Chi frequenta il mondo delle corse non può non conoscere Ivano Pezzotta e di conseguenza le splendide cover Eevye… dove Eevye vuol dire proprio Ivano. Che non è semplicemente il titolare del brand, ma bensì il potente motore creativo e realizzativo di questa linea di cover personalizzabili per smartphone. Una collezione che impressiona per qualità, originalità e per la scelta dei materiali utilizzati.
Sono difatti moltissimi i corridori che hanno la cover personalizzata Eevye. Senza dimenticare che quest’anno lo stesso brand bergamasco ha realizzato anche diversi prodotti ufficiali per il Giro d’Italia. Oltre alle conosciute cover, anche cinture e portafogli in pelle incisa al laser….bellissime!
Ivano Pezzotta, nasce tutto cosìIvano Pezzotta, titolare e creatore delle cover
Il Natale è in arrivo, e un consiglio ci permettiamo allora di darlo anche noi: perché non pensare al dono di una cover personalizza? Pezzotta è in grado di soddisfare le richieste più diverse, attraverso un lavoro di personalizzazione che renderà ciascun singolo articolo un pezzo davvero unico con grafiche elaborate attraverso la massima precisione.
Eevye è sinonimo di morbida pelle, lavorata artigianalmente con un accurato design tutto italiano. E poi è anche… spedizione gratuita! Sì, nessun costo aggiuntivo per consegne su tutto il territorio nazionale se si acquista direttamente dallo shop online!
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Antipasto di Coppa del mondo per Jakob Dorigoni (Selle Italia Guerciotti Elite), la trasferta in Repubblica Ceka è servita non solo per cominciare ad annusare l’atmosfera che si vivrà nel prossimo weekend a Tabor. Ma anche per proseguire in quel cammino di ricerca della miglior condizione fisica e tecnica intrapreso a inizio stagione. La gara della Toi Toi Cup (il principale circuito boemo) a Jicin gli ha dato le risposte che cercava, al di là della prima posizione assoluta.
E’ lo stesso campione altoatesino a raccontare l’evoluzione di una gara decisamente altalenante nelle sue emozioni.
«Nella prima parte di gara ero davanti – ha detto a bici.PRO – ma non sentivo ancora la brillantezza che vorrei. Dopo metà gara ho forato all’anteriore e ho perso una quarantina di secondi dalla testa, ma fatalità ha voluto che al giro successivo il campione ceko, Michael Boros, forasse nello stesso punto. Ci siamo così ritrovati insieme a giocarci la vittoria. Avrei potuto staccarlo in salita. Vedevo che ne avevo di più, ma ho proferito attendere la volata. Siamo usciti insieme all’ultima curva, ma nei 150 metri finali in leggera salita sono riuscito a guadagnare centimetro su centimetro fino alla vittoria».
Agli europei un’iniezione di fiduciaAgli europei per il giovane Dorigoni una grande iniezione di fiducia
Era la prima gara dopo gli Europei: rispetto a S’Hertogenbosch hai visto passi in avanti?
Sì, questo successo mi rinfranca anche perché è stata la prima uscita internazionale, Europei a parte. E soprattutto la prima gara di livello in condizioni davvero difficili, su un percorso completamente fangoso. Le gambe alla lunga hanno risposto bene. Da questa trasferta cercavo fiducia, volevo vedere a che punto ero e posso ritenermi soddisfatto.
Coppa a parte, farai altre gare all’estero?
In questa situazione è difficile dirlo, bisogna andare avanti giorno per giorno. In Repubblica Ceka ad esempio c’è un lockdown totale, si è gareggiato senza pubblico, con obbligo di mascherina prima e dopo la gara e sarà così anche domenica a Tabor, con la tivù che però riprende tutto. Poi bisognerà vedere quante e quali trasferte si potranno fare in base alle restrizioni nei vari Paesi e anche da noi.
Dove ti piacerebbe gareggiare in base alle tue caratteristiche tecniche?
Il percorso che mi piace di più è quello di Namur in Belgio, che il 20 dicembre ospiterà la seconda di Coppa, oltretutto è bello anche paesaggisticamente. Ma anche Tabor non mi dispiace per nulla…
E’ disponibile online, puntualissimo come ogni anno, il “voluminoso” catalogo BRN 2021.
La prima cosa che balza all’occhio è la copertina. Un meraviglioso e lucente tricolore, creato per trasmettere orgoglio, spirito di appartenenza, forza e tenacia verso una piena ripresa delle attività, che proprio nel 2021 tutti ci auspichiamo…
Scarpe Kr01 nel voluminoso catalogo BrnScarpe Kr01 nel voluminoso catalogo Brn
Due new entry
Sfogliando sul web la stessa pubblicazione (1.128 pagine!) abbiamo notato l’inserimento, tra i tanti, di due importanti prodotti, che come rapporto qualità/prezzo potranno fare la fortuna di molti stradisti. Parliamo delle scarpe KR01 e degli occhiali RX Wide.
La romagnola Bernardi, giunta alla terza generazione, continua a rappresentare nel settore del ciclo un sinonimo di eccellenza, qualità e ricerca. Oggi Marco e Gianluca Bernardi, nipoti del fondatore, guidano una realtà dinamica ed esperta, solida ed organizzata, che nel corso degli anni è stata in grado di creare un network internazionale di partnership, in continua espansione, con alcuni dei più importanti brand presenti sul mercato mondiale.
E questi sono gli occhiali Rx WideE questi sono gli occhiali Rx Wide
Una super rete
Un’azienda dunque sempre alla ricerca di novità, di prodotti dal design e dalle caratteristiche originali ed uniche, innovative e di tendenza. Prodotti poi diffusi attraverso una super capillare rete vendita composta da ben 15 agenti in grado di soddisfare le esigenze degli oltre 2.500 negozi in Italia e in Europa.
Il top brand d’abbigliamento Assos nel 2021 sarà lo sponsor principale del team WorldTour sudafricano Qhubeka Assos. La squadra – quest’anno denominata NTT Pro Cycling – che ha portato al successo Giacomo Nizzolo, in questo “compresso” 2020, sia ai tricolori di Cittadella quanto al campionato europeo.
La vera mission
Il team manager Douglas Ryder non ha mai nascosto la prima “mission” del team, ovvero di utilizzare la visibilità e i successi dei propri corridori per promuovere l’iniziativa di Qhubeka Charity. Si tratta infatti di raccogliere fondi per acquistare biciclette in Sud Africa per chi non se lo può proprio permettere- E così, dopo una prima fase piuttosto complessa, Ryder è riuscito nell’intento di organizzare e rilanciare l’attività della squadra grazie ad uno dei marchi leader al mondo nel settore dell’abbigliamento cycling.
Pozzovivo, all’arrivo di PiancavalloDomenico Pozzovivo all’arrivo di Piancavallo,
«Sono davvero felice – ha dichiarato Ryder – di aver ottenuto il sostegno di alcuni partner incredibili, in primis Assos. Finalmente sono nelle condizioni di creare il Team Qhubeka-Assos e dare speranza e opportunità attraverso il nostro team e la Qhubeka Charity. Non vedo l’ora di accogliere nuovi partner in squadra, ma voglio anche rendere un tributo speciale a tutto il nostro staff: professionale come non mai. Siamo una vera famiglia».
Le bici e la vita
«Siamo davvero entusiasti di far parte di questo team – ha aggiunto Derek Bouchard-Hall, il Ceo di Assos – una squadra che ha fatto proprio lo slogan di Qhubeka secondo cui le biciclette cambiano la vita. E questo non potrebbe ispirarci di più! Assos è sempre stata, e continua ad essere… oggi ancora di più, profondamente intrecciata al movimento del ciclismo professionistico».
Il logo che accompagnerà il nuovo teamIl logo del nuovo Team Qhubeka Assos
In Italia tutti i prodotti della linea cycling di Assos sono distribuiti in esclusiva dalla commerciale Extreme Racing di Mauro Grespan.
Si chiude una stagione importante per la visibilità del marchio automobilistico Suzuki sulle strade delle maggiori competizioni del ciclismo professionistico, ma non solo.
Prima le medaglie conquistate nelle rassegne mondiali ed europee e sono state davvero molte. Basti pensare agli ori di Ganna e a quelli più recenti colti dalle ragazze della pista. Oltre a ciò, il brand nipponico – main partner della Federazione Ciclistica Italiana per il biennio 2020/2021 – ha potuto molto ben rappresentarsi ai Campionati del mondo disputati a Imolaa fine settembre.
Sponsor Fci, in vista sulla maglia azzurraIl marchio giapponese è sponsor Fci, in risalto sulla maglia azzurra
In questo prestigioso contesto, Suzuki è addirittura stata l’auto ufficiale della rassegna iridata. Ha infatti fornito agli organizzatori della manifestazione una grossa flotta personalizzata con l’iride e composta da circa dieci moto (il modello V-Strom 1050XT) e ben cinquanta auto, tutte impiegate con grande visibilità lungo i percorsi di gara.
Suzuki è partner della Federazione Ciclistica dal 2016, ma quest’anno (e sarà così anche nel 2021) per la prima volta “firma” col proprio logo la maglia azzurra, sia sul petto quanto sul dorso di tutte le divise da gara.
Poco prima dei Campionati Europei su pista di Plovdiv siamo stati al velodromo di Montichiari a seguire gli ultimi allenamenti degli azzurri. In quella occasione avevamo notato le scarpe in carbonio realizzate da Luigino Verducci ed utilizzate da Francesco Lamon e Michele Scartezzini.
Per sapere come vengono costruite abbiamo sentito lo stesso Luigino Verducci. «Per realizzare quelle scarpe si parte dal calco del piede, perché devono essere rigorosamente su misura – continua Verducci – e oltre a Lamon e Scartezzini le usano molti altri atleti della pista di tutte le nazionalità».
Ma attenzione le scarpe non sono uguali per tutte le specialità.
«Quelli che fanno le discipline più esplosive, tipo il chilometro da fermo vogliono la scarpa proprio giusta, in pratica il piede quasi tocca in punta, inoltre loro guardano anche il millesimo e per avere una maggiore aerodinamicità non vogliono nemmeno il velcro nella parte superiore per chiuderle, ma applichiamo un rotore sotto la suola così la parte superiore è totalmente liscia».
Le scarpe che abbiamo visto ai piedi dei due azzurri invece sono meno estreme.
«Si, quelle che usano Lamon e Scartezzini hanno il velcro e in punta hanno un pochino di spazio, diciamo che sono più simili a quelle che si usano normalmente su strada».
Si nota il taglio lungo nella parte forntaleLe scarpe di Lamon dove si nota il lungo taglio frontale per facilitare l’inserimento del piede
Carbonio e kevlar
Entrando più specificamente nella costruzione, Luigino Verducci ci ha spiegato che «prima prendo il calco del piede e faccio una scarpetta in vetroresina, così le provano per qualche chilometro e mi dicono se vanno bene oppure ci sono punti da modificare».
A questo punto parte la realizzazione vera e propria.
«Se mi ci dedico a tempo pieno – spiega – per fare un paio di scarpe ci metto un giorno e mezzo o al massimo due. Ci sono varie fasi da seguire. Intorno al calco inizio a stendere i vari fogli di carbonio da 200 grammi e poi utilizzo il kevlar per dargli un po’ di elasticità».
Le scarpe di Francesco Lamon, si nota la forma a vaschettaIl profilo delle scarpe di Francesco Lamon, si nota la forma a vaschetta
Ma gli strati di carbonio non sono omogenei su tutta la scarpa.
«La parte dove si inserisce la tacchetta – spiega – è più spessa, loro la vogliono più sottile possibile per sentire meglio la spinta, ma ci vogliono almeno 4 millimetri di spessore altrimenti le viti non si riescono nemmeno ad avvitare».
Se guardate bene, le scarpe di Lamon e Scartezzini hanno un taglio lungo tutta la parte frontale superiore: «Loro – spiega – non hanno voluto il kevlar e quindi per fargliele infilare l’unica soluzione era creargli quel taglio, così possono aprirle».
Completamente in carbonio per massimizzare il trasferimento della forzaCompletamente in carbonio, così si massimizza il trasferimento della forza ai pedali
Dal pattinaggio
Infine, Luigino Verducci ci ha confidato che sono in pochi al mondo a fare delle scarpe del genere e si conoscono tutti. Una curiosità è che quasi tutti vengono dal mondo del pattinaggio.
«La scarpa a con la forma a vaschetta deriva dal pattinaggio sul ghiaccio, anche io provengo da quel mondo come Bont e Simmons, quello che ha fatto le scarpe anche per Wiggins».
L'oro di Chiara Consonni a Parigi è arrivato inatteso come uno tsunami di entusiasmo. Parla Augusto Onori, responsabile del ciclismo delle Fiamme Azzurre
Oro alle spalle, Francesco Lamon sta lavorando sodo per ottenere il miglior livello e confermarsi lanciatore del quartetto. Dietro, i giovani incalzano
Plovdiv, partenza del quartetto maschile: Lamon è pronto a scattare. Villa si avvicina e gli dice poche parole: «Duro Lemon, mi raccomando». Francesco annuisce, strappando il gesto alla concentrazione. Ma cosa c’è sotto la visiera del primo uomo del trenino azzurro? Nella sua mente è tutto un ribollire, da scacciare per concentrarsi sulla finale. Ma non è facile. Le gambe non sono al top e nelle insicurezze spesso si infilano i pensieri. Come ha vissuto i giorni di avvicinamento vedendo andar via per Covid i compagni di mille battaglie? E come è stato essere il riferimento di tanti debuttanti?
Francesco ha appena finito i massaggi. Al suo europeomanca la madison di domani e poi potrà tornarsene a casa. Il racconto è fluido, come nelle mattine della pista quando si aspettano le battaglie del pomeriggio.
Parte la finale del quartetto. Villa di avvicina a Lamon: «Duro Lemon, mi raccomando»Parte la finale: «Duro Lemon, mi raccomando»
Come stavi?
Partiamo dal presupposto che se anche ci fossero stati gli altri, non so come sarebbe andata. E’ stato un anno strano, con sensazioni diverse dal solito. Non c’era l’attitudine allo sforzo, la base delle gare su strada che a me personalmente è mancata tanto. Poi c’era il dubbio se Ganna sarebbe partito con noi e nemmeno si poteva pretenderlo dopo i mondiali di Imola e il Giro d’Italia.
Invece Ganna a un certo punto è comparso in pista.
E addirittura insisteva, così a noi è venuto morale, uno stimolo in più. Poi invece si è ammalato e dopo di lui anche Scartezzini e Bertazzo. E a quel punto ci siamo chiesti se avesse senso partire. Ne abbiamo ragionato con Villa e alla fine aveva ragione lui. Era comunque un’occasione di fare esperienza, ottenere un risultato. E così siamo venuti in Bulgaria come se nulla fosse successo.
Però dei veterani c’eri solo tu e con il Covid non si sa come funziona…
Eravamo tutti sul chi va là. All’inizio pensavamo che quello di Ganna non fosse Covid. Avevamo fatto tutti i tamponi. Poi Scartezzini e Bertazzo. E io mi sono chiesto: perché a me no? Mi sono convinto di averlo avuto nei mesi scorsi, quando non si correva. Senza sintomi, senza essermene accorto. Nel quartetto ho sentito di non essere in forma, non ero il solito Lamon.
Hai corso davvero poco su strada?
La Vuelta San Juan a inizio anno. Poi una corsa ad Alessandria ad agosto, una in Veneto e le due gare toscane, al Del Rosso e Ponsacco. Cinque corse. Al confronto con Ganna che ha fatto tutta la stagione e Milan che ha fatto il Giro U23, ero troppo indietro.
Non potevi entrare in qualche nazionale?
Bella domanda, ma non mi sento di dire che ne avessi più diritto di altri. Tutti avevano e hanno bisogno di correre.
La Vuelta San Juan è la prima delle cinque gare su strada di Lamon nel 2020Poche per Lamon 5 gare su strada in tutto il 2020
Hai assaggiato il quartetto senza le sue colonne, pensi ci sia un futuro per questi ragazzi?
Secondo me sì. I giovani non hanno tanta esperienza e magari si vede, ma spingono. Milan è con noi da un anno e ha debuttato sul serio ai mondiali di Berlino. Ha un buon livello, potrebbe addirittura essere con noi a Tokyo. Lo dirà Villa.
Hai sempre fatto il primo uomo?
No, per i primi 5 anni sono stato il quarto. Poi nel 2017 ho provato come lanciatore, visto che andavo bene nel Chilometro da fermo. Ed è un ruolo che preferisco, non soffro le partenze. So che devo dare tutto, ma senza strappare, per non danneggiare i tre che mi seguono.
Il tuo sforzo è brutale, non varrebbe la pena usare un dente in meno?
Farei di certo meno fatica, ma quando poi il quartetto è lanciato, sarei nei guai. Addirittura, rispetto agli altri che usano il 61, ho un rapporto un po’ più lungo, il 62×14, come Ganna. Così quando sono a ruota recupero un po’ meglio.
Madison e poi vacanze?
Sì, una decina di giorni, in cui andrò anche a farmi qualche analisi per capire i valori sballati dell’ultima volta. E poi si comincerà a lavorare per il 2021 ancora con la maglia Arvedi.
Bene così, in bocca al lupo per domani. Duro Lemon, mi raccomando…
Tornano in Italia le celebri ruote americane Spinergy. Le scoprimmo grazie alla Cannondale della Saeco. Il brevetto dei raggi Pbo è la loro arma in più
Francesco Lamon è, solitamente, il primo uomo del quartetto. Sta lavorando sodo per tenersi stretto il posto che già a Tokyo gli ha regalato l'oro olimpico
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