Da Colpack a Delio Gallina, Calì si rimbocca le maniche

09.12.2022
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Francesco Calì è pronto a passare alla Delio Gallina-Ecotek-Lucchini-Colosio. Il corridore modenese lascia così la Colpack Ballan dopo due anni non propriamente da incorniciare. E dire che era passato tra gli U23 con le stimmate del campioncino.

Con lui facciamo il punto della situazione: cosa non ha funzionato, cosa si aspetta. La carriera è tutta davanti a lui. A 20 anni non può non essere così e magari certe difficoltà saranno un prezioso bagaglio per il futuro.

Francesco Calì (classe 2002) passerà dalla Colpack Ballan alla Delio Gallina Ecotek Lucchini Colosio (foto Instagram)
Francesco Calì (classe 2002) passerà dalla Colpack Ballan alla Delio Gallina Ecotek Lucchini Colosio (foto Instagram)
Francesco, raccontaci di queste prime due stagioni tra gli under 23. Cosa ha funzionato e cosa no?

Sono arrivato tra gli under alla Colpack dopo parecchie stagioni all’Aspiratori Otelli. All’ultimo anno da junior avevo raccolto parecchio. Per questo le aspettative erano molto alte sia da parte mia che da parte del team. Ma in questi due anni purtroppo non è mai arrivata una vittoria. Sono arrivati due secondi posti nel finale della passata stagione.

Come mai secondo te?

Al primo anno c’era la scuola, ma poi ho anche avuto problemi al ginocchio: è emerso un problema al menisco, ho avuto una cisti e sono dovuto stare lontano dalle corse per un bel po’. Al secondo anno invece ci si attendeva una stagione migliore. Nonostante abbia avuto molto spesso una buona condizione non sono mai riuscito a cogliere il risultato. E questo – aggiunge dopo una pausa – mi ha fatto pensare tanto.

Cosa hai pensato?

Che questo passaggio forse non era adatto a me. Mi sono ritrovato in un ambiente molto competitivo. Alla Colpack ci sono veramente tantissimi ragazzi forti. E’ una grande squadra e punta sui migliori. E’ una delle continental più forti del panorama europeo se non mondiale. Basta vedere quello che hanno fatto nelle ultime stagioni: secondi all’europeo, primi al Giro Under 23, primi al mondiale… Magari non ero pronto ad avere tutta questa competizione intorno e forse avrei dovuto anche regolarmi meglio al primo anno con la scuola. Ma sono cose che col senno del poi è facile dire. Sul momento ho avuto la chiamata della Colpack e pensavo che fosse il treno giusto. Anch’io poi non mi sono fatto trovare prontissimo in certe situazioni. Lo devo ammettere.

GP di Somma 2021: Nencini precede Calì. Per il modenese quest’anno un quinto posto come miglior risultato (foto Instagram)
GP di Somma 2021: Nencini precede Calì. Per il modenese quest’anno un quinto posto come miglior risultato (foto Instagram)
Quindi non è un discorso di metodo di lavoro con cui non ti sei trovato bene?

No, no… loro sono ben strutturati sotto questo aspetto. Anche altri ragazzi divenuti pro’ lo hanno detto: «La Colpack può essere paragonata ad una squadra pro’». Magari ci sono state delle incomprensioni o comunque non mi sono trovato bene io con la filosofia nel modo di interpretare le corse. Però è anche vero che quando sei in una squadra così importante, alla fine bisogna vincere.

Spiegaci meglio. Cosa intendi per “interpretare le corse”?

Ci sono tantissimi corridori che potrebbero fare i capitani in altre squadre. E se dici a un ragazzo in forma che nelle prossime due gare si dovrà mettere a disposizione di un altro, per lui diventa difficile fare risultato.

Quando dici: “La mia filosofia”, ti riferisci a questo?

Sì, io ho cercato sempre di rendermi disponibile per la squadra. Però, ripeto, anche per problemi fisici e miei personali, non ho avuto quella forza in più rispetto a qualche altro compagno da poter far dire al direttore sportivo: «Oggi puntiamo su Calì, punto e basta». Lo devo riconoscere: è stata un po’ una mia mancanza. Non riuscivo a trasmettere quella sicurezza ai direttori. Anche se poi le prestazioni erano buone.

Guardiamo avanti, andrai alla Corte di Cesare Turchetti, direttore sportivo e manager che sta “molto sopra” ai ragazzi. E Turchetti stesso ci ha espressamente spiegato il suo modo di lavoro. E’ un cambio netto?

In effetti c’è una bella differenza, però io cercavo proprio un ambiente così. Un ambiente che potesse mettermi più in mostra e nella Delio Gallina mi ci sono rivisto. Cesare mi ha esposto un bel programma di gare, mi ha messo al centro del progetto e mi ha fatto capire comunque che posso avere una certa importanza. Chiaramente tutto questo dovrà essere seguito dai risultati… e non bastano queste belle parole.

Turchetti segue molto da vicino i ragazzi. Lui è un sostenitore degli allenamenti di squadra e dei lunghi ritiri. Calì voleva un ambiente così
Turchetti segue molto da vicino i ragazzi. Lui è un sostenitore degli allenamenti di squadra e dei lunghi ritiri. Calì voleva un ambiente così
Come ti è sembrato questo primo approccio con la nuova squadra?

Mi sembrano ben organizzati. Cesare è il fulcro del team, pensa praticamente a tutto lui. Per ora, tutte le volte in cui mi è servito qualcosa, si sono sempre fatti trovare pronti. In pochi giorni arrivava il pezzo di ricambio della bici o quello che mi serviva. E dalla realtà da cui arrivavo non era facile questo paragone. Anche per questo ringrazio la Colpack per questi due anni.

Ti piace l’idea di essere seguito da vicino?

Ho capito che per il tipo di persona e di corridore che sono probabilmente ho bisogno di una figura più presente nella mia preparazione di tutti i giorni. Qualcosa che invece ho sottovalutato in questi due anni. Prima ero più solo, nel senso che ero trattato più da pro’. Dovevi saperti arrangiare. Anche grazie a questo aspetto mi sono reso conto che ho pagato parecchio questo salto.

Farai la spola con il bresciano, sede della Delio Gallina?

Io sono di San Felice sul Panaro, Modena, in neanche due ore sono in sede. Ma ci sono abituato perché l’Aspiratori Otelli era a 5 chilometri dalla sede attuale. Conosco bene quelle zone e mi sento a casa. Per esempio, quando sono andato a ritirare le bici sono passato a mangiare in un ristorante dove andavo sempre. E’ stato carino rivedere visi familiari, persone a cui voglio bene.

Nelle categorie giovanili Calì ha vinto molto. Spessissimo in volata… ma non solo
Nelle categorie giovanili Calì ha vinto molto. Spessissimo in volata… ma non solo
Francesco sei passato come un talento, te la senti ancora addosso questa “polvere magica”?

Subito dopo il passaggio tra gli under 23 sì, poi mettendomi a confronto con i compagni ho realizzato che avevo tanto lavoro da fare, più di quello che pensavo. Vedendo gli Ayuso, i Baroncini, i Gazzoli… ho preso la consapevolezza di dover fare ancora un grande salto di qualità. Nelle categorie giovanili ho sempre fatto bene, ho sempre raccolto tanto, adesso questa polvere magica bisogna rispolverarla!

La voglia di vincere c’è ancora?

Sì! Diciamo che non punto a vincere tutte le gare che affronterò, ma quelle più importanti. Perché in questi due anni ho capito anche questo. Il ciclismo moderno è un “alto-basso” continuo. I compagni più grandi mi hanno detto che il ritmo è sempre più alto, quindi bisogna ponderare bene gli obiettivi. Da parte mia ho grinta e voglia di far bene, specie nelle gare più importanti che poi sono quelle che guardano le squadre professionistiche e quindi per poter passare.

Calì vinceva anche in salita tra gli juniores, senti di essere ancora uno scalatore?

Non l’ho mai capito. Non mi sono mai definito scalatore come neanche velocista, anche se ho vinto parecchie gare in volata. Vado bene su molti percorsi. Però non penso di essere uno scalatore. Anche perché nelle ultime due stagioni, andando avanti con le preparazioni e col cambio di rapporti, ho più muscoli. Mi definirei più un passista veloce. O comunque un corridore completo.

Verre all’Arkea. «I tempi cambiano, ho colto l’occasione»

28.08.2021
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La notizia era arrivata durante il Tour de l’Avenir, quando anche noi eravamo in Francia: Alessandro Verre passerà professionista con l’Arkea Samsic. Un passaggio, quello del corridore della Colpack Ballan, che ci ha sorpreso visto che non si tratta una destinazione consueta per i giovani italiani, ma potremmo dire per i corridori nostrani in generale, visto che solo Diego Rosa ne fa parte (ed è in scadenza di contratto). Pertanto, se vogliamo, c’è ancora più curiosità.

Alessandro Verre vince il Trofeo Città di Meldola, il suo primo trionfo stagionale
Alessandro Verre vince il Trofeo Città di Meldola, il suo primo trionfo stagionale
Alessandro, cosa ci dici di questo passaggio?

Non è che ci abbia pensato più di tanto: ho scelto e via. Adesso la priorità è finire la stagione. Ora però sono più tranquillo e il prossimo anno si vedrà. E’ tutto da scoprire.

Come mai hai scelto l’Arkea?

Perché è stata l’unica squadra che mi ha fatto una proposta convincente in merito alla mia crescita personale. Penso sia la squadra giusta per me: né troppo grande, né troppo piccola. Un team dove potrò avere i miei spazi. Assieme al mio procuratore Acquadro abbiamo scelto quello che crediamo essere il meglio. 

C’è già qualcuno che conosci?

A dire il vero no. Barguil, Quintana… i grandi nomi sì, ma personalmente non conosco nessuno.

Che ambiente ti aspetti di vivere?

Sicuramente sarà tutto un altro mondo, si ricomincerà tutto da zero. E se all’Avenir mi è sembrato che volavano dal prossimo anno sarà sempre così! 

Hai già parlato con qualcuno della squadra?

Sì. Con il team manager (che in realtà sono due: Emmanuel Hubert e Guillaume Letanneur, ndr). Io parlato con Hubert e con gli addetti stampa. Poi ripeto, adesso sto pensando a finire la stagione e restare concentrato.

Come è andata la trattativa?

Abbiamo concluso tutto prima del del Tour de l’Avenir e sono sincero: alla fine l’Arkea è stata l’unica squadra tra le tante che si sono proposte a mettere nero su bianco. Sì, tante proposte, tante parole… io ho cercato di cogliere l’occasione. Anche perché, sapete, adesso in Italia sta cambiando un po’ il movimento. Vedi gli juniores che passano direttamente al professionismo, passano tutti molto giovani e magari fare un altro anno tra gli under poteva quasi diventare rischioso. Metti un infortunio in inverno, una caduta o una mononucleosi per dire… poteva diventare un bel problema per il futuro.

Verre, classe 2001, è un ottimo scalatore e anche a crono si difende
Alessandro Verre, classe 2001, è un ottimo scalatore e anche a crono si difende
Hai detto di aver avuto più offerte, come mai non hai scelto una WorldTour?

Perché mi piace il progetto dell’Arkea e a volte è meglio andare in squadre piccole, che poi piccole non sono visto il calendario che fa l’Arkea, che in una WorldTour vera e propria. Posso crescere meglio.

Quando dici progetto cosa intendi?

Eh – ride Verre – non posso dirlo…

Beh, proviamo a rispondere noi stessi. Si vocifera, come ormai succede da un po’, che il team francese possa fare il salto nella prima fascia, il WorldTour appunto. E che, a prescindere da questo salto o meno, possa finalmente prendere parte al Giro d’Italia, tanto più che quest’anno ci è andata molto vicina. In tal senso la presenza di un italiano fa gioco alla squadra transalpina.

Noi intanto aspettiamo il lucano di Marsicovetere tra i grandi. Siamo curiosi di vederlo all’opera. Il motore c’è, la grinta anche, ex biker e ciclocrossista sa guidare anche molto bene… Forse gli manca un po’ di costanza, ma magari senza l’assillo di dover dimostrare tutto subito la potrà trovare. Intanto in tasca ha un biennale. Verre è un bel patrimonio del nostro ciclismo: speriamo che l’Arkea lo tuteli bene.