Borgo Molino, il difficile equilibrio tra vittorie e futuro

16.06.2022
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Quali ingredienti servono per comporre uno junior, affinché da grande diventi un grande corridore? E’ la domanda che ci si pone da tempo davanti alle differenze spesso imbarazzanti in ambito under 23 fra i nostri e gli altri. E se è vero che all’estero probabilmente si hanno altre libertà, come denunciato da Oldani al Giro d’Italia, il dubbio che qualcosa in Italia manchi nella formazione in certi giorni ti assale. Sarebbe sbagliato cercare tracce di Evenepoel in ogni ragazzino, ma è interessante chiedersi in che modo crescano i nostri futuri professionisti. E così un sondaggio abbiamo ritenuto di farlo con Cristian Pavanello, diesse della Borgo Molino: la squadra che negli ultimi mesi ha mandato Pinarello direttamente fra i pro’ e corridori come Bruttomesso e Ursella alla Zalf e alla DSM. Eppure fra i tecnici degli U23 c’è chi dice che nel team di Ormelle, in provincia di Treviso, si guardi più al risultato immediato che al lungo termine.

«Sono un tecnico vincente – dice Pavanello, fratello di Luca che fu professionista con la Aki-Gipiemme e per quattro anni a sua volta dilettante, tra la Zalf Fior e la Bata-Moser – e alle corse si va per vincere. Non perché abbiamo bisogno di fare punti, ma perché la vittoria è quello che ripaga i ragazzi dei loro sforzi. Abbiamo vinto con 6-7 corridori diversi, se invece badassimo davvero alla quantità, punteremmo su quelli che danno più garanzie e metteremmo gli altri a tirare. Facciamo tutte le internazionali che ci sono in Italia e abbiamo in programma di fare una trasferta all’estero. Ma i ragazzi hanno la scuola e poi lo stage. Poi c’è la nazionale. Non è semplice trovare il tempo».

Cristian Pavanello è stato dilettante e guida gli juniores della Borgo Molino (foto photors.it)
Cristian Pavanello è stato dilettante e guida gli juniores della Borgo Molino (foto photors.it)
Critiche rispedite al mittente?

Una cosa che mi fa pensare di essere sulla strada giusta è che i nostri ragazzi vengono ricercati da tante squadre. I risultati confermano il buon lavoro che facciamo. Alcuni si confermano e alcuni chiaramente si perdono, magari anche ragazzi da cui ci aspettavamo tanto, ma questo succede a tutti. Secondo me se qualcuno si lamenta, è semmai perché i nostri ragazzi non vanno con loro.

Oggi si passa da juniores a continental e sei già fra i pro’: avete cambiato qualcosa nella gestione?

Non abbiamo cambiato niente, per fare certi numeri serve materiale umano buono. Sapremo fra 4-5 anni se questa tendenza a passare così giovani darà buoni frutti.

Alla Coppa Montes, un bel gap fra Mees Viot e Romet Pajur del Team Auto Eder e Matteo Scalco (foto photors.it)
Alla Coppa Montes, un bel gap fra Mees Viot e Romet Pajur del Team Auto Eder e Matteo Scalco (foto photors.it)
Ci sono squadre come la Auto Eder e la FDJ capaci di prestazioni piuttosto consistenti…

Li preparano per il salto tra i pro’. I nostri hanno altre mentalità, alcuni si sviluppano a 23 anni. Il nostro Pinarello è passato direttamente tra i pro’, ma sta facendo attività U23 e ha i suoi tempi. Sta facendo il Giro d’Italia U23 da primo anno, mi sembra normale che trovi difficoltà. Bruttomesso invece ha vinto subito. Ognuno ha la sua strada. Ci sono stati ragazzini che a livello juniores dominavano e poi sono spariti. E’ meglio così? I migliori dei nostri non saranno al livello dei 4-5 che dominano a livello mondiale, ma hanno mantenuto le loro caratteristiche e vanno bene. Noi lavoriamo su più fronti.

Più specialità?

Facciamo strada, pista e cross. Delle Vedove è un velocista, ma ha fatto anche corse dure come la Tre Valli e la Piccola San Geo e adesso ha vinto i tricolori in pista.

Però al Giro U23 si vedono differenze notevoli.

Chi sta dominando al Giro ha fatto attività con le WorldTour: è giusto? Il nostro modo di lavorare ha dato e dà buoni frutti, ma non si può usare come paragone Evenepoel e pretendere che tutti seguano lo stesso cammino.

Qualcuno dice che la società italiana non produce ragazzi capaci di sacrificarsi davvero.

Non penso che sia così. Si criticano ragazzi che semplicemente fanno un percorso diverso. Non so se i ragazzi della Auto Eder vadano a scuola e non so quanti di loro diventeranno campioni. Credo sia tutto da analizzare bene, senza fermarsi al risultato immediato. Sono nella categoria da 25 anni, abbastanza per capire che Nibali non ne nasce uno ogni anno. Piuttosto faccio io una domanda…

Alla Coppa Montes, l’arrivo di Novak (foto photors.it)
Alla Coppa Montes, l’arrivo di Novak (foto photors.it)
Vai.

Quanti corridori si perdono perché non trovano squadra? Nelle WorldTour straniere fanno correre i loro. La Ineos prende Ganna perché vince e si porta via Cioni, uno dei migliori allenatori in circolazione. In ogni squadra WorldTour c’è almeno un tecnico italiano, si fa tanto parlare, ma qui non c’è una grande squadra che possa insegnare ai ragazzini a diventare corridori. Se hai la struttura, nella quantità trovi la qualità. Invece siamo penalizzati fortemente dalla mancanza di squadre e da quello che Oldani ha detto chiaramente.

Andare all’estero a fare una corsa a tappe non li farebbe crescere?

Come società, la sola cosa che conta è avere ragazzi che continuano, non solo quelli che vincono. Abbiamo fatto per anni il Trofeo Karlsberg, ma ormai è nella Nation’s Cup e si fa solo per nazionali. Non c’è più questa grande quantità di corse all’estero, come qua non ci sono più il Giro di Basilicata, quello di Toscana o quello del Friuli, che è stato annullato e che erano ottime occasioni di crescita. E poi c’è da fare i conti col budget, il momento è noto e andare all’estero ti costa 6-7 mila euro che non sono facili da spendere. E poi un’altra cosa…

Matteo de Monte vince così la Coppa Fratelli granzotto (foto photors.it)
Matteo de Monte vince così la Coppa Fratelli granzotto (foto photors.it)
Quale?

Va bene fare il confronto con le squadre che vengono da fuori a dominare in Italia, ma io non ce la faccio a vedere degli juniores che fanno i professionisti a 17-18 anni. Ci sono già tanti ragazzi in difficoltà  in giro, mi dispiacerebbe impedirgli di andare a scuola, privandoli di un futuro se il ciclismo non dovesse andar bene.

Pavoncelli 2022

Il poker della Borgo Molino, che comincia a raccogliere i frutti

19.04.2022
4 min
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Nel fiume di gare fra juniores e under 23 che si stanno disputando in queste settimane, una ha lasciato decisamente il segno. Al 22° Gran Premio Salumificio Pavoncelli, classica del calendario junior a Santa Lucia di Pescantina (VR) la Borgo Molino Rinascita Ormelle ha piazzato primo Marco Di Bernardo, secondo Matteo Scalco (i due nella foto di aperura Scanferla), terzo Alessio Delle Vedove e quarto Matteo De Monte. Un poker che ha lasciato attoniti, schiacciato la concorrenza e che non è arrivato per un caso, ma è il frutto di un grande lavoro di base.

A distanza di qualche giorno, nella voce del diesse Christian Pavanello c’è ancora traccia di quelle emozioni vissute in Veneto. «Abbiamo cercato di costruire la vittoria, certo non pensavamo che arrivasse in maniera tanto eclatante, ma avevamo impostato il treno considerando la curva che c’era a 500 metri dal traguardo. Lì si è formato un buco e i primi due si sono potuti avvantaggiare, gli altri hanno comunque continuato a sprintare. Così è nato questo bellissimo poker».

Borgo Molino 2022
Il gruppo della Borgo Molino: Pavanello è il terzo in piedi da sinistra
Borgo Molino 2022
Il gruppo della Borgo Molino: Pavanello è il primo in piedi da sinistra
E’ la classica ciliegina sulla torta di un ottimo inizio di stagione…

E’ la nostra quarta vittoria nel 2022, sta davvero funzionando tutto. Venivamo da una bella annata, ma si sa che quando le cose funzionano è difficile ripetersi, partire allo stesso livello non è scontato.

Quanti corridori fanno parte del vostro roster?

Ne abbiamo 14, di cui 8 sono al secondo anno. Non sono tutti dello stesso livello, io dico che almeno 5 sono pronti a passare di categoria. Su questo mi preme fare un ragionamento: compito di un diesse è anche capire se a quest’età è giusto insistere o è meglio dedicarsi allo studio e cercare altre strade. Io devo essere sincero, non illudere i ragazzi. Qualcuno ha tutto per continuare, altri no.

Te la senti di fare qualche nome?

Delle Vedove è davvero un corridore completo, veloce quanto basta ma adatto a qualsiasi tipo di percorso e può dire la sua. Poi Vladimir Milosevic ha sicuramente delle qualità, anche lui può far bene su vari tracciati, soprattutto quelli duri. Giovanni Cuccarolo è un ragazzo di talento che può emergere, ma nel complesso ce ne sono che fanno ben sperare. Noi non possiamo far altro che accompagnarli verso il grande salto, ma senza mentire, per il loro bene.

Delle Vedove 2022
Delle Vedove a suon di risultati si è guadagnato la maglia azzurra per la Roubaix (foto Scanferla)
Delle Vedove 2022
Delle Vedove a suon di risultati si è guadagnato la maglia azzurra per la Roubaix (foto Scanferla)
Una scelta coraggiosa, in un ciclismo nel quale tutti guardano ormai proprio alla vostra categoria come serbatoio diretto per il professionismo…

Se hai doti e mentalità è giusto insistere, altrimenti ti fai solo del male, questo insegno ai ragazzi. E’ un’età delicata, dove non bisogna mai dimenticare che c’è prima la scuola, che non deve mai essere trascurata e per molti deve rimanere la strada primaria. Non tutti possono essere all’altezza.

Questo discorso però coinvolge anche il mondo dei procuratori, che fanno il loro interesse cercando di piazzare più corridori possibile.

Non la vedrei in maniera così negativa. La figura del procuratore ormai è presente da anni nel nostro mondo, ne abbiamo anche nel nostro mondo giovanile, non dobbiamo escluderli, ma altrettanto non devono fare loro. Bisogna lavorare insieme, promettere mari e monti non conviene neanche a loro. C’è chi lavora bene, chi è al servizio dei ragazzi e chi invece fa solo i propri interessi, ma sono sicuro che a lungo andare non durerà…

Cuccarolo 2022
Giovanni Cuccarolo, uno dei più promettenti del team trevigiano (foto Scanferla)
Cuccarolo 2022
Giovanni Cuccarolo, uno dei più promettenti del team trevigiano (foto Scanferla)
Avete anche una società allievi, che tra l’altro ha ottenuto un importante successo nella stessa giornata di Pescantina…

Sì, sono 9 ragazzi del nostro vivaio. Noi collaboriamo poi con alcune società del territorio, diamo loro anche un sostegno per l’attività, in questo modo il movimento cresce nella maniera giusta. Le due nostre società sono dello stesso gruppo, ma chiaramente sono distaccate nella loro gestione e nella loro attività, come anche nella concezione stessa di essa.

In che senso?

Fra gli allievi si coniuga l’agonismo con quello che è e resta ancora uno strumento di divertimento. Si danno ai ragazzini gli erudimenti per poi fare l’attività fra gli juniores. Il fatto è che rispetto ai miei tempi si è accorciato tutto, già da junior ti trovi di fronte al bivio se proseguirai la tua attività in maniera professionale o come amatore. E sinceramente mi pare un po’ presto.

EDITORIALE / Pinarello, la residenza estera e i nostri dubbi

03.01.2022
6 min
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Bisognerebbe fare un po’ d’ordine, fra articoli, voci, post, commenti e tutto quello di cui si compone oggi una notizia. E non è detto che pur facendolo, si riesca a venirne a capo. L’argomento del contendere degli ultimi tre mesi, prima sotto traccia e poi alla luce del sole quando tutti se ne sono accorti, è il passaggio al professionismo di Alessandro Pinarello e Giulio Pellizzari dalla categoria juniores alla Bardiani-CSF-Faizanè.

E il punto non è stabilire se la scelta sia giusta o sbagliata: non spetta a noi. Il punto è analizzare le varie voci e cercare di capire se il tutto sarà a vantaggio degli atleti e del ciclismo italiano. E se non debba essere l’UCI a stabilire le regole, evitando che ognuno se le faccia da sé.

Pinarello, al centro fra Oioli e Martinez, è stato terzo al Lunigiana
Pinarello, al centro fra Oioli e Martinez, è stato terzo al Lunigiana

L’odiata regola

Il regolamento tecnico italiano, che sarà pure obsoleto come è stato da poco definito dallo stesso Pinarello, prevede all’articolo 3 che regola il passaggio al professionismo, che si debbano prima trascorrere due anni fra gli under 23. La regola nasce dalla necessità di tutelare lo sviluppo fisiologico degli atleti, che potrebbero non essere pronti per il salto nel professionismo. I calciatori debuttano in serie A a 16 anni, ma non parliamo dello stesso sport.

Per aggirare la norma, come era nell’aria da qualche settimana, Pinarello ha infine deciso di prendere la residenza all’estero, tesserandosi quindi con un’altra federazione e ottenendo di conseguenza il diritto di diventare professionista.

Tiberi è passato dopo un solo anno da U23, per lui è stata prevista una deroga
Tiberi è passato dopo un solo anno da U23, per lui è stata prevista una deroga

Le deroghe del passato

Siamo sicuri però che il vero punto sia il diritto di Pinarello ad avere un lavoro o piuttosto non sia la somma di interessi diversi? Pinarello e la sua famiglia avrebbero messo in moto questo meccanismo se avessero deciso in autonomia o consigliati dai tecnici di Alessandro?

«La situazione ha preso una piega diversa dall’incidente di Johny Carera- spiega Cristian Pavanello, diesse di Pinarello fino allo scorso anno – perché credo che lui avrebbe cercato una mediazione. Comunque il punto non è questo. La Bardiani ha creato un team U23 cui far correre solo gare internazionali. Il problema è che in Italia ce ne sarà in tutto una quindicina. Poi so che si parlava di un accordo con la Federazione per fare anche le nazionali, ma a quanto dicono ci sono parecchie squadre contrarie e l’accordo rischia di non farsi. E chissà come sarà dopo l’episodio della residenza all’estero.

«Capisco che Cazzaniga (vicepresidente Fci, ndr) difenda il regolamento sulle continental che ha scritto lui, però per Tiberi e Piccolo hanno firmato delle deroghe. E anche il discorso di chiudere la nazionale a chi ha la residenza all’estero… Bisogna che Bennati torni ad allenarsi, perché i suoi sono tutti fuori dall’Italia».

Evenepoel e le sue vittorie da junior sono un’eccezione, che però sta guastando il mercato
Evenepoel e le sue vittorie da junior sono un’eccezione, che però sta guastando il mercato

Lo scoglio del diploma

Pinarello ha dichiarato a Carlo Malvestio che la soluzione della residenza estera e del domicilio italiano gli permetterà di diplomarsi all’Istituto Agrario, cui tiene molto.

Il problema della scuola è uno dei più ricorrenti, quando un corridore esce dagli juniores e approda fra gli U23, al punto che i più iniziano a correre in modo serio dopo gli esami, quindi a partire da luglio. Anni addietro, si discusse addirittura di introdurre il terzo anno fra gli juniores, in cui i ragazzi avrebbero potuto concludere la scuola per poi assorbire al meglio il passaggio di categoria. Andare a correre fra i dilettanti veniva e viene considerato un bel salto, cosa si può dire di quello fra gli juniores e i professionisti?

Come Pinarello, anche lo spagnolo Bonilla arriva alla Bardiani dagli juniores
Come Pinarello, anche lo spagnolo Bonilla arriva alla Bardiani dagli juniores

Il tempo giusto

«Il ragazzo è forte – prosegue il diesse della Borgo Molino – è uno dei migliori talenti e ha il carattere giusto, ma dipende dal calendario che farà. Perché se non può correre in Italia, la Bardiani dovrà andare all’estero e questo significa budget in più. C’erano altre squadre che lo volevano, dalla Colpack alla Zalf che li avrebbe presi tutti e quattro. Di certo fa una scuola impegnativa, il Ciarletti Enologia di Conegliano, e avrà bisogno di essere aspettato.

«Penso a Portello, che corre alla Zalf. Lui combatte col peso e nonostante questo, ha vinto due corse. Sono andati a cercarlo dicendo che volevano fargli fare uno stage. Ma se uno ha bisogno di maturare e crescere, buttarlo tra i pro’ rischia di essere una mazzata e lo bruci. Spero che la Bardiani avrà il tempo di aspettarli per il tempo che serve. La Mapei giovani tirò fuori dei campioni, ma lavorò con loro per 4-5 anni. Ho fiducia in Pinarello, mi dispiacerebbe che non avesse il tempo necessario».

De Pretto ha debuttato con la Beltrami a Larciano poi al Coppi e Bartali: troppo per un primo anno. Ora è alla Zalf
De Pretto ha debuttato a Larciano poi al Coppi e Bartali: troppo per un primo anno. Ora è alla Zalf

Le continental disinvolte

E’ vero un altro punto: è sbagliato allo stesso modo prendere un U23 di primo anno, inserirlo in una continental e poi farlo debuttare nel professionismo. Ma se l’attività U23 della continental è svolta con l’obiettivo di far crescere gli atleti, ai ragazzi di primo anno viene riservata un’attività all’altezza delle loro esigenze: scolastiche e fisiologiche.

E forse proprio sulle esigenze dei corridori bisognerebbe calibrare l’offerta formativa, visto che di lavoro si tratta. Fare due anni negli under 23, uno dei quali con la maturità, permette di crescere. Puoi svolgere attività internazionale con la squadra e con la nazionale, crescere e passare professionista con argomenti più solidi. Fare due anni da professionista, uno dei quali con la maturità e magari poche corse, è un grosso punto interrogativo. Perché se qualcosa non gira per il verso giusto, resti a piedi.

Come Pinarello, anche Pellizzari (a destra) alla vigilia del passaggio diretto dagli juniores (foto Scanferla)
Come Pinarello, anche Pellizzari alla vigilia del passaggio dagli juniores (foto Scanferla)

Università e liceo

Il bello e insieme il brutto di questa situazione è che non esistono punti fermi. Fra 10 anni potremo plaudire all’idea dei Reverberi o stigmatizzarla.

«Con i nostri ragazzi – chiude Pavanello – si pensa di fare anche un paio di trasferte all’estero, per dargli qualche strumento di crescita in più, non per farli andare più forte. Fisicamente sono ancora giovani e se abbiamo ottenuto risultati è perché abbiamo avuto ragazzi di talento. Quanti juniores hanno vinto l’europeo con nove minuti sul secondo? Solo Evenepoel, vogliamo capire che è un’eccezione? Ma di fatto con gli juniores stiamo diventando la categoria di passaggio. Come mandare all’Università, quelli in età da liceo».

In attesa di capire se anche Pellizzari deciderà di prendere la residenza all’estero, impacchettiamo i nostri dubbi e ci prepariamo per la stagione. A volte per cambiare una regola, c’è bisogno di dimostrare che è sbagliata. Forse aggirarla non è la soluzione migliore. Salvoldi con gli juniores avrà davvero il suo bel da fare. Mentre dovrebbe essere l’UCI una volta per tutte a stabilire i criteri del passaggio.