KTM X-Strada Elite, tutto quello che serve per il gravel

21.09.2022
4 min
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KTM X-Strada nella versione Elite è una bicicletta in grado di coprire le tante esigenze del gravelista, sia esso agonista o viaggiatore. E poi c’è quel rapporto tra la qualità ed il prezzo, che è davvero eccellente. Il listino recita 3.399 euro.

La nuova piattaforma X-Strada è stata lanciata alla fine del 2021, un progetto interessante in grado di coprire il gravel race, il bikepacking e che trova impiego anche nell’ambito del ciclocross. Entriamo nel dettaglio della versione Elite.

Una colorazione azzeccata
Una colorazione azzecca

Tanta sostanza prima di tutto

E’ una delle peculiarità delle biciclette KTM di tutte le categorie e livelli, ovvero un cuore sostanzioso che si basa sul carbonio Premium, allestimenti efficienti e anche le geometrie che non sono mai estremizzate.

L’allestimento Elite della X-Strada ne è un chiaro esempio e collima con la versatilità di una piattaforma che ha il compito di coprire diverse interpretazioni.

E’ una bici che non disdegna l’agonismo e quel gravel race di cui tanto si parla ultimamente. Eppure le sue predisposizioni si configurano con il viaggio; quindi portapacchi, borse e parafanghi. Anche per questo la geometria della KTM X-Strada, a prescindere dalla taglia, è una sorta di endurance, capace di sfruttare il giusto compromesso tra un allungamento ottimale in senso orizzontale e una posizione più eretta.

Come è montata

Si parte da un frame-kit con telaio monoscocca in carbonio Premium. La matrice è uguale a quella usata per le bici da strada, ma con delle applicazioni diverse, ovviamente rivolte al segmento gravel. Anche la forcella (F14) è full carbon, ma utilizza il modulo Performance, meno sofisticato rispetto al precedente e parecchio sostanzioso. Al primo impatto sembra una forcella aero e mutua una parte del suo design da quella impiegata sulle road Lisse e Revelator Alto (versione più anziana).

Avantreno e retrotreno hanno un’ampia luce di passaggio per gli pneumatici. Utile nei termini tecnici e bella da vedere tutta la zona dello sterzo, con le guaine che si nascondono al suo interno passando dall’anello di battuta.

Trasmissione meccanica

La trasmissione è meccanica, ricordando che c’è una completa compatibilità con i cambi elettromeccanici e si può montare anche il doppio plateau anteriore. La versione fotografata a Misano è aggressiva ed è quella 2023. C’è lo Shimano GRX con mono davanti e 11 rapporti dietro, ma con il bilanciere lungo che permette di montare pignoni normalmente usati nella mtb.

C’è il comparto manubrio in alluminio KTM e ci sono le ruote Mavic del segmento all-road (gommate Continental), anche queste con cerchio in lega e specifiche per il gravel. La sella è di Selle San Marco.

Anche questa versione è compatibile con eventuali dropper-post da 27,2 di diametro, soluzione utilizzata dai Samparisi sulla “vecchia”.

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KTM Revelator Alto 2023, vista e toccata a Misano

14.09.2022
5 min
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Dopo averla vista nelle corse dei pro tra l’inizio dell’estate ed al Tour de France, l’expo di Misano ci ha dato l’opportunità di vedere da vicino la nuova KTM Revelator Alto.

Abbiamo fotografato due versioni molto interessanti, per l’abbinamento cromatico e per gli allestimenti proposti. La Master, quella nella colorazione argento e la Elite AXS, con un trasparente dal tono blu che non nasconde la trama del carbonio. Vediamo i dettagli.

La versione Elite AXS
La versione Elite AXS

KTM Revelator Alto 2023

Scriviamo di una bicicletta di qualità, decisamente race ready e che nel suo percorso di crescita e sviluppo ha sempre dimostrato un versatilità non comune.

La KTM Revelator Alto Master 2023 ha il frame-kit in carbonio Premium, comune per il telaio e la forcella, oltre che per le due versioni in questione. La forcella diventa F15 ed è diversa dalla versione più anziana, per design e concept. Inoltre lo stelo è perfettamente compatibile con la zona dello sterzo sviluppata tenendo conto della soluzione ACR di FSA-Vision.

L’impatto estetico della bicicletta tiene fede ad una sorta di family feeling design della piattaforma Alto, ma con importanti diversità nella zona dell’avantreno, della scatola del movimento centrale e dell’innesto degli obliqui al piantone.

La zona centrale, muscolosa e ampia
La zona centrale, muscolosa e ampia

Le differenze principali

Ora tutta la zona dello sterzo è più muscolosa, con linee marcate e volumi importanti. La sensazione è quella di avere una bicicletta molto sostenuta e decisa. L’obliquo e l’orizzontale hanno dei fazzoletti di rinforzo nella parte interna al telaio.

Gli steli della forcella hanno un volume equilibrato dall’alto verso il basso e scompaiono i fendenti aerodinamici (quelli vicino alle sedi del perno passante) che hanno caratterizzato la versione precedente.

Lo shape delle tre tubazioni principali è diverso, così come l’innesto al piantone dei profilati obliqui del carro. Questi ultimi sono più robusti e hanno un’impatto frontale comunque risicato. Nella parte bassa della bicicletta e nei tubi del carro emerge comunque il concetto di asimmetria che da sempre contraddistingue il progetto KTM Revelator, ma in maniera mano marcata rispetto al passato. La scatola del movimento centrale è stata completamente cambiata, più squadrata e con linee nette. La sua larghezza è sempre di 86,5 millimetri.

Il seat-post (zero off-set e in carbonio) è mutuato dal passato e cambiano ovviamente gli allestimenti.

Come è montata la Master

Normalmente non apriamo con il prezzo di listino, ma in questo caso ci sembra necessario: 5599 euro. La trasmissione è la Shimano Ultegra Di2 a 12 velocità (50/34 e 11/30). Ci sono i due dischi del freno, entrambi da 140 millimetri di diametro. Interessante la scelta delle ruote, che ricade sulle Mavic Cosmic SL32, con il cerchio in carbonio e dal profilo medio/basso.

Le gomme sono Schwalbe TLE, con il modello Pro One da 25. Il cockpit è in alluminio e firmato FSA, mentre la sella è la Fizik Antares R5. Si tratta di una bicicletta che non supera di molto i 7,5 chilogrammi, con un eccellente rapporto tra la qualità ed il prezzo.

Le taglie disponibili sono 5, dalla XS fino alla XL.

La versione Elite AXS

Una bicicletta da 4699 euro (listino), che adotta il medesimo kit telaio della Master descritta in precedenza. Cambia l’allestimento. C’è la trasmissione Sram Rival AXS (46/33 e 10/30) e ci sono le ruote Mavic Ksyrium S con cerchio in alluminio, comunque compatibili con gli pneumatici tubeless. Sono gommate Schwalbe.

Cambia il materiale del reggisella, che invece del carbonio è in alluminio e cambia la sella che è di selle San Marco NDR. Il comparto guida è in alluminio FSA. Una bici che sfiora, o di poco superiore agli 8 chilogrammi, non male se consideriamo il prezzo e la fascia di utenza alla quale si rivolge.

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KTM Revelator Alto Elite AXS, il test

06.03.2022
6 min
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Un design e delle forme iconiche diventano il vestito perfetto per la bici road versatile dell’azienda austriaca. Questa è la KTM Revelator Alto Elite AXS: telaio in carbonio Premium e tecnologia monococca. La forcella è marcatamente aerodinamica, eppure sotto il profilo della performance ha una valenza ben precisa: essere precisa e contribuire all’efficienza del mezzo.

L’allestimento non ha l’obiettivo principale di risparmiare grammi, ma di contenere il prezzo e di offrire una bicicletta pronta all’agonismo. Le scelte sono pertanto differenti, ma il modello Revelator Alto è una delle bici utilizzate dai francesi del Team B&B Hotels-KTM.

KTM Revelator Alto Elite AXS in salita (foto Sara Carena)
KTM Revelator Alto Elite AXS in salita (foto Sara Carena)

Frame-kit top level

Il pacchetto che include il telaio e la forcella è il medesimo adottato per la versione Alto Master, che possiamo identificare con la trasmissione Shimano Ultegra a 12 velocità e le ruote in carbonio Mavic. Il progetto, nella scala dei valori KTM, è secondo solo al frame-kit top di gamma NanoPremium Carbon in dotazione al modello Exonic.

Il telaio della Elite è un monoscocca in fibra composita Premium, esclusiva di KTM, elegante e sinuoso, ma capace di proporre linee marcate, decise e identificative. Il peso dichiarato è di circa 800 grammi, non male per una piattaforma che compie tre anni. La forcella è la F12, sempre full carbon e adotta il composito Performance, differente se confrontato con quello del telaio.

Peso di 8,25 chili (misura 55)

Qui tutto funziona bene e non ci sono fronzoli e orpelli inutili ai fini della prestazione che deve elargire la bicicletta e che si aspetta l’utente tipo di questa bicicletta.

La trasmissione funziona a dovere ed è precisa. C’è tanto alluminio nello Sram Rival, che aggiunge qualcosa alla bilancia, ma contribuisce a dare sostanza.

Ci sono le ruote Mavic, sempre in alluminio e con il nuovo mozzo Infinity, per un comparto scorrevole, comodo e versatile. Ma proprio questo tipo di componentistica conferma la qualità e una certa trasversalità di una bicicletta, che può essere alleggerita molto facilmente, senza timore di confrontarsi con dei componenti racing veri e propri. Abbiamo rilevato un peso di 8,25 chilogrammi, nella taglia 55 e senza i pedali.

Feedback e considerazioni

Potremmo dividere la KTM Alto Elite in due parti. L’avantreno, più rigido e sostenuto, mai eccessivo e stabile. Ha una precisione che diventa un punto di forza e la struttura della forcella contribuisce ad arricchire questo frangente.

Il retrotreno che è più “elastico”, fattore apprezzabile sulle lunghe distanza, quando si percorrono tratti di strada sconnessa, che rende più docili anche le ruote rigide e magari con un profilo elevato. E poi è reattivo al punto giusto.

Reggisella con zero arretramento

E’ una soluzione che troviamo anche sulla Lisse, quella aerodinamica di KTM. Ha una valenza tecnica ben precisa, che è quella di far caricare il più possibile il peso del ciclista sul piantone, sfruttando le potenzialità della bici. In fase di setting della sella si possono presentare dei limiti a quei ciclisti che adottano un arretramento accentuato ed eccessivamente scaricato verso il posteriore.

Il profilo tronco del piantone, con il collarino e il seat-post dedicati
Il profilo tronco del piantone, con il collarino e il seat-post dedicati

Sterzo alto e piantone a 75°

Nella taglia 55, il profilato dello sterzo è alto 160 millimetri. La media attuale della categoria si attesta a 140. E poi c’è quel piantone dritto in piedi, con il carro compatto, tutti fattori che messi insieme fanno la felicità di scalatori, salitomani e di chi ha le capacità di cambiare passo quando la strada è particolarmente pendente.

Non si è mai troppo schiacciati in avanti e verso il basso, la respirazione ne guadagna. Si pedala centrati sulla sezione mediana della bici e si esce di sella con estrema facilità.

In conclusione

La KTM Alto in questione non è una bici da passeggio, banale e con poco carattere. Questa bicicletta offre degli spunti interessanti e porta avanti un concetto che abbina il comfort alla leggerezza del telaio, sfrutta l’asimmetria delle tubazioni e del carbonio, per un pacchetto funzionale alle esigenze di chi predilige le biciclette “sottili”.

E’ reattiva quanto basta e diventa gratificante nel corso delle lunghe progressioni, magari anche in salita. La Alto “non butta giù di sella” quando si è stanchi o semplicemente si vuole fare “la sgambata” e si adatta bene ad ogni abito, dettaglio per nulla scontato.

KTM Bikes, viaggio esclusivo nel motore dell’azienda

03.12.2021
5 min
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Il marchio KTM viene fondato nel 1934 da Hans Trunkenpols ed inizialmente era un’officina per cicli e motocicli. Nel corso degli anni la fabbrica si amplia, fino a produrre il primo motociclo; era il 1951 (il modello R100). La terza divisione della fabbrica, aggiunta in seguito, produce radiatori e si affianca a quelle dei motocicli e delle biciclette, inglobate nel medesimo sito produttivo.

La “vecchia” insegna della fabbrica KTM, ancora esposta in uno dei capannoni.
La “vecchia” insegna della fabbrica KTM, ancora esposta in uno dei capannoni.

Da allora molto è cambiato, perché nel 1991 l’azienda viene smembrata in tre società ben distinte, tutte accomunate dal marchio KTM. Le due realtà più famose sono quelle di moto e bici, che pur avendo molto in comune, sono due aziende separate tra loro. Il nostro viaggio ci porta a visitare la sede di KTM Bikes, la KTM Fahrrad GmbH.

KTM Bikes, immagine e sostanza oltre la bici

Siamo a Mattighofen nel cuore dell’Austria, circa 50 chilometri a nord di Salisburgo, dove l’HQ dell’azienda ha mantenuto la sede e l’identità (qui c’è anche la compagine motoristica). La cittadina è sostenuta da un marchio, un colosso mondiale che alimenta altre categorie merceologiche extrasettore. Solo entrando in una realtà come questa, ci si rende conto di cosa può significare la frase “bikes Made in Austria” e dell’operatività di un sito come questo e, in un certo senso cosa significa una fabbrica di biciclette.

Abbiamo imparato a conoscere KTM Bikes grazie alle sponsorizzazioni dei team pro’, per via dei suoi colori iconici e anche grazie alle e-bike. Il marchio black-orange è stato uno dei primi a credere e spingere con forza la categoria delle bici elettriche. Questo segmento è un traino non solo per la bici, ma per l’industria intera e altre aziende hanno emulato l’approccio di KTM. Il legame con la bici elettrica è stato una sorta di detonatore che ha permesso di attivare una serie di meccanismi evolutivi: ad esempio l’ingresso di ingenti capitali extrasettore. Pensiamo al colosso Bosch, che fornisce le unità elettriche per le biciclette. Possiamo solo immaginare gli enormi investimenti che si celano.

Si tratta di un sito produttivo che conta 30.000 mq e che è in costante evoluzione. Ogni capannone assolve ad un compito ben preciso
Un sito produttivo che conta 30.000 mq e che è in costante evoluzione

Mix tra modernità e storia

Il complesso di Mattinghofen fa della modernità un biglietto da visita. Non si tratta “solo” di una struttura avveniristica, ma di una facility sempre attiva, che non dorme mai e che brulica di personale: ci lavorano 480 persone circa (400 operai, 80 impiegati)! Il sito è in costante espansione ed è a tutti gli effetti un polo tecnologico. I progetti delle bici sono ingegnerizzati e nascono al suo interno, prendono forma e si sviluppano proprio qui. C’è l’immenso capannone dedicato all’assemblaggio, che può raggiungere il numero di 1.400 biciclette montate in un giorno e copre una superficie di circa 5.000 metri quadri. Tante postazioni di montaggio, ognuna con il suo operatore che viene rifornito di continuo di telai e componenti. Il supporto tecnologico/informatico dei macchinari si integra alla perfezione con la manualità degli operai: organizzazione, programmazione, ma anche ordine e metodo.

Più defilata c’è una zona dedicata all’assemblaggio delle ruote. Un marchio di bici che monta le ruote in casa? E’ proprio così e lo fa con un’enorme capacità produttiva, fino a 3.000 al giorno e ognuna di queste con una costruzione specifica (in base alla categoria di bicicletta). Le strutture più datate vengono sostituite da capannoni ampi e moderni, meccanizzati e automatizzati. Ad esempio il magazzino dei ricambi e degli accessori, che copre uno spazio di 4.500 metri quadri (ai quali ci sono da aggiungere gli uffici).

Incredibile reparto verniciatura

C’è un reparto verniciatura, che è tra i più grandi d’Europa (per quanto concerne il settore della bicicletta). Poi c’è ne uno dedicato al controllo qualità, dove fa bella mostra la macchina 3D che dà forma alle prime bozze dei disegni. Quali saranno i volumi delle tubazioni delle prossime bici? Qui lo possiamo vedere in anteprima. La logistica ha un nuovo magazzino che arriva a contenere 28.000 biciclette: “visto da dentro” è impressionante. E’ diviso in due settori, uno dove i cartoni delle biciclette vengono spediti, uno dove i 28.000 bike-box sono scaffalati! Ci sarebbe piaciuto vedere il reparto R&D e documentare le bici del futuro, ma lì è tutto top secret (ci stà).

Le nostre considerazioni

Ci piace chiudere questo articolo con una frase: «la sostanza che va oltre l’immagine». Solo entrando in una realtà come quella di KTM Bikes, oltre 30.000 metri quadri di superficie, ci si rende conto di cosa significa la frase “bikes Made in Austria” dell’operatività che necessita un’azienda di questo calibro e di come la tecnologia viene integrata a supporto della manualità. Non esiste solo l’Asia, non c’è solo il far east. Viviamo in un mondo globalizzato, dove nell’industria tutto si interseca e tutto è collegato. 28.000 biciclette stoccate dentro un’enorme capannone (che viene svuotato in meno di una settimana e riempito nuovamente in men che non si dica), non è un numero a caso e solo in parte, rende l’idea di quanto il segmento della bicicletta è forte ed in crescita.