Nasce il Deda Cycling Club, un’opportunità per negozianti e clienti

15.09.2025
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CAMPAGNOLA CREMASCA – Si chiama “Deda Cycling Club” la community voluta da Deda Elementi per “coccolare” quanti hanno acquistato un componente premium dell’azienda lombarda. 

Ne avevamo sentito parlare a Eurobike a margine di un nostro incontro con Fabio Guerini, responsabile marketing di Deda Elementi. La curiosità era tanta e per saperne qualcosa di più abbiamo pensato di approfondire l’argomento con una nostra visita in azienda.

Come detto, Deda Cycling Club è una vera e propria community riservata ai possessori dei prodotti premium del brand. Si tratta nello specifico del manubrio integrato Alanera RS, di quello da pista Omnium, delle ruote RS4, SL5, SL7 e Hero RS, quest’ultima da crono.

A spiegarci di come si tratti di un’opportunità che coinvolga non solo il cliente finale, ma anche i negozianti, è stato Fabio Guerini
A spiegarci di come si tratti di un’opportunità che coinvolga non solo il cliente finale, ma anche i negozianti, è stato Fabio Guerini
Qual è la genesi del Deda Cycling Club?

Il Deda Cycling Club nasce con l’intento di creare un punto di aggregazione fra i possessori dei nostri prodotti premium. Oggi un componente della bicicletta, come può essere un manubrio integrato o un set di ruote, da noi di Deda non viene più visto come un semplice prodotto fine a se stesso. E’ qualcosa di più. Trattandosi di un prodotto top, deve garantire a chi l’acquista l’accesso alla possibilità di poter usufruire di ulteriori benefici. Questi possono essere garantiti dalla tecnologia, ma anche la possibilità di poter vivere esperienze esclusive.

Andiamo con ordine, come si fa ad entrare nel Deda Cycling Club?

In fase di acquisto di un prodotto premium, l’acquirente troverà con il relativo packaging una card che inviterà a registrarsi al Deda Cycling Club. Su ciascun prodotto premium è infatti presente un tag univoco RFID (Radio Frequency Identification, ndr). Si tratta di una tecnologia che avevamo previsto già lo scorso anno con la Alanera RS e che abbiamo deciso di estendere su alcuni nostri prodotti top. 

Tramite un NFC il cliente potrà immettere i dati personali per estendere la garanzia dei suoi prodotti Deda
Tramite un NFC il cliente potrà immettere i dati personali per estendere la garanzia dei suoi prodotti Deda
Quali sono i passaggi da seguire?

E’ tutto molto semplice. Abbiamo comunque previsto un breve tutorial per aiutare il cliente. Basta scansionare il tag RFID con uno smartphone dotato di tecnologia NFC immettendo i propri dati personali. Una volta fatto si aprirà la pagina dedicata e si dovrà selezionare il prodotto acquistato. Sarà quindi possibile verificarne l’autenticità ed estenderne la garanzia a 4 anni anziché ai 2 standard previsti per ogni prodotto Deda. Una volta eseguita l’operazione si riceverà una mail con un certificato riportante tutta una serie di informazioni sul prodotto acquistato.

Quali altri vantaggi si possono ottenere entrando nel Deda Cycling Club?

In caso di incidente, nei primi due anni dall’acquisto sarà possibile poter acquistare nuovamente lo stesso prodotto potendo usufruire di uno sconto del 50%. Entro i 4 anni lo sconto sarà del 30%. Basterà presentare la prova d’acquisto al servizio clienti Deda. Entrando nel nostro Club si potrà inoltre partecipare ad una serie di iniziative ed eventi esclusivi che andremo a proporre nel corso dell’anno e ai quali stiamo già pensando. Si potrà inoltre essere destinatari di offerte mirate. Come Deda vogliamo differenziarci dalle altre aziende con un’offerta sempre più completa rivolta alla clientela. Mi preme però sottolineare un aspetto altrettanto importante.

Cycling Club è una vera e propria community riservata ai possessori dei prodotti premium come le ruote SL7
Cycling Club è una vera e propria community riservata ai possessori dei prodotti premium come le ruote SL7
Prego…

Come detto, Deda Cycling Club nasce per premiare quanti hanno deciso di acquistare un nostro prodotto premium. Nello stesso tempo rappresenta anche un’opportunità per i nostri rivenditori che ora hanno un’ulteriore strumento di vendita. Nel proporre alla loro clientela un nostro prodotto premium potranno includere un servizio aggiuntivo offerto da noi e che non va assolutamente ad incidere sul prezzo finale.

Oggi chi acquista un nostro prodotto premium non acquista solamente un prodotto top di gamma. Ha infatti la possibilità di poter vivere un’esperienza unica che solo noi di Deda siamo in grado di offrire.

Deda Elementi

Deda SL5: profilo da 50 e canale interno da 23 millimetri

23.07.2025
3 min
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Le ruote sono l’unica parte della nostra bicicletta che entra in contatto con l’asfalto, da questo componente dipendono le nostre performance. L’evoluzione tecnica ha portato ad avere prodotti sempre più leggeri e veloci, ma anche resistenti. Un giusto mix di efficienza aerodinamica e versatilità. Deda da questo punto di vista, con le nuove ruote SL5 in carbonio, ha fatto un passo in avanti non indifferente. 

Stiamo parlando di una serie di ruote realizzate dai tecnici di Deda che vanno al servizio dei ciclisti più esigenti e sempre a caccia della massima performance. Un prodotto che unisce diverse caratteristiche tecniche e tutte legate nell’ottenere sempre il meglio ogni volta che si esce su strada, che sia in montagna o su strade vallonate. 

Il canale interno delle SL5 è di 23 millimetri ed ospita copertoni con misura minima di 28 millimetri
Il canale interno delle SL5 è di 23 millimetri ed ospita copertoni con misura minima di 28 millimetri

Una piuma

Le nuove SL5 di Deda hanno un’altezza del cerchio di 50 millimetri, e un canale interno largo 23 millimetri. Il supporto offerto al copertone è senza paragoni, così come la stabilità. Sono disponibili nella doppia versione, clincher e tubeless. Sono costruite utilizzando una fibra di carbonio ad alto modulo UD e 3K, una scelta che dona una grande rigidità e una trasmissione della potenza unica. Oltre a una reattività elevatissima alla guida

Il peso risulta estremamente contenuto: 1.390 grammi per coppia. Le ruote SL5 garantiscono un alto scorrimento grazie anche al nuovo mozzo Allroad. Struttura del cerchio costruita a 24 raggi sia all’anteriore che al posteriore. 

L’altezza del profilo è di 50 millimetri, una scelta tecnicamente valida su diversi terreni
L’altezza del profilo è di 50 millimetri, una scelta tecnicamente valida su diversi terreni

Mozzo Allroad

Come accennato questa è una delle parti capace di fare una grande differenza dal punto di vista tecnico. Il mozzo Allroad infatti ha un corpo in alluminio AL7075 con asse anteriore da 17 millimetri e posteriore da 15 millimetri. Ha completa compatibilità con il sistema a perno passante con misure all’anteriore di 12×100 millimetri, mentre al posteriore sono 12×142 millimetri. 

I mozzi Allroad introducono importanti novità a livello di prestazioni e design, infatti grazie alle flange ribassate il corpo mozzo risulta maggiormente compatto e aerodinamico. Mentre la sua struttura alleggerita contribuisce a risparmiare peso, senza tuttavia compromettere la robustezza

Il mozzo Allroad garantisce prestazioni elevate grazie alla sua costruzione unica
Il mozzo Allroad garantisce prestazioni elevate grazie alla sua costruzione unica

Prestazioni top

Il risultato è un mozzo affidabile, scorrevole e pronto ad affrontare ogni tipo di percorso, dall’asfalto al gravel più tecnico. I nuovi mozzi Allroad hanno un sistema per l’innesto della ruota libera. Il ratchet più piccolo si trova nel corpo ruota, mentre quello più grande è all’interno della flangia del mozzo

Ne deriva un angolo di ingaggio dimezzato e una risposta immediata alla pedalata. La molla cilindrica presente all’interno assicura maggiore stabilità e costanza nel funzionamento del meccanismo. Inoltre Deda ha lavorato per migliorare la scorrevolezza e l’affidabilità nel tempo.

Prezzo: 1.400 euro. 

Deda

Regole UCI: aziende nel caos. Ma ecco le prime reazioni

17.07.2025
7 min
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Qualche settimana fa, il 12 giugno per la precisione, l’UCI ha reso pubbliche alcune nuove e importanti regole che entreranno in vigore dal prossimo gennaio. Norme che puntano alla sicurezza, ma che impattano su una cospicua parte dei materiali utilizzati dai professionisti. Le modifiche riguardano manubri, ruote, rapporti, gomme, telai (qui potete rileggere nello specifico il tutto).

Vi avevamo già accennato nell’editoriale di lunedì quale problema enorme rappresenti questa svolta improvvisa per le aziende. Stavolta, quindi diamo voce proprio ad alcune di loro: quelle che per prime hanno avuto il coraggio di farsi sentire.

Decathlon e Van Rysel, ad esempio: un’enorme parte dei manubri già prodotti non sarà più omologata secondo i regolamenti UCI. In teoria, non si potranno nemmeno utilizzare in una gran fondo sotto l’egida della Federazione e di riflesso dell’UCI. Prendiamo anche l’ultima bici Factor, per esempio, vista al Tour, con forcella e carro molto ampi: sarà fuori norma. E la lista dei brand coinvolti è lunga.

Jean Paul Ballard CEO di Swiss Side durante la presentazione delle nuove ruote Ultimate e Classic a Lille alla vigilia del Tour
Jean Paul Ballard CEO di Swiss Side durante la presentazione delle nuove ruote Ultimate e Classic a Lille alla vigilia del Tour

Già a Lille il clima era teso

La querelle è esplosa in pieno giugno. Molte aziende si erano organizzate, anche in vista del Tour de France, per presentare i propri nuovi prodotti, approfittando della visibilità garantita dalla corsa francese.

A una di queste presentazioni eravamo presenti anche noi. Ricordate le ruote Swiss Side? Ebbene, al netto della qualità indiscutibile, una parte delle nuove ruote, tra cui le Ultimate (quelle di fascia più alta), non potrà essere utilizzata da gennaio. Parliamo dei modelli da 85 e da 68 millimetri, quando il nuovo limite imposto è 65. Daniele Cerafogli, del marketing team di Swiss Side, non aveva nascosto il disappunto, specie per le tempistiche con cui l’UCI aveva comunicato i cambiamenti. Oltre allo sviluppo praticamente vanificato, questi modelli erano già entrati in produzione.

Il grafico presente nella lettera che Swiss Side ha inviato all’UCI. In pratica più le linee hanno un valore di yaw basso e più la ruota è stabile. Si nota come quella da 68 mm sia più efficiente
Il grafico presente nella lettera che Swiss Side ha inviato all’UCI. In pratica più le linee hanno un valore di yaw basso e più la ruota è stabile. Si nota come quella da 68 mm sia più efficiente

Le prime lettere

Proprio ieri, Swiss Side ha inviato una lettera all’UCI, firmata dal CEO Jean Paul Ballard. Una lettera lunga, dettagliata, in cui sono elencate le criticità: danni economici, produzione già avviata, impossibilità di essere pronti a inizio 2026.

Secondo Swiss Side, una ruota con profilo più alto ma progettata con un determinato disegno (profondità e larghezza del canale) è più sicura in termini di stabilità e guidabilità rispetto a una ruota con profilo più basso. Nel documento è allegato anche un grafico con dati della galleria del vento, che mostra l’impatto del vento trasversale (fino a 15°) sul cerchio.

Nel finale della lettera, a dimostrazione che qualcosa si muova, si legge: «L’UCI, in quanto organo di governo del ciclismo, dovrebbe sempre essere considerato responsabile, obiettivo e inclusivo. Le azioni attuali non sono coerenti con questi valori. Chiediamo pertanto un’urgente riconsiderazione della recente modifica all’attuazione del regolamento».

Davide Guntri di Deda Elementi (qui a colloquio con Maestri): il rapporto con i team è costante sia in termini di performance che di sicurezza
Davide Guntri di Deda Elementi (qui a colloquio con Maestri): il rapporto con i team è costante sia in termini di performance che di sicurezza

La voce delle aziende

Abbiamo sentito Davide Guntri di Deda Elementi, che rappresenta bene i brand che si erano mossi in base a un regolamento poi modificato improvvisamente. Grazie alla sua disponibilità e chiarezza ci ha aiutato ad approfondire l’argomento. In precedenza, anche Gianluca Cattaneo, responsabile dell’azienda lombarda, aveva espresso la sua contrarietà in un post su Linkedin.

Davide, ci sono aziende che si ritrovano con una parte di prodotti fuori norma, già in produzione. E’ davvero così?

No, non una parte: la maggior parte è già in produzione. Parlo di tutti i prodotti presentati a Eurobike, la fiera più importante in Europa e tra le prime al mondo. Ruote da 70 millimetri, manubri da 38 centimetri. Per esempio, noi di Deda abbiamo dovuto fare una frenata improvvisa e ora ci troviamo in difficoltà con tutte le squadre che sponsorizziamo. Avevamo già dei prodotti pronti per la consegna, tipo i manubri. E adesso cosa facciamo?

Di solito c’era un confronto tra UCI e brand?

Sì, ma stavolta non c’è stato nessun confronto. Loro hanno deciso e noi lo abbiamo saputo dopo.

Chi ha cambiato le carte in tavola? L’associazione SafeR c’entra qualcosa?

Davvero non lo so. Ma l’iter non doveva cambiare, soprattutto a ridosso della fiera più grande dell’anno o quando tutte le squadre hanno i nuovi manubri montati. Anche le aziende di bici hanno già avviato la produzione per il 2026. Canyon, ad esempio, ha un manubrio che non andrà più bene. Peggio ancora Ridley: tutti i loro manubri saranno fuori norma, dalla squadra WorldTour a quella femminile e development. La perdita economica è notevole. Anche perché non tutti i fornitori accettano di fermare la produzione. Cosa facciamo, rottamiamo tutto?

La sicurezza in primis, ma non si può ridurre alla larghezza di un manubrio o di una gomma, quando ancora i piedini delle transenne spuntano nella careggiata
La sicurezza in primis, ma non si può ridurre alla larghezza di un manubrio o di una gomma, quando ancora i piedini delle transenne spuntano nella careggiata
Parliamo di professionisti, ma un cicloamatore potrebbe comunque usare questi componenti?

Certo, ma l’amatore segue le tendenze dei pro’. E non posso quantificare la perdita, ma potrebbe essere pesante per tutte le aziende coinvolte. Persino quelle che fanno i gruppi.

Ti riferisci al pignone da 10 denti di Sram che manderebbe oltre il limite di sviluppo metrico il set con molte delle sue corone?

Esatto. Le loro cassette sono un monoblocco, non basta togliere un ingranaggio.

Volendo essere maliziosi Shimano e UCI sono molto vicini…

Sembra che Shimano abbia detto all’UCI di fare attenzione, che certe regole avrebbero messo in difficoltà anche altri costruttori di gruppi. Hanno avuto una posizione molto corretta.

Il punto è capire se si tratta di sicurezza reale o solo di facciata…

Esatto. Siamo andati all’estremo. E’ giusto: non puoi far correre un ragazzo alto due metri con un manubrio da 36 centimetri. Però se vogliamo parlare di sicurezza vera, dobbiamo uscire dalla questione materiali. Vogliamo parlare di transenne, curve non messe in sicurezza, spartitraffico… E poi fermi le aziende? E indirizzi fortemente il mercato?

Anche i team dicono di aver ricevuto un questionario UCI pochi giorni prima delle nuove norme…

Immagino! Qualche sera fa ero in pista, a Crema, come presidente della FCI della provincia. Parlando con Ivan Quaranta mi ha raccontato che quando tre anni fa svilupparono con Pinarello il manubrio Most, il loro ingegnere suggerì di lavorare su un manubrio da 35, non da 33 centimetri. «Vedrete che il 33 non andrà più bene», gli disse.

Guntri non nega che certe regole servano. In qualche caso si è andati oltre, come questa piega da 28 cm per la pista (dove il limite è stato portato a 35 cm)
Guntri non nega che certe regole servano. In qualche caso si è andati oltre, come questa piega da 28 cm per la pista (dove il limite è stato portato a 35 cm)
A chi giova questa situazione?

Bella domanda. Quando il nostro direttore mi ha mandato l’estratto della normativa, mi si è gelato il sangue. Mi sono chiesto: «Cos’è successo? Ho sbagliato qualcosa nella lettura delle regole?». Ti viene da pensare di aver perso qualcosa. Leggi e rileggi. Poi vedi la realtà dei fatti. E’ difficile orientarsi tra le regole. Quelle della crono, ad esempio, sono complesse da interpretare anche per noi. E a proposito di crono e di precisione da parte dell’UCI, vogliamo parlare delle dime con cui misurano se una bici è a norma?

Parliamone…

Al Giro dItalia, alcune bici di un team con cui abbiamo un buon rapporto anche se non è nostro cliente, andavano bene per la crono in Albania, ma non a quella di Pisa. Stesse bici, identiche. E poi parliamo di sicurezza: vogliamo discutere della quantità di macchine al seguito? Ci sarebbero tante regole da sistemare prima di agire sui materiali. Perché nella crono esistono tre categorie (1, 2, 3) per altezza dell’atleta e misure del mezzo e su strada no? Basterebbe introdurre lo stesso sistema e risolveresti.

Chiaro, senza vietare certi prodotti. E questo automaticamente sistemerebbe anche il settore femminile, che per assurdo in alcuni casi vede ingrandirsi i manubri oltremodo…

Ripeto: la sicurezza viene prima di tutto. Va bene fare regole che spingano in quella direzione. Però affrontiamola per gradi. Troviamo qualcosa che protegga sotto al casco, dico per dire. E facciamolo con le tempistiche giuste e con dialogo.

Ci sarà una reazione delle aziende? L’UCI dovrà dare delle spiegazioni, no?

So che ad Eurobike Adam Hansen (presidente del CPA, ndr) e un ispettore UCI hanno incontrato i produttori. Spero che venga concessa una deroga per il 2026, perché i tempi sono troppo stretti e in molti non riusciranno a rifare tutto in tempo.

EDITORIALE / Il Tour, l’UCI e le aziende calpestate

14.07.2025
5 min
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Quanti corridori attualmente in gara al Tour de France sarebbero in regola con le nuove norme approvate dall’UCI per il 2026? E perché tante, ma davvero tante aziende hanno appena immesso sul mercato componenti palesemente fuori legge, sapendo che resteranno invenduti? Lo sanno anche i muri: se un oggetto non possono usarlo i professionisti, nei negozi non lo guarderanno neppure.

L’annuncio delle nuove disposizioni tecniche in materia di altezza dei cerchi, di larghezza per i manubri e sviluppo metrico dei rapporti, di cui abbiamo dato notizia nell’articolo pubblicato il primo luglio, ha avuto diverse reazioni piuttosto energiche. L’approvazione di quelle norme è stato un brusco risveglio ed evidentemente non ha seguito le tempistiche necessarie. Altrimenti come si spiega che Deda Elementi, DT Swiss e Swiss Side, ad esempio, abbiano lanciato nelle ultime 3-4 settimane delle ruote ad alto profilo, quando li limite massimo è fissato a 65 e manubri più stretti dei 380 millimetri c/c consentiti?

Preavviso di 6 mesi

Come spiegò con grande chiarezza Claudio Marra già un anno fa, di simili adeguamenti, in concerto con l’UCI, si occupava inizialmente il GOCEM (Global Organisation of Cycling Equipment Manufacturers), l’associazione dei costruttori di biciclette e parti. Quando tuttavia si capì che sarebbe stato più saggio confluire in una struttura di più ampio respiro, anche il ciclismo è entrato nella WFSGI (World Federation of the Sporting Goods Industry), l’associazione mondiale delle aziende che, messe insieme, dialogavano con le varie federazioni. Ad essa si rivolge Gianluca Cattaneo, general manager e direttore commerciale di Deda, con un post su Linkedin.

«La World Federation of the Sporting Goods Industry (WFSGI) – scrive – che pretende di essere l’organismo mondiale autorevole per l’industria sportiva, riconosciuto dal Comitato Olimpico e referente dell’UCI, dimostra di aver fallito due volte. La prima, non riuscendo a intercettare le regole allucinanti annunciate dall’UCI. La seconda, non avvertendo per tempo i suoi membri (molti marchi di biciclette e componenti). Deda non è un membro».

Adam Hansen, attuale presidente del CPA, correva con manubrio Deda 36 c/c: lo riteneva pericoloso?
Adam Hansen, attuale presidente del CPA, correva con manubrio Deda 36 c/c: lo riteneva pericoloso?

La voce dei corridori

La riforma voluta dall’UCI si muove nel senso della sicurezza, in seguito alle indicazioni messe insieme da SafeR, la struttura dedicata alla sicurezza nel ciclismo su strada, maschile e femminile. Essa riunisce i rappresentanti e le associazioni di tutte le parti interessate al ciclismo su strada: organizzatori, squadre, corridori e l’UCI. Ci sono gli organizzatori dei tre Grandi Giri e per i corridori il CPA guidato da Adam Hansen. Fin qui tutto bene, ma come hanno agito?

«Il ruolo della CPA, di cui Adam Hansen è presidente – scrive ancora Cattaneo – è quello di servire gli interessi dei ciclisti professionisti. La posizione di Adam Hansen, che come mio ciclista e prima dell’attuale tendenza utilizzava manubri Deda da 38 esterno/esterno (36 c/c), è davvero curiosa. In che modo le nuove regole possono garantire una maggiore sicurezza? Non ci sono prove di una correlazione diretta tra l’uso di manubri stretti e gli incidenti di gara. Se si vuole intervenire sulla sicurezza, penso che si possa e si debba agire su altri aspetti».

L’UCI è intervenuta anche sullo sviluppo dei rapporti: dal 2026, massimo consentito 10,46 metri
L’UCI è intervenuta anche sullo sviluppo dei rapporti: dal 2026, massimo consentito 10,46 metri

Prodotti da buttare

Perché l’UCI si è resa promotrice di questo strappo, avvertendo le aziende appena sei mesi prima dell’entrata in vigore della nuova norma? Tanti sponsor ben più potenti, come ad esempio quelli della Formula Uno, hanno dovuto negli anni piegarsi all’introduzione di norme restrittive in tema di elettronica, geometrie delle auto e larghezza delle gomme, ma hanno ricevuto l’avviso con il tempo necessario per adeguare la produzione.

Una simile decisione sarebbe stata da ratificare nell’ambito del Congresso UCI agli ultimi mondiali di Zurigo, in modo che certi investimenti venissero fermati quando c’era ancora il tempo per farlo in modo indolore. Un preavviso così breve significa buttare progetti, stampi e prodotti in una fase economica in cui molti sponsor tecnici faticano a ritrovare l’equilibrio dopo gli scossoni del post Covid.

Il presidente dell’UCI Lappartient e quello del Rwanda Kagame: continui scossoni al ciclismo che sbanda (foto KT Press Rwanda)
Il presidente dell’UCI Lappartient e quello del Rwanda Kagame: continui scossoni al ciclismo che sbanda (foto KT Press Rwanda)

L’UCI di Lappartient

La sicurezza resta centrale. Ma allo stesso modo in cui per le bici da crono sono stati individuati dei range antropometrici in cui contenere tutte le atlete e gli atleti del gruppo, forse anche nel caso dei manubri sarebbe stato opportuno prevedere una gradualità. Tutto il resto fa pensare a mancanza di realismo, scarso collegamento con il mondo delle aziende e anche ad un filo di arroganza.

Sommando a questo il disagio di aver imposto il mondiale in Africa a federazioni economicamente provate, la devastazione delle categorie giovanili nel nome del risultato a tutti i costi, la sensazione è che il presidente Lappartient abbia perso la misura e il senso stesso del suo mandato. Forse distratto dalla corsa alla poltrona del CIO, da cui è uscito con le ossa rotte, e in preda alla voglia di rivincita? O perché incapace di governare l’ennesima infrastruttura di cui ha dotato l’UCI senza che ce ne fosse davvero bisogno?

Nuove ruote Deda SL7, test segreto all’Ironman di Amburgo

25.06.2025
8 min
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Abbiamo due nuove ruote da testare. Profilo da 70, ovviamente in carbonio: l’unica cosa è che non se ne potrà parlare fino al 25 giugno. Noi invece abbiamo un amico che andrà a correre l’Ironman di Amburgo: vogliamo chiedere a lui di allenarsi, provarle e poi usarle in gara? E’ iniziato così il test delle nuove ruote Deda SL7 (le sorelle maggiori della gamma SL) ed è andato avanti per un paio di mesi, dalla metà di aprile quando il corriere ha consegnato il voluminoso scatolone nello studio di fisioterapia di Alessio Parisi, alle porte di Roma.

Imperativo categorico, visto l’embargo: bocca chiusa, né foto né video. Fisioterapista, triatleta, ma anche coach e preparatore atletico di pallavolo, Parisi ha capito al volo. Le ha fatte montare e ha continuato la preparazione, cercando di capire se le nuove ruote girino nel verso giusto. Con i vantaggi che la lettura della scheda tecnica lascia intuire.

Il primo assaggio

I primi test sono esaltanti. Per quanto sia possibile confrontare il comportamento di ruote diverse su strada, considerando che le condizioni sono difficilmente ripetibili, sullo stesso giro di 100 chilometri, il suo profilo Garmin Connect evidenzia che a parità di media, le nuove ruote gli permettono un risparmio evidente di watt: 163 contro i 179 delle vecchie ruote.

«Le ho usate anche su alcune salite dei dintorni – spiega – con tornanti e a volte pendenze severe. Sono ruote leggere per avere profilo da 70 (1.470 grammi la coppia, ndr) e in salita sono anche belle reattive. In discesa bastavano due pedalate per ritrovarsi a 60 all’ora. Bisogna anche saperle guidare e in quel caso riesci a usarle su ogni tipo di pendenza. Inoltre avevo già visto che assorbono molto bene le buche, che qui abbondano». 

Alessio Parisi in allenamento alle porte di Roma con le nuove Deda SL7
Alessio Parisi in allenamento alle porte di Roma con le nuove Deda SL7

Il nuovo mozzo Allroad

Le ruote, come prima cosa. La nuova Deda SL7 in carbonio ha il cerchio alto 70 mm e larghezza interna di 23 mm (esterna di 28 mm). La fibra utilizzata è ad alto modulo con trama combinata UD e 3K, con la conseguenza che la spinta viene trasformata in accelerazione come si conviene a ruote per l’agonismo, però si mantengono anche comfort e sensibilità durante la guida.

Al centro c’è il nuovo mozzo Allroad di Deda, con corpo in alluminio AL7075, asse anteriore da 17 mm e posteriore da 15 mm. Sono dotati di un sistema a doppio ratchet da 40 denti, per l’innesto della ruota libera. Il ratchet più piccolo si trova nel corpo ruota libera mentre quello più grande si trova all’interno della flangia del mozzo. L’angolo di ingaggio è dimezzato rispetto alla generazione precedente, offrendo una risposta immediata alla pedalata. Il sistema è compatibile con rotori Shimano Center Lock e perni passanti moderni 12×100 mm / 12×142 mm. In pratica la SL7 e pronta per qualsiasi bici da strada con freni a disco. Nel caso di Alessio Parisi, parliamo di una Canyon Speedmax CF 7 Di2 del 2025.

Si corre nella tempesta

Torniamo al racconto, perché le cose si complicano: l’Ironman di Amburgo stava per essere cancellato per maltempo. Pensate che colpo per chi ci aveva investito tempo, soldi e sudore con l’obiettivo di restare sotto le 11 ore. Il viaggio della spedizione italiana era stato già avventuroso in partenza, dato che per una coincidenza troppo stretta, all’arrivo ad Amburgo si è scoperto che i bagagli – biciclette comprese – erano rimasti nell’aeroporto precedente.

«La vigilia di una gara così – racconta Parisi – richiede che ci si muova il meno possibile, invece è stato un continuo andirivieni fra l’aeroporto e l’hotel, per recuperare le bici. Alla fine abbiamo fatto giusto in tempo a montarle e fare un rapido check, prima di consegnarle il giorno dopo. Fino a quel momento le condizioni meteo erano accettabili, invece in serata è arrivato il messaggio dell’organizzazione. Per il giorno dopo, quello della gara, la previsione parlava di thunderstorm, una tempesta di fulmini, vento forte oltre i 30 nodi e condizioni avverse. Non si sapeva neanche se la gara si sarebbe fatta».

Rotta la borsa dei gel

Ma la gara per fortuna si è fatta. Per cui sveglia alle 4,15, colazione alle 4,30 in tempo per scoprire che la partenza sarà spostata vanificando tutti i conteggi legati alla tempistica dell’alimentazione. 4,26 chilometri di nuoto nel lago. 180 chilometri di bici fra città e campagna. 42,195 chilometri di corsa a piedi: una maratona. L’Ironman è fatto così.

«SUl fronte dei tempi – spiega Parisi – era tutto sfasato. In più l’Ironman ha un sistema di partenza che si chiama rolling start, quindi nel nuoto partono 5 atleti ogni 10 secondi per non creare la calca. Quindi se la partenza è fissata per le 7, tu potresti anche partire alle 7,45. Tante attese che si sommano. In più ci siamo accorti che la zona cambio era devastata dopo l’alluvione. Abbiamo trovato le bici sbattute per terra dal vento. Sulla mia si era rotta la bento box, la borsa sopra al tubo orizzontale, dove di solito tengo i gel. Aveva una crepa, traballava, però tutto sommato si reggeva».

Dopo la prova di nuoto, è arrivato il vento quasi sempre contrario e trasversale (foto sportograf.com)
Dopo la prova di nuoto, è arrivato il vento quasi sempre contrario e trasversale (foto sportograf.com)

180 chilometri contro vento

Quindi si nuota, con l’uscita dall’acqua resa complicata dalle correnti sotto degli archi, provocando il super lavoro degli addetti preposti a tirare fuori dall’acqua i concorrenti. E a quel punto finalmente è iniziata la frazione in bicicletta.

«Siamo partiti con la bici – racconta Parisi – per fare 180 chilometri di vento contro o laterale, sembrava di avere un ventilatore che si spostava davanti o di lato. Non tanto in città, ma appena uscito in campagna. A un certo punto sembrava di essere alla Roubaix, perché ci hanno fatto correre su un lastricato di sassi belli grandi e su stradine strette. Eppure non ho perso tanti watt, come quando non hai più la regolarità della spinta. Solo che essendoci l’impossibilità di sorpassare e insieme il divieto di scia, avevamo i giudici sempre sul collo. Con il profilo delle nuove ruote sono riuscito ad andare molto bene rispetto ad altri che usavano la lenticolare posteriore e le tre razze davanti. Nonostante vento e pioggia, sono riuscito a chiudere i 180 chilometri in 5 ore 22’23” a 33,3 di media e con 153 watt medi, quindi con un filo di gas. Era studiato. Volevo fare una frazione di bici in controllo, perché con quel vento era impossibile fare tanto meglio, e poi dare tutto nella corsa».

Per la corsa invece ha ripreso a piovere. A tratti anche grandine e temperature rigide (foto sportograf.com)
Per la corsa invece ha ripreso a piovere. A tratti anche grandine e temperature rigide (foto sportograf.com)

Con i tubeless da 28

Di come finirà la sfida vi diremo alla fine. Ora passiamo al comportamento delle Deda SL7, che in condizioni meteo così estreme si potrebbe pensare cha abbiano sofferte e si sono invece rivelate delle preziose alleate.

«Durante la preparazione – spiega Alessio – ho fatto le prove con tre tipologie di ruote. Le prime erano quelle di serie sulla bici, le DT Swiss da 30 in alluminio. Poi ho usato le Giant SLR2, con profilo differenziato. Infine le SL7. La differenza l’ho notata innanzitutto in discesa: i miei compagni dovevano pedalare per starmi dietro. Una volta che prendono velocità, le ruote vanno da sole. Sulle salite sono sufficientemente leggere da poterci fare tutto. E’ una ruota abbastanza universale. E anche con delle raffiche forti, una volta che… agganciano il vento e ci si è lancia, tutto sommato riesci a mantenere la velocità. In più ho fatto montare un tubeless da 28 che dà stabilità e comfort. Per la gara ho gonfiato a 5,30 e 5,80. Non c’erano curve tecniche o discese, Amburgo è piatto. Non serve un’aderenza particolare, serve essere veloci».

Amburgo, 1° giugno 2025: Alessio Parisi al traguardo in 10 ore 49’35” (foto sportograf.com)
Amburgo, 1° giugno 2025: Alessio Parisi al traguardo in 10 ore 49’35” (foto sportograf.com)

Effetto volano a 32 orari

Serve essere veloci, ma anche saper rilanciare bene nei giri di boa, dato che il percorso si svolgeva su un circuito da ripetere più volte. Racconta Parisi che rispetto alla lenticolare che aveva usato negli anni scorsi, in questo caso bastavano tre pedalate per rilanciar la bici: già a 32-33 chilometri all’ora si godeva dell’effetto volano, in cambio di appena un paio di watt in più da spendere nell’accelerazione e poi del loro calo una volta che la bici è lanciata.

Nella corsa, Parisi ha recuperato parecchi di quelli che lo avevano sopravanzato nel nuoto e poi in bici. La lezione secondo cui occorre usare la testa e non spendere tutto perché poi nella maratona conclusiva si paga un conto pesante ancora una volta è stata rispettata. E si può proprio dire che le Deda Sl7 abbiano svolto alacremente il loro servizio. Leggere, veloci, guidabili e comode: test superato a pieni voti. Lo provochiamo dicendogli che vorremmo vederlo all’opera in condizioni di asciutto. E lui con lo sguardo e qualche anticipazione butta lì che per settembre qualcosa potrebbe già bollire in pentola.

La Polti nella crono con un manubrio segreto

10.05.2025
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TIRANA (Albania) – L’ultimo giorno di allenamento alla vigilia della prima tappa, i corridori del Team Polti-VisitMalta l’hanno dedicato a un’uscita di due ore sulla bici da crono e sono stati forse gli unici. Hanno trovato una strada con l’asfalto decente e hanno fatto avanti e indietro fino a completare la distanza desiderata. Il dettaglio curioso prima che partissero era la presenza attorno alle loro biciclette di Fabio Guerini e Davide Guntri: gli uomini di Deda Elementi che dallo scorso inverno si è messa al lavoro per la squadra di Basso e Contador.

Casualmente, avevamo incontrato Guntri anche nel ritiro di dicembre della Polti a Oliva, quando la collaborazione con l’azienda cremonese era ancora da definire e ci fu proibito di fare foto. Oggi che il discorso è andato avanti e quella protesi manubrio è qui, il risultato sarà sotto gli occhi di tutti a partire dalle 13,54 quando Giovanni Lonardi scatterà dal blocco della crono.

Il Team Polti-VisitMalta è pronto per partire: siamo alla vigilia del via del Giro
Il Team Polti-VisitMalta è pronto per partire: siamo alla vigilia del via del Giro

Tester Maestri

La necessità della Polti era avere una protesi manubrio da crono personalizzata per ciascun corridore. Il risultato del lavoro ha il nome di Jet Hydro: è made in Italy, è in alluminio idroformato ed è stata sviluppata da Deda Elementi con la grande collaborazione di Mirco Maestri. Il corridore di Guastalla, che lo scorso anno conquistò l’oro europeo nel Mixed Relay, ha fatto da tester e con lui abbiamo raccolto una prima base di informazioni. Le regolazioni possibili riguardano l’inclinazione della torretta e delle protesi stesse, disponibili in due lunghezze, che possono essere registrate anche sul piano orizzontale e nell’avanzamento.

«Curando molto le crono negli ultimi due anni – spiega Maestri – ho notato che ci sono dettagli ormai fondamentali. Con questa nuova protesi, riusciamo ad avere comfort e aerodinamica. Sono andato tante volte in azienda e ci abbiamo lavorato insieme. Con Davide (Guntri, ndr) mi trovo benissimo e penso che abbiamo trovato la giusta soluzione per ogni tipo di atleta, dato che la protesi è adattabile a ogni tipo di braccia e avambracci. Ho parlato di comfort e prestazione perché ci sono crono che durano più di mezz’ora e restare in posizione diventa difficile. Quindi avere una protesi performante, ma anche comoda aiuta tanto».

Segmenti in alluminio idroformato: leggerezza e made in Italy: è la nuova Jet Hydro di Deda Elementi per il Team Polti
Segmenti in alluminio idroformato: leggerezza e made in Italy: è la nuova Jet Hydro di Deda Elementi per il Team Polti

Protesi su misura

Quando nel ritiro di dicembre del Team Polti assistemmo ai ragionamenti fra Guntri, i corridori e i meccanici, uno degli scogli più duri da superare sembrava la possibilità di stare con la protesi nei limiti delle misure imposte dall’UCI. Si ragionava sull’inclinazione della protesi che a sua volta incide sulla lunghezza. Sul tavolo c’erano tutti i pezzi che compongono Jet Hydro, a sua volta regolabile grazie a una serie di registri.

«E’ una protesi che viene fatta su misura – conferma Maestri – quindi riusciamo ad arrivare al limite per ciascun corridore. Sono percentuali di miglioramento che sembrano minime, ma su una performance di parecchi minuti aiutano parecchio. Io credo di aver trovato la posizione adeguata o quantomeno la migliore possibile per stare nei parametri. Sabato (oggi, ndr) farò la prima crono al massimo e poi anche la seconda. Ormai è diventata la mia specialità».

Guntri e Maestri si scambiano le ultime opinioni prima che l’emiliano parta per l’allenamento con il Team Polti
Guntri e Maestri si scambiano le ultime opinioni prima che l’emiliano parta per l’allenamento con il Team Polti

Alluminio vs carbonio

Il tempo di sistemare gli ultimi dettagli sulle Jet Hydro, poi Davide Guntri ci ha raggiunto. Dice Fabio Guerini che è stato lui a credere più di tutti nel progetto e se lo è portato avanti con convinzione e caparbietà.

«Il progetto è partito proprio da Oliva – annuisce Guntri – mentre Mirco (Maestri, ndr) è stato quello che ci ha dato i feedback per le ultime modifiche e lo sviluppo dei grip e dei poggia gomiti. L’esigenza di partenza era trovare un prodotto fatto totalmente in Italia, discostandoci dal produrre per forza ogni cosa in Oriente. Un prodotto italiano che fosse anche top di gamma. Volevamo far capire che non esiste solo il carbonio, ma c’è anche l’alluminio. E che l’alluminio può avere dei pesi molto contenuti perché i tubi con cui sono fatte le protesi sono idroformati e li facciamo noi in casa.

«Penso che siamo l’unica azienda in Italia che idroforma i tubi e Polti ci sta dando una grande mano per andare avanti. Questo è un grosso progetto. Sono idroformature di due lunghezze differenti. Abbiamo le stesse lunghezze della Jet, cioè la S e la M. In questo caso abbiamo la Jet Hydro S e la M. I pad e i grip sono totalmente fatti da noi in stampa 3D, quindi customizzati per ogni corridore. Ecco il grande vantaggio di questa protesi».

I pad e i grip del Jet Hydro per il Team Polti sono stampati in 3D nella sede di Deda Elementi
I pad e i grip del Jet Hydro per il Team Polti sono stampati in 3D nella sede di Deda Elementi

Solo su misura

Mentre i corridori si allontanavano, il discorso è andato avanti tornando proprio al tema delle misure UCI che tanto hanno dato da lavorare ai tecnici di Deda e ai biomeccanici della Polti-VisitMalta.

«Riusciamo a stare dentro tutte le misure – spiega Guntri – perché le sviluppiamo noi. Prendiamo la misura della vecchia bici e della vecchia posizione e con un programma creato in azienda con Stefano Rossi, il nostro disegnatore, sviluppiamo anche l’angolo della torretta. Potrebbe essere di 15-20-25-30 gradi, in modo da sfruttare l’angolo maggiore che il corridore può utilizzare nella sua categoria. Le torrette sono in alluminio, un pezzo unico. La nostra paura era quella che, avendo delle torrette abbastanza alte, potessero svettare nel punto superiore, perché quando vai a crono tiri molto con l’esterno. Invece Mirko ci ha detto che era tutto a posto. E così siamo partiti, spingendo forte sull’alluminio».

Ultime regolazioni prima dell’allenamento che serve anche a trovare il feeling con la bici da crono
Ultime regolazioni prima dell’allenamento che serve anche a trovare il feeling con la bici da crono

Lo bisbigliano e non fanno nomi. Pare che una squadra WorldTour si sia mostrata interessata a Jet Hydro e abbia chiesto di provarlo. Se andasse in porto, Deda Elementi potrebbe anche prendere in considerazione di creare delle protesi fisse, senza possibilità di regolazione: su misura per ciascun corridore. Fisse, una volta trovato il giusto assetto.

Deda e Decathlon-AG2R La Mondiale di nuovo insieme

10.01.2024
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L’ufficializzazione della partnership fra Decathlon e AG2R La Mondiale, uno dei team “storici” del ciclismo internazionale, ha rappresentato una delle notizie di maggiore interesse che hanno animato gli ultimi giorni del 2023. Oltre a rappresentare il ritorno in grande stile nel WorldTour del marchio Decathlon, la collaborazione con il team che fino al 2023 era AG2R La Mondiale segna il debutto nel ciclismo di alto livello di Van Rysel, marchio strettamente legato alla realtà commerciale francese.

Nei giorni scorsi abbiamo avuto modo di farci raccontare da Andrea Vendrame, unico italiano della formazione transalpina, le prime impressioni sulla Van Rysel in dotazione al team. Si è parlato della bici ma anche della nuova componentistica. La nostra intervista si è conclusa con un’anticipazione relativa al manubrio: «Stiamo perfezionando tutto – ha dichiarato Vendrame – a breve avrò un test da fare sul manubrio. Studieremo la mia impugnatura e il manubrio verrà adattato alla mia mano, per rendere la presa più salda negli sprint».

Il manubrio in questione sarà realizzato da Deda Elementi ed è il VR Combo (qui in foto)
Il manubrio in questione sarà realizzato da Deda Elementi ed è il VR Combo (qui in foto)

Una lunga storia

La collaborazione fra Deda Elementi e la squadra francese non rappresenta una novità. Per la quarta volta nella sua lunga storia, la formazione transalpina potrà contare sulla qualità dei prodotti firmati Deda.

La prima collaborazione risale al 2000 e durò fino al 2007. In quel periodo Decathlon fornì al Team AG2R biciclette realizzate a mano in Italia con tubi in alluminio Dedacciai e componenti Deda Elementi. Proprio in quegli anni arrivarono diversi successi di tappa al Giro, alla Vuelta e soprattutto nella corsa di casa, il Tour de France. Successivamente si sono registrate collaborazioni fra Deda e AG2R La Mondiale fra il 2010 e il 2012 e fra il 2019 e il 2020. 

Gianluca Cattaneo direttore commerciale di Deda Elementi
Gianluca Cattaneo direttore commerciale di Deda Elementi

Il meglio della componentistica Deda

Oggi questa partnership si rinnova e in un certo senso si rafforza. Deda metterà a disposizione della formazione francese le estensioni da crono Jet2, ma soprattutto un manubrio integrato sviluppato appositamente per le biciclette Van Rysel in dotazione al team.

Gianluca Cattaneo, Direttore Commerciale di Deda Elementi, si è espresso con queste parole a proposito del ritorno della collaborazione fra la sua azienda e AG2R La Mondiale.

«Sono molto orgoglioso – dice – di annunciare Deda come fornitore ufficiale dei componenti del nuovo team Decathlon-AG2R La Mondiale. Non è la prima volta che supportiamo il team nella sua lunga storia, anzi questa è la quarta. Il nuovo manubrio integrato VR Combo soddisfa i più alti requisiti tecnici in termini di prestazioni aerodinamiche e rapporto rigidità/peso. Ed è il risultato di una stretta collaborazione tra gli ingegneri Van Rysel e Deda. La decisione di Van Rysel riconosce l’esperienza e la capacità di Deda di offrire un prodotto tecnico di alto livello che soddisfi gli standard più elevati. Deda aiuterà la squadra anche nella ricerca della prestazione nelle cronometro fornendo estensioni Jet e sviluppando prodotti su misura per i leader del team. Non potremmo essere più felici per una partnership che vede unire il nostro marchio a quello di un team che condivide la nostra passione per l’innovazione, la qualità e l’amore per il ciclismo». 

Oltre a supportare la prima squadra Deda fornirà i propri prodotti al Decathlon-AG2R La Mondiale Continental e alla formazione Under 19. Tutto ciò rientra in un processo di rafforzamento della collaborazione fra Deda e Decathlon avente ad oggetto bici strada, triathlon e gravel.

Ricordiamo che nel 2024 Deda sarà presente in gruppo come partner dei seguenti team: Novo Nordisk, Flanders Baloise e BePink. Di prestigio anche la presenza nel mondo del ciclocross con le collaborazioni attualmente in corso con Pauwels Bingoal, Crelan Corendon e Crossfire.

Deda

Luce posteriore? Con Deda si aggancia facilmente

05.12.2023
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Arriva da Deda Elementi la soluzione per attaccare la luce posteriore alla vostra sella. Quante volte è capitato di non saper come agganciarla? Oppure di non essere sicuri sulla tenuta? L’azienda cremasca ha risolto alla radice questo problema con una soluzione tanto facile quanto utile. Nasce così Staffa, ideale per il montaggio della luce posteriore, un accessorio progettato per integrarsi perfettamente con i reggisella realizzati da Deda stessa (ad eccezione del modello Zero). 

L’attacco di Deda è compatibile con le luci radar Garmin Varia e Bryton Gardia
L’attacco di Deda è compatibile con le luci radar Garmin Varia e Bryton Gardia

Radar

Questo comodo kit di Deda Elementi può essere usato per agganciare una luce posteriore di tipo radar. Più precisamente come i modelli Garmin Varia e Bryton Gardia. Oppure si può usarla per una luce a dinamo, in questo caso la si attacca utilizzando l’aggancio per GoPro. Permette l’integrazione del cavo elettrico della luce a dinamo o luce per e-bike con un reggisella Superzero & Zero100. Il passaggio cavo elettrico è interno nel reggisella.

I reggisella compatibili con questo sistema sono: Superleggero, Superzero, Zero100, Zero2, Zero1, Cross, Peak. Staffa è compatibile anche con reggisella di altri produttori, a patto che il morsetto inferiore sia di tipo “culla” con la sede di diametro 28 millimetri e larghezza da 25 a 30 millimetri.

Informazioni aggiuntive

Staffa di Deda Elementi presenta finiture nere con un peso super contenuto: solamente 45 grammi. I modelli compatibili di luci radar che si possono agganciare sono: Garmin Varia RTL515 e Varia RVR315, Bryton Gardia R300L, Magene L508 e Magicshine Seemee 508

Procedure di installazione:

  1. Sostituire la culla inferiore originale del reggisella con quella inclusa nel kit. 
  2. Posizionare correttamente il supporto GoPro.
  3. Posizionare la sella e verificare che i binari della sella blocchino in modo sicuro il supporto GoPro.
  4. Installare il supporto luce assicurandolo con la vite e dado forniti.
  5. Installare l’inserto relativo alla propria luce assicurandolo con le relative viti. 
  6. Una volta fissata correttamente la sella, verificare che l’inserto GoPro sia completamente vincolato senza gioco.

Deda Elementi

La “casa” di Deda si veste di sostenibilità

30.11.2023
4 min
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Il marchio Deda è da sempre sinonimo di componenti di alta qualità. Solo per fare un esempio, basta citare il manubrio integrato Alanera, in grado di accompagnare nei loro successi tantissimi campioni. Un nome fra tutti: Tadej Pogacar. Il fuoriclasse sloveno ha infatti vinto il suo primo Tour de France stringendo fra le mani una Alanera.

L’integrato Alanera di Deda, con le leve in linea al manubrio
L’integrato Alanera di Deda, con le leve in linea al manubrio

Non solo prodotto

Da decenni l’azienda lombarda sviluppa, produce e commercializza prodotti destinati non solo al ciclismo, ma più in generale al mondo sportivo. In Dedaindustrie sono sempre più convinti che la mission di un’azienda non debba limitarsi al solo sviluppo e alla successiva produzione di prodotti destinati a chi pratica una attività sportiva. E’ infatti necessario mettere in atto azioni importanti e significative sul fronte ecologico e dell’impatto ambientale, associate al futuro dello sviluppo economico di ogni azienda.

Proprio per questo l’azienda lombarda ha deciso di intraprendere una serie di iniziative che hanno come scopo quello di ridurre il proprio impatto sull’ambiente e nello stesso rendere la propria sede di Campagnola Cremasca, situata nel cuore della Pianura Padana, sempre più autosufficiente a livello energetico.

Deda Elementi non cura solamente lo sviluppo e la realizzazione dei propri prodotti
Deda Elementi non cura solamente lo sviluppo e la realizzazione dei propri prodotti

Attenzione alle foreste

In casa Dedaindustrie è stata recentemente messa in atto una serie di azioni finalizzate ad aumentare la quantità di packaging realizzato con certificazione FSC e FSC misto. L’obiettivo che si vuole raggiungere è quello del 100% di packaging certificato FSC entro la fine del 2023. Ricordiamo a tal proposito che il Forest Stewardship Council (FSC) è una ONG internazionale senza scopo di lucro che ha dato vita ad un sistema di certificazione forestale riconosciuto a livello internazionale. La certificazione ha come scopo la corretta gestione forestale e la tracciabilità dei prodotti derivati. La presenza del logo di FSC garantisce che un prodotto è stato realizzato con materie prime derivanti da foreste correttamente gestite secondo i principi dei seguenti due principali standard: gestione forestale e catena di custodia.

Contestualmente in Dedandustrie si sta procedendo a sostituire progressivamente il packaging in plastica con carta a più basso impatto ecologico. Il ricordo alla plastica sarà inoltre limitato all’utilizzo di materiale rigenerato. L’obiettivo dell’azienda è di ridurre del 50% l’impiego di plastica entro il 2025 e essere plastic-free nel 2030.

Deda cura la sostenibilità ambientale con l’installazione di un impianto fotovoltaico di ultima generazione di 3.000 mq
Deda cura la sostenibilità ambientale con l’installazione di un impianto fotovoltaico di ultima generazione di 3.000 mq

Ecco il fotovoltaico

Fra le azioni messe in atto da Dedandustrie sul fronte ecologico e dell’impatto ambientale, rientra un’iniziativa che sta interessando le sedi operative del gruppo Dedaindustrie, Deda Elementi e Dedacciai. Queste ultime verranno dotate progressivamente di impianti fotovoltaici per un potenza totale installata di 175 kW. 

L’approvvigionamento energetico è un tema di primaria importanza. Proprio per questo è stato avviato un progetto che ha visto l’installazione di un primo impianto fotovoltaico di ultima generazione di 3.000 mq già installato. Ad esso se ne aggiungerà un secondo di 2.000 mq entro il 2024. L’impianto garantirà una produzione annuale di 190.000 kWh in grado di coprire il 65% del fabbisogno aziendale. Si stima che in 25 anni Dedaindustrie eviterà l’emissione di 1.151 tonnellate di CO2.

Chiudiamo con un pensiero sul tema da parte dell’azienda lombarda: «Si tratta di un progetto ambizioso e significativo – dichiarano da Dedaindustrie – l’impianto di 3.000 mq già installato e in grado di produrre 190.000 kWh all’anno, è un ottimo punto di partenza. L’aggiunta di ulteriori 2.000 mq rappresenterà un passo significativo verso l’autosufficienza energetica, riducendo la dipendenza dalle fonti tradizionali e contribuendo alla sostenibilità dell’ambiente. Il nostro settore di produzione e commercio inoltre è strettamente legato all’ambiente ed al benessere, dunque come azienda ci sentiamo doppiamente responsabilizzati sulla tematica».

Deda