Caschi a confronto: un mondo di sviluppo da scoprire

25.02.2023
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Torniamo a parlare di caschi, mettendo a confronto i due modelli Scott utilizzati anche dai pro’ del Team DSM e ugualmente disponibili sul mercato. Cadence Plus, ovvero quello aerodinamico, indossato non solo dagli uomini veloci, e Centric Plus, da considerare un modello tradizionale.

Meglio un casco più efficiente, oppure uno più leggero e ventilato? Quanto influisce sulla performance atletica la temperatura che si genera nella zona della testa? Un casco aero concept porta dei vantaggi anche alle basse andature? Per entrare maggiormente nel dettaglio abbiamo chiesto direttamente a Jose Pereira, Product Manager – Bike Helmets di Scott.

Quali sono i fattori principali da considerare quando si sviluppa un casco aerodinamico?

Ogni casco è un compromesso tra peso, ventilazione e aerodinamica. Sui caschi aero le prestazioni aerodinamiche hanno la priorità. Però, il peso deve essere comunque moderato e deve essere mantenuto un certo grado di ventilazione, soprattutto se vogliamo sviluppare un casco che faccia appello a diversi scenari di guida e non strettamente legato all’alta velocità. Di fatto ci si confronta con dei vincoli.

Di che tipo?

Si punta a ottenere una forma esterna che riduca il più possibile la resistenza aerodinamica, con prese d’aria ben posizionate e sagomate che possano effettivamente ridurre la resistenza aerodinamica, fornendo al tempo stesso una ventilazione ottimale. I caschi aerodinamici generalmente danno la priorità al raffreddamento del flusso d’aria, in cui la velocità spinge l’aria attraverso la testa. Un altro fattore importante è identificare correttamente le posizioni in cui i corridori trascorreranno la maggior parte del tempo, in modo che il casco sia sviluppato e testato in condizioni che corrispondano all’uso effettivo.

E invece quelli relativi ad un casco tradizionale, come ad esempio il Centric Plus?

Come accennato in precedenza, un casco aerodinamico si concentra maggiormente sulla velocità. Il casco da strada convenzionale invece ha tradizionalmente posto la ventilazione come priorità assoluta. Ancora una volta, ogni casco è un compromesso tra diversi fattori e, regolando l’importanza di ciascun fattore, si ottengono prodotti diversi.

Di quali fattori stiamo parlando?

Uno di questi è l’importanza data nei caschi da strada convenzionali al raffreddamento per convezione, in cui le prese d’aria poste nella parte superiore e ai lati del casco consentono il raffreddamento a basse velocità. Queste prese d’aria tendono ad aumentare la resistenza aerodinamica alle alte velocità, ma sono un compromesso accettabile per un casco da strada convenzionale.

Due scalatori che limano i grammi quando serve, Bardet a Arensman in un’immagine del 2022
Due scalatori che limano i grammi quando serve, Bardet a Arensman in un’immagine del 2022
Quanto si guadagna, oppure si risparmia indossando un casco aero concept, come il modello Cadence Plus?

I nostri test in galleria del vento confermano che c’è un notevole vantaggio nella resistenza aerodinamica per il Cadence, rispetto ad un casco da strada. Le misurazioni aerodinamiche sono un argomento complesso, con molteplici variabili e ipotesi diverse. L’argomento non può essere condensato in una semplice affermazione “il casco A è X watt/kmh/ecc più veloce del casco B” senza spiegare adeguatamente tutte le condizioni e le ipotesi di test.

Un casco aerodinamico può portare dei vantaggi anche sui percorsi impegnativi ricchi di salita?

Anche in caso di percorsi collinari o montuosi, il modello Cadence è una buona opzione per condizioni climatiche fredde o generalmente avverse. Molti atleti professionisti e U23 usano il Cadence come casco invernale a tutto tondo. Allo stesso tempo, lavoriamo sempre sui caschi aerodinamici per renderli il più versatili possibile, aumentando al contempo il vantaggio aerodinamico. Inoltre è da considerare che, l’obiettivo per un casco aero concept non è quello di sostituire un casco da strada tradizionale, ma di fornire di vantaggi certamente ed essere anche un’alternativa.

I caschi aero concept, rispetto al passato, sembrano essere più larghi e anche più rotondi. Quale è il motivo?

La forma esterna di questo tipo di casco sarà dettata principalmente dal comportamento aerodinamico. Man mano che comprendiamo meglio l’aerodinamica e troviamo modi migliori per testarla, ci si aspetta che le forme si muovano in un certo modo e cambieranno di conseguenza.

Meglio un vantaggio aerodinamico oppure una ventilazione maggiore grazie ad un casco più leggero e più aperto?

Tutto si riduce allo scenario di guida. Maggiore è la velocità media, minore è l’effetto termico negativo e maggiori sono i guadagni aerodinamici che si ottengono. Al contrario, più basse sono le velocità medie, tradotto, quando si pedala tanto in salita, meno l’aerodinamica gioca il suo ruolo di protagonista. Di conseguenza, diventano più importanti il peso e la ventilazione. Bisogna tenere presente che, a velocità più elevate, un casco aerodinamico progettato correttamente può sembrare fresco quasi quanto un casco convenzionale, quindi in quello scenario non c’è margine per scendere a compromessi. Tutto sommato, la cosa più importante è identificare le condizioni di guida e scegliere il casco in base a quelle.

Alberto Dainese al suo debutto al Tour (foto Instagram)
Alberto Dainese al suo debutto al Tour (foto Instagram)
Quanto influisce, in merito alla performance, l’aumento della temperatura nella zona della testa?

Il caldo ha un impatto sulle prestazioni a prescindere, psicologiche e fisiologiche. Ci sono un certo numero di articoli scientifici che trattano questo argomento. Senza uno scenario e presupposti specifici, è impossibile quantificare l’impatto della temperatura sulle prestazioni. Sappiamo anche che il calore colpisce diversi atleti in modi diversi, ogni individuo ha una tolleranza diversa.

Per l’utilizzatore, esiste un modo, anche empirico, per capire quanto un casco può essere efficiente, nei termini di ventilazione ed aerodinamica?

E’ molto difficile dare una risposta tangibile, perché ci sono tante variabili in gioco. Per avere delle rilevazioni precise, lo strumento potrebbe essere un test nella galleria del vento.

Rudy Project Egos, lo abbiamo provato

12.10.2022
4 min
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Sonny Colbrelli ci spiega le peculiarità di Rudy Project Egos

Rudy Project Egos è l’ultima nato dell’azienda veneta, una casco che racchiude diversi concetti votati a massimizzare la ventilazione, il comfort e la cura di ogni dettaglio, come vuole la tradizione Rudy Project.

E’ leggero, con i suoi 251 grammi rilevati nella taglia 55/59, ha una calzata profonda il giusto, non copre l’orizzonte e il sistema di chiusura distribuisce le forze lungo tutto il perimetro. Entriamo nel dettaglio.

Sonny Colbrelli, testimonial d’eccezione, ha contribuito allo sviluppo del casco
Sonny Colbrelli, testimonial d’eccezione, ha contribuito allo sviluppo del casco

Feritoie ed estrattori di aria con un unico obiettivo

L’obiettivo principale è quello di far collimare un ingresso continuo di aria, far sì che questo crei un flusso continuo e che agevoli l’uscita dell’aria calda, oltre che del vapore prodotto durante lo sforzo.

Può sembrare un concetto banale e invece non lo è per nulla. Al contrario di molti caschi di questa categoria, l’Egos di Rudy Project non è stato sviluppato solo per massimizzare il flusso dell’aria che entra frontalmente, ma per sfruttare anche le potenzialità delle feritoie laterali e posteriori, per far uscire ed entrare l’aria in maniera costante.

Le stesse aperture sono differenziate e seguono perfettamente la forma ed il design del casco che, per impatto estetico, risulta arrotondato e compatto. E’ gratificante una volta indossato, perché non ha delle sporgenze esagerate, sul fronte, ai lati e sul retro. Sopra le orecchie lascia dello spazio utile per inserire gli occhiali, senza che questi interferiscano con il filler di chiusura.

La sicurezza non è un optional

Come scritto in precedenza, Rudy Project Egos ha una forma piuttosto arrotondata e la sicurezza ne guadagna. Aumenta il potere di scivolamento del casco in caso di impatto, ne guadagna l’efficienza aerodinamica e anche il valore alla bilancia è contenuto. Il casco appare molto sostanzioso e nulla è lasciato al caso.

Tutto d’un pezzo

Il mold interno e la calotta esterna sembrano una fusione unica. Quello che spesso definiamo come polistirolo non sporge sulla parte della fronte e in nessun’altra sezione laterale, tutte rivestite dalla copertura.

In termini di longevità e bontà costruttiva, ma anche al tatto, il casco offre tanta sostanza, un fattore rassicurante fin dalla prima volta che lo si prende in mano. E poi c’è quel sistema di regolazione della calzata, che attraverso il rotore si sviluppa tutto intorno.

La gabbia posteriore è ancorata al mold ed è regolabile in altezza. Qui non ci sono imbottiture e si azzera il rischio di accumulare sudore. La chiusura del rotore genera inevitabilmente delle forze, ben spalmate lungo il perimetro del casco grazie al filler e al piccolo frame davanti. Significa che tutto il contorno di Egos è interessato alla fase di chiusura e questo è un vantaggio enorme, per il comfort, per la sicurezza e per la personalizzazione. Cosa significa? Significa che non c’è solo un punto, o due parti dove la chiusura preme sul casco e sulla testa.

Le imbottiture, abbiamo utilizzato quelle senza la retina anti-insetto, sono spesse e sagomate. Non accumulano sudore.

Il posizionamento laterale di Egos
Il posizionamento laterale di Egos

In conclusione

Rudy Project Egos può diventare un assoluto riferimento della categoria e le sue forme “morbide” lo rendono ampiamente sfruttabile anche da chi non ha l’agonismo come obiettivo principale.

Nonostante il posizionamento nella fascia top level del mercato, non è un casco impegnativo che ha bisogno di un periodo per acquisire la giusta confidenza e settarlo in modo corretto. Egos, si indossa, si regola nelle fibbie e nel rotore ed il gioco è fatto. La chiusura con il morsetto magnetico è tanta roba; fa tutto da sola.

E poi è bello da vedere indossato, perché il suo design asciutto nella parte centrale/frontale e il leggero abbassamento della coda, danno una completezza ottimale dell’immagine che trasmette il ciclista.

Caschi, quando l’aerodinamica è sinonimo di ventilazione

28.06.2022
6 min
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Le giornate da canicola fanno tornare alla ribalta il problema del calore e delle reali capacità di ventilazione dei caschi. Ci sono corridori che durante la stagione più calda abbandonano i caschi maggiormente calottati e chiusi. Ci sono atleti che il casco aero non lo tolgono neppure sotto il sole cocente e nel corso delle lunghe scalate.

Cerchiamo di approfondire l’argomento e di capire se un casco aerodinamico può fornire anche una ventilazione ottimale in condizioni climatiche critiche.

Dopo il grande caldo i caschi vengono lavati e “stesi”
Dopo il grande caldo i caschi vengono lavati e “stesi”

L’efficienza dei caschi

Tra le considerazioni e punti di vista che abbiamo raccolto, il punto fermo è l’efficienza aerodinamica dei caschi, fattore che influisce in maniera esponenziale anche sulla ventilazione. Un casco non deve solo essere bello da vedere e da indossare, ma deve fornire delle performances ottimali contro un avversario che si presenta ostico: il vento. Abbiamo posto quattro quesiti a Piero Bionda di Limar, Ulysse Daessle di Met e Stefano Montroni di Abus.

Quanto influisce un casco sulla temperatura che si genera nella zona della testa? E’ possibile agire sui componenti per limitare l’accumulo di calore? Meglio un casco aero-concept, oppure uno tradizionale? E’ possibile far collimare l’aerodinamica con una ventilazione eccellente?

Piero Bionda, Limar

«La differenza viene fatta dalle prese d’aria e da come le feritoie vengono ottimizzate ed integrate nel design dei caschi. La ricerca aerodinamica legata allo sviluppo dei caschi, ha permesso di rendere più efficienti i prodotti e al tempo stesso è possibile combinare un design aerodinamico con una buona ventilazione. A prescindere, i punti chiave sono lo sviluppo interno della calotta e le prese d’aria.

«Durante gli studi sugli effetti della temperatura che si genera nella zona della testa, molti problemi emergono con il freddo. Se il casco ha dei requisiti soddisfacenti, si parla sempre di ventilazione ottimale. I problemi di crescita eccessiva della temperatura non si presentano, neppure se l’atleta è fermo».

Ulysse Daessle, MET

«Il casco è un elemento chiave nella gestione della temperatura. Un casco che gestisce male il flusso d’aria, nonostante le aperture, sarà più caldo e scomodo all’uso. I caschi più efficienti e performanti riescono a canalizzare l’aria per abbassare la temperatura della testa, in qualsiasi circostanza.

«In MET usiamo un metodo di sviluppo particolare. Dopo i primi sketches, passiamo al computer per creare il casco in 3D. Questo step ci permette di lavorare su un design curato e molto vicino al prodotto finito, di fare la simulazione della ventilazione, del peso e dell’aerodinamica. Non in ultimo il comportamento in caso di impatto. Possiamo davvero calibrare le varie parti del casco.

«Lavoriamo e studiamo la ventilazione, alle basse e alte velocità. All’occorrenza modifichiamo il design ed i componenti. Un esempio è la disposizione delle canalizzazioni interne, una delle sezioni che richiede una tempistica dilatata per uno sviluppo adeguato.

«Rispondendo alla domanda successiva, possiamo affermare che dipende da cosa s’intende per casco tradizionale. I nostri caschi dedicati alla gamma road hanno una canalizzazione interna dell’aria, ma anche la feritoia NACA che genera un effetto Venturi. Quest’ultima aiuta a spingere l’aria calda fuori dal casco. Quindi non sono cosi “tradizionali” e fanno collimare la ricerca aerodinamica alla ventilazione.

«Uno sviluppo massimizzato delle forme ci ha portato ad avere un casco, quello utilizzato da Pogacar, con solo il 30% del cranio a contatto con il casco e il restante 70% che risulta ventilato in maniera costante. Le ore spese sui moduli 3D ci hanno permesso di inclinare a 25° i deflettori, capaci di offrire la massima ventilazione anche in salita e performance aerodinamiche invidiabili e adottano delle soluzioni NACA.

«Quindi sì, è possibile far collimare l’aerodinamica di un casco con una ventilazione eccellente e talvolta le due cose vanno a braccetto, senza confondere le forme chiuse dei casco da crono, una categoria dove si ricercano le prestazioni assolute dell’aerodinamica».

La simulazione di Abus che esamina i punti più caldi della testa
La simulazione di Abus che esamina i punti più caldi della testa

Stefano Montroni, Abus

«Dopo la bicicletta, il casco è un altro punto fermo dove inizia la ricerca dell’aerodinamica migliore. Questo ci dice che l’aerodinamica è legata in maniera indissolubile allo sviluppo dei caschi moderni. Inoltre la testa ed il casco sono il punto più lontano da terra, fattore che incide in maniera esponenziale sul CX complessivo del corridore. L’aerodinamica è utile per trovare delle soluzioni ottimali di ventilazione, spingendosi verso la migliore ratio tra efficienza aerodinamica e ventilazione.

«I flussi d’aria che entrano nel casco vengono studiati in modo che non incidano in modo negativo. La migliore ventilazione possibile, in relazione al design del prodotto, è un fattore che occupa le prime posizioni nella scala delle priorità. Se da un lato i caschi proteggono dall’esposizione diretta dei raggi solari, dall’altro il surriscaldamento è un aspetto da considerare.

«Le elevate temperature che si generano portano a nausea, emicrania e alterazioni della frequenza cardiaca, tutti fattori che influiscono negativamente su performance e salute. Un casco che permette di ventilare costantemente e dissipare il calore, offre dei vantaggi non secondari e gli studi dell’aerodinamica ci vengono in aiuto anche sotto questo punto.

«Grazie ai risultati della galleria del vento, oggi è possibile modificare la geometria interna della calotta. In conclusione si può dire che i caschi aero-concept hanno delle enormi potenzialità. Quelli che categorizziamo come caschi tradizionali, nella maggior parte dei casi, sono studiati per esasperare il fattore dell’aerodinamica sui ciclisti professionisti, che hanno una biomeccanica impeccabile e sono in grado di non cambiare la loro posizione per ore.

«I caschi aero e quelli ibridati consentono di mantenere un buon comfort, una commisurata aerazione e un buon compromesso aerodinamico, indipendentemente che la messa in sella sia perfetta o meno. E’ un esempio il nostro sistema Multi Position Design Sistem sviluppato dagli ingengeri Abus con l’ausilio del wind tunnel. Questa soluzione fa variare il rapporto aerodinamica/ventilazione, in base alla posizione della testa».

Just1: dieci anni di EICMA… con la testa anche nel ciclismo

02.12.2021
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La presenza espositiva di Just1 alla recente EICMA di Milano ha racchiuso in sé molti significati. Prima di tutto, ovviamente, l’importanza di esserci, di “esserci bene” e conseguentemente di esporre a pubblico e addetti ai lavori la propria produzione di caschi, abbigliamento ed accessori per il mondo delle due ruote. In seconda battuta, l’edizione 2021 della rassegna milanese ha anche suggellato il decennale del brand. Che proprio in occasione di EICMA 2011 aveva avuto modo di presentarsi sul mercato. Dieci anni di grande attività, dieci anni di grandi vittorie sui campi gara di alcuni tra i più rilevanti eventi del Motorsport mondiale. Dieci anni di crescita sul mercato e di costante apprezzamento da parte del grande pubblico degli appassionati.

lo stand di Just1 alla recente EICMA
lo stand di Just1 alla recente EICMA

Occhiali, caschi e abbigliamento

Ma J1 quest’anno era all’EICMA anche per “ribadire” l’interesse commerciale e il focus, attuale e futuro, per quanto riguarda il settore della bicicletta. Non è difatti una novità mettere in evidenza che il brand pistoiese ha già in gamma una specifica produzione di occhiali per lo sport performance e specifici per il ciclismo (il modello si chiama Sniper). Indossati in gara, con successo e durante il corso di tutta la stagione, dal fortissimo portacolori dell’Astana Alexey Lutsenko.

Oltre agli occhiali, in occasione dell’ultimo Italian Bike Festival di Rimini Just1 ha anticipato la prossima commercializzazione di una collezione di caschi ed un’altra di abbigliamento cycling. Un trend in crescita, quello della bici, in tutte le sue declinazioni, che merita di essere cavalcato e poi assecondato mediante la proposizione sul mercato di accessori originali e di qualità. Due caratteristiche queste ultime, molto nelle corde di J1.

Stile, comfort e sicurezza

Come anticipato, J1 ha festeggiato proprio all’EICMA il primo decennale di attività. Tony Amoriello, il fondatore del marchio, da ex pilota di motocross ed ex team manager di realtà sportive di altissimo livello, ha saputo fondere qualità, design, originalità e innovazione. «La nostra passione per il motocross e per il mondo delle due ruote in generale ci ha permesso di ideare, di creare e di sviluppare prodotti che includessero tutto il necessario per il raggiungimento di performance sportive di altissimo livello. E questo, senza mai compromettere l’esperienza di guida. Una particolare attenzione l’abbiamo sempre data alla cura dei dettagli. Un aspetto che contribuisce a rendere la collezione Just1 un mix perfetto tra stile, comfort e sicurezza».

Just1

Just1 a tutta sulla strada! Ecco i caschi JHyper e JHero

12.09.2021
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Sono i caschi le novità presentate da Just1 all’Italian Bike Festival. Ma a sua volta Just1 è quasi una novità nel mondo del ciclismo e della strada in particolare. La casa toscana sia proposta “in punta dei piedi” qualche tempo fa con la Mtb, e subito aveva messo in chiaro il livello di qualità al quale avremmo assistito. Poco dopo hanno rilanciato anche nel mondo dei pro’ con il modello di occhiali Sniper. Modello che ha usato (ed usa) anche Lutsenko. Adesso ecco due gioielli: i caschi JHyper (in apertura) e JHero.

JHyper, aero e sicuro

A presentarceli è Tony Amoriello, general manager di J1: «Il JHyper è il è il nostro top di gamma. Questo casco è pensato e studiato per chi fa ciclismo a ad alto livello, quindi per i professionisti ma anche per gli sportivi che sono alla ricerca (e hanno la necessità) di avere un casco che consenta loro di ottenere le massime prestazioni.

«Come si può vedere la forma del JHyper è affusolata. Siamo andati in galleria del vento. Il coefficiente aerodinamico ha richiesto la sua buona parte di lavoro, ma anche la sicurezza non è da meno. La densità del polistirolo varia a seconda dei punti strategici. Ed è questo che fa innalzare l’asticella della sicurezza (e della qualità complessiva, ndr). Il JHyper è fornito della tecnologia Mips, che riduce i traumi da impatto impatto rotazionale».

Nonostante sia aero e abbia poche feritoie, appena 6, il JHyper stupisce per la sua areazione. La rotella posteriore consente di assestarselo al meglio sulla testa. Il suo perso? Circa 290 grammi. Sei le varianti di colore.

JHero, qualità per tutti

Poco più basso di gamma, ma ugualmente un prodotto di eccellenza, è il JHero, pensato per un pubblico appena meno esigente.

«Il JHero – continua Amoriello – è un prodotto ottimo ma ad un prezzo leggermente più basso. Il suo design è molto curato. Resta la struttura a densità variabile dei polistiroli, ma non c’è il Mips».

Anche in questo caso la rotellina posteriore consente ad ognuno di trovare la calzata perfetta. Le feritoie del JHero sono dieci, pertanto non ci sono problemi di areazione, ma al tempo stesso non si rinuncia ad un ottimo coefficiente aerodinamico. Rispetto al JHyper pesa circa 50 grammi in meno (quindi sui 240 grammi). E’ disponibile in cinque colorazioni, tra cui quella pink… davvero particolare e adatta anche ad un pubblico femminile.

Insomma, Just1 si presenta davvero alla grande anche nel ciclismo su strada e già corre veloce!

Just1

Abus non si ferma e acquisisce Maxi Studio

14.06.2021
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Abus non smette di crescere e di stupire. Il brand tedesco, legato in generale settore della sicurezza, sia domestica che nelle attività outdoor, un marchio ben conosciuto dagli appassionati di ciclismo anche per la solida partnership con il Team Movistar al quale fornisce i caschi, ha annunciato una rilevante acquisizione industriale.
La realtà italiana e produttrice di caschi Maxi Studio è integralmente entrata a far parte del gruppo Abus che realizza così un ulteriore passo in avanti per il brand.

Anche un’azienda italiana

Creata nel 1993 a Camisano Vicentino per diretta volontà dei fratelli Oliver e Massimo Simonaggio, Maxi Studio ha avviato la propria attività concentrandosi in modo particolare sia nella personalizzazione di articoli promozionali che nella produzione di adesivi e targhe industriali in diversi materiali. L’azienda ha nel tempo velocemente mutato le proprie lavorazioni passando alle decorazione di lastre termoplastiche, e l’evoluzione successiva è stata quella di passare alla termoformatura e al taglio al CNC delle lastre prodotte internamente. A distanza di quasi trent’anni, Maxi Studio ha saputo affermarsi quale una realtà solida nel proprio campo impiegando al proprio interno circa 40 persone e concentrandosi principalmente sullo sviluppo e sulla produzione di caschi per ciclismo di alta qualità.

Abus Security Center in Germania
Abus Security Center in Germania
Abus Security Center in Germania
La sede di Abus Security Center in Germania

Christian Bremicker, il CEO del Gruppo Abus

«Questa acquisizione – ha dichiarato Christian Bremicker, managing partner e CEO del Gruppo Abus – rappresenta una pietra miliare molto speciale nella storia della nostra azienda. Dopo aver iniziato a vendere caschi da bicicletta nel 1994, abbiamo col tempo affrontato sia alti che bassi. E’ stato un bene essere costanti nella nostra crescita, così da essere in grado di espandere continuamente il segmento di business, e questo anche in seguito alle dinamiche degli ultimi anni che hanno visto aumentare l’accettazione dei caschi da bicicletta in generale e soprattutto nel settore delle eBike».

Abus Aventor Quin
Una novità in arrivo è il casco Aventor QUIN con sistema di allerta dei propri contatti in caso di caduta
Abus Aventor Quin
Una novità in arrivo è il casco Abus Aventor QUIN dotato di sistema di rintracciamento e allerta dei propri contatti in caso di caduta

Caschi e campioni

Abus garantisce un senso di sicurezza dal 1924. Il produttore tedesco è specializzato in prodotti di alta qualità caratterizzati da affidabilità, durata e facilità d’uso. Per soddisfare le crescenti esigenze dei clienti privati e aziendali, Abus offre una vasta gamma di soluzioni innovative per la sicurezza domestica, commerciale e mobile. Il Gruppo comprende Abus August Bremicker figli KG, ABUS Security Center GmbH & Co. KG e Abus Pfaffenhain GmbH. Il gruppo indipendente di società ha sede a Wetter an der Ruhr ed opera in tutto il mondo.
I caschi “premium” GameChanger, AirBreaker e StormChaser, sono quelli con cui gareggiano professionisti del Team Movistar, oltre al fenomeno Mathieu van der Poel. Oltre ai caschi più propriamente “race”, Abus offre una vasta gamma di articoli dedicati espressamente ai più piccoli, all’Urban, all’eBike, alla Mtb e al Triathlon.

abus.com

Maglia Astana

Nel sito Wilier c’è la collezione dell’Astana

29.05.2021
3 min
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Abbigliamento, caschi, accessori: tutto rigorosamente originale, gli stessi modelli e capi indossati dai corridori del Team WorldTour kazako. Si, proprio così. Direttamente sullo spazio web Wilier Triestina (wilier.com) è difatti possibile acquistare in tutta comodità alcuni articoli di merchandising, oltre ad una specifica selezione di accessori e componenti tecnici realizzati dai brand partner della Astana PremierTech. Una bellissima notizia per tutti i tifosi desiderosi di acquistare maglie (anche quelle originalissime, ed introvabili, del campione di Spagna Luis Leon Sanchez e del campione kazako Alexey Lutsenko), ma anche pantaloncini, cappellini, bandane e caschi utilizzati quest’anno dagli atleti della squadra.

Sviluppati con i pro’

L’abbigliamento da competizione dell’Astana-PremierTech è prodotto in Italia da Giordana. Un marchio storico e molto riconosciuto in modo particolare nel mondo dei professionisti. Un brand capace di raggiungere elevati standard di comodità, oltre a garantire prestazioni all’altezza del grande ciclismo professionistico. Sviluppata assieme agli atleti professionisti del team, questa divisa sposta sempre più in alto il livello di tecnicità, di innovazione e di prestazioni nell’ambito dell’abbigliamento sportivo. Fra le qualità c’è quella di adattarsi perfettamente al corpo dell’atleta come una seconda pelle, che rende ciascun movimento in bici estremamente naturale e confortevole.

In alto vediamo il casco Limar Air Master e sotto il veloce Air Speed dell' Astana
In alto il casco Air Master e sotto l’Air Speed
In alto vediamo il casco Limar Air Master e sotto il veloce Air Speed dell' Astana
In alto vediamo il casco Limar Air Master e sotto il veloce Air Speed

Caschi Limar, livrea Astana

Sempre nello spazio web che Wilier Triestina dedica sul proprio sito al materiale in vendita del Team Astana PremierTech è possibile trovare anche i due modelli di caschi Limar in dotazione alla squadra: l’Air Speed e l’Air Master. Entrambi ovviamente proposti nella esclusiva livrea Astana.

Il più veloce

Il modello Air Speed sviluppato in collaborazione con i corridori della squadra, è risultato il casco migliore, nel corso di una prova aerodinamica comparativa ad una velocità media di 40 km/h. Il test si è svolto lo scorso inverno presso la galleria del vento di Magny-Cours in Francia. Dodici le prese d’aria, e tre i condotti longitudinali che canalizzano velocizzandola la fuoriuscita del flusso di aria calda, permettono un migliore raffreddamento interno per mantenere la testa fresca. Il design aerodinamico e compatto, con una forma accattivante e delle linee affusolate, lo rendono un casco polivalente da utilizzare nelle uscite di tutti i giorni.

La bandana e il cappellino dell'Astana PremierTech
La bandana e il cappellino dell’Astana PremierTech
La bandana e il cappellino dell'Astana PremierTech
La bandana e il cappellino dell’Astana PremierTech prodotti da Giordana

Anche bandane e cappellini Astana

Oltre a divise e caschi non manca poi l’offerta di bandane, cappelli e cappellini da corsa. Quest’ultimo è un grande classico del ciclismo, 100% realizzato in Italia e progettato per adattarsi comodamente sotto il casco per ottimizzare la gestione dell’umidità, la regolazione della temperatura e bloccare il sole

wilier.com

La qualità di Bollé scelta (anche) dalla B&B Hotel

12.03.2021
3 min
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Il casco e gli occhiali scelti dalla B&B Hotel, squadra francese in cui milita anche il nostro Nicola Bagioli (foto in apertura) sono marchiati Bollé. Design ma anche, e soprattutto, sostanza: è su questo che si basano i prodotti usati da questo team e dall’azienda stessa! Pensate che fu fondata nel 1888, oltre 130 anni fa. Occhiali prima e caschi poi… lo sci, il ciclismo, il running, il tempo libero…

Il casco Bollé Furo con gli inserti removibili della calotta
Casco Bollè Furo
Il casco Bollé Furo con gli inserti removibili della calotta

Furo, aerodinamica al top

Il casco Furo è decisamente differente rispetto alla maggior parte dei modelli in commercio. Il brand francese ha intrapreso una linea decisamente personale. A caratterizzare questo casco è senza dubbio il suo “codone”, al quale hanno dato persino un nome: Kamm. Questo oltre a proteggere molto bene la nuca, rende il casco anche molto aerodinamico. Ma la protezione non c’è solo nella nuca. E’ assicurata dalla calotta in Mips. 

Un elemento caratterizzante di questo casco è il condotto Naca (la grossa feritoria centrale) che riduce la resistenza all’aria e migliora la ventilazione. E a proposito di ventilazione, ci sono le cover removibili: sono degli inserti che vanno a chiudere i fori di areazione per rendere il casco più aerodinamico o per proteggersi da freddo e acqua in caso di maltempo. Una soluzione di Bollé davvero pratica.

Molte le colorazioni disponibili. Il suo peso è di 300 grammi, ma la calzata è così comoda che quasi non si sente sulla testa.

Gli occhiali Chronoshield
Gli occhiali Chronoshield

Chronoshield quasi una maschera 

Per quel che riguarda gli occhiali Bollé ha fatto la storia. Realizzò il primo modello per il ciclismo già nel 1958. I Chronoshield hanno un’ampia lente (polarizzata). In tal modo si ha sempre una visione totale sulla strada. La larghezza interna della montatura è di ben 143 millimetri, per un’altezza di 65. 

E difficilmente si appannano. Le prese d’aria sono integrate direttamente nella montatura così un flusso d’aria c’è sempre. Un altro elemento che merita attenzione, riguardo a comfort e calzata, è il nasello in gomma antiscivolo Thermogrip. Si tratta di un materiale idrofilo che assorbe l’acqua per evitare che gli occhiali da sole scivolino durante lo sforzo, assicurando la massima stabilità anche quando si viaggia “a tutta” e a testa bassa.

Gli occhiali Lightshifter
Gli occhiali Lightshifter

Dna Bollé nei Lightshifter

Sempre appartenenti alla categoria di occhiali oversize, i Lightshifter sono proposti in una vasta gamma di colori così da essere associati al casco che si sceglie. Questo è l’occhiale più apprezzato dai pro’ per la sua leggerezza (appena 34 grammi) e per l’ampio campo visivo offerto.

Anche questo modello utilizza le lenti fotocromatiche Phantom che si adattano ai cambiamenti di luce in pochi secondi (e per questo è molto apprezzato anche dai biker). La struttura consente una visuale precisa anche ai lati, così da non stancare la vista quando si è al massimo e non si ha la concentrazione necessaria per cogliere i dettagli. A tal proposito questa lente aumenta i contrasti.

Il nasello è regolabile. Anche per il Lightshifter in Bollé hanno previsto molte le lenti, tutte intercambiabili.

www.bolle.com/it

Simone Consonni casco Kask

Kask, gli… elmetti magici dei quartetti azzurri

17.02.2021
5 min
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Nella recente visita al velodromo di Montichiari abbiamo notato l’attenzione che riservano ai loro caschi i ragazzi della nazionale italiana su pista. Per capire come nascano e vengano sviluppati questi tipi di caschi abbiamo parlato con Luca Viano, Direttore prodotto di Kask. Il marchio italiano è fornitore ufficiale della nazionale italiana su pista.

Si parte dal meglio

Progettare e sviluppare dei caschi che devono fornire la massima efficienza aerodinamica richiede una serie di studi molto approfonditi e complessi.
«La storia di Kask è un po’ particolare – esordisce così Luca Viano – sin dall’inizio abbiamo sempre collaborato con quello che era il Team Sky e che oggi è l’Ineos. Questo per noi ha voluto dire collaborare con i corridori e anche con i partner tecnici della squadra, che sono stati molti. A partire da British Cycling per poi passare a Jaguar fino a oggi con Mercedes. Detto questo, per sviluppare un casco da cronometro o da pista si parte dallo studiare cosa di meglio c’è sul mercato o a livello di prototipi e si vanno a cercare i punti da migliorare».

Elia Viviani con casco Kask bambino Pro Evo
Elia Viviani mentre indossa il Kask Bambino Pro Evo
Elia Viviani con casco Kask bambino Pro Evo
Elia Viviani mentre indossa il Kask Bambino Pro Evo con la coda lunga

In galleria del vento

La collaborazione con una squadra di primissimo livello come la Ineos Grenadiers ha certamente portato una seri di vantaggi.
«Negli ultimi anni abbiamo sempre sviluppato insieme a ogni singolo atleta – ci spiega Viano – utilizzando la galleria del vento e la scansione completa del corridore mentre è in bicicletta».

Il lavoro in galleria del vento risulta sempre molto importante: «Facciamo delle simulazioni con il vento che proviene da diverse direzioni e con l’atleta che assume diverse posizioni in bici. Ovviamente ci sono quelli che stanno più in una posizione e altri che si muovono maggiormente e anche questo fattore deve essere considerato ai fini dell’efficienza aerodinamica. Alla fine, tutte le variabili vengono bilanciate e si va capire quanto può essere diminuito il drag per quel singolo corridore».

Kask Bambino Pro
Il casco Bambino Pro con la coda corta
Kask Bambino Pro
Il casco Bambino Pro con la coda corta, nato dalle caratteristiche di Froome

Coda lunga o corta?

Le caratteristiche fisiche e la tenuta in posizione di ogni atleta vanno ad influire sulle scelte tecniche da prendere per sviluppare un casco.
«I ragazzi della nazionale italiana su pista hanno delle caratteristiche diverse – ci dice Luca Viano – per capire meglio quanto le peculiarità di ogni atleta influiscano sullo sviluppo di un casco faccio l’esempio di Froome. Lui è uno che durante le cronometro guarda molto verso il basso e muove la testa. Da queste sue caratteristiche è nato il casco Bambino Pro con una coda tronca, perché una coda lunga avrebbe fatto da freno. Invece Thomas e Ganna, che vengono dalla pista e hanno una posizione più stabile e duratura, conviene che usino il Bambino Pro Evo con la coda più lunga».

Ma quanto incide la lunghezza del casco sull’aerodinamica?

«La coda più lunga aiuta ad attaccare il flusso d’aria il più possibile alla schiena e questo migliora l’aerodinamica, ma se si muove molto la testa mentre si pedala agisce come un freno».

Attenzione ai dettagli

Entrando nello specifico dei caschi usati dagli atleti della nazionale italiana Luca Viano ci ha detto che: «I ragazzi usano il Bambino Pro Evo, quello con la coda più lunga, che offre il profilo alare migliore ed è più vantaggioso. Bisogna pensare che le prove in pista durano pochi minuti e quindi gli atleti stanno stabilmente in posizione aerodinamica».

E poi ci sono i marginal gains.
«I caschi che vengono usati in pista sono gli stessi usati nelle cronometro su strada o nel triathlon – ci dice – però, per ricercare la massima prestazione, vengono rimossi i fori frontali di ventilazione, che a livello aerodinamico portano qualche disturbo. Ovviamente questa operazione non viene fatta per le prove su strada dove il corridore deve affrontare sforzi più lunghi».

Kask Mistral
Il Mistral ha una larghezza maggiore
Kask Mistral
Il Mistral ha una larghezza maggiore che si sposa meglio con i corridori con le spalle larghe

Un casco per gli australiani

Kask collabora anche con la nazionale australiana su pista e anche da questa partnership è nato un casco specifico.
«Il casco Mistral è nato dal fatto che gli atleti australiani hanno mediamente delle spalle più larghe – ci spiega Viano – questo vuol dire che hanno un impatto con l’aria differente. Questa caratteristica ci ha portato a sviluppare un casco che ha una parte frontale più larga e permette di creare un corpo unico con il profilo dell’atleta. In questo modo si è reso più lineare il flusso d’aria. Il Mistral è adatto anche alle prove di triathlon meno tortuose, anche perché spesso i triatleti hanno una larghezza delle spalle maggiore rispetto ai ciclisti»

Ganna guida il quartetto azzurro
Filippo Ganna guida il trenino azzurro
Ganna guida il quartetto azzurro
Filippo Ganna guida il trenino azzurro. Tutti i componenti usano lo stesso casco

Prove diverse, stesso casco

Per finire abbiamo chiesto se c’è differenza fra il casco usato nel quartetto da quello dell’inseguimento individuale.
«In realtà non ci sono differenze, nel senso che usano lo stesso casco in entrambe le prove. Nel quartetto sono molto importanti l’ordine e i tempi delle tirate e si cerca di lavorare molto sulle caratteristiche delle persone per fare in modo che siano il più omogenee possibile. D’altronde quando Ganna è davanti a tirare, dovrebbe avere un tipo di casco, mentre quando sta in scia dovrebbe averne un altro. Ma questo non è possibile, quindi lui utilizza lo stesso della prova individuale con cui ha il massimo vantaggio aerodinamico».