La Cina ha riaperto le porte. Il racconto dal Qinghai Lake

23.07.2023
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Due squadre italiane sono state protagoniste del Tour of Qinghai Lake, corsa a tappe che ha rappresentato il ritorno in Cina del ciclismo dopo molto tempo (foto Facebook in apertura). Con la prova che durava ben 8 giorni, si può dire che il lungo periodo legato al Covid sia finalmente alle spalle anche nel ciclismo e che si riapre un filone di gare che fino al 2020 era stato fondamentale per una larga fetta del movimento al di sotto del WorldTour.

Non si tratta di gare dal livello eccelso, questo è chiaro, ma molte squadre hanno sempre avuto nel mercato cinese un approdo importante, una buona parte della propria attività, grazie anche agli inviti degli organizzatori e ai contributi alle spese generali. In quest’occasione c’erano 5 squadre professional, fra cui due italiane, Team Corratec e Green Project Bardiani Faizané e attraverso i loro diesse presenti al via – Francesco Frassi e Luca Amoriello – abbiamo voluto saperne di più, non solo degli aspetti agonistici della corsa, ma anche di tutto il contorno.

Per Mulubrhan secondo giro a tappe vinto nel 2023 dopo il Tour of Rwanda (foto Tour of Qinghai Lake)
Per Mulubrhan secondo giro a tappe vinto nel 2023 dopo il Tour of Rwanda (foto Tour of Qinghai Lake)
Che Cina avete trovato dopo tre anni?

FRASSI: «Io ero alla mia settima volta in Cina e, se devo essere sincero, differenze non ne ho trovate. Ho visto tantissimo entusiasmo per il ritorno delle ruote europee e un’organizzazione impeccabile».

AMORIELLO: «Ho trovato un’organizzazione ben allestita e molto precisa. Quante differenze con la mia prima esperienza nel 2012, soprattutto come alberghi tutta un’altra storia… Sul piano della sicurezza poi i cinesi sono vere macchine da guerra, un’attenzione perfino maniacale. E rispetto a prima del Covid ho visto anche molti miglioramenti come pulizia dei locali».

Quanto conta ritrovare le gare cinesi nel calendario?

FRASSI: «Molto, è importante per un team come il nostro anche perché danno molti punti per il ranking Uci, noi ad esempio ne abbiamo portati a casa 293, un bottino mica male… Questa poi era importante perché ci permetteva di riempire il mese di luglio, solitamente un po’ scarno di gare».

AMORIELLO: «Avere queste gare è un’appendice fondamentale per la nostra attività, accresce l’esperienza internazionale in contesti molto diversi da quelli a cui siamo abituati. A gare simili puntiamo molto».

In quanti vi siete mossi per la trasferta e con quanto materiale?

FRASSI: «Noi eravamo una dozzina, con 7 corridori, due massaggiatori, due meccanici. L’organizzazione ci ha messo a disposizione, come per tutte le squadre, un’ammiraglia e un camion per i materiali. Avevamo a disposizione 11 bici, poi ci siamo portati dietro pezzi di ricambio, ruote e molto cibo. Diciamo che ci siamo affidati all’esperienza che avevo assommato nelle mie tante presenze precedenti».

AMORIELLO: «Siamo partiti dall’Italia in 12, trovando poi Henok Mulubrhan direttamente in Cina, proveniente dalla sua Eritrea. Avevamo 7 corridori in tutto, tre massaggiatori, due meccanici e il sottoscritto. Ci hanno dato un’auto e un camioncino, poi i corridori erano portati direttamente con pullmini agli alberghi. Questa è stata la grande novità: le gare finivano dove sarebbero ripartite il giorno dopo, con alberghi in zona. Questo ci ha fatto guadagnare molto tempo e risparmiare energie».

Per il mangiare come vi siete regolati?

FRASSI: «Abbiamo portato molto cibo da casa: pasta, tonno e carne in scatola, parmigiano oltre a tanti integratori. Ci preparavamo da mangiare da soli, un giorno tra l’altro pioveva così tanto che siamo rimasti nelle camere e ci siamo arrangiati lì, d’altronde ci eravamo portati anche una piastra a induzione proprio per essere indipendenti».

AMORIELLO: «Le esperienze del passato ci sono state utili, abbiamo portato tutto il necessario, dalla pasta alle scatolette di tonno e salmone e tanto altro. Cucinavamo direttamente nel ristorante, una pentola di un paio di chili di pasta, poi univamo verdure cotte, unica concessione alla cucina locale considerando che era molto speziata e non volevamo correre rischi».

Che tipo di corsa avete trovato?

FRASSI: «Non era una gara facile, anche perché oltre alla lunghezza bisogna mettere in conto che si viaggiava sempre in altura, mai sotto i 2.000 metri. I nostri ragazzi venivano da uno stage a Livigno, praticamente hanno continuato la loro permanenza in altura. Un dato interessante è che abbiamo monitorato i nostri durante l’intera corsa: la loro saturazione d’ossigeno non saliva mai sopra i 93, considerando che normalmente si è a 98-100. Quando si abbassa così ci vuole adattamento, ma lavorando tutti i giorni in fuorisoglia non sale».

AMORIELLO: «Nel calendario cinese questa è la corsa più corta, ma l’altitudine ha un grande influsso, si arriva anche a 4.000 metri. Henok era favorito, venendo dai 3.200 metri di casa in Eritrea. Un plauso va fatto ai percorsi, sempre su strade di almeno 2-3 corsie. Abbiamo trovato caldo, salvo un giorno di pioggia dove le temperature sono crollate».

Come giudichi i risultati portati a casa?

FRASSI: «Nella prima tappa abbiamo cercato di difenderci, evitando di fare azioni proprio per ambientarci e considerando che già la seconda era una tappa importante. Abbiamo vinto due tappe con Davide Baldaccini e Attilio Viviani e nell’ultima tappa abbiamo anche provato a ribaltare la corsa. Sapevamo che era una frazione con molto vento e potevano crearsi dei ventagli, a 30 dall’arrivo ne abbiamo sfruttato uno per scatenare la fuga giusta e alla fine Baldaccini e Murgano sono risaliti fino al 3° e 4° posto, ma la cosa che più mi è piaciuta è che la strategia che avevamo pensato, i ragazzi sono riusciti a metterla in pratica».

AMORIELLO: «Non possiamo davvero lamentarci. Sapevamo che Mulubrhan era uscito bene dal Giro e ha lavorato molto in Eritrea per mantenere la condizione, in Cina ha sfruttato la situazione. Ho poi rivisto il Lucca dello scorso anno e sono sicuro che farà un gran finale di stagione. Zanoncello ha vinto una tappa, ma poteva conquistarne almeno un’altra il primo giorno, solo che con Henok non si sono intesi nel tirargli la volata. Avrei voluto che Colnaghi potesse lottare in volata, ma ha avuto la febbre e si è ritirato. Nieri da parte sua ha portato a casa la classifica dei GPM, insomma si sono tutti distinti».

Terza vittoria Stagionale per Zanoncello dopo quelle a Taiwan e in Serbia (foto Tour of Qinghay Lake)
Terza vittoria Stagionale per Zanoncello dopo quelle a Taiwan e in Serbia (foto Tour of Qinghay Lake)
Obiettivamente la gara di che livello era?

FRASSI: «Secondo me era molto buono: oltre alle 5 squadre professional c’erano i colombiani del Team Medellin a proprio agio su quei percorsi, poi formazioni belghe, norvegesi, australiane, il China Glory che è una vera multinazionale con corridori forti oltre a varie nazionali asiatiche».

AMORIELLO: «Non ci sono differenze rispetto a prima del Covid, la concorrenza era molto qualificata con tanti europei. Io dico che era assimilabile a una delle tante gare a tappe che si corrono nel Vecchio Continente».

Tornerete?

FRASSI: «Sicuramente, abbiamo già ricevuto l’invito per il un’altra gara a tappe per metà settembre e per il Tour of Hainan. Ora la nostra attività torna a essere completa».

AMORIELLO: «Molto volentieri, ora che l’attività è ripresa appieno valuteremo gli inviti per poter allargare l’attività a due-tre gruppi anche contemporaneamente. Quello cinese è un mercato importante».

Tjallingii 2015

China Glory, idea che va al di là del solo ciclismo

22.01.2022
5 min
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Spesso parliamo delle squadre continental italiane, ma allarghiamo un po’ il discorso per raccontare una storia. Nel mondo ce ne sono ben 140, divise fra 48 Paesi e l’Italia è la primatista assoluta avendone con la tessera Uci ben 13, con il Portogallo che segue a distanza con 10.

La Cina ne ha 5, ma un team è davvero speciale, è l’espressione di un grande progetto che dovrà svilupparsi in breve tempo. L’obiettivo è arrivare ai vertici e considerando quel che i cinesi hanno fatto nel calcio, c’è da credere che ci riusciranno. Non andando a comprare team stranieri o affiliandoli in casa, ma fabbricandone uno di sana pianta. E’ il China Glory Continental Team.

Per farlo, la federazione locale è venuta incontro alle ambizioni e alle idee di un olandese che conosce bene il ciclismo di quei posti. Maarten Tiallingii (nella foto di apertura) è stato un corridore di buon livello, capace anche di conquistare il podio alla Roubaix del 2011. L’olandese, pro’ dal 2006 al 2016 e vincitore di 5 gare, era considerato un personaggio: famoso per essere riuscito ad avere una buona carriera sportiva pur essendo senza un rene (asportato a 2 anni) e per essere rigorosamente vegetariano, ma anche per avere un carattere molto intraprendente.

China Glory maglia
La divisa del China Glory Team, la nuova formazione Continental
China Glory maglia
La divisa del China Glory Team, la nuova formazione Continental

L’esperienza cinese

Chiusa la carriera da corridore, Tiallingii è rimasto nell’ambiente e avendo qualche saltuario contatto con il ciclismo cinese ha maturato l’idea. Maarten conosce bene il ciclismo locale, ha militato per tre anni, dal 2003 al 2005, nella Marco Polo, una squadra cinese e spesso era tornato anche a gareggiare vincendo il Tour of Qinghai Lake nel 2011. Così è nata l’idea di costruire una squadra internazionale.

A comporla saranno 12 corridori, equamente divisi fra cinesi e stranieri. Corridori forse non di gran nome, se si eccettua l’americano Sean Bennett, che ha trovato in extremis spazio dopo essere uno dei fuoriusciti dalla Qhubeka-Nexthash portando anche in dote una buona dose di punti. Con lui sono stati tesserati il sudafricano Willie Smit proveniente dagli spagnoli del Burgos-BH, gli olandesi Etienne Van Empel che faceva parte della disciolta Vini Zabù e Reinier Honig (Rmpoot), il decano della squadra con i suoi 38 anni e infine il francese Lucas De Rossi dell’altra formazione scomparsa, la Delko.

Fari sul movimento locale

Nella dichiarazione d’intenti data alle stampe, la China Glory annuncia di “voler ambire allo sviluppo di corridori cinesi per portarli a un adeguato livello internazionale e consentire a molti di loro di avere una proficua carriera”. C’è però qualcosa in più, che traspare tra le righe, un concetto al quale non può essere data troppa ufficialità considerando il rigido controllo sulla stampa locale.

Fra i 6 corridori cinesi c’è infatti anche Nazaerbieke Bieken, che nel suo passato vanta anche un paio di esperienze alla Mitchelton Scott e la cui particolarità è l’appartenenza alla minoranza Uiguri, come si evince anche dal nome. Stiamo parlando di una popolazione turcofona che vive nella provincia di Xinjiang e che è sottoposta a una feroce repressione etnica. Bieken è nato in Kazakhstan e i suoi genitori lo hanno portato in Cina a 8 anni. E’ rimasto molto legato alle sue origini, tanto che il suo idolo è Vinokourov olimpionico a Londra 2012, la sua vittoria lo ispirò. Averlo inserito in questo progetto rappresenta il tentativo di mandare un messaggio diverso proveniente dal mondo del ciclismo, considerando anche che, a parte qualche sporadico pugile, i ragazzi di quella popolazione hanno poche possibilità di affermarsi tramite lo sport.

Insieme al 27enne Bieken ci saranno anche i due ciclisti cinesi considerati i migliori esponenti locali, Xianjing Liu vincitore del Tour of China 2019 e pluricampione asiatico di Mtb, alla ricerca di un miglior futuro, economicamente parlando, grazie alla strada e di Xue Ming, campione nazionale a cronometro.

Marie 2020
Per lavorare in Cina, Lionel Marie ha lasciato l’Israel Start-Up Nation
Marie 2020
Per lavorare in Cina, Lionel Marie ha lasciato l’Israel Start-Up Nation

Una coppia francese

Tiallingii però non poteva certo fare tutto da solo e ha quindi coinvolto due francesi di provata esperienza: Lionel Marie, il diesse della squadra, è considerato uno dei più esperti del ciclismo transalpino, passato anche per la Cofidis dove ha guidato tra gli altri anche Amael Moinard, che condividerà l’aspetto manageriale del team con Tiallingii.

«Lo statuto è depositato e l’affiliazione all’Uci già ottenuta – ha dichiarato Moinard all’Equipemi è stato proposto di lavorare allo sviluppo di un’idea innovativa e ho risposto di sì con entusiasmo, per far sì che le grandi ambizioni si tramutino in realtà».

La squadra svolgerà per la maggior parte la sua attività in Asia, ma in estate è già prevista la partecipazione a più gare europee, per alzare il livello di qualità delle sfide in programma. E’ chiaro che per i non cinesi è una grande esperienza di vita, ma il ciclismo globalizzato di oggi richiede anche questi sacrifici.