Alé e il ciclismo femminile: questione di passione e rispetto

07.02.2022
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La presenza ed il supporto di Alé al movimento del ciclismo femminile, in Italia e all’estero, non rappresenta di certo una novità. Anche quest’anno il brand veronese, coordinato da Alessia Piccolo, non fa certo mancare il proprio appoggio a squadre, di diverso livello.

Il Team BikeExchange al completo durante il ritiro pre-stagione (foto BEX Media)
Il Team BikeExchange al completo durante il ritiro pre-stagione (foto BEX Media)

Dalla formazione WorldTour BikeExchange-Jayco fino alla Top Girls Fassa Bortolo, dalle atlete della Cams-Basso per giungere alla Federazione Francese di Ciclismo (FFC): sono questi i principali team di ragazze che nel 2022 corrono indossando i capi Alé. Non solo team World Tour maschili, dunque: da sempre uno dei “focus” principali di Alé è proprio quello del ciclismo al femminile.

A.P.G, che di Alè è la società di riferimento, si è sempre caratterizzata per essere una realtà aziendale spiccatamente al femminile. Composta prevalentemente da donne, e guidata da una donna, Alé progetta, disegna e realizza capi tecnici anche per il ciclismo “rosa”, dunque dedicati alle sportive, pensati dalle donne per le donne: per le professioniste del pedale oppure per le semplici appassionate. 

Tatiana Guderzo fino al 2021 ha corso con l’Alé BTC Ljubljana e dal 2022 sarà alla Top Girls Fassa Bortolo vestita Alé
Guderzo fino al 2021 ha corso con l’Alé BTC Ljubljana e dal 2022 sarà alla Top Girls

Una presenza forte

Per molti anni Alé ha rappresentato il vero e proprio “motore” organizzativo del team Alé BTC Ljubljana, una squadra che ha definitivamente lasciato a fine 2021 dopo averla portata al traguardo della massima divisione UCI: il WorldTour. In questa nuova stagione, come anticipato, sono ancora molti i team di ragazze che corrono con la celebre “A” stampata sul cuore. BikeExchange nella massima divisione del ciclismo mondiale, mentre in ambito continental Alé è orgogliosamente accanto a due squadre di rilievo: il Top Girls Fassa Bortolo e il team inglese Cams-Basso. E proprio con il Top Girls Fassa Bortolo Alé ritrova un’amica di sempre: Tatiana Guderzo, l’ex campionessa del mondo (ma anche bronzo olimpico, due titoli europei e cinque campionati italiani…)

Non va certo poi dimenticata la proficua collaborazione con la Federazione Francese di ciclismo (FFC) e di conseguenza la fornitura tecnica – valida ancora fino alle Olimpiadi di Parigi 2024 – a tutte le nazionali transalpine. La stessa FFC ha intrapreso un ambizioso piano federale per rendere il ciclismo uno sport più femminile e dunque maggiormente alla portata delle donne. E proprio questo programma ha come obiettivo quello di permettere la promozione e lo sviluppo del ciclismo femminile, anche e soprattutto da un punto di vista etico e di rispetto delle atlete.

Alé ha un accordo con la federazione francese valido fino alle Olimpiadi di Parigi 2024
Alé ha un accordo con la federazione francese valido fino alle Olimpiadi di Parigi 2024

Spazio e visibilità

Che siano professioniste, o semplici appassionate, tutte le atlete Alé vestono capi delle linee PR-R e PR-S espressamente pensati per massimizzare le performance ai massimi livelli.

«Dai tempi di Maria Canins e di Jeannie Longo – ha confessato Alessia Piccolo, CEO di A.P.G – l’abbigliamento da ciclismo in rosa ha fatto passi da gigante. Tuttavia, le ragazze di oggi sono figlie di quella tradizione. Sono forse più social, più moderne, è vero: ma ugualmente appassionate, e la fatica di questo sport non le spaventa, anzi, le alimenta! Mi batto da anni per far crescere il movimento femminile, e con Alé forniamo il nostro supporto a tante squadre rosa e a tante ragazze, che sono dei veri talenti. Mi auguro che il futuro possa riservare loro sempre più spazio e visibilità. Spazio e visibilità che da parte nostra di certo non mancherà mai!».

Alé

Il Team BikeExchange vestirà italiano… con Alé

09.11.2021
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Alé non arresta la propria marcia nel mondo del ciclismo professionistico WorldTour. Anzi, rilancia e rafforza la presenza del brand andando a fornire tecnicamente, per la prossima stagione 2022, il Team BikeExchange. L’accordo, valido per le stagioni agonistiche 2022 e 2023, permetterà al marchio d’abbigliamento italiano di “vestire” la formazione australiana diretta da Brent Copeland. Una compagine che proprio quest’anno ha festeggiato i primi 10 anni di attività nel ciclismo mondiale.

GreenEDGE Cycling, la società che coordina l’operatività e l’attività del Team BikeExchange, non ha certo bisogno di molte presentazioni, rappresentando una squadra che ha al proprio attivo oltre 430 vittorie e in organico atleti del calibro di Michael Matthews e Simon Yates, nel team maschile, Amanda Spratt in quello femminile.

Alé collaborerà con il Team BikeExchange per le prossime due stagioni, la data di inizio sarà il primo gennaio
Alé collaborerà con il Team BikeExchange per le prossime due stagioni, la data di inizio sarà il primo gennaio

Per la squadra di proprietà di Gerry Ryan e guidata da Brent Copeland, Alé metterà a disposizione la propria esperienza nel settore del tessile e la validità del personale laboratorio di Ricerca & Sviluppo che negli anni ha assistito i capi di alcuni tra i più grandi campioni del pedale. Tutti i capi sono realizzati sfruttando le linee Alé PR.R e PR.S. Dove tessuti fit e tagli sono stati specificamente studiati per supportare i professionisti nel raggiungimento della massima performance.

Visibilità e performance

«Con estremo piacere – ha commentato Alessia Piccolo, Amministratore Delegato di APG, l’azienda a cui Alé fa capo – annunciamo questa importantissima partnership con il Team BikeExchange. Vestiremo la squadra con il nostro design inconfondibile, mettendo a loro disposizione il meglio dell’ingegneria tessile nel campo dell’abbigliamento ciclistico. Il nostro Ufficio Stile è già al lavoro anche per la parte grafica, che sarà come sempre d’impatto. In attesa di scoprire la maglia e la nuova formazione 2022, auguro a tutta la squadra un’ottimale preparazione invernale in vista della prossima stagione. Non vedo davvero l’ora d’iniziare a collaborare e vincere assieme».

Fra le partnership di Alé nel ciclismo che conta, c’è anche quella con la Uec per i campionati europei
Fra le partnership di Alé nel ciclismo che conta, c’è anche quella con la Uec per i campionati europei

«Pensiamo al 2022 con grande entusiasmo – ha commentato Brent Copeland, il General Manager del team BikeEchange – e questa nuova partnership ci fa già partire molto bene. Alé rappresenta un brand che sta investendo molto nel nostro sport, sia a livello marketing quanto nella continua ricerca e sviluppo di prodotti di altissima qualità. Questi due aspetti sono molto importanti perché ci possono ben supportare nella nostra crescita: come visibilità a livello internazionale e per la performance dei nostri atleti. Siamo solo all’inizio, ma ci aspettiamo di continuare a crescere insieme per molto, molto tempo ancora».

Alé

Da cronoman a cronoman, Pinotti accoglie Sobrero

27.10.2021
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Matteo Sobrero passerà alla BikeExchange e in questo team troverà ad attenderlo a braccia aperte Marco Pinotti. Marco oltre al suo passato da corridore( e da ottimo cronoman) è anche un validissimo tecnico, specie per quel che riguarda il lavoro con i più giovani e nel settore contro il tempo, chiaramente.

L’innesto del piemontese sembra essere tagliato per lui. Oltre ad essere una bella storia, una di quelle “altalene” che spesso si sono viste nel ciclismo in cui ci si trasmette l’esperienza e il sapere, questo cambio di casacca desta anche curiosità. Come si concilieranno i numeri del Pinotti diesse e ingegnere e i sogni di Sobrero, giovane atleta? Un bel mix su cui riflettere.

Marco, arriva Sobrero: un campione italiano della crono proprio come te…

Sì, ma lui ci è arrivato prima! Approda alla BikeExchange già con un ottimo pedigree. Si vede che alla Qhubeka e all’Astana ha lavorato bene. In questi giorni stavo guardando i suoi allenamenti. Stavo analizzando i suoi carichi di lavoro, assicurandomi che fossero stati fatti in modo progressivo.

E il responso qual è?

Che ha lavorato bene. Dai 24.000 chilometri del 2018 ogni anno è cresciuto un po’ fino ai 26.000 chilometri di quest’ultima stagione. Una crescita fatta con gradualità. Per me Matteo in prospettiva può fare bene nelle brevi corse a tappe. Poi magari in futuro anche di più. Nibali appena passato non ha subito vinto i grandi Giri. E’ un ragazzo che da quel che ho visto lavora bene ed è preciso.

E tu come ci lavorerai? Partiamo dalla sua posizione: Matteo è ben messo. Molto chiuso davanti: dove si può migliorare?

Nei dettagli – risponde secco Pinotti – Matteo è un cronoman naturale. La posizione potrebbe trovarla anche da solo. Il biomeccanico nel suo caso non deve creargli impedimenti nel cercare posizioni più redditizie. Intanto ripartiamo dalle sue misure, che non sono male, e poi vedremo di andare in galleria del vento per migliorare qualcosa senza snaturarlo. Il secondo passo invece sarà intervenire sui materiali.

Per Sobrero una gran bella posizione di partenza. Pinotti dovrà lavorare sui dettagli nel passaggio da Wilier a Scott
Per Sobrero una gran bella posizione di partenza. Pinotti dovrà lavorare sui dettagli nel passaggio da Wilier a Scott
A Leuven Sobrero ci diceva che avrebbe voluto il manubrio 3D…

Beh, non è una cosa che si fa dall’oggi al domani, ma posso dire che tra i nostri corridori lui è in cima alla lista per averlo. Però vorrei anche dire una cosa. Questo manubrio dà effettivi vantaggi con una componentistica non perfettamente integrata. Se all’anteriore si ha una bici “sporca”: fili, spigoli, protuberanze. Ma se la bici di partenza è già pulita i suoi benefici non sono neanche quantificabili. Lo abbiamo visto alle Olimpiadi con Dumoulin o i corridori della Deceuninck che avevano una bici pulita. Semmai è più una confidenza ulteriore per il corridore che ha a disposizione tutti i migliori materiali che vuole.

Sobrero è un cronoman atipico se vogliamo: è “piccolo”, non troppo pesante. E lo abbiamo visto anche al mondiale tra Affini e Ganna nel team relay. Come fa andare così bene?

Infatti va bene su percorsi ondulati e non troppo piatti. Al mondiale non poteva fare di più. Però in passato ci sono già stati cronoman simili. Mi viene in mente Levi Leipheimer: abbastanza piccolino, sui 62-63 chili. Lui sfruttava un’ottima aerodinamica e una soglia molto alta. Matteo non è ancora a quel livello, perché pesa un po’ di più e ha qualche watt in meno, ma può crescere, può limare qualcosa in termini di peso e questo di conseguenza se lo ritrova anche in salita. Lo abbiamo visto al Giro di Slovenia, dove ha lottato con Pogacar, e al Giro d’Italia. Lo ha finito bene e ha lavorato per Vlasov. Le corse impegnative che ha vinto da dilettante può vincerle anche di qua.

Lo seguirai direttamente tu? Anche andandogli dietro con la macchina?

Sì, lo seguirò io. Gli andrò dietro nei ritiri e prima di qualche evento specifico, magari il prossimo campionato italiano, poi no: lavorerà a casa. Per il resto gli farei fare dei piccoli passi avanti rispetto ai carichi di lavoro di quest’anno, ma non tanto sul volume. In tal senso migliorerà da solo. Curerei l’intensità soprattutto a ridosso degli eventi in cui può fare bene.

Che gare farà?

Vorrei cercargli dello spazio per fargli fare bene. Adesso vediamo come sarà il percorso del Giro, ma l’idea è di trovare delle brevi corse a tappe in cui le crono avranno un certo peso specifico. La mia idea è di vederlo ad una Parigi-Nizza o una Tirreno, ma aspettiamo di vedere quanto conterà la crono appunto. Vorrei trovare corse che esaltino le sue caratteristiche. Occasioni in cui può fare bene e imparare a fare il leader, a gestire squadra, pressioni, uomini… 

Quante volte dovrà uscire con la bici da crono?

Direi almeno due a settimana. Ho parlato con i meccanici affinché gli forniscano subito una bici da crono riportando le sue misure così che possa prenderci confidenza, anche per i materiali. Comunque direi non meno di sette allenamenti al mese con questa bici.

Come detto in precedenza, Matteo è un cronoman puro ma “piccolo”. Non è un Van Aert o un Ganna, ma più un Bernal, un Pogacar, senza però essere un corridore da corse a tappe, almeno per ora. Come si fa in questi casi?

Le differenze di lavoro non sono molto differenti a crono. Diciamo che Roglic e Pogacar forse sono un po’ più pesanti e tengono meglio certi carichi di lavoro. La mia idea però è di non sovraccaricarlo. Come ho detto, su un tracciato piatto come quello di Leuven uno come Sobrero ha difficoltà, meglio un percorso come quello dell’Italiano, anche se era lungo.

E’ chiaro…

Ho analizzato i suoi valori di potenza del Benelux Tour, non erano male, anche se non erano quelli del Giro, ma certo sono più bassi rispetto agli specialisti più pesanti. Però è anche vero che all’interno di un grande Giro sono valori importanti, specie per chi come lui ha mostrato ottime doti di recupero. E ce lo dice il fatto che è sempre andato molto bene nella crono finali. Andò forte a Voldobbiadene, a Milano. E persino in quella inaugurale di Palermo l’anno scorso, segno che sa anche guidare bene la bici da crono.