Van Aert “a vuoto” e ora la tensione cresce

29.03.2025
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Se Van der Poel non si ferma più, Wout Van Aert sembra aver smesso di volare. Tutti lo aspettano, tutti si chiedevano come stesse e tutti volevano che si facesse vedere. Che grande attesa che lo circondava al via del GP E3 di Harelbeke. E questi quesiti, che non si erano posti solo in Belgio, ieri hanno trovato una prima risposta… negativa purtroppo. Il campione della Visma-Lease a Bike ha chiuso 15° a 2’43” dall’eterno rivale Van der Poel, cosa che ha messo un carico pesante sulla sua prestazione non troppo brillante.

L’assenza di Van Aert alla Milano-Sanremo (e che Milano-Sanremo!) alla fine è stata rumorosa. E in questo momento il divario fra lu, Pogacar e Van der Poel appare enorme.

Su questa base tumultuosa si è quindi aperta la vera campagna del Nord di Van Aert. Wout Aveva preso parte al weekend di apertura con Omloop Het Nieuwsblad e Kuurne-Bruxelles-Kuurne, ma anche lì non era andata benissimo. Tra l’altro, un appunto che in Belgio in quei giorni era stato mosso a Van Aert riguardava anche il suo peso: leggermente più alto rispetto a chi era già in forma.

Van Aert e Benoot sul Teide nei giorni della Sanremo. Per il secondo anno, la stessa scelta (foto Instagram)
Van Aert e Benoot sul Teide nei giorni della Sanremo. Per il secondo anno, la stessa scelta (foto Instagram)

Sul Teide

Prima di parlare di ieri però facciamo un piccolo passo indietro per inquadrare meglio la situazione di Wout.

Dopo quelle due corse, parliamo dei primissimi di marzo, sono trascorse quattro settimane. Tre di queste hanno visto Van Aert andare in ritiro in altura. Un ritiro che, a quanto pare, è andato molto bene. Wout ha svolto i lavori programmati, ha lavorato sul fondo, ha utilizzato la bici da crono e si è concesso persino delle uscite in gravel.
Si è parlato di 60 ore di allenamento a settimana. Prima di scendere dal Teide, ha svolto nuovamente i test e tutto sembrava essere in ordine.

«Abbiamo avuto un buono e piacevole ritiro di allenamento a Tenerife – aveva detto Van Aert – ma ovviamente, come corridore, ciò che desideri di più è gareggiare. Non vedo l’ora di rimettere il numero. Magari non siamo i favoriti, ma abbiamo una squadra forte e Jorgenson ha mostrato grandi cose alla Parigi-Nizza».

Van Aert a fine corsa è parso abbastanza contrariato per la sua prestazione. Eccolo lottare nelle retrovie
Van Aert a fine corsa è parso abbastanza contrariato per la sua prestazione. Eccolo lottare nelle retrovie

Ora si corre

Di solito, quando Van Aert scende dall’altura, va sempre molto forte. Ma non è bastato contro chi ha gareggiato a ritmi e pressioni siderali. Quanto tempo servirà perché torni a muoversi con scioltezza e padronanza in gruppo? Va detto che ultimamente Van Aert è caduto spesso e non sempre è riuscito a posizionarsi al meglio nei momenti cruciali. Magari un piccolo rodaggio serve anche a lui…

Sono supposizioni, ma certo quando si manca da un po’ la pressione, specie per una nazione che lo ama alla follia, si fa sentire. E’ innegabile. Anche perché l’altro che poteva togliergliela, Remco Evenepoel, è fermo ai box. Ma questi dubbi sono stati più che legittimi.

Sentite cosa ha detto lo stesso Wout ieri dopo la gara: «Ho seguito la gara “dall’esterno” – ha detto – ho perso il ritmo su Taaienberg, ero un po’ troppo avanti lì. Ero intorno alla ventesima posizione, non male, ma non abbastanza per stare con loro (riferendosi principalmente a Mads Pedersen e Van der Poel, ndr) da lì è stata una gara all’indietro».

L’amore per Van Aert non è mai venuto meno da parte dei belgi
L’amore per Van Aert non è mai venuto meno da parte dei belgi

Fiandre e Roubaix

Ovviamente si è aperto subito il dibattito sulla scelta di non aver gareggiato prima, dell’altura prima di gare così importanti per Van Aert.

«E’ troppo presto per trarre conclusioni in tal senso – ha continuato il belga – ho anche provato a scappare via con Florian Vermeersch sull’Oude Kwaremont. Posso dire che ho avuto un buon finale. Speravo di essere in gara. Speravo di ottenere un risultato e non ha funzionato. Vedremo nelle prossime. Non sono soddisfatto».

In questa stagione l’asso di Herentals si gioca tantissimo. I due grandi obiettivi, mai nascosti e sempre dichiarati da Van Aert e dalla Visma-Lease a Bike, sono il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix. Wout va per i 30 anni e le occasioni all’orizzonte sono sempre meno. Prima però bisogna concentrarsi su quello che c’è da affrontare. Il calendario è fitto e questo dà speranza. Correrà tutte le settimane fino all’Amstel Gold Race. Non farà la Gand domenica, ma prenderà il via alla Dwars door Vlaanderen, quindi sarà in azione al Fiandre, alla Roubaix, al Brabante e, appunto, all’Amstel Gold Race, ultimo passaggio prima del Giro d’Italia.

Van der Poel non si ferma: da Harelbeke messaggio a Pogacar

28.03.2025
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Poco dopo le 16 ad Harelbeke ha iniziato a piovere. Van der Poel era già da solo e ha avuto un sussulto in una curva a destra, quando ha sterzato sull’asfalto liscio ed ha rischiato di cadere. E’ riuscito a correggere la traiettoria salendo sul marciapiede grazie alla sua tecnica. La sua fuga solitaria di 39 chilometri, iniziata sul Vecchio Qwaremont è stata la seconda più lunga nella storia del GP E3. Il record era già il suo e risaliva allo scorso anno con 47,3 chilometri da solo fino al traguardo. Cancellara aveva percorso 35 chilometri da solo nel 2013, mentre al quarto posto c’era Terpstra con i 30 chilometri del 2018.

«Sono molto felice di questa vittoria – ha detto Van der Poel – con la squadra abbiamo avuto una gara dura. Dopo la rottura nel gruppo dovuta alla caduta iniziale, abbiamo dovuto inseguire. Alcune squadre hanno ritenuto necessario approfittare di quella caduta, le squadre che normalmente non corrono in testa e secondo me è stato un po’ antisportivo. Non è necessario comportarsi così dopo una caduta che avviene presto, ma alla fine siamo usciti vincitori. Devo ringraziare i miei compagni di squadra per il fantastico lavoro che hanno fatto. Ero molto motivato a vincere. Mi sono sentito anche un po’ obbligato nei loro confronti. Sono andato davvero a fondo e fortunatamente sono riuscito a premiarli con la vittoria».

La selezione sul Qwaremont

Ad avviare le danze ha provveduto Mads Pedersen, che ha portato con sé Van der Poel e nella loro scia si è mosso Filippo Ganna. Davanti c’erano già Aimé De Gendt e Casper Pedersen, ripresi e ben contenti di proseguire con i tre contrattaccanti. Nel giro di circa 20 chilometri, dopo il Boigneberg e l’Eikenberg, il gruppetto così composto aveva già raggiunto un vantaggio di due minuti sugli inseguitori. Van Aert, intrappolato nelle retrovie, ha provato a dare slancio alla testa del gruppo, ma non è servito a molto. La sua corsa è finita così.

«Negli ultimi anni – prosegue Van der Poel – la corsa non si era mai decisa sul Traaiberg, ma con Ganna e un Pedersen impressionante siamo riusciti a prendere il largo. Il suo attacco è stato davvero forte e ha dato alla gara la piega decisiva. A quel punto ho deciso di fare selezione sul Vecchio Qwaremont, ma non volevo necessariamente stare da solo, perché proprio come l’anno scorso il vento era trasversale. Mancava ancora tanto al traguardo, ma sapevo che sarebbe stata una bella vittoria. Di cosa ho parlato con Christoph Roodhooft in ammiraglia la mia solitaria? Ho fatto una battuta sulla giornata e lui ha cercato di motivarmi, perché il traguardo era molto lontano».

Il quarto Fiandre

Ganna ha stretto i denti su ogni muro, è tornato sotto dopo ogni attacco ed ha alzato bandiera bianca appena prima di Pedersen quando Van der Poel ha forzato i tempi sul Qwaremont. Impossibile stare dietro una furia come l’olandese, anche per il Pedersen potente di questo giorno di fine marzo. E se Van der Poel ha fatto sapere che salterà la Gand di domenica, adesso i riflettori si spostano sul Giro delle Fiandre.

«Non sto lavorando specificatamente al quarto Giro delle Fiandre – ha spiegato Van der Poel – ma è una gara su cui cerco sempre di lavorare. Poi parteciperà un certo Tadej (ridendo, ndr), ma io sono in buona forma. Ho fatto tutto quello che potevo, quindi vedremo la prossima settimana. La E3 Saxo Classic è una gara che mi si addice e se sei in buona forma tutto è un po’ più facile. Questo dà fiducia, ma so bene che ogni gara va corsa. Ogni volta si riparte da zero».

E3 Saxo Classic a Van Aert: primi morsi sul Fiandre

24.03.2023
5 min
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«A qualcuno potrò anche sembrare stupido, ma alla lunga imparo anche io». Con queste parole Wout Van Aert commenta a caldo la vittoria nella E3 Saxo Classic di Harelbeke, centrata allo sprint contro Van der Poel e Pogacar. Per una corsa così sarebbe valsa la pena pagare il biglietto, ma il ciclismo per fortuna ancora è gratuito e gli appassionati che anche oggi si sono ammassati numerosi sulle strade delle Fiandre hanno goduto di uno spettacolo straordinario.

Non è pari e patta con la Sanremo, ma intanto sulla strada del Fiandre per Van Aert piccola rivincita su VDP alla E3 Saxo Classic
Non è pari e patta con la Sanremo, ma intanto sulla strada del Fiandre per Van Aert piccola rivincita su VDP

Assalto a 80 dall’arrivo

La corsa l’ha accesa ovviamente Mathieu Van der Poel, che ha tratto ispirazione dal Taaienberg, come Boonen prima di lui. Mancavano 81 chilometri all’arrivo, quando il vincitore della Sanremo ha preso il largo, con il solo Van Aert agganciato alla ruota. Pogacar non c’era ancora, forse perché neppure lui si aspettava un simile affondo, ma è rientrato con Kragh Andersen, Asgreen e Mohoric. Il tempo che la testa si riformasse e hanno preso il largo ancora Mohoric con Andersen e Van Hooydonck. Si capiva che fosse una situazione interlocutoria e si è avuta conferma quando sull’Eikenberg Van der Poel è ripartito e li ha ripresi, portando con sé Van Aert e Pogacar.

Neanche a metterlo in dubbio, è Van der Poel a 81 chilometri dall’arrivo a rompere gli indugi nella E3 Saxo Classic
Neanche a metterlo in dubbio, è Van der Poel a 81 chilometri dall’arrivo a rompere gli indugi

La selezione finale a quel punto c’è stata per mano di Pogacar prima sul Paterberg e poi sull’Oude Kwaremont. Van der Poel lo ha seguito abbastanza agevolmente, invece Van Aert si è staccato e per due volte è rientrato stringendo i denti.

«Ero veramente al limite – racconta dopo l’arrivo – e volevo stare attento alla parte più ripida. Poi Tadej e Mathieu si sono guardati e io ho fatto di tutto per passare davanti. Ho avuto di nuovo un momento di difficoltà, ma sapevo che il tratto più difficile era alle spalle. E da quel momento in poi mi sono concentrato sullo sprint».

Meglio la volata lunga

Quando è stato chiaro che si sarebbe arrivati in volata, tre episodi hanno fatto capire che il finale non sarebbe stato troppo scontato. Il primo, uno sprint con risate successive sul Tiegemberg, dove Van Aert ha vinto 6.000 euro in articoli da bagno in un traguardo volante di cui Van der Poel e Pogacar erano all’oscuro. Il secondo, Van Aert che sull’ultima salitella ha provato ad allungare. Il terzo, Pogacar, che negli ultimi 4 chilometri ha provato per due volte a staccare gli altri.

Il primo episodio è stato per farsi una risata. Il secondo probabilmente non era un tentativo di attacco, ma un test per le gambe che hanno risposto assai bene. Il terzo episodio confermava invece che Pogacar era forte, ma non abbastanza per fare lo sprint contro gli altri due. E infatti nella volata finale, molto lunga e senza i rallentamenti che avrebbero agevolato Van der Poel, Van Aert si è tolto di ruota l’olandese, costretto a sedersi, e Pogacar che era già seduto. 

«Siamo partiti nello stesso momento – ha detto Van Aert riferendosi a Van der Poel – e ho capito subito di essere più forte, anche se l’arrivo era ancora molto lontano. Penso di essere scattato a circa 250 metri e anche il vento era a favore. Ho fatto volate brevi in passato e ora imparato che non sono a mio favore (ha riso con chiaro riferimento al mondiale di cross, ndr). Posso sembrare un idiota, ma sto cercando di imparare». 

Olio galeotto

Il tempo di registrare qualche perplessità sull’operazione di mettere olio sulla catena (sui social è stato pubblicato un screenshot del regolamento UCI che lo proibisce) e Van Aert si è affrettato a spiegare che credeva di avere un problema al cambio e per chiedere assistenza si è fatto sfilare in coda al terzetto, come prevede la norma. Poi si è cominciato a ragionare sul fatto che il Fiandre sarà un’altra storia, perché i 69 chilometri in più potrebbero essere sentenze inappellabili per chi, forse anche Van Aert, ha dato segni di fatica sui muri del finale. E potrebbero invece essere un vantaggio per chi in questo momento avesse più fondo nelle gambe.

«Questa è una vittoria importante per me – spiega Van Aert – mi piace vincere e le ultime settimane non sono state facili o come volevo. Ora va bene. Se questa vittoria dice qualcosa sul Fiandre? Sembra che io debba vincerlo per forza, quindi ci proverò. Oggi la situazione di gara non è stata come la volevamo. In parte a causa della sfortuna, non abbiamo potuto usare la nostra forza. Fortunatamente in finale avevo con me Nathan Van Hooydonck, mentre ho dimostrato che posso vincere nel corpo a corpo. E’ un bel podio, ma soprattutto perché nel mezzo ci sono io»

Harelbeke 2009, lo squillo di Pozzato. Resterà l’ultimo tricolore?

24.03.2023
4 min
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Oggi con l’E3 Saxo Bank Classic si entra nel pieno della stagione delle classiche del Nord. Quella di Harelbeke, che ha cambiato nome molte volte piegandosi alle esigenze degli sponsor, è una corsa forse non così popolare da noi, ma in Belgio è molto amata: il “piccolo Fiandre”, così chiamato perché ricalca abbastanza fedelmente la struttura della Corsa dei Muri, ma con meno distanza e meno asperità.

Una corsa quella di Harelbeke (una delle pochissime sfuggite agli arpioni di Merckx…) che ha sorriso poche volte agli italiani, solamente 4: Bontempi nel 1988, Cipollini nel ’93, Pieri nel 2002 e Pozzato nel 2009. Filippo, oggi responsabile organizzativo con la PP Sport Events delle classiche venete di fine stagione, ricorda ancora molto bene quel giorno.

L’ultimo podio con Van Aert fra Laporte (decisivo per il suo successo) e Kung
L’ultimo podio con Van Aert insieme a Laporte, decisivo per il suo successo

«C’era un Boonen favoritissimo, voleva la quinta vittoria, partì sul penultimo muro a una ventina di chilometri dal traguardo. Io lo agganciai quasi subito, poi su di noi rientrò Iglinskiy. Ce la giocammo in volata, il belga era più veloce, ma io finsi di partire, lui si lanciò, io misi due denti in meno e lo recuperai abbastanza facilmente. Era più veloce, ma quello era il mio giorno».

Eri in una forma particolare?

Sì, quello fu un ottimo periodo. Vinsi 3 giorni dopo anche a La Panne, la prima tappa. Puntavo forte sul Giro delle Fiandre, ma la fuga di Devolder sconvolse i piani di tutti.

L’ultimo podio con un azzurro: 2015, Trentin chiude terzo dietro Thomas e Stybar
L’ultimo podio con un azzurro: 2015, Trentin chiude terzo dietro Thomas e Stybar
Che corsa è?

Non è così diversa dalla sua “sorella maggiore”, il tipo di strade è lo stesso come anche la struttura altimetrica, cambiano solo i numeri che sono un po’ inferiori. Non è un dato da poco perché proprio il fatto che ci siano meno chilometri da percorrere permette anche a corridori di seconda linea di stare davanti e giocare le proprie carte. Il Fiandre è talmente selettivo che ben difficilmente non lo vince un corridore dal pedigree affermato.

Come va interpretata?

Devi stare sempre sul chi vive, oggi molto più che ai miei tempi. Potrei dire che gli ultimi 70 chilometri sono quelli decisivi, nei quali devi stare sempre nelle prime 20 posizioni, ma a ben guardare nel ciclismo odierno è un’affermazione che lascia il tempo che trova. Siamo in presenza di campioni che sono abituati a sconvolgere la corsa anche molto prima. Non puoi mai adagiarti. Poi c’è anche altro a cui prestare attenzione.

Van Aert in testa a tirare nell’edizione dello scorso anno. Il belga era già stato secondo nel 2019
Van Aert in testa a tirare nell’edizione dello scorso anno. Il belga era già stato secondo nel 2019
Che cosa?

Il tempo. Può cambiare nel corso della giornata anche più volte. Il vento può essere a favore, ma in molti tratti ti colpisce trasversalmente e può causare ventagli. Sono davvero tante le cose a cui bisogna prestare attenzione.

E’ una corsa che può terminare con volate di gruppo, anche se ridotto o pensi che sia più portata a una soluzione di forza?

Normalmente sia è portati a pensare che sia una corsa per soluzioni molto ristrette. Alla fine ti ritrovi sempre un gruppetto ristretto che si gioca il successo, non più di 5-6 corridori. Bisogna essere veloci, questo sì, ma per rimanere davanti devi avere gamba, tanta gamba.

Van Der Poel si ripresenta in corsa dopo il trionfo di Via Roma. Ad Harelbeke è stato 3° nel 2021
Van Der Poel si ripresenta in corsa dopo il trionfo di Via Roma. Ad Harelbeke è stato 3° nel 2021
Ti aspetti una corsa che premi anche qualche corridore di secondo piano, ossia non appartenente a quella ristretta fascia dei “mammasantissima” in preparazione per il Fiandre?

Io a questa faccenda della preparazione non ci credo più. Ormai i vari Van Der Poel, Van Aert, Pogacar quando mettono il numero sulla schiena partono sempre per vincere. Non pensano a salvare le gambe, non pensano a quel che verrà dopo, se la giocano fino in fondo e oggi sarà ancora così. Inoltre credo che la Sanremo con il suo epilogo abbia dato quel pizzico di pepe in più.

Che cosa intendi?

Van Aert io credo che vorrà prendersi una rivincita immediata sull’olandese. Per me è il corridore più forte perché il più completo e quelle sono le sue strade. Quando serve c’è sempre, se non vince si piazza. Van Der Poel dalla sua ha il fatto che se decide di portare la stoccata molto spesso lo fa e trova il bersaglio. Tra questa gente e gli altri c’è una bella differenza, io credo che assisteremo a una grande gara e i nomi da tenere sul taccuino sono sempre gli stessi.

Il re è tornato, ma dal Belgio arriva l’acuto di Van Aert

25.03.2022
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A 1.300 chilometri di distanza, in due corse completamente differenti e in condizioni non ancora paragonabili, Wout Van Aert e Mathieu Van der Poel hanno vinto a capo di una fuga. Il primo concretizzando una condizione già superlativa al E3 Saxo Bank Classic di Harelbeke. Il secondo costruendo la sua, che tanto male non doveva essere dopo il terzo posto alla Sanremo, sul traguardo di Montecatini alla Settimana Coppi e Bartali.

Van Aert ha tagliato il traguardo abbracciato al compagno Laporte, con cui ha diviso gli ultimi chilometri all’attacco. Van der Poel ha schiodato la concorrenza con una volata di rabbia. La sua ultima vittoria risaliva al 12 settembre, nella Antwerp Port Epic.

Per Van Aert e Laporte, arrivo in parata sul traguardo di Harelbeke
Per Van Aert e Laporte, arrivo in parata sul traguardo di Harelbeke

Delusione Sanremo

Alla Sanremo è successo quello che si poteva pensare, rileggendone la storia comune. Nella sua analisi dopo gara, Van Aert ha ammesso di aver sprecato le energie migliori per chiudere sui tanti attacchi del Poggio e fra questi, due volte si è mosso per riacciuffare Van der Poel. Sembra che l’olandese a tratti lo privi della necessaria lucidità.

«Alla Sanremo – diceva prima del via – cerco di non pensarci. Sono rimasto deluso, è vero. Ma non c’era più niente da fare. Le corse che arrivano ora mi si addicono meglio. Questo è il periodo su cui abbiamo lavorato e ora è il momento di dare il meglio di me. Harelbeke è in cima alla mia lista dei desideri, mi piacerebbe molto vincerla. Il Taaienberg è il punto chiave, di solito il gruppo esplode lì».

Sul Paterberg la selezione di Van Aert è stata spietata
Sul Paterberg la selezione di Van Aert è stata spietata

Una cronosquadre

Van Aert ha dato il primo avviso decisivo a 80 chilometri dall’arrivo selezionando in testa un gruppo di una quindicina di corridori. Poi, quando di chilometri ne mancavano poco più di 40, ha dato il secondo scossone. Con lui è rimasto soltanto Laporte, che alla Parigi-Nizza ha approfittato dei favori del capitano, mentre questa volta ha dovuto chinare il capo.

«Abbiamo fatto una fantastica prestazione di squadra – ha detto Van Aert – non ho parole per questo. Abbiamo perso quasi subito Tosh Van der Sande, ma sapevamo di dover gestire la corsa. Abbiamo sempre avuto il predominio in gara e l’abbiamo gestita in modo fantastico.  Ovviamente abbiamo dovuto lottare prima di ottenere un vantaggio rassicurante. Ma sapevo che c’è sempre un punto in cui gli inseguitori dubitano e rallentano. Stavolta è stato in cima alla Karnemelkbeekstraat, soprattutto perché in quel gruppo c’era anche Tiesj Benoot. Una volta che ci hanno lasciato andare, abbiamo dovuto pedalare forte, ma è stato persino divertente.

«Quando ho vinto l’Omloop Het Nieuwsblad – ha sorriso – hanno detto che difficilmente sarebbe stato possibile vincere qui. Questa vittoria mi offre una posizione di partenza fantastica verso le gare che verranno. Anche perché la prossima settimana saranno aggiunti alla squadra altri ragazzi forti».

Guardate che atleta! Van der Poel, subito vincente, si sta affinando per il Nord
Guardate che atleta! Van der Poel, subito vincente, si sta affinando per il Nord

The King is back

A Montecatini, si legge sui social della Alpecin-Fenix, “the king is back”: il re è tornato. Van der Poel è stato in fuga. Lo hanno ripreso. E poi ha vinto la volata. Niente di troppo facile, esattamente quello che cercava.

«Mi manca solo un po’ di resistenza – ha spiegato – è quello che intendevo quando nei giorni scorsi ho detto che la Milano-Sanremo è stata una corsa molto diversa sotto questo aspetto. E’ veloce. Puoi lasciarti andare alla deriva per i primi 250 chilometri. I cambi di ritmo, le accelerazioni e i rilanci sono molto meno presenti. Ecco perché sto sempre cercando la fuga in questo giro molto difficile. Solo per guadagnare in resistenza. Ne ho ancora bisogno».

La Toscana ha accolto la Coppi e Bartali con il calore e la solita competenza
La Toscana ha accolto la Coppi e Bartali con il calore e la solita competenza

Il lavoro giusto

Il re è tornato: è certamente una grande notizia per i suoi tifosi e per il pubblico che lo aspetta sulle stradelle del Belgio e lo rivedrà alla Dwars door Vlaanderen che si correrà il 30 marzo da Roselare a Waregem, nel cuore più fiammingo delle Fiandre.

«Ho sempre detto che mi sarebbe piaciuto vincere una tappa qui – ha precisato – ma lo scopo di questa corsa è un altro. Voglio uscire da questa settimana meglio di come ci sono entrato ed essere pronto per quello che verrà dopo: la primavera delle classiche, che è molto più importante. In questo senso, ogni giorno è un altro buon allenamento. Questa corsa si adatta benissimo al lavoro di cui ho bisogno».

Ieri Van der Poel è tornato al suo hotel in bicicletta, a una quarantina di chilometri di distanza dall’arrivo di San Marino: «Un’altra ora di allenamento extra a mio piacimento», ha concluso con un sorriso. Chissà se oggi farà lo stesso. E chissà se pure da 1.300 chilometri, Van Aert lo starà seguendo, sia pure senza farsi notare…

Harelbeke, la beffa di Asgreen e tanto altro

26.03.2021
3 min
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Le premesse c’erano tutte e l’E3 Saxo Bank Classic di Harelbeke non ha deluso le attese. Anzi si può ben dire che miglior introduzione la Campagna del Nord non la poteva avere. Una gara che passerà alla storia all’insegna dell’impresa di Kasper Asgreen, vincitore in solitaria. Prima con una fuga di una cinquantina di chilometri, poi con un assolo da finisseur nel finale. Ma la prova ha offerto una gran varietà di temi che meritano di essere approfonditi.

Divisori galeotti

Asgreen ha stupito tutti. Non tanto per la scelta di attaccare da lontano, che Van Der Poel ha sdoganato alla Tirreno-Adriatico, quanto per la sua saggezza tattica. Vistosi ripreso a una decina di chilometri dalla conclusione, Asgreen si è messo tranquillo in coda al gruppetto di 7 corridori, rifiatando.

Protetto da Stybar (campione uscente) e Senechal, a 5 chilometri dall’arrivo ha sfruttato uno dei tanti divisori della carreggiata. Tutto a destra mentre gli altri 6 navigavano dalla parte opposta. Così hanno impiegato quel paio di secondi per capire che se ne stava andando: secondi decisivi.

Il momento dell’attacco decisivo di Asgreen, Vdp non riesce a rispondere
Il momento dell’attacco di Asgreen, Vdp non riesce a rispondere

Poco prima, allo stesso modo ci aveva provato Naesen (AG2R Citroen). Questo particolare sta diventando sempre più un fattore, soprattutto nelle parti finali delle corse quando non c’è un gruppo compatto. E’ come se si offrisse al corridore l’opportunità di nascondersi e avere quel brevissimo intervallo utile per fiondarsi in avanti senza essere visto. Un particolare da tenere bene a mente anche per le prossime gare della Campagna del Nord.

Supremazia Deceuninck

La vittoria di Asgreen dimostra che, pur in presenza di Van Der Poel e Van Aert, si può far saltare il banco. Ci si poteva attendere Ballerini come punta della Deceuninck-Quick Step, invece il team ha privilegiato altre soluzioni. L’attacco di Asgreen, con Stybar, Senechal e Lampaert a fare da stopper.

Asgreen con Stybar (alla fine 5°) e Senechal (2°), perfetto gioco di squadra nel finale
Asgreen con Stybar (alla fine 5°), suo grande aiutante

Oltretutto l’evoluzione della corsa aveva eletto Senechal, spesso ultimo uomo nel treno di Bennett, come spauracchio per la volata, vista la sua velocità di base. Harelbeke ha confermato una volta di più perché il team belga sia considerato da anni il più forte nelle corse d’un giorno. 

Ma Vdp c’è, sempre di più…

I due grandi sconfitti sono Van Der Poel e Van Aert, ma in maniera molto diversa. L’olandese ogni volta che scattava era in grado di spaccare il gruppo, grande o piccolo che fosse. Tanto che Asgreen, arrivato ai piedi dell’ultimo muro con una manciata di secondi, si è visto rimangiare il vantaggio per l’azione del campione dell’Alpecin-Fenix.

Van Aert lancia la caccia ad Asgreen, ma Vdp è pronto a saltarlo via
Van Aert lancia la caccia ad Asgreen, ma Vdp è pronto a saltarlo via

Van Aert, che errore!

Van Aert, che già aveva inseguito dopo una foratura, ha anche commesso un grave errore, mancando un rifornimento a una trentina di chilometri dal traguardo. Quando sull’ultimo muro ha lanciato il suo attacco, questo è durato una decina di secondi. E mentre VdP rilanciava, lui ha perso irrimediabilmente contatto per evidente carenza di carburante.

In una giornata molto poco italiana (il più brillante pareva Trentin, ma anche lui ha bucato e addio) la sfida fra i due… tenori ha visto Van Der Poel vincere ai punti. Rivincita domenica a Gand? Staremo a vedere…