri, come vuole la tradizione e con forma a D) rispetto ai normali standard del mercato (questo obbliga all’utilizzo di uno step con diametro specifico del collarino di chiusura).

La zona dello sterzo OverDrive ora adotta il suffisso Aero, per via di una integrazione massimizzata. Non c’è cavo e/o guaina che passi all’esterno. La scatola del movimento centrale è larga 86 millimetri ed è press-fit. Rispetto alla versione precedente un’importante cura dimagrante ha coinvolto l’orizzontale, l’inserzione degli obliqui al piantone ed il reggisella integrato.

Advanced Pro e Advanced

Utilizzano il carbonio High Performance Grade, ma le differenze maggiori, rispetto alla versione SL sono nel sistema di costruzione. Il triangolo principale è ottenuto grazie a tre sezioni separate tra loro (zona dello sterzo, orizzontale e obliquo). Vengono unite con una sorta di fasciatura e in un secondo momento si applica il blocco del carro posteriore (che include anche il piantone).

Il reggisella non è integrato, pur essendo parte del progetto e con una forma specifica. Seppur con una componentistica differente, adotta la medesima pulizia del design e di integrazione della sorella top di gamma SL. Particolarmente generoso il passaggio delle gomme, garantito fino a 33 millimetri di sezione.

Utilizzato il wind tunnel GST di Immenstad, come per la Propel (foto Giant)
Utilizzato il wind tunnel GST di Immenstad, come per la Propel (foto Giant)

I numeri della nuova TCR

Il telaio della nuova SL scende ufficialmente sotto i 700 grammi, con un valore dichiarato di 690 (ai quali si aggiungono 56 grammi della verniciatura), nella taglia media (la versione precedente era 765 grammi). La forcella è dichiarata a 330 grammi.

Nel complesso, il kit telaio pronto per il montaggio (inclusa anche la minuteria) ha un peso dichiato di 1.358,6 grammi (molto basso), che diventano 1.610 e 1.627,2 per Advanced Pro e Advanced. Per gli amanti dei watt, l’ultima SL (a parità di configurazione, la 0) è più efficiente di 4,19 watt, un valore elevato se consideriamo che non si tratta di una bici aero concept.

Gli allestimenti delle SL

Gli allestimenti sono due: SL0 e SL1. La prima si basa sulle trasmissione Shimano Dura Ace e Sram Red AXS, con il nuovo cockpit in carbonio Contact SL (non integrato, stem e piega sono separati). Entrambe portano in dote le nuovissime ruote Cadex 40. I prezzi di listino sono rispettivamente di 12.299 e 12.499 euro.

La SL1 ha il medesimo frame-kit delle precedenti, ma con un allestimento differente. Trasmissione Ultegra Di2 e ruote Giant SLR, per un prezzo di listino di 8.399 euro. Tutti gli allestimenti SL hanno il power meter abbinato alla trasmissione, Shimano oppure Quarq. E’ disponibile anche il frame-kit in tre diverse livree cromatiche a 3.699 euro. Da notare che, tutte le nuove TCR, a prescindere dalla versione, sono disponibili in sei taglie: XS, S e M, M/L, L e XL. E’ importante sottolineare che le quote geometriche (reach e stack) sono le medesime per le versioni con reggisella integrato e non integrato.

I prezzi di Pro e Advanced

Gli allestimenti previsti per le TCR Advanced Pro sono 3: Pro 0, 1 e 2. Pro 0 è disponibile in quattro diverse combinazioni con prezzi di 7.099 euro per l’allestimento AXS e 6.599 per il pacchetto con la trasmissione Shimano Ultegra Di2.

La Giant TCR Pro 1 ha un listino di 4.799, mentre la 2 è di 4.049 euro. Come per la SL, anche la Pro è disponibile come frame-kit a 2.499 euro (due livree cromatiche).

Sono 4 le varianti Advanced (con trasmissioni Shimano 105 meccanico, oppure Sram Rival AXS). Due allestimenti per la configurazione 0 (4.499 e 4.049 euro). Un allestimento per la Advanced 1, che però è disponibile in una doppia colorazione (3.399 euro). Due montaggi e tre livree cromatiche per la TCR Advanced 2, disponibili ad un prezzo di 2.799 euro.

Giant

Le Giant del Team Jayco-AlUla per il 2023

01.02.2023
5 min
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Saranno la nuova Giant Propel SL, molto richiesta da ogni tipologia di corridore, e la TCR SL, modello storico dell’azienda, le bici della Jayco-AlUla. Senza dimenticare la Trinity, dedicata alle crono, che nella versione attuale è anche con i freni rim-brake e di cui si presuppone ne arriverà un’evoluzione. Entriamo nel dettaglio dei materiali in dotazione agli atleti della compagine australiana.

E per farlo abbiamo chiesto a Mattia Romanò, che si occupa del dipartimento tecnico della Jayco, un ruolo di responsabilità e che tocca i vari aspetti della vita di un team di questo calibro. Un team in cui c’è anche da considerare la squadra femminile, che ricopre un’importanza di primissimo piano.

Rispetto alla “vecchia” Propel SL la nuova è più sfinata e leggera (@jayco-alula)
Rispetto alla “vecchia” Propel SL la nuova è più sfinata e leggera (@jayco-alula)
Quali modelli Giant avranno a disposizione i corridori?

Gli atleti avranno a disposizione l’ultima versione della Propel SL e anche della TCR SL, oltre alla bici da crono: la Giant Trinity. La squadra femminile invece avrà le bici Liv, dirette discendenti dalla famiglia Giant, ma con i modelli Lagma e la aero Enviliv.

Simon Yates, predilige un telaio piccolo, ideale per uno scattista come lui, versione TCR SL
Simon Yates, predilige un telaio piccolo, ideale per uno scattista come lui
Rimanendo nell’ambito maschile, i corridori hanno la possibilità di scegliere?

Facciamo una lista che prende forma anche attraverso le indicazioni di Marco Pinotti. Sono delle vere e proprie schede tecniche con i dati dei corridori, le scelte, le caratteristiche e le evoluzioni nel suo percorso atletico. In tutto questo rientra anche il modello di bici. A tutti i ragazzi è data la possibilità di usare almeno una nuova versione della Giant Propel, anche se non è detto che la bici aero è quella principale. Abbiamo fatto il primo ritiro, non proprio un training camp, già ad ottobre, dedicato alla valutazione di misure, biomeccanica e richieste degli atleti.

Mattia Romanò, uno dei responsabili del materiale tecnico della formazione australiana (@jayco-alula)
Mattia Romanò, uno dei responsabili del materiale tecnico della formazione australiana (@jayco-alula)
Un camp già ad ottobre?

Un periodo di stacco vero e proprio non esiste più, siamo sempre operativi, ovviamente con dei volumi d’impegno diversi.

Come è gestita la biomeccanica all’interno del team?

C’è uno staff interno alla squadra che è dedicato alla rilevazione delle misure e ne fanno parte anche i meccanici. Ogni corridore si può avvalere anche di consulenze esterne, ma ci deve essere la supervisione del team. Una supervisione necessaria anche per un raffronto con i materiali in dotazione. Tutto questo rientra nella gestione della biomeccanica. C’è un sistema informatico interno visibile al gruppo meccanici. I dati contenuti si aggiornano automaticamente ogni volta che è effettuato un intervento. L’obiettivo è minimizzare le variabili.

Quante bici sono fornite ad ogni corridore?

Almeno quattro. Ai capitani sono fornite anche delle bici aggiuntive allo stock iniziale. Ogni atleta ha una bici da allenamento a casa, che rimane dedicata esclusivamente al training e poi almeno una bici da crono.

A Wollongong, Sobrero ha conquistato l’argento nel Team Relay ed è stato 15° nella crono con la bici Trinity
A Wollongong, Sobrero ha conquistato l’argento nel Team Relay ed è stato 15° nella crono con la bici Trinity
Le bici della stagione precedente vengono in qualche modo riutilizzate?

Non è facile dare una risposta precisa, nel senso che dipende molto dalle evoluzioni dei nuovi modelli che ci vengono forniti da Giant. Partiamo dal presupposto che i mezzi particolarmente sfruttati nella stagione precedente non vengono riutilizzati. Ci può essere una bicicletta di scorta, poco o quasi mai messa su strada, che diventa la bici di casa per l’allenamento.

E per quanto concerne i componenti?

Abbiamo le ruote Cadex hookless di differenti altezze. Questi modelli trovano sempre maggiore spazio, ma usiamo ancora qualche sistema per il tubolare. Invece per quanto concerne gli pneumatici si parte dalle sezioni da 25 e arriveremo fino ai 32, per le classiche del nord. Non abbiamo i cockpit integrati, ma abbiamo il sistema Giant piega/manubrio in carbonio, parecchio leggero. La trasmissione è Shimano quella a 12 rapporti, che comprende anche il power meter. Le selle sono Giant.

Colleoni apre a Zana le porte della BikeExchange

29.09.2022
5 min
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Filippo Zana dalla prossima stagione vestirà la maglia del team BikeExchange Jayco, la prima avventura in una squadra WorldTour per il neo campione italiano. Quando si inizia un nuovo cammino è sempre bene avere un punto di riferimento, qualcuno che ti apra le porte del mondo che stai per affrontare. E chi meglio di Kevin Colleoni, uno dei pochi, anzi pochissimi, corridori italiani che militano in questa squadra (oltre al bergamasco ci sono Matteo Sobrero ed Alexander Konychev, quest’ultimo però è in scadenza di contratto)?

Coetanei

Alla vigilia della Coppa Agostoni, i corridori della BikeExchange e della Kern Pharma fanno visita a Cicli Sardi, Giant Store di Monza e vera istituzione per i pedalatori della Brianza e non solo. Un negozio nascosto da palazzoni che sembrano tutti uguali ma che in realtà non lo sono. Approfittiamo della presenza di Colleoni per iniziare ad aprire qualche spiraglio sulla nuova avventura di Zana.

«Filippo lo conosco da tanto tempo, fin dalle categorie inferiori (ci dice nel retro del negozio, lontano da occhi curiosi, Colleoni, ndr). Siamo sempre stati rivali ma amici fuori, è una bella cosa che il campione italiano venga da noi e se lo merita pienamente».

Zana porterà la maglia tricolore alla BikeExchange: «Sarà strano all’inizio averla in squadra», ci ha detto Colleoni
Zana porterà la maglia tricolore alla BikeExchange: «Sarà strano all’inizio averla in squadra», ci ha detto Colleoni
Alla BikeExchange siete pochi corridori italiani, è più facile legare?

Cerchiamo di legare un po’ di più tra di noi, forse diventa anche più semplice. Secondo me si troverà bene, sia con lo staff che con i compagni, la nostra è una squadra molto tranquilla. Avrà il giusto spazio ed i tempi necessari per capire come si lavora. 

Lo staff che vi circonda com’è? 

Mi sono sempre trovato bene con tutti: meccanici, massaggiatori, nutrizionista. Essendo per la maggior parte italiano o spagnolo anche per me integrarmi all’inizio è stato più semplice. 

La vostra nutrizionista è Laura Martinelli, vi trovate bene?

E’ con noi da quest’anno, è molto brava nel suo lavoro e non ci fa mancare nulla. Quando abbiamo bisogno di qualcosa basta chiamarla e lei è sempre disponibile. Ci mette molta programmazione e cura nel suo lavoro, se c’è un obiettivo da raggiungere pianifica tutto prima nei minimi dettagli. 

I meccanici, invece?

Abbiamo la fortuna di avere il magazzino vicino a Varese, quindi per ogni richiesta o consiglio chiamo loro. Ogni gara cambia il team dei meccanici, quindi è più difficile creare un rapporto specifico.

Zana e Sobrero sul percorso dei mondiali di Wollongong, i due l’anno prossimo saranno in squadra insieme
Zana e Sobrero sul percorso dei mondiali di Wollongong, i due l’anno prossimo saranno in squadra insieme
Con chi è più facile creare un rapporto di amicizia, confidenza?

Con i massaggiatori, perché si passa più tempo insieme dopo la corsa, sono la tua valvola di sfogo se le cose vanno male o i primi a festeggiare con te se al contrario vanno bene. Io mi sono legato particolarmente con Gobbi, che è di Bergamo anche lui, ma anche con Lenzi che è di Varese. Diciamo che sono un po’ i punti di riferimento.

Qual è stata la tua prima difficoltà, così da dare un esempio pratico a Zana…

A primo impatto direi che è stato il fatto di essere in una squadra estera, ho sempre corso in squadre italiane, come Filippo. All’inizio ti trovi di fianco grandi campioni e non sai nemmeno bene come rapportarti, pensi che siano una spanna sopra gli altri, ma con il tempo capisci che sono solo i tuoi compagni.

In una squadra australiana, con compagni da tutto il mondo l’inglese è fondamentale.

A dire la verità la cosa più difficile per me, ancora tutt’ora – dice con una risata – è quando i ragazzi australiani parlano tra di loro. Hanno un accento diverso e parole pronunciate in maniera differente, che noi europei non siamo abituati ad ascoltare.

Tu e Zana avete una corporatura simile, alti e slanciati, a livello di bici che consigli gli daresti?

Noi facciamo sempre, dopo il Lombardia, tre giorni di ritiro dove si organizzano visite mediche, abbigliamento e misure delle bici. Si fanno tante prove ed alla fine si sceglie: abbiamo due modelli di bici a disposizione: la Propel per le tappe in linea e la Tcr per le tappe di montagna.

Tu le hai usate entrambe?

Io quest’anno ho usato solo quella da scalatore (la Tcr, ndr), mentre il prossimo anno vorrei usarle entrambe. Sicuramente bisogna provarle, sono due telai diversi, sono molto soggettive le scelte.

Durante l’anno avete dei periodi in cui fate dei check con i meccanici o biomeccanici?

E’ una cosa molto soggettiva anche questa, la squadra mette a disposizione un biomeccanico che viene ai vari ritiri per permettere di fare anche delle piccole modifiche. Ma se uno desidera, durante la stagione è libero di andare anche da altre persone.

La Giant Tcr Advanced Sl di Yates: telaio mini, attacco maxi

15.05.2022
5 min
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Accattivante, compatta, leggerissima: è la Giant Tcr Advanced Sl di Simon Yates. Abbiamo ammirato da vicino la belva per il Giro d’Italia del capitano della Bike Exchange Jayco. Una bici che certe volte deve essere “piombata”, nonostante infatti abbia i freni a disco, viaggia sul filo dei 6,8 chili consentiti dall’Uci.

E non a caso non mancano accessori come il “dente di cane”, per non far cadere la catena o in alcuni casi dei portaboracce più robusti.

Tcr Advanced Sl

Passiamo ai raggi X la Giant dell’inglese. Partiamo dal telaio. Si tratta come detto del Tcr Advanced Sl, quello con il reggisella integrato. Simon, che è alto 172 centimetri potrebbe usare una taglia S, invece come molti suoi colleghi preferisce la taglia più piccola, quindi una Xs. Non a caso per rispettare le sue quote ha un attacco manubrio da 140 millimetri. Di solito certe misure si riscontrano sulle bici dei passistoni.

Xs significa che ha un tubo di sterzo da 120 millimetri e un orizzontale da 520. Con angolo di sterzo di 71° e angolo piantone di 74,5°.

La fibra in carbonio è quella migliore di Giant, vale a dire la Grade Composite: molto rigida, ma anche confortevole. Sul discorso della rigidità poi nel caso specifico, conta non poco la taglia piccola, che di fatto riduce la lunghezza dei tubi. Ma ci arriveremo.

Shimano ovunque

La Tcr di Yates è chiaramente tutta montata col top di gamma. Si tratta dello Shimano Dura Ace Di2. Simon usa pedivelle da 170 millimetri, con il misuratore di potenza e anche i pedali sono griffati Dura Ace. All’anteriore ha un debole per la corona piccola da 38 mentre la grande è un 53 e al posteriore opta praticamente sempre per un 11-34.

Ci dice Mattia Romano, uno dei meccanici della Bike Exchange-Jayco, che Yates non cambia quasi mai questi ingranaggi, anche nei percorsi più facili.

Altra scelta di Yates. L’inglese, non avendo problemi di peso sulla sua Tcr, ha chiesto, il doppio comando. Sul manubrio infatti ci sono anche i pulsantini per il cambio. E per uno scattista e finisseur come lui, è una soluzione alquanto condivisibile.

Per quanto riguarda la scelta dei freni, Romano conferma che Yates, come tutto il team, utilizza solo prodotti certificati Shimano: dalle pastiglie (che vengono sempre rodate da un’apposita macchina prima di essere montate) alla scelta dei diametri dei dischi: 160 millimetri all’anteriore e 140 al posteriore. Questa scelta è dettata anche dal fatto che i cambio ruote ormai hanno adottato questo standard.

Abbiamo poi saggiato di persona la corsa dei freni. E abbiamo notato che all’anteriore Yates vuole una corsa molto breve e al posteriore una più lunga. Questo per modulare bene la frenata che il più delle volte serve per accompagnare la curva e le svolte. E poi perché se fosse troppo tirata andrebbe al bloccaggio troppo facilmente e un bloccaggio frequente non è ideale per le gomme (e le forature).

Ruote e non solo

Ci sono poi alcuni particolari che non ci sono passati inosservati. Il primo, che particolare non è, sono le ruote. Si tratta delle nuove Cadex, cerchio full carbon con profilo alto da 42 millimetri (ma ci sono anche da 65) e canale interno da 21.

Questo consente alla gomma di “spalmarsi” bene sul cerchio stesso e il risultato è che il battistrada si “apre” senza fare la pancia sulla spalla. Ciò comporta una serie di vantaggi: innanzitutto si può sfruttare al meglio il battistrada. Si guadagna qualcosa in termini “altezza” della gomma così da evitare le “pizzicate” in caso di buche e poi si può utilizzare un copertone più piccolo. Yates per esempio ha optato per dei Vittoria Corsa da 25 millimetri, che montati su questo cerchio sembrano dei 28, tanto si allargano.

Simon Yates, predilige un telaio piccolo, ideale per uno scattista come lui
Simon Yates, predilige un telaio piccolo, ideale per uno scattista come lui

Altra peculiarità di queste ruote sono i raggi in carbonio. Sono piatti, aerodinamici e poco tirati. E’ il movimento della ruota che li “tira”: il risultato di questo particolare innesto dei raggi tra mozzo e cerchio fa sì che rilascino energia elastica, senza disperdere potenza (e aumentando il comfort). Da qui il discorso sulla rigidità complessiva della Tcr fatta all’inizio. Bici super rigida sì, ma anche guidabile.

E a proposito di ruote, Mattia Romano ci dice che è l’unica cosa sulla quale Yates dedica più di attenzione, chiedendo spesso a quanto siano gonfiate le sue gomme.

La sella è un prototipo di Giant, non ha ancora un nome e per il momento in casa BikeExchange Jayco la stanno utilizzando lui e Matthews.