Camera ipobarica: tanti la usano, nessuno ne parla

21.05.2022
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Di base Oldani ha ragione: è assurdo che ci sia chi può e chi no. «Il discorso della camera ipobarica – ha detto giovedì dopo la vittoria – è una questione vecchia che nessuno ha più preso in mano. Credo che solo uno o due Paesi al mondo ormai non concedano questi tipi di allenamenti. Più di tre quarti del gruppo ne fa utilizzo. Noi italiani siamo in svantaggio. Prima del Giro mi sono fatto due settimane di altura sull’Etna da solo, quando la mia squadra era tutta in Spagna presso questi hotel con la camera ipobarica. Si allenavano insieme, facevano gruppo, avevano i meccanici, i massaggiatori, mentre io no. E ogni volta per tornare in quota dovevo farmi un’ora di salita non avendo la macchina al seguito».

Dopo la vittoria di Genova, Oldani ha ripetuto il suo malumore per il divieto d’uso della camera ipobarica
Dopo la vittoria di Genova, Oldani ha ripetuto il suo malumore per il divieto d’uso della camera ipobarica

Hotel Syncrosfera

Oldani non era solo perché con lui c’era Fiorelli, ma di certo non era con la sua squadra. E anche se a nessuno sembra interessare la sua rimostranza, resta il fatto che quello della tenda ipobarica sia un tema attuale.

Secondo la WADA non è doping e di certo è il modo più rapido per ottenere il vantaggio dall’altura, senza dover andare sulla cima di un vulcano. Gli esiti fisiologici sono gli stessi. La filosofia di base è la stessa. Il metodo di lavoro identico. Solo le normative sono diverse: ad ora soltanto italiani e svizzeri non possono farvi ricorso.

Così, mentre Oldani faceva su e giù dall’Etna e a dispetto della diseguaglianza ha vinto la tappa di Genova, i suoi compagni soggiornavano al Syncrosfera dell’ex pro’ russo Alexander Kolobnev.

Il Syncrosfera di Denia è stato costruito da Alexander Kolobnev, ex pro’ russo (foto Instagram)
Il Syncrosfera di Denia è stato costruito da Alexander Kolobnev, ex pro’ russo (foto Instagram)

In altura, sul mare…

L’hotel si trova a Denia ed è dotato delle cosiddette camere d’altitudine, dove viene simulato l’effetto di un ritiro in quota, mentre i corridori continuano ad allenarsi al livello del mare. Come sul Teide o sull’Etna, per fare un esempio: si scende per allenarsi e si dorme in alto.

La volontà, dichiarano dall’hotel, è quella di porsi come un hotel per sportivi e avere tutte le strutture per soddisfare le esigenze degli atleti. Con una cinquantina di euro in più, si può soggiornare in una delle quindici camere dotate di un generatore in grado di simulare un’altitudine fino a 4.500 metri sul livello del mare. Il generatore non è fisicamente presente nella stanza, quindi c’è poco inquinamento acustico. Non si sente il generatore e nemmeno il flusso d’aria necessario per portare l’ossigeno al livello desiderato.

Un controller a parete, come un termostato, per impostare la quota voluta (foto Syncrosfera)
Un controller a parete, come un termostato, per impostare la quota voluta (foto Syncrosfera)

In Slovenia e Australia

La cosa non è nuova. In Slovenia, ad esempio, l’altro ex professionista Tadej Valjavec ha aperto un hotel con le stesse caratteristiche, mentre a Canberra il Comitato olimpico australiano gestisce un condominio con camere ipobariche dal 2014.

In Europa è ancora territorio inesplorato. Italia e Svizzera applicano restrizioni per i propri atleti, così Oldani non ha potuto seguire la sua squadra, giacché l’agenzia antidoping italiana ne vieta l’uso anche all’estero.

Spendendo circa 50 euro in più per notte, si può ricorrere alle funzioni ipossiche (foto Syncrosfera)
Spendendo circa 50 euro in più per notte, si può ricorrere alle funzioni ipossiche (foto Syncrosfera)

Quattro stelle

L’Hotel Syncrosfera di Denia ha quattro stelle ed è diventato la meta di altre squadre oltre alla Alpecin-Fenix. E’ piuttosto immediato coglierne la comodità. Per un ritiro in altura a gennaio o febbraio, la soluzione è recarsi sul Teide, sull’Etna o a Sierra Nevada, dove è possibile dormire oltre i 2.000 metri di quota. Fuori però è freddo: siamo stati diretti testimoni della nevicata che lo scorso anno bloccò le ragazze della nazionale azzurra sull’Etna.

Kolobnev ha risolto il problema. E dato che lui per primo era allergico ai lunghi ritiri in altura, dopo aver smesso di correre, ha pensato a un luogo in cui i corridori possono allenarsi al livello del mare durante il giorno e dormire comodamente in quota di notte.

Nell’hotel ci sono piscine e palestre: una vera casa per sportivi (foto Syncrosfera)
Nell’hotel ci sono piscine e palestre: una vera casa per sportivi (foto Syncrosfera)

Diffusione belga

Stando ai corridori belgi che fanno largo uso della tenda ipobarica in casa (secondo Het Nieuwsblad, si parla di circa l’80 per cento dei professionisti di lassù), dormire in una camera così dà indubbi vantaggi di comfort rispetto alla tenda ipobarica.

Victor Campenaerts, che già in passato aveva creato scompiglio dicendo di aver simulato una quota di 4.700 metri ottenendo vantaggi clamorosi (che però non si sono tradotti in vittorie), spiega che la stanza ipobarica è più confortevole della tenda. Intanto perché la tenda è molto rumorosa, avendo il compressore attaccato, quindi il sonno è disturbato. E poi perché si è costretti a dormire con un orinatoio accanto al letto, in modo da non uscirne qualora si debba andare in bagno.

Kolobnev, classe 1981, è stato professionista dal 2002 al 2016, anno in cui ha chiuso con la maglia Gazprom
Kolobnev, classe 1981, è stato professionista dal 2002 al 2016, anno in cui ha chiuso con la maglia Gazprom

Tutti a Denia?

Non è doping, altrimenti andrebbe considerato allo stesso modo il fatto di andare in altura e bisognerebbe dichiarare fuorilegge i colombiani o gli eritrei che vivono regolarmente sopra i 2.000 metri. Perché vietarla? 

In Italia sono considerati doping ematico e quindi sono proibiti i processi che aumentano artificialmente la massa eritrocitaria. L’aggettivo “artificiale” fa la differenza, salire su una montagna di 3.000 metri è un processo naturale. Tuttavia la Wada non ha trovato l’accordo sul tema e ha lasciato alle singole Nazioni la libertà di scelta.

Così ad esempio, a quanto risulta al belga Het Nieuwsblad, dovrebbero presto alloggiare al Syncrosfera il UAE Team Emirates, Lotto-Soudal, Alpecin-Fenix e Groupama-FDJ. A loro si dovrebbero aggiungere due squadre di calcio appena conosciute: Barcellona e Real Madrid. Il tutto mentre in Italia resta una pratica proibita. Ha senso in questo sport mondializzato, in cui tutti devono sottostare alle stesse regole, che ci siano ancora certe differenze?

A Denia la distanza che fa pensare al ritorno di Van der Poel

08.03.2022
3 min
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Il periodo non è stato semplice, ma forse Mathieu Van der Poel torna a vedere la luce. L’ultima corsa è stata la Roubaix dello scorso ottobre. Poi un paio di apparizioni nel cross e complice la caduta in allenamento e il successivo intervento al ginocchio, mettendo sul piatto anche il mal di schiena, hanno sconsigliato il fenomeno olandese dal riprendere.

Quasi 205 chilometri per Van der Poel in 7 ore 05′ e 245 watt di potenza ponderata (@strava)
Quasi 205 chilometri per Van der Poel in 7 ore 05′ e 245 watt di potenza ponderata (@strava)

Mathieu ha così rinunciato ai mondiali di ciclocross, ma adesso sta accelerando la preparazione con quel chiodo fisso di tornare alle corse almeno dal Giro delle Fiandre. Logica vorrebbe che si rodasse un po’ prima, ma con certi atleti la logica ha già dimostrato da un pezzo di essere fallibile.

Salgono i giri

La preparazione è ripresa con gradualità all’inizio di febbraio, ma dopo tre settimane l’olandese si è messo alla prova con un’uscita di di 7 ore 5′, di cui ha chiaramente lasciato traccia su Strava.

L’allenamento dal profilo e dal dislivello di una Liegi si è svolto nell’entroterra di Denia (@strava)
L’allenamento dal profilo e dal dislivello di una Liegi si è svolto nell’entroterra di Denia (@strava)

Stando ai dati messi online, Van der Poel ha effettivamente percorso 205 chilometri, con 4.017 metri di dislivello e una potenza media ponderata di 245 watt. Wout van Elzakker, che quest’anno corre alla Bahrain Cycling Academy, lo ha accompagnato durante l’allenamento e ha così commentato: «Mathieu van der Poel, il re dell’allenamento inaspettato».

Quadro di insieme dell’allenamento, suddiviso nelle varie fasi di lavoro (@strava)
Quadro di insieme dell’allenamento, suddiviso nelle varie fasi di lavoro (@strava)

Lavoro duro

Van der Poel si trova a Denia, in Spagna. Stando a quanto dichiara Strava e sapendo che non sempre i campioni caricano tutto, dalla ripresa degli allenamenti all’inizio di febbraio, il campione olandese ha percorso circa 3.000 chilometri, con 47.681 metri di dislivello. Il suo ritorno alle gare è atteso durante il Giro delle Fiandre e alla Parigi-Roubaix in aprile. Anche se probabilmente non sarà ancora pronto al 100 per cento. Voi vi stupireste se arrivasse lassù e lasciasse la zampata?

Giulio Ciccone, ritiro Trek (foto Oliver Grenaa, Jojo Harper)

Ciccone, il Giro e poi la Vuelta da capitano

12.01.2021
4 min
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In un altro momento, in un mondo finalmente liberato dalla pandemia, saremmo seduti con Ciccone su una sdraio a bordo piscina dell’hotel di Denia,  cercando di capire dove lo porteranno nel 2021 le sue gambe e la sua ambizione. Giulio (in apertura nella foto Grenaa-Harper) sarebbe la solita esplosione di battute. Poi, in base agli argomenti, cadrebbe in una delle pause in cui inciampa da quando la vita lo ha costretto a diventare grande.

Il mondo tuttavia non è affatto libero, cose da dire ce ne sono e un modo per metterle insieme s’è comunque trovato. Una videocamera. Una connessione. E benvenuto a Giulio Ciccone.

Giulio Ciccone, Trofeo Laigueglia
A inizio stagione, Ciccone vince il Laigueglia
Giulio Ciccone, Trofeo Laigueglia 2020
A inizio stagione, Ciccone vince il Laigueglia
Come stai?

Lo spirito è sempre buono, la voglia e l’entusiasmo sempre più alti. Ho un bel morale, dopo aver passato momenti davvero brutti.

Che cosa hai trovato sotto l’albero di Natale?

Un calendario molto importante e tanta fiducia da parte della squadra. Valenciana, Tirreno e Sanremo. Non le Ardenne, perché in quel periodo andrò in altura preparando il Giro, con cui ho un conto in sospeso. Ritrovarmi in quelle condizioni mi ha fatto male, moralmente e fisicamente, per questo la voglia di tornare era tanta. Poi c’è la novità della Vuelta, che non ho mai corso e in cui farò il capitano.

Primo grande Giro da capitano?

Mi metterò alla prova per vedere cosa posso fare. Onestamente non so cosa aspettarmi. Nel 2019 ho fatto il Giro pensando alle tappe. Subito dopo ho fatto il Tour, tenendo duro per una decina di giorni. Perciò l’obiettivo in Spagna potrebbe essere un posto nei cinque. Al di fuori, sarebbe un risultato deludente.

Giulio Ciccone, Cesenatico, Giro d'Italia 2020
Fatica e problemi a respirare nella tappa di Cesenatico al Giro
Fatica e problemi a respirare nella tappa di Cesenatico al Giro
Fatica e problemi a respirare nella tappa di Cesenatico al Giro
Le Olimpiadi non le consideri?

Dovevano essere l’obiettivo della scorsa stagione. Avevamo studiato il percorso e tutti i dettagli. Compreso il modo in cui gestire il clima un po’ particolare. Ora restano un obiettivo, ma dovremo capire le intenzioni del cittì. Comunque nel calendario abbiamo ricavato un periodo di preparazione per arrivarci bene.

I ragazzi del Giro

Parlando del Giro con Luca Guercilena e poi anche con Nibali, a un certo punto nelle scorse settimane era venuto fuori il suo nome. Si era lì a spaccare il capello sul perché non ci fosse stato un italiano tra i ragazzi del Giro ed entrambi hanno tirato fuori il nome di Giulio. Che ascolta, riflette e rilancia.

«Nel mio carattere – dice Ciccone – ci sono sempre la grinta e la voglia di fare. Ripartire dopo il Covid è stato una prova di coraggio, anche se alla fine non è servito a niente. Al Giro il morale era alto, la condizione no, ma sembrava che stesse arrivando. A Camigliatello e a Roccaraso mi sono sentito quasi bene, ma quando si mette di mezzo la salute… Sono passato dallo stare davanti con 30 corridori senza una gran condizione, a staccarmi da 100…».

Hotel Sella Golf Resort di Denia, Trek-Segafredo
Il ritiro della Trek si sta svolgendo a Denia, al Sella Golf Resort, sulla costa tra Valencia e Murcia
Hotel La Sella Golf Resort, Denia, Trek Segafredo
Il ritiro Trek a Denia, nella provincia di Alicante
Per fortuna a inizio anno avevi vinto…

A Laigueglia, vittoria che cercavo da mesi, da quando mia madre si è ammalata e volevo dedicarle qualcosa, trovando insieme il modo di sfogarmi. In quel momento non avrei mai potuto immaginare non tanto la positività al Covid, che poteva anche capitare, ma il ritiro dal Giro. E’ stato duro sul piano fisico e quello mentale.

Durante la tua assenza, ci sono stati dei ragazzini che hanno vinto tutto…

Non ho avuto modo di confrontarmi con loro, ma alla fine gli avversari sono tanti e non solo i ragazzi più giovani. Io credo che il 2021 riporterà la situazione in equilibrio, perché l’ultima è stata davvero una stagione anomala.

Giulio Ciccone, ritiro Trek (foto Oliver Grenaa, Jojo Harper)
Giulio Ciccone, momento di test nel ritiro Trek (foto Oliver Grenaa, Jojo Harper)
Giulio Ciccone, ritiro Trek (foto Oliver Grenaa, Jojo Harper)
Giulio Ciccone, test nel ritiro Trek (foto Oliver Grenaa, Jojo Harper)
Sei arrivato nel WorldTour dopo tre anni da U23 e tre con la Bardiani: Tiberi ci arriva con un solo anno alla Colpack. Cosa ne pensi?

Tiberi ha caratteristiche da atleta di grande spessore. Io ho vissuto un’esperienza più graduale e ho avuto un impatto meno brusco di quello che avrà lui. E onestamente mi ha fatto bene, perché fisicamente non ero pronto per sostenere un simile passaggio. Oggi si fa un gran parlare dei giovani che anticipano troppo, è un argomento particolare. Il livello si è alzato tantissimo, quelli più forti sono pronti anche a vent’anni. E Antonio è uno di loro.