Bianchi Specialissima, il nostro test

05.10.2022
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Il test della Bianchi Specialissima CV disc

Non è una novità in senso assoluto, ma la Bianchi Specialissima CV disc doveva rientrare nel portfolio dei nostri test e così è stato. E’ una bicicletta comoda e unica per come esprime la performance.

Nella configurazione test ha un valore alla bilancia molto contenuto, 6,88 chilogrammi rilevati, peso che può essere ridotto ulteriormente con un upgrade delle ruote. Di seguito i nostri feedback.

Bianchi Specialissima CV disc
Bianchi Specialissima CV disc

C’è il Countervail

Cosa significa? Il Countervail è una sorta di membrana viscoelastica integrata nel carbonio, ma non sostituisce la fibra composita. Aumenta il potere dissipante spalmando le vibrazioni e attutendo gli effetti negativi di queste ultime.

Il risultato è tradotto in un aumento del comfort, della stabilità del mezzo e in un potere elastico a favore della performances tecnica.

Il nodo sella, il tricolore e il marchio di fabbrica: Specialissima CV
Il nodo sella, il tricolore e il marchio di fabbrica: Specialissima CV

L’allestimento

La Bianchi Specialissima del test è una taglia 55. Ha la trasmissione Shimano Dura Ace 12v e le ruote Vision 40SC con predisposizione tubeless. Gli pneumatici sono i Pirelli PZero da 26 in versione copertoncino. La sella è una Fizik Antares R3 standard, ovvero non è una sella corta. Interessante la scelta del gruppo guida e del seat-post, tutto marchiato Reparto Corse Bianchi e prodotti da FSA per la casa di Treviglio, belli, leggeri e con una buona ergonomia. Ovviamente sono full carbon. Il reggisella ha un diametro di 27,2 millimetri. Lo stem e la serie sterzo sono di natura ACR e permettono il passaggio integrale/interno delle guaine, senza limiti sul raggio di sterzata (sempre un’ottima soluzione). Il prezzo di listino è di 11.749 euro.

Impatto estetico e dettagli

A tratti è una bicicletta con un design minimale, ma dipende da quale angolazione la si guarda. E’ sinuosa ed è moderna nelle forme, con il classico celeste che è sempre un bel vedere.

La ricerca delle soluzioni che danno qualcosa in più si nota a partire dal profilato dello sterzo, con una vistosa nervatura centrale, quasi uno spigolo. E’ un particolare che richiama un concetto aerodinamico ripreso dalla piattaforma Oltre e dalla bici da crono Aquila CV. La stessa nervatura caratterizza la sezione inferiore della tubazione obliqua, fino alla scatola del movimento centrale.

La forcella ha gli steli voluminosi ai lati e con una sezione ridotta frontalmente. Hanno un’asimmetria appena accennata nella parte bassa, legata principalmente al supporto della pinza del freno e alle sedi del perno passante.

Il piantone si ferma nel punto di innesto con l’orizzontale, ne guadagnano il comfort e l’elasticità del reggisella. Questo fattore ha dei risvolti apprezzabili quando la strada è sconnessa e anche nel lungo periodo.

Il nodo sella ha un rinforzo importante con un duplice obiettivo. Il primo è contenere il blocco di chiusura del seat-post, con una brugola esterna e semplice da raggiungere. Il secondo è quello di irrobustire una zona dove convergono tante forze, messa costantemente sotto stress.

E poi le tubazioni del carro. Quelle oblique hanno una sezione arrotondata sopra, schiacciata al centro e più squadrata verso il basso, dove c’è anche una sorta di drop-in che aiuta ad accorciare la lunghezza del retrotreno. Gli stays bassi sono piuttosto voluminosi e lunghi 41 centimetri (per le due misure più grandi, 59 e 61, la lunghezza è rispettivamente di 41,2 e 41,3).

Una geometria comoda

La taglia in test prevede una tubazione dello sterzo da 14 centimetri, 55 per l’orizzontale e 50 per il piantone, quindi uno slooping non marcato. Il reach è di 38,9 e lo stack è di 54 centimetri, valori che confermano la volontà di proporre una bicicletta non estremizzata, che però lascia ampio margine di personalizzazione.

Significa che si può limitare l’impiego degli spacers tra stem e battuta dello sterzo. Significa che si sfrutta a pieno anche un reggisella zero off-set, componente quest’ultimo che potrebbe giovare (non poco) agli scalatori e agli amanti delle posizioni avanzate.

Specialissima, una bici per le lunghe distanze (foto Matteo Malaspina)
Specialissima, una bici per le lunghe distanze (foto Matteo Malaspina)

In conclusione

Se pur la colorazione celeste sia un chiaro richiamo alla storia dell’azienda, la Bianchi Specialissima CV Disc non è una signora, ma una ragazzina con un carattere brioso, ma non maleducato.

Il comfort che esprime va di pari passo alla capacità di interfacciarsi bene con delle ruote ad alto profilo (non altissimo) e comunque leggere, piuttosto che delle ruote basse. La Bianchi Specialissima è una bici leggera e gratificante nel corso delle lunghe scalate, mai nervosa. Il fatto di avere un wheelset che permette di sfruttare a pieno le potenzialità della bicicletta, è un fattore non secondario, da tenere ben presente.

e-Arcadex: la gravel elettrica di Bianchi presentata all’IBF

09.09.2022
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L’Italian Bike Festival, partito oggi nel caldo sole del Misano World Circuit, è un incontro continuo di persone e di colori. Prodotti nuovi e particolari, bici delle varie forme e dimensioni che si incontrano sull’asfalto del circuito dedicato a Marco Simoncelli. Nel girare tra i vari stand incontriamo Leonardo Zeduri, marketing and communication specialist di Bianchi. Leonardo ci presenta la nuova e-gravel di casa Bianchi: la e-Arcadex, presentata giovedì 8 settembre, ed in questi giorni di fiera visibile in anteprima mondiale.

Una nuova frontiera

«E’ il nuovo riferimento dell’azienda per il settore e-gravel – ci racconta nel suo stand Leonardo – ed è un progetto che nasce direttamente dal modello muscolare Arcadex. Si tratta di una bici pensata per chi ha piacere di andare in bicicletta e di starci molte ore. Ha una geometria molto confortevole e ti permette di avere una buona performance per un buona durata di tempo, tanto sull’asfalto quando sul fuori strada. Una delle novità principali, è che noi di Bianchi abbiamo disegnato un passaggio ruota molto più largo rispetto al modello muscolare. Sulla e-Arcadex possono essere montati copertoni fino a 45 millimetri di larghezza. Una scelta votata anche al mondo del bikepacking e del cicloturismo». 

Dettagli tecnici

«Il motore è il Bosch Performance Line CX: 250 watt di motore ed una batteria da 500 watt all’ora, con autonomia stimata di 115 chilometri e capacità di ricaricarsi completamente in sole 4 ore. E’ possibile montare tutti i gruppi gravel possibili: da Campagnolo a Sram e Shimano».

«Un altro dettaglio importante sulla e-gravel – riprende – è che è stato montato per la prima volta un reggisella telescopico, con una sospensione integrata di 40 millimetri di assorbimento agli urti. In più il reggisella ha un’escursione di altri 80 millimetri. Si attiva con un pulsante che si trova nel lato sinistro del manubrio.

Due versioni e tre colori

I colori utilizzati per la nuova e-Arcadex sono tre: forest, glacial e desert, per richiamare ancora di più il contatto del gravel con la natura circostante. La seconda versione presente, oltre a quella gravel è la versione Tourer, altra novità proposta da Bianchi.

«Una bici dotata di una serie di luci all’anteriore ed una di posizione al posteriore, sono stati montati dei parafanghi perché come dice il nome è una bici pensata per la vita di tutti i giorni. Ha una capacità di carico di 15 chili, quindi molto utile in città e anche nei brevi spostamenti. La massima misura di copertoni utilizzabile è da 40 millimetri, proprio per la presenza dei parafanghi».

Bianchi

Bianchi lancia la serie video Giro Reflections con “Nico” Roche

12.05.2022
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Il marchio Bianchi ha un legame fortissimo con il Giro d’Italia. In sella ad una Bianchi hanno scritto pagine indimenticabili del nostro sport campioni del calibro di Fausto Coppi, Felice Gimondi e Marco Pantani.

Anche per quest’anno l’azienda ricopre il ruolo di Official Sponsor della Corsa Rosa. Per l’occasione ha anche realizzato una edizione speciale del modello Specialissima.

In concomitanza con l’edizione 2022 del Giro d’Italia, Bianchi Media House ha presentato “Giro Reflections”, un road movie a episodi che vuole raccontare storie di persone, luoghi e biciclette tra Ungheria e Italia. Narratore e protagonista del nuovo format video è Nicholas Roche, da poco sceso di sella e subito pronto a vestire i panni del narratore (in apertura foto Giro Reflections).

Nicolas Roche sarà narratore e protagonista della serie “Giro Reflections” (foto Giro Reflections)
Nicolas Roche sarà narratore e protagonista della serie “Giro Reflections” (foto Giro Reflections)

Non solo innovazione

In questi ultimi anni Bianchi si è confermata come un’azienda di riferimento, capace di anticipare le tendenze future con scelte strategiche mirate. Basti solo pensare al nuovo progetto di sviluppo della storica sede di Treviglio che in pochi anni porterà ad un significativo incremento della capacità produttiva dell’azienda.

Accanto all’innovazione, in Bianchi ricopre un ruolo altrettanto importante la capacità di ispirare, di creare community e di farsi portatrice di uno stile di vita. E’ su queste basi che Bianchi Media House ha deciso di lanciare il progetto-film “Giro Reflections”. Si tratta di un road movie in quattro episodi che racconterà storie inedite e il dietro le quinte della Corsa Rosa, allargandosi a nuovi ed interessanti riflessioni: persone, luoghi noti o sconosciuti, culture, cibi ed emozioni sportive. 

Il campione irlandese con il telaio della Bianchi Specialissima dedicata al Giro d’Italia (foto Giro Reflections)
Il campione irlandese con il telaio della Bianchi Specialissima dedicata al Giro d’Italia (foto Giro Reflections)

Roche racconta

Come dicevamo all’inizio come volto, voce, ma anche gambe, è stato scelto Nicolas Roche. L’ex professionista irlandese vivrà il suo viaggio a contatto con l’esperienza del Giro d’Italia e la cultura dei luoghi attraversati, attraverso un’angolazione del tutto personale. Lo farà in sella a differenti modelli Bianchi. Roche potrà infatti scegliere tra i modelli Oltre XR4, Specialissima, Impulso Pro fino alle e-Bike della gamma e-Omnia.

I quattro episodi saranno visibili su Youtube e sulla piattaforma social e digital di Bianchi. Al termine del Giro d’Italia, “Giro Reflections” sarà invece disponibile come short movie in versione integrale.

Si tratta di un documentario che racconta le storie di territori, persone e biciclette tra Ungheria e Italia (foto Giro Reflections)
Si tratta di un documentario che racconta le storie di territori, persone e biciclette tra Ungheria e Italia (foto Giro Reflections)

Arriva TikTok

Contemporaneamente al lancio del progetto “Giro Reflections”, è stato inaugurato il canale ufficiale TikTok. Insieme all’intera piattaforma digital Bianchi, il nuovo canale racconterà con pillole veloci e filmati inediti il viaggio di Roche. Il profilo TikTok del brand, già attivo sulla piattaforma social, ha cominciato la sua pubblicazione nei giorni scorsi ed accompagnerà gli appassionati lungo tutto il Giro d’Italia e oltre.

Bianchi sarà presente al Giro con il Bianchi Experience Center, l’esclusivo motorhome che viaggerà al seguito della Carovana Rosa e sarà presente in tutte le sedi di partenza. Gli appassionati del brand, e non solo loro, avranno la possibilità di toccare con mano le ultime novità Bianchi e chiedere consigli sui modelli esposti allo staff dell’azienda di Treviglio presente in carovana.

Bianchi

Prim 2022

Vi ricordate Tommy Prim? L’ultimo vincente di Svezia

07.04.2022
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Il suo italiano è ancora molto buono, con un leggero accento lombardo: Tommy Prim è ancora molto legato all’Italia, dove ha trascorso tutta la sua carriera da professionista. Non molto lunga, dal 1980 all’86, ma ricca di momenti importanti, perché Prim, in un’epoca di grandi specialisti delle corse a tappe, è stato uno di essi, per due volte finito al secondo posto al Giro d’Italia. Era una delle colonne della Bianchi, quella che al tempo era una squadra fortissima con Baronchelli e Contini e tanti aiutanti di spicco.

Quella era una squadra vera, dentro e fuori le corse e infatti quel legame che si costruì allora è andato avanti nel tempo e neanche la distanza lo ha spezzato. Prim è tornato nella Svezia, a Varberg, nel sud, ma spesso torna in Italia per rimpatriate con i suoi vecchi amici: «Alla Pedalando coi Campioni a Casazza in ottobre non manco mai, è l’occasione per rivederci e cavalcare l’onda dei ricordi. Peccato solo che il Covid mi ha impedito di farlo recentemente, ma quest’anno non mancherò».

Prim 1985
Prim è nato il 29 luglio 1955. Professionista per 6 anni, ha ottenuto 19 vittorie
Prim 1985
Prim è nato il 29 luglio 1955. Professionista per 6 anni, ha ottenuto 19 vittorie

La crisi del ciclismo svedese

Con Prim l’occasione è utile per affrontare un tema: nell’epoca del ciclismo universale, dei Paesi degli altri continenti che emergono, ci sono anche scuole storiche che vivono una profonda crisi. La Francia ne è uscita da poco, trascinata dalle imprese di Julian Alaphilippe, la Polonia guarda con rimpianto al secolo scorso quand’era una guida nel ciclismo dilettantistico. Negli anni Ottanta la Svezia viveva una stagione di grandi nomi, con Prim, l’olimpionico Johansson, Sven Ake Nilsson senza tornare indietro ai mitici fratelli Pettersson. Di quella scuola però non c’è più traccia.

Prim, che fine ha fatto il ciclismo svedese?

Oggi è molto più difficile emergere rispetto ai miei tempi. Ci sono poche squadre e i ragazzi, che pure mostrano qualche capacità, non hanno poi quello spirito di sacrificio necessario per andare all’estero. Il calendario interno c’è, ma la base di praticanti è ridotta e la Federazione non ha grandi idee per invertire la rotta.

Eppure i vostri vicini norvegesi stanno vivendo un periodo molto buono e duraturo…

Sì, la differenza è evidente ed è causata proprio da questa diversa impostazione. Lì si cerca anche di acquisire talenti dallo sci di fondo, ragazzi che mostrano grandi capacità di resistenza e che soprattutto hanno voglia di diventare forti, questo spirito da noi manca un po’, è diverso dalla nostra generazione: noi avevamo voglia di emergere, io a 17 anni avevo già trovato squadra e come me ce n’erano altri.

Contini Bianchi 2021
Con Ferretti i “suoi ragazzi”: Pozzi, Vanotti, Baronchelli, Contini e a sinistra Prim
Contini Bianchi 2021
Con Ferretti i “suoi ragazzi”: Vanotti, Baronchelli, Contini e a sinistra Prim
Finisti subito in una squadra italiana.

Al tempo l’Italia era la Mecca del ciclismo e la Bianchi era un marchio famosissimo. Io avevo cercato appositamente un contratto in Italia perché sapevo che se volevo emergere era il posto ideale. C’era l’ambiente più professionistico, d’inverno ci si preparava già per la stagione, a marzo si cominciava a gareggiare già con una buona condizione di forma.

Riguardando indietro alla tua carriera, sei contento di quello che hai fatto?

Decisamente, ho ottenuto 19 vittorie di cui alcune anche importanti come un Giro di Romandia e una Parigi-Bruxelles. Sono stato due volte secondo al Giro e forse quello è il mio rammarico maggiore. Nel 1981 sono finito a 38” da Battaglin e forse, se la squadra avesse investito da subito su di me abbandonando la formula dei tre capitani, le cose sarebbero andate diversamente.

Non hai mai corso il Tour de France: ti manca?

Un po’ sì, ma la Bianchi non aveva interessi in Francia e non vi partecipava mai. E’ un peccato perché penso che nel 1982-83 avrei potuto fare molto bene, nell’82 in particolare ero stato 5° alla Sanremo e alla Liegi e 2° al Giro, è stato il mio anno migliore. A me piacevano molto le corse in Francia e Belgio perché si battagliava sin dall’inizio, in Italia invece si partiva sempre piano e la corsa si animava molto avanti.

Prim Giro 1982
Prim affiancato alla maglia rosa Hinault. E’ il Giro 1982, il francese lo precederà di 2’35”
Prim Giro 1982
Prim affiancato alla maglia rosa Hinault. E’ il Giro 1982, il francese lo precederà di 2’35”
Saresti stato bene nel ciclismo odierno, allora…

Mi piace molto il ciclismo di oggi, le classiche non me le perdo mai, nei grandi giri guardo sempre i tapponi di montagna. Non c’è un corridore che mi piaccia più di altri, è un ciclismo con tanti campioni che ammiro.

Qual è l’impresa alla quale sei rimasto più legato?

Forse la Tirreno-Adriatico del 1984, nella tappa di Monteprandone provarono in tutti i modi a strapparmi la maglia, ma la difesi con i denti e nella cronometro finale la salvai per appena 2” sullo svizzero Machler e 5” su Visentini. Fu davvero una bella soddisfazione.

Era un ciclismo diverso, dove anche fra squadre rivali c’erano comunque legami…

Questo è vero, ancora oggi con tanti corridori di allora siamo rimasti in contatto: Moser, Gavazzi… Di amici ne ho tanti, soprattutto in Italia, per questo mi piace sempre tornarci.

Prim Mondiali
Lo svedese ha concluso un solo mondiale, nel 1985 a Valkenburg finendo 33°
Prim Mondiali
Lo svedese ha concluso un solo mondiale, nel 1985 a Valkenburg finendo 33°
Hai continuato ad andare in bici?

Altroché… Soprattutto dopo che sono andato in pensione, lo scorso anno ho fatto più chilometri in assoluto da quando ho smesso e quest’anno sono già oltre quota 4.000. Mi piace molto pedalare dalle mie parti, la Svezia è abbastanza piatta, ogni tanto ci sono strappi anche al 20 per cento di pendenza, ma sono brevi. Qui la bici è molto utilizzata perché è un mezzo di spostamento comodo e non inquina, poi è vero che non ci sono tante corse ciclistiche, ma c’è una Granfondo molto importante e tanti si allenano per quella.

Il Giro di 100 anni fa e la nascita di una rivalità

27.03.2022
6 min
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Chi vinse il Giro di 100 anni fa? E’ cercando di rispondere a questa futile domanda che si scopre ancora una volta, semmai ce ne fosse stato bisogno, che le storie del ciclismo sono infinite e incredibili. Colpi di scena, liti, imprese, bufere di neve, squalifiche… Il Giro d’Italia del 1922, vinto da Giovanni Brunero, non ne fu esente.

Tra l’altro un Giro che toccò tre località in cui farà tappa anche quello che scatterà da Budapest il prossimo 6 maggio, vale a dire Napoli, Pescara e Torino. E anche diversi tratti di percorso, tra cui il Macerone e il Piano delle Cinque Miglia, che si affronteranno nel corso della tappa numero nove, e che furono determinanti per quell’edizione.

Quel Giro d’Italia si disputò in un clima sociale che cominciava a farsi più che teso. La classe operaia insorgeva. Quella politica, come spesso accade, non coglieva il malcontento e le camicie nere, che fascisti ancora non erano, prendevano sempre più forza. Da lì a pochi mesi avrebbero marciato su Roma.

La planimetria del Giro d’Italia 1922 (foto Archivio A. Freschi)
La planimetria del Giro d’Italia 1922 (foto Archivio A. Freschi)

Il fattaccio

Era il decimo Giro della storia. Andava da Milano a Milano, contava dieci tappe e misurava in tutto 3.095 chilometri. All’epoca non si correva tutti i giorni vista la lunghezza delle frazioni. Solitamente si faceva la tappa e poi si osservavano un paio di giorni di riposo. Le frazioni erano lunghissime, le strade erano bianche, le bici di ferro e le medie di conseguenza erano basse. Ammesso che fare i 25 all’ora in quelle condizioni fosse poco!

Il fattaccio si consumò nella prima frazione, la Milano-Padova. Si devono superare subito due salite Sant’Eusebio e il Pian delle Fugazze, e per l’epoca non era un qualcosa di molto diffuso. Ma il ciclismo, allora come oggi, stava cambiando e di lì a poco proprio le salite avrebbero dominato la scena e gli immaginari comuni.

Ma torniamo a quel 10 maggio di cento anni fa. Il Giro d’Italia parte all’alba. Al via 75 corridori, tra cui i favoriti Costante Girardengo e Gaetano Belloni della Bianchi e Giovanni Brunero, della Legnano. Sulla discesa delle Fugazze Brunero, in testa, cade. Rompe una ruota e la sostituisce. Come? Con quella del compagno Sivocci, che a sua volta ne prese una da un altro gregario meno forte, finché quest’ultimo non si arrangiò a ripararla come da regolamento.

Questa azione infatti non si poteva fare. Le bici e i loro componenti si potevano riparare, ma non sostituire. Eugene Christophe si ricostruì la forcella durante un Tour de France sotto gli occhi del giudice, tanto per dire.

Questa sostituzione in qualche modo mette le ali a Brunero. Il corridore della Legnano arriva a Padova con oltre 15′ di vantaggio su Belloni. La Bianchi di Girardengo protesta e l’UVI (la Federazione non esisteva, c’è era l’Unione Velocipedistica Italiana) infligge 25′ di penalità a Brunero.

Rivincita Girardengo 

Questa penalità però non era sufficiente secondo i dirigenti della Bianchi. La polemica proseguì. E alla fine la Bianchi ottenne almeno che Brunero corresse sub iudice.

Costante Girardengo era un mastino. Non a caso fu il primo Campionissimo della storia. Se si contassero tutte le sue vittorie, anche quelle su pista quasi doppierebbe Merckx. Si stima siano oltre mille. Il dato certo è difficile da stabilire. Anche perché non tutte erano gare “ufficiali”. 

Dopo aver mangiato riso, uova e carne bianca (Girardegno era un maniaco dell’alimentazione), due giorni dopo Girardengo approfittò delle sue grandi doti di passista e pistard. Mise tutti in fila in volata nella Padova-Portorose, che oggi si troverebbe in Slovenia. Tuttavia questa sua cavalcata non bastò a togliere la laedership al compagno Belloni, mentre Brunero, con la penalità dei 25′ era quarto.

Ritiro Bianchi

La terza frazione va a Belloni. Non cambia nulla nella generale, ma ecco che prima della quarta tappa, la Bologna-Pescara, arriva la sentenza: Brunero può correre. E’ confermata la penalità dei 25′, ma su di lui non pendono altre accuse. La Bianchi non ci sta e si ritira. E la stessa cosa fa la Maino.

Brunero, che comunque non era uno sprovveduto visto che era il campione uscente del Giro e aveva già vinto gare come la Milano-Sanremo pochi mesi prima (proprio su Girardengo), plana verso la conquista del Giro. Corre da dominatore e se la vede con il bravo Bartolomeo Aymo, ricordato anche da Ernest Hemingway in Addio alle Armi.

Controlla Aymo nell’appenninica Pescara-Napoli, dove si scalano il Macerone e anche il Piano della Cinque Miglia e fa il diavolo a quattro in una delle tappe più lunghe, la Roma-Firenze di 319 chilometri. E’ proprio salendo verso Radicofani che di fatto vince il Giro. Stacca tutti in salita e vola attraverso la Val d’Orcia, il Chianti e arriva a Firenze con quasi 4′ su Aymo. E’ il nuovo leader del Giro. 

Ma a quel tempo, nulla poteva essere dato per certo. Un guasto poteva essere fatale. E qualche rischio Brunero lo corse. Accadde nella nona e penultima tappa, ma stava talmente bene che alla fine arrivò a Torino con appena 22” di ritardo da Aymo. Per suggellare il trionfo schiacciò tutti nella tappa finale, infliggendo allo stesso Aymo altri 6′.

Girardengo (a sinistra) e Brunero: la rivalità si accese già alla Sanremo persa clamorosamente allo sprint da Costante che era velocissimo
Girardengo (a sinistra) e Brunero: la rivalità si accese già alla Sanremo persa clamorosamente allo sprint da Costante che era velocissimo

Radici di una rivalità

Quel che accadde in quel decimo Giro d’Italia fu un fatto che col tempo chiaramente si affievolì, ma si può dire che una buona fetta della rivalità tra Legnano e Bianchi nacque in quel Giro. Quella “non squalifica” di fatto fu il germe del derby tra le due case. Bartali e Coppi non potevano che militare in queste due squadre.

Girardengo (Bianchi) non l’aveva mandata giù. E Brunero (Legnano) non si era certo abbandonato agli eccessi di fair play che si vedono oggi. Pagata la sua penalità andò avanti a testa alta. 

Ma la rivalità Bianchi-Legnano è scoppiata. L’anno dopo, 1923, proprio Brunero e Girardengo, tra l’altro entrambi piemontesi, il primo torinese, il secondo alessandrino, se le danno di santa ragione.

Brunero, più scalatore, prova a metterlo in difficoltà sulle rampe di nuovo del Macerone. Costante tiene botta e di fatto non corre più rischi. Alla fine la spunterà Girardengo per soli 37”, un niente per il ciclismo di quell’epoca, vincendo ben otto delle dieci tappe in programma. 

Bianchi e Treviglio, un legame sempre più forte

18.03.2022
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Pochi giorni prima di Natale Bianchi ha presentato alla stampa il progetto della nuova sede destinata a sorgere sulla stessa area che ospita attualmente il quartier generale di Treviglio.

Nel corso della conferenza stampa era emerso in maniera chiara il forte legame che lega da sempre la stessa Bianchi al proprio territorio. A differenza di altre realtà italiane che hanno deciso negli anni di avviare un processo di delocalizzazione della propria attività produttiva, Bianchi ha voluto manifestare la propria ferma volontà di investire sulla realtà sociale ed economica nella quale opera da anni, promuovendo una coraggiosa operazione di re-shoring.

Juri Imeri, sindaco di Treviglio, e Fabrizio Scalzotto (foto Luca Cesni)
Juri Imeri, sindaco di Treviglio, e Fabrizio Scalzotto (foto Luca Cesni)

Ecco il premio

Un legame così forte con il proprio territorio non poteva certo passare inosservato. L’amministrazione comunale di Treviglio ha così deciso di assegnare a Bianchi il “San Martino d’Oro”, la più prestigiosa benemerenza civica del comune della provincia di Bergamo. Il premio, istituito nel 1979, è un riconoscimento ad aziende e cittadini che in tempi e modi diversi hanno contribuito al bene comune, alla crescita e alla notorietà della Città di Treviglio.

La premiazione è avvenuta lo scorso 28 febbraio. Nell’occasione è stato lo stesso Sindaco di Treviglio, Juri Imeri, a consegnare nelle mani di Fabrizio Scalzotto, Amministratore Delegato di Bianchi, il “San Martino d’Oro” (nella foto di apertura di Luca Cesni). 

Lo stesso Scalzotto ha voluto ringraziare l’amministrazione comunale di Treviglio con queste parole: «Siamo orgogliosi di questo riconoscimento da parte della Città di Treviglio, con la quale stiamo condividendo l’importante percorso di rigenerazione urbana della nostra sede, destinato ad avere un impatto fortemente positivo per tutto il territorio. E’ stata una scelta industriale ma soprattutto di cuore e attaccamento al territorio». Durante la cerimonia è stato proiettato anche un videomessaggio di ringraziamento di Salvatore Grimaldi, Presidente e proprietario di Bianchi.

Ecco come apparirà la nuova sede Bianchi di Treviglio
Ecco come apparirà la nuova sede Bianchi di Treviglio

Un progetto ambizioso

La nuova sede di Bianchi, i cui lavori sono già stati avviati, si estenderà su un’area di oltre 30.000 mq, e segnerà il ritorno in Italia di competenze tecniche e produttive che negli ultimi anni erano state trasferite al di fuori dell’Europa. Questo permetterà all’azienda di acquisire maggiore controllo su tutte le fasi del processo produttivo. Ma soprattutto di rispondere alla costante crescita della domanda di biciclette muscolari e a pedalata assistita che si è verificata negli ultimi due anni.

La nuova sede di Bianchi sorgerà su un’aera di 30.000 metri quadri
La nuova sede di Bianchi sorgerà su un’aera di 30.000 metri quadri

Con il nuovo investimento l’attuale area produttiva sarà completamente rigenerata, senza consumo di suolo e con un impatto ambientale sostanzialmente pari a zero. Altro aspetto da non sottovalutare, il re-shoring di Bianchi è destinato ad avere un rilevante peso occupazionale. A pieno regime il nuovo stabilimento occuperà infatti oltre 250 dipendenti.

Bianchi

Bianchi guarda al triathlon e lavora per Parigi 2024

22.02.2022
4 min
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Le Olimpiadi di Parigi 2024 sono meno lontane di quanto si possa pensare e gli atleti sono già al lavoro per guadagnarsi il pass olimpico. Tra questi c’è anche Jonas Schomburg, tedesco classe 1994, specialista nella distanza del triathlon Olimpico e già protagonista alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Nella sua rincorsa alla qualificazione per la rassegna olimpica francese, Schomburg potrà contare sul supporto tecnico del Reparto Corse Bianchi, una vera eccellenza dell’azienda di Treviglio. Tramite l’accordo con il tedesco, Bianchi conferma così il proprio DNA racing anche nel triathlon Olimpico.

La nuova sede Bianchi di Treviglio
La nuova sede Bianchi di Treviglio

Il meglio di Bianchi

Bianchi ha deciso di mettere a disposizione di Jonas Schomburg i seguenti tre modelli: Specialissima, Oltre XR4 e Aquila.

Con le sue qualità all-rounder, Specialissima si caratterizza per la sua leggerezza e offre al tempo stesso la rigidità ideale per trasferire tutta la potenza sull’asfalto, soprattutto nelle frazioni caratterizzate da salita.

Oltre XR4 è invece il modello aero per eccellenza di Bianchi, perfetto su segmenti veloci.

Aquila è infine il modello da crono. Presenta forme appositamente disegnate per ricercare la massima aerodinamicità, garantendo un’ottima configurazione anche per il triathlon Olimpico che prevede un tratto bici di 40 chilometri (preceduto da 1.500 metri di nuoto e 10 chilometri di corsa).

Ispirato da Pantani

Jonas Schomburg nei giorni scorsi ha fatto visita alla sede Bianchi di Treviglio. Nell’occasione non ha mancato di sottolineare l’orgoglio per essere stato scelto da un marchio così importante.

«E’ un onore – ha detto il tedesco – entrare a far parte della famiglia Bianchi. Rappresentare un brand così iconico e ricco di know-how tecnologico mi motiva moltissimo e allo stesso tempo mi carica di responsabilità. Marco Pantani e Lothar Leder sono gli atleti che mi hanno ispirato da giovane e, infatti, la bici è il mio punto forte tra le tre specialità del triathlon. Non vedo l’ora di portare, con orgoglio, lo spirito Bianchi in tutto il mondo nel mio percorso di avvicinamento alle Olimpiadi di Parigi 2024.

«Ho la possibilità di scegliere tra tre modelli dalle caratteristiche diverse – ha concluso – ciascuno appositamente progettato per differenti situazioni di gara. Valuterò in base al tracciato quale utilizzare. Avere un partner come Bianchi verso le Olimpiadi di Parigi 2024 è un onore».

Fabrizio Scalzotto CEO di Bianchi, ha accolto Schomburg nella sede di Treviglio
Fabrizio Scalzotto CEO di Bianchi, ha accolto Schomburg nella sede di Treviglio

Una scelta strategica

La scelta di affiancare Jonas Schomburg nella sua rincora alle Olimpiadi di Parigi 2024 permetterà a Bianchi di portare il proprio know-how nel triathlon e nello stesso tempo di rafforzare la propria presenza nel mercato tedesco. A sottolinearlo è lo stesso Fabrizio Scalzotto, CEO del brand.

«Siamo molto felici – ha commentato – di annunciare questa partnership con Jonas Schomburg perché ci permette di portare l’esperienza Reparto Corse nell’élite del triathlon. Affiancheremo Jonas nel suo percorso di avvicinamento alle Olimpiadi di Parigi 2024, con l’obiettivo di raccogliere vittorie e presentarci ai nastri di partenza della prova olimpica. Dal punto di vista strategico, inoltre, questo accordo è importante per rafforzare la nostra presenza sul mercato tedesco, dove vogliamo essere sempre più protagonisti».

Il primo appuntamento stagionale che vedrà protagonisti Jonas Schomburg e Bianchi è previsto il prossimo 11 marzo a Miami nel circuito Clash Endurance.

Bianchi

Contini 1982

Contini, quel giorno a Liegi e le uscite con Saronni

13.01.2022
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Nell’era del ciclismo specialistico ci è tornato alla mente un personaggio degli anni Ottanta, un corridore che sapeva emergere ovunque, nelle classiche come nei grandi Giri, pur non essendo (e lui stesso non perde occasione per ripeterlo) un campione. I più anziani ricorderanno la figura di Silvano Contini (nella foto d’apertura ai mondiali 1982, il suo anno d’oro), colui che riaprì la storia della Liegi-Bastogne-Liegi come la “course des italiens”, prima dei successi a ripetizione di Argentin, Bartoli e Bettini con condimento di altre vittorie tricolori.

Contini chiuse la sua carriera del 1990, poi non se ne è saputo più nulla, nel senso che è uscito dal mondo delle due ruote. Nessun incarico neanche a livello locale, nessuna ospitata televisiva. E’ rientrato nei ranghi, ma la curiosità di sapere che fine ha fatto ci è rimasta.

Contini famiglia 2021
Contini con la famiglia: alla sua destra il figlio Moreno, al centro la figlia Romina e sua moglie Bibiana
Contini famiglia 2021
Silvano Contini con parte della famiglia: suo genero Marco, sua figlia Romina e la moglie Bibiana

Da allora Contini, oggi 63 enne, si è sempre dedicato alla falegnameria di famiglia: «Ero stanco di girare il mondo – racconta – il ciclismo si era allontanato dal mio modo di essere. Misi la bici in soffitta e ce l’ho tenuta per 25 anni, ogni tanto sentivo qualche collega dei tempi, guardavo le gare in Tv ma nient’altro. Poi pian piano è tornata la nostalgia e ho ripreso in mano la bici: nei fine settimana mi vedo con Saronni al negozio di Luigi Botteon (ex pro’ dal 1987 al 1991) e ci facciamo una pedalata tranquilla, chiacchierando sul passato e il presente».

Con Saronni è rimasta quest’amicizia salda e duratura, mentre in gara ve le davate di santa ragione…

Eravamo amici già allora, avevamo praticamente iniziato insieme, ci affrontavamo già da junior. Ma non eravamo la stessa cosa: lui era un fuoriclasse, che ha vinto dappertutto e trionfato in corse importantissime, io ero un buon corridore che si difendeva un po’ su ogni terreno e che alla fine ha portato a casa un buon numero di vittorie. Oltretutto con Beppe abbiamo condiviso un anno alla Del Tongo e due alla Malvor (dal 1987 al 1989, ndr) dove trovammo anche Giovanni Visentini.

Contini gara
Contini è nato nel 1958 a Leggiuno (VA). Pro’ dal 1978 al 1990, ha conquistato 48 vittorie in carriera
Contini gara
Contini è nato nel 1958 a Leggiuno (VA). Pro’ dal 1978 al 1090, ha conquistato 48 vittorie
Dicevi di aver ottenuto un buon numero di vittorie: 48 per la precisione, con la Liegi come perla ma anche altri importanti traguardi come Giro di Germania, Giro dei Paesi Baschi… Qual era la tua forza?

Mi sono sempre applicato con forza e dedizione, ero molto serio nella mia vita d’atleta, anche se negli ultimi anni uscirono fuori tante storielle sulla mia vita privata. Negli ultimi due anni ero meno concentrato, sentivo che quello non era più il mio ambiente e decisi di chiudere. Tecnicamente me la cavavo dappertutto, ma credo che sia stata la testa la mia arma in più.

Tu passasti professionista molto presto, a 19 anni.

In quel periodo accadde lo stesso proprio con Saronni e Visentini, ma rispetto a oggi c’è una differenza sostanziale: ci davano il tempo per crescere. Io nel 1978 passai grazie alla Bianchi, ma in quella squadra c’era gente come Gimondi, De Muynck che vinse il Giro d’Italia, Knudsen, Van Linden che era un grande velocista. Non mi chiedevano di vincere, solo di imparare, come fossi a scuola e di crescere per gradi. E’ stata la scelta giusta, da lì sono venuti i risultati. Oggi invece vedo che tutto è esasperato.

Contini De Wolf 1982
Una storica foto d’epoca, la volata vincente su Fons De Wolf: la Liegi torna a essere italiana dopo 17 anni
Contini De Wolf 1982
Una storica foto d’epoca, la volata vincente su Fons De Wolf: la Liegi torna a essere italiana dopo 17 anni
Quando si parla di te la mente torna a quel giorno di primavera del 1982, quando trionfasti a Liegi. Che cosa ti è rimasto nella memoria di quel giorno?

Tutto. Quando ripenso a quello sprint con De Wolf, a quella ruota davanti sulla linea del traguardo mi sembra di averla vista ieri, di aver provato ieri quell’immensa gioia derivata dalla constatazione che avevo vinto. Sapevo di star bene, venivo dalla mia unica partecipazione alla Parigi-Roubaix chiusa al 25° posto pur non essendo la mia gara. Per vincere però serve che tutto collimi alla perfezione e quel giorno tutto girò davvero per il verso giusto. Ero un corridore che negli arrivi ristretti poteva dire la sua. Mi era già capitato un arrivo a due al Lombardia 1979, ma allora avevo di fronte un certo Hinault

Quell’Hinault con il quale battagliasti a lungo al Giro del 1982, chiuso al terzo posto.

Io ho avuto a che fare con grandi campioni e un fuoriclasse assoluto, che è alla stregua dei Coppi e Merckx. Molti paragonano i campioni di oggi a quelli del passato, ma bisogna andarci piano con i paragoni, quelli erano uomini speciali. Pogacar è bravissimo, ma deve ancora far vedere e vincere tanto prima di poter essere inserito in quella categoria.

Contini Bianchi 2021
Con Ferretti i “suoi ragazzi”: Pozzi, Vanotti, Baronchelli, Contini e a sinistra Prim
Contini Bianchi 2021
Con Ferretti i “suoi ragazzi”: Vanotti, Baronchelli, Contini e a sinistra Prim
C’è in vista un nuovo Contini?

E’ difficile da dire, giovani di valore ne abbiamo, il problema è che mancano le squadre. Ai miei tempi c’erano 8-10 team internazionali in Italia, i giovani avevano modo di poter passare e come detto essere lasciati crescere con calma, oggi il ciclismo ha costi enormi. Noi nel team eravamo al massimo in 15 corridori, ora ce ne sono 30 senza contare tutto il personale. Però un nome mi sento di farlo…

Chi?

Alessandro Covi, perché Saronni lo sta facendo crescere alla vecchia maniera, in un team di grandi corridori nel quale sta imparando. Beppe me ne dice un gran bene e penso che ci darà soddisfazioni quando sarà il momento giusto.

Bianchi presenta il progetto della nuova casa

21.12.2021
3 min
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In un articolo dello scorso mese di luglio avevamo anticipato il piano industriale messo in atto da Bianchi per i prossimi anni, con un investimento di 40 milioni di euro. Nei giorni scorsi l’azienda di Treviglio ha messo un ulteriore tassello nella costruzione del proprio futuro industriale. Ha infatti presentato alla stampa il piano di rigenerazione urbana che porterà alla creazione del nuovo impianto produttivo.

La presentazione è avvenuta nella sede di Treviglio, che da oltre mezzo secolo ospita l’azienda. A fare gli onori di casa Fabrizio Scalzotto, Amministratore Delegato di Bianchi, insieme al Sindaco di Treviglio Juri Fabio Imeri.

Da sinistra: Guido Guidesi, Fabrizio Scalzotto e Juri Fabio Ieri, Sindaco di Treviglio (foto Da Re)
Da sinistra: Guido Guidesi, Fabrizio Scalzotto e Juri Fabio Ieri, Sindaco di Treviglio (foto Da Re)

Una scelta mirata

La nuova sede sorgerà sulla stessa area che ospita attualmente il quartier generale Bianchi a Treviglio. Complessivamente si estenderà su un’area di 30.000 mq, dei quali oltre 17.000 destinati alla produzione. Alla base di tale decisione vi è l’avvio di un processo industriale finalizzato a riportare in Italia competenze tecniche e produttive che negli ultimi decenni avevano trovato sede fuori dall’Europa.

Come ha sottolineato durante la conferenza stampa lo stesso Amministratore Delegato di Bianchi Fabrizio Scalzotto, si tratta di un intervento che segna una nuova fase per l’azienda, sempre più determinata ad acquisire maggiore controllo sul proprio processo produttivo. Una scelta finalizzata a dare una risposta alla costante crescita della domanda sul mercato di biciclette ed e-bike esplosa negli ultimi due anni. Una decisione coraggiosa e lungimirante nonostante le difficoltà di approvvigionamento di materie prime determinate dalla attuale situazione globale.

La conferenza stampa di presentazione della nuova sede di Bianchi
La conferenza stampa di presentazione della nuova sede di Bianchi

L’obiettivo è raggiungere a lavori ultimati le 1.000 unità prodotte per turno, con l’avvio della produzione di telai in carbonio prevista per il 2023. La nuova sede e l’innalzamento della capacità produttiva avranno importanti e positive ricadute anche sulla realtà locale, a partire dall’aspetto occupazionale. A pieno regime, il nuovo stabilimento occuperà infatti oltre 250 dipendenti fra impiegati, risorse tecniche e produttive.

Sempre a Treviglio

La decisione di ampliare la propria storica sede conferma il profondo legame di Bianchi con il Comune di Treviglio e nello stesso tempo il desiderio di riqualificare un’area industriale da consegnare alla comunità locale come bene fruibile. Il nuovo stabilimento ospiterà infatti per la prima volta un Museo Bianchi, destinato a richiamare grande interesse da parte di turisti, appassionati del settore e seguaci del marchio Bianchi. Un’opportunità importante per Treviglio ed il suo territorio, come sottolineato dallo stesso Sindaco Juri Fabio Imeri. Con il nuovo investimento l’attuale area produttiva sarà completamente rigenerata, senza consumo di suolo e con un impatto ambientale sostanzialmente pari a zero.

All’interno dello stabilimento sarà presente anche un museo dedicato alla storia del marchio Bianchi nel ciclismo
All’interno dello stabilimento ci sarà un museo dedicato alla storia di Bianchi nel ciclismo

Il pensiero di Grimaldi

Salvatore Grimaldi, Presidente e Proprietario di Bianchi, ha così commentato il nuovo piano industriale: «Far crescere e sviluppare le aziende è la sfida che mi appassiona più di ogni altra ed oggi ne abbracciamo una nuova: realizzare con Bianchi uno degli stabilimenti di produzione di biciclette più avanzati al mondo. Ci sentiamo orgogliosi di aver scelto Treviglio come base per questo rinnovamento e per il nostro futuro. Treviglio sarà la casa non solo di uno stabilimento avanzato e di design, ma di un’azienda leader, ambiziosa e con una visione globale».

I lavori nella nuova area hanno preso il via nel mese di Novembre 2021.

Bianchi