Ora degli juniores parlano i tecnici regionali

14.09.2021
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Ormai il tema legato agli juniores è “il” dibattito di questo periodo. L’epilogo dell’Europeo con le dichiarazioni al vetriolo di De Candido è stato solo l’ultima goccia di un tema che era sul tavolo e che anzi su queste pagine avevamo sottolineato in tempi non sospetti, quasi presagendo quel che stava per avvenire. Ne abbiamo parlato con molti diesse, ma come la pensano i responsabili di categoria in seno ai comitati regionali?

Le rappresentative regionali juniores hanno due sole occasioni per essere selezionate: Campionati Italiani e Giro della Lunigiana e sicuramente, tastando il polso nell’ambiente, è un po’ poco. Molte società sarebbero anche disponibili per un’attività più corposa, sempre nel segno del dialogo: «Una volta si avevano più occasioni – sottolinea Salvatore Balestriere responsabile della Campania – dal 2019 c’è stato un regresso, un po’ per il Covid, ma anche per la mancanza di occasioni. Noi facciamo un incontro iniziale con tutte le società per tracciare un programma condiviso, che coinvolge le principali prove del calendario».

Tricolori juniores 2017
Il calendario italiano prevede due sole sfide per rappresentative regionali, ai Tricolori e al Lunigiana. Poco in confronto ad altre specialità ciclistiche
Tricolori juniores 2017
Il calendario italiano prevede due sole sfide per rappresentative regionali, ai Tricolori e al Lunigiana. Poco in confronto ad altre specialità ciclistiche

Con Evenepoel è cambiato tutto

«Noi abbiamo insistito e ottenuto una trasferta anche alla Strade Bianche – gli fa eco Christian Murro per il Friuli – siamo una regione piccola. Questo ci aiuta nel trovare maggiori occasioni d’incontro, in sintonia con il responsabile della pista Buttazzoni».

«Seguendo tutte le corse in Toscana posso mantenere forti legami – afferma Alessio Lazzeri – e siamo riusciti a fare un paio di uscite prima dei tricolori, ma resta comunque poco in base a quel che si potrebbe fare. Ad esempio stiamo pensando a uno stage invernale per juniores, tra gennaio e febbraio con una decina di elementi ai quali far fare anche pista e offroad, per verificare anche le loro capacità a 360°».

Molti sono nell’ambiente juniores da anni, eppure la sempre più precoce ricerca del massimo risultato ha messo spalle al muro molti tecnici.

«Abbiamo a che fare con team gestiti come quelli dei professionisti – dice Stefano Vitellozzi delle Marche non senza rammarico – così ti ritrovi team che vanno continuamente in ritiro a Livigno. D’altronde non è un tema solo italiano, all’estero ragionano così e vincono e quindi molti vogliono fare lo stesso. Evenepoel ha cambiato tutto, i team cercano il campione in erba, che vince subito. Risultato? Da un momento all’altro il ragazzino che gareggiava con i pari età si ritrova a fare il Laigueglia con i big. Giusto? Sbagliato? Lo dirà il tempo…».

Remco Evenepoel, qui vincitore ai Mondiali junior 2018, con il suo immediato ingaggio alla Deceuninck ha scardinato il sistema
Remco Evenepoel, qui vincitore ai Mondiali junior 2018, con il suo immediato ingaggio alla Deceuninck ha scardinato il sistema

E se gli Under 23 sparissero?

«Non è solo il caso di Evenepoel – ribatte Lazzeri – quando ti trovi un ragazzo di 24 anni che ha già due Tour, nessuno pensa che quello stesso ragazzo già a 18 anni aveva un patrimonio atletico fuori del comune, si cerca lo stesso. Oggi il ciclismo è uno sport a parte, dove si vuole tutto e subito. Anche nel calcio i migliori talenti juniores fanno la loro gavetta nelle serie minori, qui invece non si attende. Poco importa che a 25 anni saranno corridori spremuti, ce ne saranno altri al loro posto. Andrebbe anche bene, se si considerasse chi matura dopo e magari vincerà a 28 anni e oltre. A questi invece non si dà tempo e si rischia di farli smettere prima».

Stefano Sartori, responsabile per il Trentino, è anche più pessimista: «Di questo passo la categoria U23 andrà a sparire e tanti ragazzi lasceranno e penseranno a trovarsi un lavoro quando invece avrebbero chance per fare bene per un po’ d’anni e mettere da parte qualcosa. Noi parliamo degli juniores, ma a livello inferiore la situazione è ancora più grave, trovi allievi che fanno 6 allenamenti settimanali quando una decina di anni fa si arrivava a 3. Se non vinci da allievo già fatichi a trovare posto in un team junior e così via. Bisognerebbe darsi tutti una ridimensionata…».

Oioli con il vincitore Martinez al Giro della Lunigiana: all’estero è caccia aperta al talento precoce
Oioli con il vincitore Martinez al Giro della Lunigiana: all’estero è caccia aperta al talento precoce

La difficile coesistenza con lo studio

Qualcuno però mette in evidenza un aspetto spesso dimenticato: parliamo di ragazzi ancora in età scolare.

«Io infatti dico da tempo che servirebbe un anno in più per la categoria – riprende Balestrieri – perché molti sono alle prese con la Maturità, le gare coincidono con un momento importante nella loro crescita. La Fci ai migliori consente una permanenza suppletiva, ma io sono dell’avviso che servirebbe qualcosa di strutturale, concordato con gli enti internazionali, perché la concomitanza dell’attività con la scuola non è da tutti “digerita” senza problemi».

Un altro aspetto sottolineato da molti è che bisogna avere a che fare con molte figure che fino a pochissimi anni fa non c’erano: «il ruolo dei diesse è sminuito – lamenta Aldo Delle Cese del Lazio – molti ragazzi hanno preparatore, dietologo e questo fa sì che il tecnico non sia più seguito perché agiscono in proprio. Io poi penso che andrebbe imposta la permanenza fra gli U23 almeno per un paio d’anni, perché questa continua caccia al talento porta troppi ragazzi a saltare la categoria approdando in un mondo che non conoscono, senza i mezzi adeguati, spesso anche senza il talento adeguato».

Tricolori junior 2021
Il podio degli ultimi tricolori junior: dai responsabili regionali arrivano molte proposte per rilanciare il settore
Tricolori junior 2021
Il podio degli ultimi tricolori junior: dai responsabili regionali arrivano molte proposte per rilanciare il settore

L’importanza del “mestiere”

Un concetto ripreso da Murro, sulla base della sua esperienza da pro: «Ci troviamo ragazzi che hanno la metodologia, gli strumenti, ma la vita fra i professionisti è fatta di tante altre cose. Non si insegna più il “mestiere”, manca quella gavetta che avevi tra i dilettanti e che potrebbe ancora esistere fra gli U23, l’imparare quelle sottigliezze che solo il tempo può darti e che saranno decisive per sopravvivere. Per questo penso che sarebbe importante avere qualche occasione in più per lavorare con i ragazzi come rappresentativa, provare a insegnare loro cos’è davvero il mestiere».

E’ un sistema che può cambiare? Forse, ma bisogna tenere conto anche del mondo nel quale viviamo, come sottolinea Balestriere: «I ragazzi guardano sui social le esperienze degli altri e alzano la propria asticella, trovano su Strava i riferimenti di questo e quel campione, questo e quel percorso e si adeguano. Io non mi sento di condannarli, c’è un condizionamento mediatico che non lascia scampo».

Giro Friuli 2021

Giro della Regione FVG, alla scoperta di nuovi Pogacar

01.09.2021
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Venerdì si riparte. Il Giro della Regione Friuli Venezia Giulia è pronto per affrontare la sua edizione numero 57. La corsa che si era dovuta fermare nel 1976 per il nefasto terremoto e nel 2016-17 per la mancanza di una società che si facesse carico della sua organizzazione, ha trovato nella Libertas Ceresetto il sodalizio che l’ha fatto risorgere dalle sue ceneri, riportando in vita la competizione più antica della categoria.

Un evento che ha avuto nel suo passato grandi nomi iscritti nel suo albo d’oro. Basti pensare a Felice Gimondi che si aggiudicò la seconda edizione nel 1963, ma anche Moreno Argentin nel 1981, Claudio Chiappucci nel 1984, Gilberto Simoni autore addirittura di una doppietta nel 1991 e ’93, primatista in tal senso del Giro del Friuli in coabitazione con Nicola Ongarato (1996-97) e il russo Ruslan Pidgornyy (2001-03). Alla sua ripresa, la gara è stata illuminata dallo sloveno Tadej Pogacar, che già da under 23 aveva preso la “bella abitudine” di vincere ogni competizione a tappe alla quale prendeva parte…

Leknessund Friuli 2020
Il norvegese Andreas Leknessund, vincitore del Friuli 2020 davanti al francese Guerin e allo spagnolo Adrià
Leknessund Friuli 2020
Il norvegese Andreas Leknessund, vincitore del Friuli 2020 davanti al francese Guerin e allo spagnolo Adrià

Arriva Murro

Artefice della ripartenza del Giro della Regione FVG è stato innanzitutto Cristian Murro, ex pro’ lombardo passato anche per la Lampre e vincitore nel 2007 della Tre Valli Varesine, in grado di allestirlo anche nei durissimi mesi della pandemia (nel 2020 la gara è stata vinta dal norvegese Andreas Leknessund).

«Appena smesso di correre – dice – mi sono dedicato alla società e al suo settore giovanile, arrivato ora a oltre 50 ragazzi che fanno ciclismo, una soddisfazione immensa. Nel 2018 ci siamo presi questo compito e cerco di portarlo a termine nella maniera migliore, abbinando le necessità dei team a quelle del territorio che attraverso il Giro può mostrarsi al mondo in tutta la sua bellezza»

Quest’anno parteciperanno 33 squadre, ognuna con 5 elementi. A quante però avevate mandato l’invito?

Non ci crederete, ma noi non abbiamo invitato nessuno, eppure ci sono arrivate oltre 70 richieste di partecipazione. E’ questa la grande forza del Giro del Friuli, ha un prestigio tale che è ormai un riferimento per ogni squadra di ogni latitudine. Abbiamo dovuto dire una marea di no e non fa mai piacere, ma abbiamo messo insieme un cast di alto livello anche perché il Giro ha dimostrato negli ultimi anni di essere ideale per preparare le prove titolate.

Murro Friuli 2021
Cristian Murro, pro’ dal 2003 al 2008, da allora tecnico giovanile alla Libertas Ceresetto e dal 2018 organizzatore del Giro della Regione FVG
Murro Friuli 2021
Cristian Murro, pro’ dal 2003 al 2008, da allora tecnico giovanile alla Libertas Ceresetto e dal 2018 organizzatore del Giro della Regione FVG
Gli europei di Trento arrivano però a meno di una settimana dalla sua conclusione…

Io credo che una corsa a tappe breve come la nostra e soprattutto così strutturata possa garantire la miglior condizione anche per la gara europea che si correrà dopo 6 giorni. Certo, per i mondiali, in programma dopo altre due settimane, il discorso è ancora più valido, per questo abbiamo al via nazionali come ad esempio Svizzera e Russia. Ma abbiamo team anche da Spagna, Francia, naturalmente Croazia e Slovenia, addirittura da Messico e Sud Africa…

Veniamo alle caratteristiche della corsa…

Si comincia venerdì 3 settembre con la Rive d’Arcano-Tarvisio di 151,4 chilometri. La prima parte è un circuito vallonato nelle colline del San Daniele, poi c’è la lunga salita della Sella Cereschiatis, di 9 chilometri, che anche se non presenta grandi pendenze darà sicuramente una prima scrematura al gruppo, chi ha ambizioni di classifica non potrà star fermo. Dalla vetta mancheranno oltre 30 chilometri, tutti nervosi, con arrivo nel centro di Tarvisio.

Questa è l’unica tappa udinese, poi ci si sposta verso Pordenone…

Esatto, con la seconda frazione che sarà decisiva, la Casarsa della Delizia-Piancavallo di 142 chilometri. La prima parte è in pianura, fino alla salita di Clauzetto a metà gara. Poi altro piccolo strappo a Crociera San Floriano e infine da Alzano la salita verso Piancavallo, 14 chilometri che hanno esaltato anche Marco Pantani che qui ha costruito la sua vittoria al Giro d’Italia del 1998. Qui le pendenze si fanno sentire, ci sarà grande selezione.

Nella terza c’è spazio per rimescolare le carte?

Con gli Under 23 non si può mai dire, ma è chiaro che la frazione è tutta in pianura e si candida per un arrivo in volata. Si va da Mortegliano a Pordenone per 157 chilometri, il problema semmai è che i team saranno composti da soli 5 corridori, è difficile controllare la corsa con così pochi effettivi.

Avendo vissuto l’esperienza da entrambe le parti della barricata, prima come corridore e poi come organizzatore, dì la verità, hai cambiato idea sulle gare?

Sono diverse prospettive, questo è sicuro. Una cosa la posso garantire: fisicamente si fatica di meno, ma mentalmente molto di più…