Una vittoria per ripartire. O’Connor mette il Giro nel mirino

19.02.2024
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Prima uscita stagionale e subito una vittoria per Ben O’Connor. Per l’australiano il successo alla Vuelta a Murcia ha avuto un sapore particolare. Intanto perché considerando le sue caratteristiche, non è cosa frequente vederlo primeggiare in una corsa d’un giorno. Poi perché questa vittoria ha chiuso una lunga parentesi, nella quale O’Connor si è messo in discussione, seguendo anche alcuni giudizi non certo teneri da parte di addetti ai lavori.

Molti si sono chiesti infatti che fine avesse fatto il corridore che aveva sorpreso tutti quando nel 2021 colse il quarto posto nella classifica del Tour. Un risultato che aveva un valore speciale per il corridore arrivato al professionismo non senza difficoltà e attraversando momenti davvero complicati, sfiorando l’oblio. Una vittoria che quindi non poteva passare sotto silenzio e da lì abbiamo preso lo spunto per un’intervista esclusiva con il leader del team Decathlon AG2R La Mondiale, già negli Emirati Arabi per partecipare al Uae Tour.

Per l’australiano l’esordio vittorioso a Murcia è stata una salutare iniezione di fiducia
Per l’australiano l’esordio vittorioso a Murcia è stata una salutare iniezione di fiducia
Che significato ha avuto per te vincere alla tua prima gara dell’anno?

Mi ha dato fiducia. E’ importante sapere che quando la mia salute va bene, posso confrontarmi, qualunque cosa accada, con i migliori al mondo, essendo all’altezza. So che era una piccola gara, ma penso che meriti rispetto quello che ho fatto. Un inizio così non poteva che farmi felice e darmi coraggio per il prosieguo della stagione.

Come giudichi la tua scorsa annata?

Diciamo che è stata interessante. Mi ero posto molti obiettivi, soprattutto legati ad alcune tappe del Tour de France. Poi il bottino è stato magro, lo so, ma ho imparato molto, anche se le cose non sono andate come speravo.

Il corridore dell’AG2R a Murcia nella fuga decisiva con Wellens, poi staccato per arrivare tutto solo
Il corridore dell’AG2R a Murcia nella fuga decisiva con Wellens, poi staccato per arrivare tutto solo
Dopo il quarto posto al Tour 2021 che cosa hai pensato, ti vedi come possibile vincitore di un grande Giro?

Diciamo che più concretamente mi vedo come un possibile contendente al podio. Penso che vincere adesso con ragazzi come Vingegaard e Pogacar al loro meglio sia davvero difficile, ma nel ciclismo niente è scritto in anticipo e non va scartato nulla. Se fai questo mestiere con convinzione, sai che devi continuare a lavorare per raggiungere i tuoi obiettivi e continuare a migliorare e concentrarti su te stesso e su quale sarà il passo successivo. Quindi per me il prossimo passo è finire sul podio di un grande Giro. Sono stato quarto prima di entrare nella top 10, vivo bene oggi e penso che dovrei farne anche di più, e ottenere più risultati dove sono vicino al podio, non solo per i grandi giri ma anche per le corse a tappe. L’importante è essere pronti, come al Uae Tour dove ci sono molti big ed è davvero un bel test per confermare che sono quel tipo di corridore.

Dopo quel risultato hai sentito molta pressione su di te, da parte del team e non solo?

La pressione c’è, ma è anche giusto così. Il risultato lo meritavo e il risultato ha poi cambiato il modo in cui venivo visto come corridore. Se hai la capacità di essere tra i primi cinque del Tour una volta, sai che potrai rifarlo. Poi ci sono molti fattori che si frappongono fra le tue speranze e la realtà: il tempo, la sfortuna, gli avversari. Tutto deve filare liscio, ma vale per tutti, per chi vince il giro, per chi vince una tappa, per chi vince e basta. Per questo penso che la pressione per ripetersi sia giustificata.

L’australiano al Tour 2021, chiuso al 4° posto a 10’02” da Pogacar, con il successo a Tignes
L’australiano al Tour 2021, chiuso al 4° posto a 10’02” da Pogacar, con il successo a Tignes
Quest’anno sarai al Giro d’Italia dove tutti puntano su Pogacar. Pensi che in quel contesto sia battibile?

Dipende da quanto è in forma in quel momento, ma sapendo quel che può fare è chiaro che sarà il catalizzatore della corsa, tutti saranno contro di lui. E’ un grandissimo, ma Vingegaard ha dimostrato che è battibile, quindi non si può mai dire. Alla fine, a me poi non interessa davvero. Devo solo andare lì e fare la mia gara. Qualunque cosa accada, io devo guardare a me stesso, chiunque sia il mio avversario.

Tu sei stato al Giro nel 2020, lo ritieni più facile o difficile del Tour?

E’ diverso. Penso che il Tour comporti un certo stress per tutto il gruppo, soprattutto nei primi due giorni. Il Tour ti porta una crescente stanchezza mentale a cui pochi danno credito. Poi molto dipende dal tempo, io il Giro l’ho corso in quell’anno così particolare come il 2020, a fine estate. Sai che il clima può essere un fattore difficile da interpretare, puoi trovare il grande caldo come il freddo in alta montagna. Non sono paragonabili come corse.

O’Connor torna al giro dopo il 2020, quando trionfò all’arrivo di Madonna di Campiglio, finendo poi 20° in classifica
O’Connor torna al giro dopo il 2020, quando trionfò all’arrivo di Madonna di Campiglio, finendo poi 20° in classifica
Che cosa ricordi della tua vittoria al Giro a Madonna di Campiglio?

Ricordo solo sollievo. E’ stata una giornata molto lunga. Bellissima, tra quelle montagne e quegli ultimi chilometri in cui ero in solitudine, l’ho adorato davvero e sapevo che avrei vinto. E’ stato un momento davvero speciale, in un anno difficile per molte ragioni, sia a livello generale, sia per me personalmente. Quindi vincere è stato un sollievo assoluto e mi ha davvero aiutato a mettere piede nella porta principale di questo mondo. All’epoca non ero sicuro se il ciclismo sarebbe stato sempre il mio futuro.

Nelle corse a tappe di 5 giorni o una settimana, pensi ci sia più spazio per puntare alla vittoria rispetto a un grande giro?

Sicuramente. Essendoci meno giorni, ci sono meno variabili. Meno possibilità che le cose vadano storte. Ciò non significa che sia più facile ottenere il risultato, ma non è come correre una prova di tre settimane dove devi essere bravo sempre, non avere defaillance. Questa è una storia diversa.

Per O’Connor uno degli obiettivi è dire la sua a Parigi 2024 e ai successivi mondiali
Per O’Connor uno degli obiettivi è dire la sua a Parigi 2024 e ai successivi mondiali
I tuoi primi anni nel ciclismo professionistico non sono stati facili. Ora come ti trovi, lo vedi diverso?

Sì, mi sento a mio agio adesso. Questa ora è la mia vita, il mio lavoro e ho obiettivi e aspettative molto chiari e so di essere in una struttura ideale per ottenerli. Il mio obiettivo lo voglio raggiungere entro la fine della mia carriera e sono solo a metà.

E che obiettivo ti sei posto per questa stagione?

Penso che alla fine sia necessario tornare nella mia top 5 costante in tutte le mie gare, non pensando solo ai grandi Giri, ma anche alle gare a tappe semplici. In particolare quelle del WorldTour, magari cominciando proprio dall’Uae Tour. E’ la mia strada per la felicità.

O’Connor, l’australiano gentile punta forte sul giallo

19.06.2022
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E’ solamente un anno, ma sembra un’altra vita. Tornando indietro con la memoria riemerge la storia di Ben O’Connor, approdato quasi per caso all’AG2R Citroen più per una scommessa personale del suo team manager Vincent Lavenu, quando l’australiano faticava trovare un ingaggio e cominciava anche a pensare di dedicarsi ad altro. Oggi O’Connor è considerato una delle grandi alternative al duopolio Pogacar-Roglic (con Vingegaard a supporto di quest’ultimo) per il prossimo Tour de France.

E’ cambiato tutto. O’Connor si è trasformato da bruco in farfalla alla scorsa Grande Boucle, risalendo prepotentemente la classifica con una lunga fuga e poi lottando da pari a pari con i grandi fino al quarto posto finale. Ma quello che poteva essere un approdo è solo un passaggio, perché proprio da quel risultato è nato un O’Connor nuovo, che non si accontenta più.

O'Connor Tour 2021
O’Connor affranto dopo la vittoria a Tignes che lo ha rilanciato al Tour ’21
O'Connor Tour 2021
O’Connor affranto dopo la vittoria a Tignes che lo ha rilanciato al Tour ’21

La carica grazie a Hindley

All’ultimo Giro del Delfinato si è avuta chiara la sensazione che l’australiano mira in alto. E’ stato l’unico a dare realmente battaglia alla coppia della Jumbo Visma, a cedere nel finale contro Roglic e Vingegaard portando comunque a casa un prezioso terzo posto finale e questo podio ha un valore molto importante per lui.

«Ho cambiato la mia visione delle cose e voglio puntare in alto – ha dichiarato dopo la corsa francese – vedere Hindley in rosa, il mio connazionale e amico tante volte compagno di uscite a Perth mi ha dato una gran carica. E’ ora di raccogliere nel WorldTour i frutti del grande lavoro svolto».

Che fosse un O’Connor nuovo, degno esponente di quel ciclismo australiano sempre più forte nelle corse a tappe con lui, Hindley e anche Jack Haig pronti a prendersi tutto, si era capito alla Volta a Catalunya, dove aveva conquistato la maglia di leader. La prima per lui, ma anche la prima per il team dal 2014, il che la dice lunga del valore dell’impresa. Poi le cose non sono finite bene e alla fine O’Connor è retrocesso al 6° posto finale.

«E’ stato per un mio errore nell’ultima tappa e mi dispiace molto aver vanificato tutto in una frazione di salita. Ma era la prima volta che indossavo una maglia di leader, né io né i miei compagni sapevamo bene come muoverci. E’ un errore che non commetteremo più».

O'Connor Catalunya 2022
Due vittorie in stagione per l’australiano, in Catalogna e al Tour du Jura
O'Connor Catalunya 2022
Due vittorie in stagione per l’australiano, in Catalogna e al Tour du Jura

A disposizione degli altri

Che sia un O’Connor completamente nuovo lo testimonia anche chi sta imparando a conoscerlo bene e a condividerne le gesta, il suo compagno di colori Andrea Vendrame.

«Di corse insieme ne abbiamo fatte ancora poche – ammette – magari condivideremo l’avventura del prossimo Tour dove sono prima riserva dopo aver corso il Giro. E’ un ragazzo molto tranquillo e gentile, ma questo non deve ingannare perché è molto ambizioso e concentrato su quel che vuole. Dopo il 4° posto al Tour è cambiato e ragiona da vero leader in squadra, ma ciò non toglie che non abbia perso la sua umiltà. Vi racconto un aneddoto: io ho corso con lui al Giro del Lussemburgo e nella prima tappa lui puntava alla classifica, ma si è messo a mia disposizione nelle fasi finali».

In che cosa si vede il suo cambiamento? «Pur essendo ancora giovane, visto che ha solo 25 anni, guida la squadra con fare molto deciso. Soprattutto ha un occhio vigile su tutto quel che avviene in corsa e muove i compagni di conseguenza. Guarda quello che fanno le altre squadre, gli altri capitani, impara e prepara le contromosse. Tecnicamente sta migliorando molto, va molto forte in salita ma tiene in pianura e se cresce a cronometro diventerà davvero un big per i grandi giri».

O'Connor podio Delfinato 2022
Ben insieme a Vingegaard e Roglic, podio del Delfinato: si ripeterà al Tour?
O'Connor podio Delfinato 2022
Ben insieme a Roglic sul podio del Delfinato: si ripeterà al Tour?

O’Connor più forte del 2021

Vendrame è convinto che l’O’Connor attuale sia superiore a quello del quarto posto 2021: «Non ho alcun dubbio, lo sa lui e lo sanno anche gli avversari. Lo sanno anche i dirigenti dell’AG2R Citroen, infatti hanno costruito una squadra per il Tour che sarà completamente dedita alla sua causa, non ci saranno altre punte né obiettivi se non quello di supportarlo per un grande risultato. Poi comunque sarà la corsa a decidere i target e come ottenerli».

In caso venisse chiamato in causa, Vendrame si farà trovare pronto, altrimenti fari puntati sulla Vuelta, ma chiaramente ogni tanto il pensiero va ancora a quella maledetta tappa di Castelmonte del Giro d’Italia, dove poteva giocarsi la vittoria ma all’ultima curva è partito per la tangente per la sbandata di un avversario.

«Ma non crediate che sia rammaricato più di tanto, anzi sono felice che le cose non siano andate peggio, perché ho corso davvero un grave pericolo in quella situazione. So che Bouwman non lo ha fatto apposta, ma potevamo davvero farci male. Comunque è stato un buon Giro, io a riguardare il tutto sono soddisfatto, ora vediamo che cosa mi attende».

O’Connor alza la testa: «Voglio un altro grande Tour»

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Ben O’Connor aveva deciso di smettere. La NTT Pro Cycling stava chiudendo i battenti e nessuno aveva chiesto di lui, l’australiano di 25 anni che pure nel 2020 aveva vinto una tappa all’Etoile de Besseges. Si trattava semplicemente di prendere la decisione che aveva già sfiorato in precedenza, spiazzato da un approdo forse prematuro nel WorldTour e da un inizio tardivo di carriera. Avrebbe finito il Giro e avrebbe appeso la bici al chiodo. Nessuno poteva prevedere quello che sarebbe successo proprio nei giorni in Italia…

Tour 2021, sfinito e incredulo dopo la vittoria di Tignes che lo ha fatto rientrare in classifica
Tour 2021, sfinito e incredulo dopo la vittoria di Tignes che lo ha fatto rientrare in classifica

Dubbi e domande

I dubbi gli facevano compagnia da qualche anno. Ad agosto del 2019, quando aveva 23 anni ed era sul punto di iniziare la prima Vuelta, Ben era fuggito dall’hotel svuotato di motivazioni e divorato dai dubbi

«Ero in uno stato terribile – ha ricordato a margine del debutto alla Vuelta Andalucia – quella sera andai a nuotare e passai la serata in spiaggia, da solo. Avevo bisogno di pensare a qualcosa di diverso dalla bici. Mi sentivo davvero inutile. Non avevo più voglia».

Troppo in fretta

Al professionismo era arrivato tre anni prima, con qualche lampo interessante nel 2017 del debutto, compresa una vittoria al Giro d’Austria e poi due anni senza capo né coda.

«Invece di progredire, stavo regredendo – ha raccontato – sentivo di essere capace di cose belle, ma non riuscivo a raggiungerle».

Vincent Lavenu, 66 anni: è stato lui a portare O’Connor alla AG2R (foto Le Dauphinee)
Vincent Lavenu, 66 anni: è stato lui a portare O’Connor alla AG2R (foto Le Dauphinee)

Se è vero che la carriera di un atleta professionista richiede step progressivi, la sua storia potrebbe apparire sufficientemente scombinata da spiegarne le difficoltà nei primi tempi. I genitori, entrambi britannici, avevano lasciato Liverpool molto prima che lui nascesse per stabilirsi in Australia, alla periferia di Perth, dove Ben iniziò a pedalare seriamente a 18 anni, approdando nel WorldTour due stagioni dopo. 

«Quando sono arrivato in Europa – ha spiegato – non conoscevo nessuno, il mondo del ciclismo professionistico mi era completamente sconosciuto e facevo fatica a socializzare».

Arriva Lavenu

La storia era segnata. O’Connor sarebbe stato uno dei tanti destinati a smettere dopo la prima stagione del Covid. Invece si misero di mezzo il destino e quel brav’uomo di Vincent Lavenu, team manager della Ag2R. Chi doveva dirglielo a O’Connor che il francese si era accorto di lui da un pezzo, da quando nel 2016 lo aveva visto lottare al Tour de Savoie-Mont Blanc con Enric Mas e Tao Geoghegan Hart?

Il giorno dopo l’accordo con Lavenu, al Giro del 2020 arrivò la vittoria di Campiglio
Il giorno dopo l’accordo con Lavenu, al Giro del 2020 arrivò la vittoria di Campiglio

E così, quando gli dissero che l’australiano era senza squadra per la stagione successiva, il francese gli offrì un anno di contratto. Parlarono la sera di San Daniele del Friuli al Giro, dopo la tappa vinta da Jan Tratnik, in cui l’australiano era arrivato secondo. Tanto fu l’entusiasmo, che il giorno dopo O’Connor vinse a Madonna di Campiglio.

Il Tour per caso

Lavenu aveva visto giusto. Il quarto posto all’ultimo Tour de France, dietro Pogacar, Vingegaard e Carapaz, lo ha confermato. Non lo avevano portato per fare classifica, ma per tutta la stagione il suo rendimento era stato costante. Sesto al Romandia, ottavo al Delfinato. E al Tour, oltre alla grande continuità, la vittoria di Tignes (foto di apertura) in cui guadagnò oltre 5 minuti fu decisiva per il bilancio finale.

«Non so cosa abbia visto in me Lavenu – disse a Parigi – ma gli sarò per sempre grato per avermi dato un’altra possibilità. E’ il manager più simpatico che abbia mai incontrato. Si dice spesso che i francesi non siano accoglienti: in AG2R, invece, ho trovato solo rispetto e gentilezza. Vado fiero del risultato del Tour, perché non è stato per fortuna né per caso. Ho avuto fortuna, ma sono certo di aver lavorato bene. Quello che mi è successo, l’ho provocato io».

Con il 31° posto nella crono di Saint Emilion ha difeso il 4° posto del Tour da Kelderman, passato da 32″ a 11″
Con il 31° posto nella crono di Saint Emilion ha difeso il 4° posto del Tour da Kelderman, passato da 32″ a 11″

Cambio di pelle

Cosa cambia ora? Il periodo dopo il Tour è stato pesante. Da vergognarsi, sorride, di essere andato così piano. Tre corse e addio. Perciò ha staccato e non potendo tornare in Australia a causa della quarantena, si è concesso una vacanza in giro per l’Europa. Ma la fiducia fa miracoli e le sue parole al rientro nei ranghi raccontano di un atleta che ha cambiato pelle e attitudine.

«Quest’anno sarò seguito di più – ha detto a L’Equipe – e questo è un bene, non mi spaventa. Credo di essere fatto per il ruolo di leader nelle classifiche generali. Ci aspiravo da quando ho iniziato a pedalare. Avevo smesso di crederci, ma la AG2R mi ha rianimato. Ora è il momento di confermarlo. Non mi tirerò indietro. Voglio rivivere quello che ho vissuto al Tour dell’anno scorso».