Colnago C68 Rim Brake, ritorno alla tradizione in grande stile

20.08.2024
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In un mondo che corre sempre più in fretta verso il futuro, la nuova nata in casa Colnago è un tributo alla tradizione. La storica azienda di Cambiago ha appena lanciato C68 Rim Brake, una bici top di gamma con i tradizionali freni a pattino.

Ancora una volta pionieri

Nella lunga storia dell’azienda, che ha spento le 70 candeline, la serie C rappresenta il vertice delle bici ad alte prestazioni di Colnago. La C68 Rim Brake entra di diritto in questa tradizione di eccellenza e va ad unirsi alle altre biciclette della famiglia C68: Road, Allroad, Ti e Gravel. Tutte loro hanno in comune il telaio modulare, interamente costruito in Italia. Esso viene assemblato a mano nello stabilimento di Cambiago utilizzando il processo tipicamente artigianale della serie C.

La domanda viene spontanea. Come gli è venuto in mente di presentare una bicicletta con freni a pattino nel 2024, quando tutto il mercato si è ormai consolidato sui freni a disco?

La C68 Rim Brake ha una linea aggressiva ed elegante e non perde nulla in prestazioni
La C68 Rim Brake ha una linea aggressiva ed elegante e non perde nulla in prestazioni

La risposta, forse, è da ricercare nello sguardo pionieristico che Colnago ha sempre avuto. Nel 2013 è stato il primo marchio ad aver introdotto i freni a disco idraulici sulle bici da strada, con la Colnago C59 Disc. Ora che tutti i grandi produttori hanno sposato totalmente quella tecnologia al punto da rendere impossibile trovare un telaio moderno con freni tradizionali, Colnago ha pensato che pionieristico fosse fare un passo indietro.

Et voilà, hanno creato una bici di altissimo livello che andasse incontro ai gusti e alle necessità dei puristi del ciclismo. Primi a farlo, ancora una volta.

Forcellini in titanio stampati in 3D

Per rendere il telaio C68 compatibile con i freni a pattino, ecco l’introduzione di diverse novità. Grazie alla predisposizione di bussole filettate, la forcella anteriore ospita il sistema frenante a doppio perno. I foderi alti posteriori, invece hanno una struttura rielaborata per poter ospitare il ponte dei freni. Inoltre i forcellini nascono con stampa 3D in titanio. Si tratta di un metallo che si lega perfettamente alla fibra di carbonio senza alcun rischio di ossidazione o danneggiamento della struttura.

Per il resto la C68 Rim Brake gode di tutti i vantaggi della famiglia di telai C68, primo fra tutti la costruzione modulare. Questa permette di incollare le varie parti del telaio, invece di assemblarle all’interno di uno stampo come avviene per i telai monoscocca. In questo modo si ha la possibilità di lavorare anche su lotti di produzione molto piccoli. La nascita della C68 Rim Brake è stata possibile proprio grazie a questa metodologia di costruzione, artigianale, fatta a mano e modulare.

Compatibilità, passaggio ruote e prezzo

La C68 Rim Brake è compatibile con le pinze freno a doppio perno a montaggio diretto e offre spazio per pneumatici fino a 28 mm (in linea con la filosofia “tradizionale”).

Per quanto riguarda i gruppi invece, la bici è costruita per ospitare solo gruppi elettronici. Ad esempio il Campagnolo Super Record EPS Groupset 2×12 – Mechanical Rim Brakes. Oppure lo Shimano Dura-Ace Di2 R9250 2x12v Rim Brake. O ancora lo Sram Force eTap AXS 2X Rim Brake Groupset.

La C68 Rim Brake è sul mercato soltanto con il kit telaio
La C68 Rim Brake è sul mercato soltanto con il kit telaio

Infine Colnago ha deciso (almeno per ora) di rendere la sua nuova creazione disponibile solo come kit telaio. Esso comprende: telaio, forcella, reggisella e serie sterzo, mentre l’attacco manubrio e il manubrio non sono inclusi. Il prezzo suggerito per questo ritorno al passato in grande stile è di 6.650 euro.

Colnago

Colnago G4-X, la gravel per spingere forte

28.07.2024
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Colnago G4-X significa gravel race e significa una famiglia di bici dove la competizione è l'obiettivo principale. Questa versione è facilmente accostabile alla V4Rs da strada, soprattutto in fatto di design, impatto estetico e per alcuni dettagli, ma le performance sono molto diverse. G4-X è una bici decisa, rigida, ma non estrema, che fa dell'equilibrio e della stabilità i punti di forza

La Colnago G4-X, la bici gravel destinata al race e alle competizioni è una di quelle bici che ci piace categorizzare come un’ottima bici da strada mascherata per il gravel.

Come va e come si comporta sui diversi terreni? Quale setting è il più adeguato per una bici di questa caratura tecnica? A chi si rivolge? L’abbiamo provata e messa alla frusta e non ci siamo risparmiati.

G4-X una gran bici anche su asfalto
G4-X una gran bici anche su asfalto

Una Colnago per andare ovunque

La G4-X nasce con un’impronta marcatamente race e sotto un certo punto di vista la possiamo accostare alla V4R-s da strada. L’accostamento, seppur legato esclusivamente al design, in parte all’impatto estetico, si ferma alla sola immagine, perché tutto il resto cambia. Ma è un’argomentazione che identifica il progetto e la categoria della quale fa parte la bici: agonismo, performances e gare.

C’è un però ed è quello legato alla possibilità di configurare questo mezzo un po’ con tutti gli allestimenti, un fattore importante sotto il profilo della sfruttabilità. Si può montare il deragliatore e di conseguenza il doppio plateau. Non ci sono limti per il montaggio delle ruote e ci stanno bene anche degli pneumatici “ciccioni” e le geometrie (taglia per taglia) sono una chicca. Se contestualizzate nel gravel ci mostrano una bici piuttosto compatta, ma non estrema, se riportate al mondo road siamo al pari di tante bici specifiche per l’asfalto, con uno stack (altezza) maggiore, quindi a favore di una posizione meno tirata. Inoltre è davvero gratificante in fatto di impatto visivo, piena, sostanziosa, si adatta bene con le ruote alte o basse. Non è necessario montare delle ruote ad alto profilo per girare lo sguardo verso la Colnago G4-X.

La Colnago G4-X del test

Una taglia 52s, con trasmissione Sram Force AXS XPLR (corona da 40 e pignoni 10/44) e ruote Fulcrum Rapid Red in alluminio. Pneumatici Pirelli Gravel e comparto manubrio in alluminio con stem Colnago e piega di Deda. La sella è di Selle Italia.

Abbiamo rilevato un valore alla bilancia di 8,6 chilogrammi, un peso onesto, ma con un ampio margine per chi vuole limare e far fare alla bici una cura dimagrante importante (a prescindere dal portafoglio). Il prezzo di listino della G4-X è di 5.710 euro, ottimo considerando il rapporto qualità/prezzo.

La testa alta e arcuata della forcella, uno dei dettagli della G4-X
La testa alta e arcuata della forcella, uno dei dettagli della G4-X

Rigida e bella tosta sull’anteriore

Non fa nulla per nascondere la sua rigidità complessiva, goduriosa sotto molti punti di vista, impegnativa ed esigente sotto altri. La G4-X è il classico esempio di bici da customizzare in fatto di gomme, considerando la sezione, le pressioni di esercizio e la tipologia di tassellatura, ma anche lo stile di guida. E’ il primo componente che può fare la differenza (in positivo o negativo) su un mezzo del genere, dove è necessario sfruttare anche l’elasticità e il potere smorzante dello pneumatico.

Davanti ed in tutta la porzione centrale la Colnago è davvero sostenuta. L’anteriore si sente quando ci si alza in piedi e si scarica tutto il peso del corpo, perché non perde nulla e la forcella non dà quel senso di gommosità. Al centro è un riferimento per la categoria e decisamente superiore alla media anche rispetto a tante bici da strada. Rigida e stabile.

Tanta luce per il passaggio delle gomme

L’abbiamo provata anche in un contesto piuttosto fangoso e con gomme da 44. Zero problemi e questo è un aspetto da non fare passare in secondo piano, perchè con una bici del genere la voglia di osare e buttare il cuore oltre l’ostacolo viene e deve essere assecondata nel giusto modo.

Non esiste nessun problema per la parte anteriore, perché il passaggio tra forcella e gomma è davvero abbondante, mentre la parte bassa del carro posteriore è più stretta. Con le gomme larghe e settate nel giusto modo la bici diventa un carro armato e non ha paura di nulla, anche se a nostro parere la configurazione che gli rende maggiore merito è con quella da 40. si risparmia qualche grammo e la Colnago resta anche veloce su asfalto.

Meglio le ruote medie

L’abbiamo provata in situazioni diverse e con treni di ruote molto differenti tra loro. Con le Fulcrum in dotazione, con le Ursus Countach da 35 millimetri e con le DT Swiss GRC di nuova generazione da 50 millimetri. Consideriamo le Fulcrum in alluminio un ottimo prodotto da usare tutti i giorni ed eventualmente per il training. Le Ursus e le DT Swiss sono votate alla gara e sono il vestito perfetto per la Colnago. Con le DT Swiss la G4-X diventa velocissima e sui tracciati vallonati è un proiettile, più impegnativa invece se portata nel tecnico e quando le velocità scendono al limite del ribaltamento (ad esempio sui salitoni oltre il 15%).

La nostra preferenza è verso delle ruote dal profilo medio, non tanto per una questione di peso, ma per quello che riguarda lo sfruttare a proprio favore una certa agilità, a prescindere da terreno, tecnicità e contesto ambientale. Risparmiare qualche energia nelle fasi di guida è un fattore utile nel medio/lungo periodo. In una gara gravel può fare la differenza.

Una bici agile sempre, non un cavallo imbizzarrito
Una bici agile sempre, non un cavallo imbizzarrito

In conclusione

Colnago G4-X è una bici completa. Non ha una doppia anima, perché il suo DNA corsaiolo viene fuori a prescindere, ma la sua predisposizione ad essere tanto stradale, quando predisposta al gravel race è lampante. Una bici unica per fare tutto e farlo bene, con il piacere di guardare il mezzo a prescindere dall’allestimento. E’ una bici tutta d’un pezzo, senza tanti fronzoli e dove la scritta Colnago sulla tubazione obliqua non fa altro che arricchire il valore tecnico della bici.

Non stiamo argomentando un mezzo estremo, la G4-X non lo è nel peso, nell’allestimento della bici test e neppure nelle prestazioni, anche se è bene ricordare che si argomenta una bici da gara. Si scrive di Colnago, bici che da sempre fanno dell’equilibrio e delle geometrie i valori aggiunti con i quali si entra realmente in contatto una volta che si sale in sella.

Colnago

La Colnago gialla sul podio, un’altra meraviglia di Pogacar

24.07.2024
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Dopo essere stata per tutto il giorno davanti al pullman del UAE Team Emirates, la bici gialla è spuntata ai piedi del podio sulla spalla di Tadej Pogacar. Lo sloveno aveva appena vinto il Tour e, con un gesto mai visto prima, è salito sul podio portando la bici e sollevandola al cielo. Non era mai successo. Si ricorda Roglic con una Cervélo rossa sul podio finale della Vuelta, ma quella Colnago gialla sul tetto della Grande Boucle ha fatto a suo modo la storia.

E proprio la storia dice che la V4RS gialla è stata verniciata soltanto giovedì, tre giorni prima della fine del Tour. Per tutta la sana scaramanzia di chi conosce il mondo dello sport, l’azienda di Cambiago aveva tenuto libero un turno di due ore dal proprio verniciatore. Quando c’è stata la certezza della conquista, la bici ha indossato la sua livrea gialla. E’ stata recapitata al Tour venerdì mattina, mentre Pogacar si accingeva a vincere la quinta tappa a Isola 2000. E pur violando la sacra regola secondo cui lo sposo non deve mai vedere la sposa alla vigilia, venerdì sera Tadej l’ha vista, ma ha preferito non usarla sabato. La motivazione? Una parola italiana che è uscita perfettamente comprensibile dalla sua bocca: «Scaramanzia!».

La VRs4 gialla di Pogacar ha posato domenica mattina ed è poi salita con lui sul podio
La VRs4 gialla di Pogacar ha posato domenica mattina ed è poi salita con lui sul podio

Il Tour per Colnago

Della bici gialla e di che cosa abbia significato la vittoria di Pogacar parliamo con Nicola Rosin, amministratore delegato di Colnago, che sta vivendo una delle più belle settimane da quando ha accettato l’incarico di occuparsi e ridare luce a quel marchio tanto prestigioso. E’ immediato capire che ci troviamo al centro di una giostra velocissima, in cui conciliare il lato tecnico e le esigenze degli atleti con tutti gli aspetti legati al marketing che in questo momento è probabilmente prioritario.

Che significa per un brand come Colnago un Tour del genere, dopo un Giro del genere?

E’ il riconoscimento perfetto di tre anni e mezzo di lavoro, un coronamento. Non vorrei dire che ci stiamo abituando, comunque questo è il quarto Grande Giro che Tadej vince con la cosiddetta nuova Colnago. Parlo di coronamento perché tre anni e mezzo fa è stata avviata una strategia di prodotto e insieme è nato il desiderio di creare un rapporto simbiotico con il team. Ma neanche nella regia del film più ottimistico, si poteva immaginare che sarebbe andato tutto così bene. Per noi significa esserci consolidati come il brand road più desiderabile al mondo, che era l’obiettivo che con Manolo Bertocchi ci eravamo posti a gennaio del 2021. Hai fatto una bici performante che vince, con bella creatività. Hai una squadra cui ti lega un rapporto simbiotico. E hai l’atleta per antonomasia e non stiamo parlando del ciclista, ma di un atleta di valore assoluto, che vince non solo dal punto di vista sportivo. Cosa ci manca?

La bici è arrivata al Tour venerdì, ma Pogacar non ha voluto usarla
La bici è arrivata al Tour venerdì, ma Pogacar non ha voluto usarla
Dietro tanto lavoro di marketing c’è anche tanto lavoro di progettazione. Non sono sfuggiti i 1.300 grammi limati sulla bici da crono, ad esempio…

Esatto. E non solo quella da crono, ma anche la V4RS è una bici che ha fatto un salto quantico rispetto alla V3RS. Bisogna dire che la squadra e Tadej sono personaggi molto esigenti, gente che giustamente pretende il massimo. E tu devi stargli dietro, sapendo che ormai si lavora al livello della Formula Uno. Si ragiona sui decimi di secondo, sui grammi o le percentuali di rigidità e aerodinamicità. Dietro quella bici gialla c’è davvero tanto…

In che misura siete dovuti intervenire sulla struttura aziendale per stare dietro a queste richieste?

Abbiamo fatto un più 40 per cento sul personale in Italia, che è il cuore della produzione. Poi abbiamo aperto anche una piccola divisione di ricerca e sviluppo ad Abu Dhabi. Ma soprattutto poi, a parte le teste coinvolte, direi che il salto di qualità si deve al processo di responsabilizzazione. Noi oggi abbiamo dei manager che si sentono responsabili e che hanno sviluppato un grande senso di appartenenza e di partecipazione. Quindi non è solo il numero di persone, ma come le responsabilizzi. Se vuoi fare le cose per bene, essere sul pezzo commercialmente, cavalcare sempre tutte le onde e andare a vincere un Tour de France, devi avere il giusto numero di persone, ma soprattutto dei manager capaci di far funzionare la macchina. Gente come Mauro Mondonico, Davide Fumagalli e Manolo Bertocchi hanno… licenza di uccidere. Facciamo prima le cosiddette riunioni di management, però poi loro hanno la libertà di gestire. Hanno la delega a operare, quindi quello che conta è il livello di responsabilizzazione.

Anche le ruote ENVE sono state customizzate con dedica al campione della maglia gialla
Anche le ruote ENVE sono state customizzate con dedica al campione della maglia gialla
Si potrebbe dire facilmente che Colnago ha la stessa proprietà di UAE Team Emirates, quindi è tutto più facile. In realtà, in quale misura dovete lavorare per essere all’altezza?

Si continua a lavorare, ovviamente, anzi certi risultati sono di stimolo. Siamo fratelli, siamo parte della stessa proprietà, però lavoriamo come se non lo fossimo. Va bene essere simbiotici, però dobbiamo meritarci questo tipo di partnership e anche loro in qualche maniera devono essere alla giusta altezza. C’è un rapporto biunivoco, per cui siamo già al lavoro su nuovi progetti. Speriamo che quel dream team sia destinato a vincere per il prossimo filotto di 2-3 anni, per cui la bici deve essere all’altezza. Non a caso lunedì mattina Tadej non ha fatto niente con nessuno, al di fuori di un’intervista in cui diceva di no alle Olimpiadi e parlare di nuovi progetti con Colnago.

Da cosa si capisce che la bici è diventata l’oggetto del desiderio nel mondo corse?

Prima che partisse il Tour, a Palazzo Vecchio di Firenze abbiamo fatto la conferenza stampa per presentare la bici ufficiale del Tour: la C68 Fleur de Lys. Le vendite sono state aperte alle 16. Io stavo parlando con Manolo, quando una nostra assistente mi ha fatto l’occhiolino. Significava che dopo mezz’ora era già tutto sold-out. In 30 minuti abbiamo venduto 110 bici a 23 mila euro ciascuna: per me questo è desiderabilità. Funziona essere un’azienda con una strategia ben definita e il team certifica la validità del nostro operato. Poi, in termini di business, non so valutare quanto valgano l’ingrediente squadra e Tadej. Hanno un’importanza soprattutto in alcuni mercati, mentre ce ne sono altri completamente scollegati dal mondo delle corse. Ma adesso vi racconto un altro episodio…

Sulla Prologo Nago R4 sono riportate tutte le vittorie più grandi di Pogacar
Sulla Prologo Nago R4 sono riportate tutte le vittorie più grandi di Pogacar
Prego.

Alla cena di gala a Firenze per l’inizio del Tour c’erano più o meno 100 invitati, modello matrimonio, nella corte di Santa Maria Novella. C’erano tutti i brand più altisonanti del Tour. Sto parlando di LCL e di Skoda, sto parlando di Tissot. Sto parlando di tutti i brand top, ma c’erano solo due marchi ben visibili. Uno era il Tour de France, perché è un brand ed ha una forza pazzesca. Il secondo era Colnago, con la bici esposta nel palco centrale. Ebbene, è stato possibile perché il nostro ufficio marketing e le persone che lo rappresentano sanno trasformare i progetti in realtà.

Che rapporto c’è fra Tadej Pogacar e Colnago?

Quando gli abbiamo proposto di portare la bici gialla sul podio, Tadej sicuramente ha gradito l’assist e gli è piaciuta l’idea di dare un riconoscimento anche a noi. Ma è successo perché qualcuno l’ha fatto succedere. Oggi è in Slovenia con il Presidente della Repubblica, fanno la festa di piazza e qualcuno di Colnago è con lui. Si è creato un rapporto per cui devo dire bravi ai miei uomini dello sport marketing che hanno costruito una relazione assolutamente pazzesca. Il Covid ci ha portato ad allontanarci dai nostri interlocutori, confinandoci nelle call e nelle telefonate. Invece Colnago dimostra ancora che alla fine il luogo fondamentale dove succedono le cose è la strada. Noi dobbiamo esserci. L’ufficio del team marketing qui a Cambiago è sempre vuoto e questo per me è un orgoglio, perché significa essere sempre sul campo. Ieri uno era in viaggio per la Slovenia, un altro era con la squadra per mettere a posto le cose dopo il Tour, un altro ancora era da un fornitore nelle Marche.

La bici gialla è stata fotografata anche più di tanti corridori importanti…

In realtà non era una sola, si vedeva dai bollini. Una era lì davanti, le altre erano sulle due ammiraglie. E’ stato bravo Gabriele Campello a sistemarla fuori dal recinto, evitando che ci parcheggiassero davanti le ammiraglie. Anche questo è possibile perché adesso con i meccanici abbiamo un rapporto bellissimo.

Con la sua Colnago gialla sul palco. Quella bici resterà a Pogacar come ricordo del suo terzo Tour
Con la sua Colnago gialla sul palco. Quella bici resterà a Pogacar come ricordo del suo terzo Tour
Si può fare una differenza fra Giro e Tour?

Dal punto di vista internazionale, il Tour ha più risonanza, perché sono stati bravi a costruirlo in un certo modo. Però vincere il Giro d’Italia con una bicicletta italiana ha generato un’onda mediatica che in Italia spacca e rimbalza fuori in maniera molto importante. Forse da azienda italiana direi che le due corse per noi hanno avuto lo stesso impatto. Il buon vecchio Giro per il quale quest’anno mi sento di fare complimenti. E’ stato un film meraviglioso. Quest’anno abbiamo visto un Giro veramente in ripresa, è stato incoraggiante, speriamo che continui così. Anche il supporto ricevuto dal Governo è qualcosa che non si era mai visto. Vuol dire che forse i nostri politici, come è sempre avvenuto in Francia, hanno capito che il Giro d’Italia e il ciclismo sono il modo migliore per promuovere il Paese.

La bici gialla resta davvero a Pogacar?

Direi proprio di sì. Se l’è davvero meritata.

Colnago V4: emozioni forti a prezzi accessibili

22.06.2024
3 min
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Colnago ha appena presentato il suo nuovo modello entry level V4 e il form usato per lanciare questa bici è: “Le stesse emozioni del V4Rs, ma con una configurazione più accessibile“. Si tratta di un modello allround che entra nella gamma di sviluppo del modello V4Rs, quello che accompagna i successi dei team UAE Emirates e UAE ADQ.

La V4 non vuole rinunciare alla tecnica e alle prestazioni, tanto che il suo telaio è un monoscocca in carbonio: solido, rigido e reattivo. Alla base c’è la stessa ricerca e lo stesso sviluppo che hanno reso celebre il modello V4Rs

Serie sterzo e forcella hanno un design per indirizzare al meglio i flussi d’aria in discesa
Serie sterzo e forcella hanno un design per indirizzare al meglio i flussi d’aria in discesa

Ben distribuita

La V4 di Colnago è una bici che risponde bene alle esigenze di un ciclista che chiede tanto al suo mezzo. Molte caratteristiche tecniche e di design sono state apportate per produrre un modello in grado di garantire buone prestazioni in ogni campo. La parte frontale, ad esempio, ha una forma simile a quella della V4Rs, ma con una serie sterzo più sottile e una forcella diversa nel disegno. Una scelta fatta da Colnago al fine di garantire un’ottima gestione dei flussi d’aria in discesa, soprattutto quando queste sono particolarmente veloci. 

Un’altra cosa da ricordare che è risultata determinante per lo sviluppo di questo modello è che il ciclista in sella è in costante movimento. I carichi e le forze si spostano, il telaio deve quindi reggere e sorreggere diverse forze. A volte queste agiscono anche in contemporanea, come in volata o in salita. Tale consapevolezza ha portato al concetto di Real Dynamic Stiffness (rigidità dinamica reale). Il risultato è una bici estremamente equilibrata, in cui tutte le rigidità sono state bilanciate e armonizzate per offrire prestazioni di guida sorprendenti.

Dettagli tecnici

La Colnago V4 presenta un attacco manubrio tradizionale, ed è stato scelto di fornire l’SR10 con manubrio Deda Zer2 DCR oppure il Colnago R41. Il passaggio cavi è integrato in tutte e due le soluzioni, caratteristica che massimizza l’aerodinamica. La libertà di scelta però è massima, visto che il kit telaio permette di adoperare soluzioni infinite. Per quanto riguarda i copertoni la dimensione massima che si riesce a montare è 30 millimetri, la stessa della V4Rs. Misura ritenuta come la maggiormente performante su strada. 

A livello di gruppi da montare ci sono diverse configurazioni tra le quali scegliere, tutte da accompagnare con ruote Fulcrum Racing: Shimano Ultregra Di2, Shimano 105 Di2 e, infine, si può adoperare lo Sram Rival. La Colango V4 può montare anche gruppi meccanici e qualsiasi tipo di monocorona.

Il prezzo della Colnago V4 varia a seconda del gruppo che si decide di montare. Si parte dai 4.630 euro dello Shimano 105 Di2, poi ci sono i 4.830 dello Sram Rival, si finisce con i 5.590 euro della versione con lo Shimano Ultegra Di2.

Colnago

Colnago Fleur-de-Lys, un tributo al Tour e a Firenze

07.06.2024
4 min
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FIRENZE – Colnago ha scelto l’elegante Sala dei Gigli, una delle stanze più belle di Palazzo Vecchio a Firenze, per presentare la bici ufficiale del prossimo Tour de France. Si tratta della Colnago Fleur-de-Lys, un’edizione speciale della C68 realizzata in 111 esemplari numerati, in omaggio alle 111 edizioni della corsa a tappe francese.

La scelta del capoluogo toscano come sede della presentazione, così come il nome della bici, non sono affatto casuali. Il prossimo 29 giugno Firenze ospiterà la partenza del Tour de France che per la prima volta nella sua storia ultra centenaria partirà dall’Italia. Il giglio, fleur-de-lys in francese, è invece l’emblema araldico che ha avuto un ruolo molto importante nella storia di Firenze e della stessa Francia.

A fare da “padroni di casa”, Nicola Rosin e Manolo Bertocchi, rispettivamente Amministratore Delegato e Head of Marketing di Colnago, che insieme hanno alzato il velo sulla Fleur-de-Lys.

Da sinistra Nicola Rosin e Manolo Bertocchi con Joelle Gyppaz e Gabriele Sirtori dell’ufficio marketing Colnago
Da sinistra Nicola Rosin e Manolo Bertocchi con Joelle Gyppaz e Gabriele Sirtori dell’ufficio marketing Colnago

Il bello in evidenza

«Colnago è sinonimo di bici belle che vincono corse. Questa volta ci siamo voluti concentrare sul bello». Sono state queste le parole con cui Manolo Bertocchi ha voluto presentare il progetto Fleur-de-Lys, arrivato in un anno molto importante nella storia del brand, che proprio nel 2024 festeggia i suoi “primi” 70 anni.

Scopriamo dunque qualcosa di più della Colnago Fleur-de-Lys.

Come anticipato si tratta di una edizione speciale di uno dei modelli più famosi di Colnago, la C68. Il giglio contraddistingue la bicicletta non solo per il nome, ma è riprodotto in serie sul tubo orizzontale in oro su un campo di foglia metallica color Bleu de France. La finitura in foglia viene applicata ogni volta a mano, con il risultato che la texture cambia da un telaio all’altro, rendendo ogni esemplare dei 111 realizzati semplicemente unico. 

La Colnago Fleur-de-Lys ha una colorazione speciale: Bleu de France
La Colnago Fleur-de-Lys ha una colorazione speciale: Bleu de France

Omaggio al Tour

La Colnago Fleur-de-Lys è un continuo omaggio al Tour de France, a partire dal portaborraccia,  modellato e stampato in 3D, che prende la forma del trofeo del Tour. Restando sempre in tema di componentistica, la bici presenta una speciale edizione limitata del manubrio Colnago CC.01, che ha un’incisione sul tappo del tubo di sterzo che richiama l’iconico logo del Tour de France. Sulla punta della forcella è possibile apprezzare il logo Colnago x TdF, così come l’indicazione del numero di serie della bici, da 0 a 111, a conferma che siamo di fronte ad una limited edition.

A dare ulteriore pregio alla Fleur-de-Lys la presenza di diversi componenti speciali, creati in collaborazione con alcuni partner tecnici con i quali Colnago maggiormente collabora. Si tratta di Prologo, Enve, Carbon-Ti, MyLime e CeramicSpeed.

A battesimo da Pogacar

La Colnago Fleur-de-Lys sarà simbolicamente tenuta a battesimo da Tadej Pogacar. Il fuoriclasse sloveno pedalerà con la Fleur-de-Lys numero 1 durante la presentazione delle squadre che parteciperanno al Tour de France in programma il 27 giugno. La sfilata delle squadre inizierà da Palazzo Vecchio, sede del Comune di Firenze, per poi raggiungere Piazzale Michelangelo.

Per chi lo desidera, ci sarà la possibilità di ammirare in anteprima la Colnago Fleur-de-Lys in occasione dei seguenti due eventi in programma sempre a Firenze: Pitti Immagine Uomo, dall’11 al 14 giugno, e Becycle dal 26 al 28 giugno.

Chiudiamo con una curiosità. Mentre si teneva la conferenza stampa di presentazione è arrivata al telefono di Nicola Rosin la notizia che già 110 Colnago Fleur-de-Lys erano andate in sold out. Ne resta ancora una …la numero 1, quella che userà Pogacar in occasione della presentazione delle squadre.

Sarà infatti messa all’asta da Sotheby’s durante il Tour. L’asta inizierà il primo giorno di riposo e terminerà una settimana dopo in occasione del secondo giorno di riposo.

Colnago

Tre punti forti (e uno debole) di Pogacar a crono. Parola a Malori

30.05.2024
5 min
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In questo Giro d’Italia, Tadej Pogacar è andato fortissimo anche nelle crono e il “nostro” esperto in materia Adriano Malori, ex pluricampione italiano contro il tempo, ci aiuta ad analizzare l’evoluzione dello sloveno in questa specialità. Specialità che più di altre è quella dell’estremizzazione, della perfezione.

Nei 71,8 chilometri contro il tempo che ha proposto il Giro, Pogacar ha fatto vedere cose importanti che noi analizziamo appunto con Malori, il quale ha individuato tre aspetti principali. Aspetti che in vista del Tour de France ci dicono di quanto sia migliorato lo sloveno.

Secondo Malori, il vero punto di forza di Pogacar… è la la forza
Secondo Malori, il vero punto di forza di Pogacar… è la la forza

La muscolatura

«A me – sostiene Malori – quel che più ha colpito non è stata tanto la posizione, che secondo me ha ritoccato molto poco e resta sempre molto avanzato, ma proprio lui. La sua muscolatura. E mi ha colpito non tanto nella crono di Perugia, dove tutto sommato ha fatto il suo, gestendosi in pianura e dando tutto nella salita finale, ma in quella di Desenzano, una crono ben più veloce. Una crono per specialisti».


Quel giorno Pogacar è arrivato secondo alle spalle di Ganna, ma si è lasciato dietro passistoni e cronoman importanti come Thomas e Arensman che, al netto della caduta, gli sarebbe comunque arrivato dietro.

«In una crono così pianeggiate Tadej ha battuto Thomas che lo scorso anno era stato vicinissimo ad Evenepoel. Per fare questa prestazione serve potenza. Io Pogacar lo vedo più magro dell’anno scorso, ma anche con le gambe più muscolose, finalmente si vede “la curva del quadricipite”. Di certo ci ha lavorato. E infatti spinge rapporti più lunghi. Aveva il 62».

Materiali

Non è un segreto che la Colnago da crono andasse perfezionata. E in tal senso sia il clan del team che il costruttore hanno lavorato bene e a braccetto. Per esempio è stata alleggerita. Ma in una crono pianeggiante la componente peso non è poi così determinante. E anche sugli accessori non si è stati a guardare, basta pensare al casco, il Met (un lavoro che tra l’altro avevamo anche visto dal vivo).

«Questi grandi team – riprende Malori – spesso utilizzano dei materiali neutri, diciamo così, extra sponsor. E per me la ruota lenticolare che ha usato Pogacar non aveva scritte, pertanto posso presupporre non si trattasse dello sponsor ufficiale, Enve.

«Poi ricordiamoci che in generale, Pogacar ha fatto stravolgere le misure a Colnago, pertanto non stento a credere che anche a crono abbiano fatto grossi interventi. Ma sono interventi che con precisione conoscono bene solo nello stretto entourage».

Un grande passo avanti è stato fatto anche con il casco, il Met: sia nella zona anteriore che soprattutto in quella posteriore dove si scarica l’aria
Qui Pogacar quest’anno al Giro…

Posizione

Come detto, secondo Malori Pogacar non è intervenuto troppo sulla posizione (anche se è leggermente più chiuso con le mani, come se avesse alzato un po’ gli avambracci), tuttavia Adriano ci parla del suo stare in sella sulla bici da crono.

«Pogacar mi sembra più composto – dice Adriano – merito anche di una maggiore potenza. E poi il fatto che fino a che bisognava affrontare le tappe contro il tempo abbia fatto il defaticamento post tappa sulla bici da crono mi ha fatto riflettere. Aveva la necessità di “rinnovare” questa posizione perché secondo me lui paga un po’ il giorno dopo la crono».

E qui Malori apre un capitolo, molto interessante. Ecco il suo ragionamento: «Pensateci, lo scorso anno dopo la crono di Combloux dove sì le ha prese da Vingegaard, ma era comunque andato fortissimo, il giorno successivo è crollato.

«Quest’anno a Prati di Tivo ha fatto lavorare la squadra tutto il giorno e poi ha fatto “solo” la volata… vincendola. Al Giro non aveva Vingegaard o Roglic e si è salvato, ma quel giorno per me non era super sul piano muscolare e per questo non ha attaccato. Per me quindi lui soffre il passaggio dalla bici da crono a quella da strada, dopo uno sforzo così importante».

Già dalla prima tappa Pogacar ha iniziato a fare il defaticamento con la bici da crono
Già dalla prima tappa Pogacar ha iniziato a fare il defaticamento con la bici da crono

Un punto debole?

E qui un paio di considerazioni a dare manforte a questa tesi le aggiungiamo noi. Quelli di Prati di Tivo sono stati proprio i giorni in cui Pogacar era un po’ più nervoso. Inoltre, quel suo “non attacco” verso il Gran Sasso secondo diversi tecnici era proprio perché non fosse super come al solito. E questo aveva anche alimentato qualche timida speranza in quel momento. 

Poi però la fatica è aumentata per tutti, mentre lui essendo il più forte era il più fresco. Tra le altre cose il giorno di Desenzano dopo la crono Pogacar ha fatto defaticamento sulla bici da strada, non doveva più pensare a questo aspetto.

In vista del Tour questo è un “punto debole” (con due virgolette grosse così) da prendere in considerazione. Per fortuna sua, quest’anno in Francia la prima crono è seguita da una tappa impegnativa, ma non di montagna. Mentre la seconda segue le salite, ed è quella che chiuderà la Grande Boucle.

Un Gioiello firmato Colnago all’asta da Sotheby’s

16.05.2024
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Le strade di Colnago e di Sotheby’s, la famosa casa d’aste londinese, tornano ancora una volta a incrociarsi. Esattamente un’anno fa, alla vigilia del Giro d’Italia, Colnago aveva presentato la Colnago Gioiello: un’edizione limitata in 50 esemplari numerati, basata sul telaio C68. L’azienda di Cambiago aveva successivamente realizzato un esemplare di Colnago Gioiello ancora più raro e prezioso, chiamato Numero 1, venduto grazie a Sotheby’s alla cifra record di 120.650 franchi svizzeri (circa 125.000 euro).

A distanza di un anno, e sempre in occasione del Giro d’Italia, ecco un altro “Gioiello” firmato Colnago messo questa volta all’asta da Sotheby’s Milano. Si tratta della Colnago V4Rs Gioiello, nata da una delle tante prove che ha portato alla creazione della Colnago C68 Gioiello realizzata, come ricordato, per il Giro d’Italia dello scorso anno.

Quest’anno all’asta tenuta da Sotheby’s Milano andrà il modello V4Rs Gioiello
Quest’anno all’asta tenuta da Sotheby’s Milano andrà il modello V4Rs Gioiello

Le Prove Colori

Come già raccontato, per ogni progetto, Colnago crea alcune combinazioni alternative di colori che vengono testate, talvolta anche su modelli di telaio diversi, per capire in modo concreto quale potrà essere il risultato finale. Si tratta di telai unici, chiamati “Prove Colori”, e sono l’unico modo per capire se il risultato creativo è quello previsto. Per il Giro dello scorso dello scorso il design finale era stato testato sui modelli di punta di Colnago: il C68 e il V4Rs. Alla fine la scelta era caduta su modello C68, realizzato in 50 modelli. 

La vendita all’asta terminerà il 21 maggio
La vendita all’asta terminerà il 21 maggio

Tocca al V4Rs

Il V4Rs Gioiello è rimasto nella sede Colnago a Cambiago fino ad oggi, prima di essere assemblato con componenti Campagnolo, a conferma del suo essere totalmente Made in Italy. In questi giorni e fino a martedì 21 maggio è all’asta da Sotheby’s Italia. In precedenza c’è stata una sorta di “anteprima”. Dal 10 all’11 la Colnago V4Rs Gioiello è stata infatti esposta all’asta biennale di Monaco di RM Sotheby’s, un appuntamento immancabile per gli appassionati di auto d’epoca e motorsport.

L’asta della Colnago V4Rs Gioiello è nel formato Sealed (asta sigillata) di Sotheby’s, una vendita solo online che combina l’emozione di un’asta dal vivo con la discrezione di una vendita privata. Ogni Sealed Auction di Sotheby’s dura almeno dai due ai sette giorni. I partecipanti possono vedere come si posizionano tra le dieci offerte più alte effettuate e possono aumentare le loro offerte fino alla chiusura della vendita. Il prezzo finale non è visto da nessun partecipante all’asta, né viene reso pubblico.

Colnago

Colnago G4-X, il gravel racing ha definito la sua icona

01.05.2024
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Colnago lancia il nuovo modello dedicato in modo specifico alle competizioni gravel, ovvero la G4-X. Di fatto è una sorta di parallelo con la V4Rs, la stradale che viene utilizzata dagli atleti UAE Team Emirates, ma con delle peculiarità tecniche che si spingono verso l’off-road.

La G4-X è molto diversa dalla C68 Gravel. Prima di tutto perché il suo telaio è in carbonio monoscocca e non presenta congiunzioni, un fattore che categorizza anche le biciclette all’interno dello stesso catalogo Colnago. Entriamo nelle specificità della nuova bici.

G4-X la nuova Colnago per le competizioni gravel
G4-X la nuova Colnago per le competizioni gravel

Nuova Colnago per gravel e cross

Rigida e leggera, divertente e guidabile, una guidabilità che si traduce anche nel feeling ottimale, con quel pizzico di comfort che sullo sterrato non guasta. Ma il progetto di questa bici parte da lontano, con l’ambizione di essere una bici per competere in ambito ciclocross. Questa è la sintesi della nuova G4-X.

Rispetto alla G3-X è stato aumentato il passaggio delle ruote e di conseguenza delle gomme, portato a 45 millimetri. Sulla G3-X era 40 e sulla C68 Gravel è di 42. Pur sfruttando al massimo il montaggio di uno pneumatico “grande” da 45 millimetri, è interessante sottolineare come l’inserzione dei foderi posteriori mantenga un raggio libero di 6 millimetri. Significa che rimane tanto spazio tra la gomma e le tubazioni.

Una bici gravel race stilosa ed elegante
Una bici gravel race stilosa ed elegante

Sloping e carro da 43

Lo stelo della forcella ha un diametro tradizionale, il che gli permette di montare uno stem tradizionale, oppure l’integrato Colnago CC.01 Wide. E’ una sorta di evoluzione in ottica gravel del manubrio full carbon presente sulla V4Rs e lo riteniamo il perfetto abbinamento per un utilizzo gravel (non solo race). Il CC.01 Wide ha un flare laterale aumentato di 3 centimetri (quello stradale ha una svasatura di 1 centimetro).

La tubazione orizzontale, nella sezione superiore, ha un punto di montaggio per una piccolo bag. A questo si aggiunge quello del terzo portaborraccia, posto sotto la tubazione obliqua e subito sopra alla scatola del movimento centrale (che è di matrice T47). Il supporto per il deragliatore può essere rimosso.

Infine le geometrie, che si basano su una bici leggermente più lunga rispetto alla G3-X. Si tratta di un telaio sloping, con il carro posteriore di 43 centimetri, valore comune a tutte le taglie. Il bb drop è compreso tra i 72 e 70 millimetri, un ottimo valore anche in prospettiva ciclocross.

Taglie e prezzi

Le misure disponibili sono 45, 48 e 52, 54 e 57. Ognuna di queste evidenzia degli ottimi valori, comunque proporzionati e progressivi taglia per taglia di reach e stack. La bicicletta non risulta troppo bassa sull’anteriore, a tutto vantaggio di un comfort anche nel lungo periodo.

Gli allestimenti disponibili sono 5 in totale, i primi tre si basano sulle trasmissioni Sram con monocorona, ai quali si aggiungono le configurazione Shimano con i sistemi GRX800, con doppio plateau e con la corona singola. L’allestimento con il Red XPLR e ruote Zipp 303s ha un prezzo di listino di 8.870 euro. Quello con il Force XPLR e ruote Fulcrum Rapid Red ha un listino di 5.710 euro, mentre il pacchetto con lo Sram Rival (con le ruote Fulcrum Rapid Red 900) è proposto a 4.830 euro. Le due G4-X con Shimano e ruote Fulcrum Rapid Red 900 hanno un prezzo di listino (entrambi) di 4.330 euro.

Colnago

Il bilancio Colnago 2023 tutto in positivo

27.04.2024
3 min
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Il matrimonio “sportivo” con il UAE Team Emirates, ed in particolare con Tadej Pogacar, continua a regalare al marchio Colnago una serie impressionante di successi sportivi. L’ultimo in ordine di tempo è stato il trionfo dell’asso sloveno alla recente Liegi-Bastogne-Liegi di domenica scorsa. I successi sportivi, seppure importanti, avrebbero un peso di per sé relativo se non fossero accompagnati da successi altrettanto importanti in ambito amministrativo. Il bilancio 2023, approvato lo scorso 23 aprile, è lì a confermare lo stato di ottima salute di cui gode la Colnago Ernesto & C. S.r.l. anche da un punto di vista finanziario.

Tadej Pogacar insieme a Nicola Rosin, amministratore delegato di Colnago
Tadej Pogacar insieme a Nicola Rosin, amministratore delegato di Colnago

Fatturato triplicato

Prendendo come riferimento il 2020, anno in cui è avvenuta l’acquisizione da parte dei nuovi soci di maggioranza, è possibile notare un trend di crescita che è continuato anche nel 2023 e che ha portato ad un fatturato più che triplicato rispetto allo stesso 2020. I numeri forniti dalla stessa Colnago sono lì a confermare questa straordinaria crescita.

Nel 2023 il fatturato è stato di 55.715.101 euro, con un aumento del 33% rispetto all’anno precedente per una differenza in positivo di 13.779.358 euro. Da segnalare inoltre un EBITDA di euro 14.015.100, ovvero il 25,15% del fatturato (ricordiamo che l’EBITDA è un indicatore che aiuta a valutare il profitto di un’impresa, escluse le imposte, gli ammortamenti, i deprezzamenti e gli interessi aziendali, ndr).

Tutti questi numeri confermano il forte consolidamento del marchio Colnago che va ad affiancarsi, come già anticipato, ai successi sportivi del UAE Team Emirates, ma anche a quelli della formazione femminile della UAE Team ADQ.

Giusto ieri al Tour de Romandie, McNulty ha portato al successo la sua Colnago da crono
Giusto ieri al Tour de Romandie, McNulty ha portato al successo la sua Colnago da crono

Parola all’Amministratore Delegato

I motivi di un successo così importante, avvenuto soprattutto in un periodo di flessione del mercato ciclo a livello globale, sono perfettamente riassunti nelle dichiarazioni di Nicola Rosin, Amministratore Delegato di Colnago, rilasciate a seguito dell’approvazione del Bilancio 2023.

«La nostra missione è quella di essere il marchio di biciclette più desiderabile al mondo. A questo punto pensiamo ovviamente di essere sulla buona strada. Colnago è un’azienda ben organizzata, con manager capaci e con un grande senso di appartenenza. L’opportunità di avere due grandi team nel World Tour sia maschile sia femminile, UAE Team Emirates e UAE Team ADQ alza il livello delle richieste e ci stimola quotidianamente a migliorare il prodotto. Abbiamo inoltre una proprietà che vuole successo e crescita costante, ottenendoli però in maniera sana: una governance armoniosa permette a noi manager di svolgere il nostro lavoro nel modo più sereno possibile. Questo vale davvero molto!».

I successi sportivi, accanto a quelli finanziari, si accompagnano naturalmente al lancio di nuovi prodotti. Recentemente Colnago ha presentato la C68 Gravel e fra pochi giorni svelerà una nuova novità sempre relativa al mondo gravel.

Colnago