De Gasperi a Lucca e Simoni applaude Rebellin

03.06.2021
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«Bravo Riccardo Lucca – scrive Gilberto Simoni su Facebook – spero che questo Trofeo De Gasperi porti fortuna come l’ha portata a me!! E bravo anche Davide Rebellin, mio coscritto, che 29 anni fa mi ha fregato la doppietta a Bassano e oggi è ancora in corsa con la stessa determinazione di allora! Difficile giudicare, certamente se i ragazzi in gruppo vogliono imparare qualcosa da qualcuno… be’ quel qualcuno è proprio lui!!».

Simoni su Facebook

Il De Gasperi (dedicato ad Alcide De Gasperi, fondatore della Democrazia Cristiana, per 8 volte Presidente del Consiglio, nato a Pieve Tesino e morto nel 1954 a Borgo Valsugana), si corre dal 1955 fra Bassano del Grappa e il Trentino, un anno in un verso e un anno nell’altro lungo la strada della Valsugana. Una volta si arrivava o si partiva da Trento, poi ci si è spostati a Borgo, questa volta a Pergine. Simoni lo vinse nel 1991, con l’arrivo a Trento, mentre l’anno dopo fu terzo dietro Davide Rebellin. Sono passati trent’anni. E mentre Gilberto, vinti due Giri d’Italia e varie altre corse, si è ritirato a Palù di Giovo dove si diverte a fare il muratore, Rebellin è ancora in gruppo e ha chiuso la corsa nel gruppo principale. Trentesimo, in mezzo a ragazzi che hanno la metà dei suoi anni.

Gilberto Simoni con il vincitore Riccardo Lucca, anche lui trentino
Gilberto Simoni con il vincitore Riccardo Lucca, anche lui trentino

Anche Rebellin su Facebook

Davide, ugualmente su Facebook, aveva dedicato alla corsa un post alla vigilia, pubblicando anche la foto del podio che lo vedeva davanti a Mirko Gualdi e Gilberto Simoni.

«Son passati quasi 30 anni dalla mia vittoria al Teofeo Alcide Degasperi (1992) – aveva scritto – e con il solito entusiasmo di correre ci sarò anche domani».

Per i corridori trentini, vincere il De Gasperi è motivo di vanto. Come accade per la Coppa d’Oro quando sono allievi, il Trofeo è la corsa per la quale hanno iniziato a correre. Il primo fu Zampredi, che vinse la seconda edizione nel 1956, poi fu la volta di Enzo Moser nel 1961 e venendo a tempi più recenti, dopo il Simoni del 1991, nel 2011 fu la volta di Matteo Trentin, che precedette Moreno Moser. Giusto dieci anni dopo, ecco un altro trentino: Riccardo Lucca.

Questa la foto postata da Davide Rebellin, riferita al De Gasperi del 1992
Questa la foto postata da Davide Rebellin, riferita al De Gasperi del 1992

La salita di Tenna

Il corridore della General Store, nato e cresciuto a Rovereto, aveva già vinto il Memorial Mantovani battendo il compagno Rocchetta, mentre stavolta alle sue spalle è finito Verza in maglia Zalf.

«Sono soddisfattissimo – ha commentato Lucca – il Trofeo De Gasperi è una corsa importante e, soprattutto, è la corsa di casa. Sapevo che in tanti avrebbero fatto il tifo per me e questo mi ha dato una motivazione in più per fare bene. La salita di Tenna, poi, mi è sempre piaciuta. Diciamo che ce l’ho nel cuore. Faceva parte del percorso di una corsa per allievi che avevo affrontato da ragazzino e ritrovarla in una corsa internazionale è stato emozionante».

Venti in fuga

La corsa ha avuto subito la svolta grazie a una fuga di venti corridori. Poi un po’ la fatica e un po’ il caldo, nell’ultimo dei quattro giri finali il gruppo ha iniziato a farsi sotto. E a quel punto, proprio sull’ultima salita di Tenna, Lucca ha cambiato passo, piazzando l’affondo che gli ha permesso di arrivare davanti al gruppetto che si è giocato il resto del podio.

«Quella corsa di allievi – continua a ricordare – era organizzata da Silvano Dusevich, che era anche il presidente della mia squadra. Purtroppo Silvano se ne è andato nel 2019 per cui un pensiero va sicuramente a lui. Avevamo un rapporto bellissimo e prima di partire ho pensato che sarebbe stato bello potergli dedicare qualcosa. Adesso mi dedicherò a un periodo di allenamento in altura per prepararmi alle prossime corse. Il Giro del Piave, l’Adriatica Ionica Race con i professionisti, il campionato Italiano e il Giro del Veneto, dove spero di fare altrettanto bene».

Sul podio di Pergine, oltre a Lucca, ecco Verza e il tedesco Knolle
Sul podio di Pergine, oltre a Lucca, ecco Verza e il tedesco Knolle

Billy sull’ammiraglia

Fra le curiosità di questo insolito viaggio nel tempo c’è che sull’ammiraglia della General Store viaggiava anche Billy Ceresoli, che di Rebellin fu il direttore sportivo in tutto il suo cammino fra gli allora dilettanti. Da oggi la General Store è impegnata nel Giro d’Italia U24. Lucca, che è del 1997 ed è fuori dall’età prevista, seguirà il cammino di cui ha raccontato.

Menegotto: l’obiettivo al Giro U23? Tappe e contratto

26.05.2021
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Jacopo Menegotto corre nella General Store e quest’anno, anche se non ha ancora vinto si è fatto vedere in gare importanti come il Belvedere e il Piva. Figlio d’arte, suo papà Roberto, è stato pro’ nella seconda metà degli anni ’90: lui il ciclismo lo ha fortemente voluto. 

Jacopo Menegotto è un classe 2000, compirà 21 anni a fine luglio
Jacopo Menegotto è un classe 2000, compirà 21 anni a fine luglio

«Ho provato anche tanti altri sport – dice Menegotto – calcio, rugby, atletica leggera, pattinaggio, ma io volevo la bici e appena ho potuto, da G1, ho iniziato a correre. Fino agli juniores ho vestito maglie di squadre non troppo lontane da casa, San Donà di Piave, e poi da under 23 sono andato a Bergamo alla Biesse Arvedi, prima di arrivare alla General Store.

Che corridore è Menegotto?

Sono un passista scalatore, potente, ma anche esplosivo per quel che riguarda gli sprint ristretti.

Come mai hai cambiato team?

Mi ha cercato Giorgio Furlan (diesse della General Store, ndr) che in questo modo mi ha dato la possibilità di avvicinarmi a casa.

Se ti dovessi paragonare a qualche pro’ per le tue caratteristiche chi scegli?

Oddio… di strada da fare ce n’è tanta, proprio tanta ma direi Alaphilippe! Mi piace il modo in cui corre, non ha paura di prendere vento in faccia, attacca da lontano ed è cattivo quando prende gli strappi. Senza contare che spesso va a fare anche le volate di gruppo. Ha una grande cattiveria agonistica.

Menegotto terzo sull’arrivo di San Vendemiano
Menegotto terzo sull’arrivo di San Vendemiano
Sei di San Donà di Piave tutta pianura: con le salite come fai?

Giorgio organizza dei ritiri infrasettimanali a Verona con la squadra e andiamo in Valpolicella soprattutto. Lì hai tutte le salite che vuoi. Altrimenti mi organizzo con la macchina e con altri corridori andiamo verso Vittorio Veneto. Altre volte mi aiuta un mio amico, Gino De Vecchi ex corridore e confidente, che mi fa fare dietro motore.

Jacopo, tra poco inizia il Giro U23: ci sarai?

Sì ci sarò. Lo vivrò tappa per tappa cercando di fare il meglio in base a quello che verrà. Non punterò alla classifica. L’anno scorso con Conca e Colleoni ho visto da vicino cosa significhi ed è molto difficile. Sarà il mio terzo Giro e in questi anni ho imparato molto. Ragionare sui 10 giorni è diverso. Cambia tutto.

Spiegaci meglio…

Rispetto ad una corsa di un giorno in cui dai tutto qui ti devi gestire, devi risparmiare, devi essere sempre molto attento in gruppo, appena arrivi devi mangiare subito, la sera spegni il telefono presto perché devi riposare e rilassarti. L’aspetto mentale è la prima cosa.

Quest’anno Menegotto è stato quinto al Trofeo Piva, gara internazionale
Quest’anno Menegotto è stato quinto al Trofeo Piva, gara internazionale
C’è qualche tappa che ti piace?

Quelle iniziali in Romagna sono adatte alle mie caratteristiche e anche le ultime due, che tra l’altro non sono lontane da casa. Io preferisco le salite pedalabili se sono lunghe, o i muri ripidi per quelle più corte. Sono comunque potente (Menegotto è alto 171 centimetri per 63 chili, ndr).

Hai già un contratto da pro’?

No, non ancora. Infatti voglio andare forte al Giro anche per questo motivo. Passare professionista è l’obiettivo principale.

Tuo papà Roberto correva, ti dà consigli? 

Ho un bellissimo rapporto con lui. Mi ha aiutato tanto. Nei momenti buoni mi lascia tranquillo, in quelli no invece c’è sempre. Magari ho un mese difficile in cui non ci sono con la testa e lui, che lo capisce, cerca di farmi rigare dritto. Sapete papà ci è passato, ha abbandonato avendo il contratto in mano, e sa bene cosa significhi poi… smettere di correre. “La giostra c’è adesso ed è adesso che devi ballare”, mi dice.