La nuova Unibet, Tietema sogna il Tour con nuovi talenti

La Unibet cresce e Tietema sogna il Tour con nuovi talenti

27.11.2025
6 min
Salva

Con ben 13 nuovi innesti, la Unibet Rose Rockets si è posta in prima fila nel ciclomercato che sta ancora impazzando in vista della nuova stagione. Nessun team ha cambiato così tanto e parliamo di una squadra professional che ha portato i suoi effettivi a ben 28 unità. Le curiosità che la circondano sono tante, a cominciare dal fatto che la formazione salita di categoria lo scorso anno, da questa stagione ha cambiato affiliazione, passando dalla licenza olandese a quella francese.

Bas Tietema, a destra, insieme al nuovo acquisto Victor Lafay dal quale ci si attende tanto
Bas Tietema, a destra, insieme al nuovo acquisto Victor Lafay dal quale ci si attende tanto
Bas Tietema, a destra, insieme al nuovo acquisto Victor Lafay dal quale ci si attende tanto
Bas Tietema, a destra, insieme al nuovo acquisto Victor Lafay dal quale ci si attende tanto

Anche se il nome di famiglia non fa più parte della denominazione ufficiale, coinvolto nella squadra c’è sempre Bas Tietema e al diesse olandese abbiamo chiesto delucidazioni partendo proprio dalle ragioni del cambio di nazionalità.

«Penso che siamo davvero una squadra internazionale – dice – e con questo nuovo approccio abbiamo abbracciato molte nazionalità con belgi, olandesi, slovacchi e cechi, anche italiani per essere più una squadra internazionale. L’anno scorso Unibet è diventata anche partner di FDJ, la lotteria francese. Per noi era un passo importante avendo l’obiettivo di partecipare al Tour de France. D’altronde la Francia ha una delle culture più grandi dal punto di vista ciclistico».

L’identità della squadra rimarrà olandese o cambierà?

L’identità della squadra è qualcosa di relativo, dipende dalla narrazione, i media. La nostra penso sia una squadra senza una specifica identità per ora, anche se credo che si sposterà sempre di più verso la Francia considerando l’ingresso di un leader come Lafay e altri corridori transalpini. Ma alla fine sarà un mix di tutto.

Kubis, 25 anni, ha colto il titolo nazionale slovacco e vinto la classica di Cholet
Kubis, 25 anni, ha colto il titolo nazionale slovacco e vinto la classica di Cholet
Kubis, 25 anni, ha colto il titolo nazionale slovacco e vinto la classica di Cholet
Kubis, 25 anni, ha colto il titolo nazionale slovacco e vinto la classica di Cholet
Come giudichi la stagione che si è appena conclusa?

Un anno fantastico. Un passo avanti reale che abbiamo fatto come squadra. Siamo arrivati 26esimi nella classifica UCI e non va dimenticato che esistiamo solo dal 2023, quindi siamo giovanissimi. Dobbiamo ancora crescere e migliorare ogni anno, ma penso che abbiamo ottenuto ottimi risultati con 5 vittorie. Lukas Kubis è stato ovviamente una delle grandi rivelazioni della stagione. Quindi sì, in generale sono molto contento.

La vostra squadra è tra le più attive nel ciclomercato di quest’anno: che corridori state scegliendo?

Vogliamo crescere, dobbiamo ancora fare un altro passo avanti, per questo dovevamo essere molto attivi sul mercato. Stiamo davvero cercando una combinazione di esperienza e gioventù. Abbiamo alcuni corridori che hanno già dimostrato di essere in grado di esibirsi ai massimi livelli, siamo stati protagonisti anche in prove WorldTour. Ma crediamo anche che bisogna investire nei corridori emergenti e penso a Niklas Larsen, che è arrivato terzo ai campionati europei a cronometro, come anche Matyas Kopecky. Credo davvero che questi siano corridori che forse non volevano ancora partecipare alle gare più importanti, ma che abbiano il potenziale per diventare ottimi elementi, come ha fatto Lukas Kubis, ad esempio.

Il team, divenuto francese quest'anno, ha colto 5 vittorie in stagione Qui Zeb Kyffin a Langkawi
Il team, divenuto francese quest’anno, ha colto 5 vittorie in stagione. Qui Zeb Kyffin a Langkawi
Il team, divenuto francese quest'anno, ha colto 5 vittorie in stagione
Il team, divenuto francese quest’anno, ha colto 5 vittorie in stagione. Qui Zeb Kyffin a Langkawi
Arrivano alla Unibet due corridori con un grande palmares come Groenewegen e Lafay: che cosa ti aspetti da loro e avranno programmi diversi?

Stiamo ancora lavorando su quali saranno gli obiettivi per il prossimo anno, visto che non siamo sicuri di quali gare saranno in programma. Quindi a volte dipende anche dalle wild card. Certo Dylan e Victor ci danno quella carica in più, sanno già come vincere anche gare importanti, ma serve che siano anche d’esempio per gli altri. Vogliamo competere per vincere più gare e partecipare in modo offensivo e attraente anche negli eventi più difficili, credo che Victor l’abbia fatto anche l’anno scorso.

L’arrivo di Matyas Kopecky ha fatto la storia come primo ciclista diabetico a lasciare la Novo Nordisk: come siete arrivati a questa scelta?

Non sapevo che fosse il primo, ma Matyas ha già ottenuto ottimi risultati negli ultimi anni. E suo fratello era ovviamente già nella nostra squadra da un anno. Penso che Matyas abbia il potenziale per essere un bravissimo corridore e che voglia anche mettere la sua firma nelle corse più importanti. Penso che sia anche uno dei motivi per cui ha detto di sì. E’ un gesto di fiducia verso di noi, sa che siamo una squadra super valida e lui vuole provare a capire dove può arrivare. Anche nelle grandi classiche o forse anche nei Grandi Giri, io lo vedo bene. Avevamo già avuto contatti, poi quest’anno la situazione è diventata più seria.

Sergio Meris resta l'unico italiano del team. Per lui un 2026 denso d'impegni
Sergio Meris resta l’unico italiano del team. Per lui un 2026 denso d’impegni
Sergio Meris resta l'unico italiano del team. Per lui un 2026 denso d'impegni
Sergio Meris resta l’unico italiano del team. Per lui un 2026 denso d’impegni
Resta nel team un solo italiano, Sergio Meris: che cosa può dare al team?

Penso che Sergio sia un corridore di grande talento nelle gare impegnative e collinari. Credo che per lui sia importante poter correre, chiaramente gli sono mancate un po’ le gare nazionali. E’ stato un anno di transizione, ma spero davvero che possa crescere bene nelle gare italiane come anche nella Coupe de France. Spero che possa fare un altro passo avanti l’anno prossimo perché credo che abbia molto potenziale e un ottimo spunto veloce. Essere al primo anno da professionista non è mai facile, soprattutto se si fanno gare molto dure. Ma dopo un buon inverno di allenamento avremo in lui un’altra punta.

Quali obiettivi hai per il prossimo anno?

Penso che uno dei nostri grandi obiettivi come squadra sia quello di avere sempre più tifosi in tutta Europa, per arrivare al grande sogno di correre il Tour de France. Non so se accadrà quest’anno o l’anno prossimo, ma penso che dobbiamo essere il più pronti possibile e anche correre sempre di più. Soprattutto gare del WorldTour. Penso che siamo pronti a competere in sempre più prove, anche nelle classiche. E forse anche alla Milano Sanremo, penso che con Kubis e Kopecky abbiamo ottimi elementi per fare davvero bene anche lì. Forse non siamo ancora abbastanza bravi per la classifica generale delle gare a tappe, ma penso che possiamo migliorare molto. Penso che sarebbe davvero bello partecipare a gare come il Fiandre o la Strade Bianche. Per dimostrare che siamo in grado di fare un altro passo avanti.

Lafay approda all'Unibet per fare il leader nelle classiche primaverili
Lafay, vincitore di tappe al Giro e al Tour, approda alla Unibet per fare il leader nelle classiche primaverili
Lafay approda all'Unibet per fare il leader nelle classiche primaverili
Lafay, vincitore di tappe al Giro e al Tour, approda alla Unibet per fare il leader nelle classiche primaverili
Quanto è difficile la scalata verso il WorldTour, è solo questione di budget o c’è anche altro?

C’è molto di più. Penso che il World Tour sia fantastico, ma è anche difficile raggiungerlo, un club esclusivo. Ma se sei una delle migliori squadre professional, sei in un’ottima posizione. E’ come essere in una zona grigia, vicini al grande salto ma non ancora pronti. C’è quel ciclo triennale in cui devi segnare punti per guadagnarti il WT e noi tre anni fa eravamo appena nati, ancora una continental. Credo che siamo progrediti enormemente. Quest’anno quel ciclo ricomincia e se riusciamo a mantenere questo ritmo di crescita, allora forse riusciremo. Il budget conta molto, con gli stipendi dei corridori, ma penso anche alle performance. Tra un anno potremo fare il punto della situazione, ora dobbiamo solo lavorare.

Carboni alla Unibet, i passi fino al contratto

23.11.2024
4 min
Salva

Fai l’intervista e mettila da parte. E’ stato così a Pesaro con Carboni, è così da qualche settimana con ragazzi che hanno il contratto in tasca, ma attendono l’annuncio da parte delle squadre. Abbiamo incontrato il pesarese nella sua città, in occasione della Serata di Grande Ciclismo, voluta e organizzata da Maurizio Radi e Giacomo Rossi. Dopo dieci giorni di scaramanzia, in cui al telefono diceva di essere a un passo dalla firma, Carboni questa volta non ha potuto nascondersi dietro scuse o pretesti e ha vuotato subito il sacco. Il prossimo anno correrà alla Unibet Tietema Rockets, squadra nata in Olanda col nome di Tour de Tietema e appena approdata in Francia col sogno di correre il Tour. La notizia è uscita ieri, finalmente. E così anche l’ultimo italiano della sventurata vicenda Gazprom ha trovato una sistemazione stabile.

Abbiamo incontrato Carboni a Pesaro, alla Serata di Grande Ciclismo di Fisioradi e Ca’ Virginia
Abbiamo incontrato Carboni a Pesaro, alla Serata di Grande Ciclismo di Fisioradi e Ca’ Virginia

Una prospettiva di futuro

I risultati ottenuti nel 2024 con il Team Ukyo gli hanno aperto la porta di una professional e hanno rimandato i propostiti (rabbiosi di ritiro). Dopo la lunga pausa estiva in cui il team giapponese si è fermato per esigenze burocratiche, Giovanni era di pessimo umore. Non riteneva possibile restare ulteriormente in una continental, ma di fatto non arrivavano proposte diverse. Anche se scopriremo a breve che i primi contatti con il team di Bas Tietema erano già in divenire.

«Il discorso è venuto fuori dopo la Coppi e Bartali – ci ha raccontato – poi siamo andati avanti a parlarne per tutta l’estate. Come squadra siamo stati fermi per tre mesi e io intanto ero in contatto con altre due. Solo che ho voluto guardare a una prospettiva futura e dopo il Tour de Langkawi ho puntato sulle prospettive di questa squadra. Ha un modo tutto suo di lavorare. Si muovono diversamente per attirare varie figure interessate al mondo del ciclismo. Anche la gestione del budget è diversa. Fondamentalmente, chi direbbe mai che uno sponsor sarebbe potuto arrivare tramite un canale YouTube? Questo l’ho trovato molto curioso».

Adriatica Ionica Race 2022, a Brisighella la vittoria di Carboni all’indomani della chiusura della Gazprom
Adriatica Ionica Race 2022, a Brisighella la vittoria di Carboni all’indomani della chiusura della Gazprom

Un’esperienza nuova

Dopo l’anno giapponese, fatto di innegabili difficoltà iniziali e della scoperta di una cultura e un’accoglienza con pochi eguali, il ritorno in un team europeo è fatto di un’organizzazione di matrice anglosassone e una programmazione rigorosa.

«Sicuramente per me è un’esperienza nuova – ci ha spiegato – e totalmente differente da quelle che ho fatto fino ad ora. Sapevo come era nata la squadra come e sicuramente sono stato incuriosito anche dal fatto che dall’inizio dell’anno la crescita dei loro risultati è stata continua. Sono tutti ragazzi giovani che a sorpresa hanno ottenuto dei buonissimi risultati, specialmente nel finale di stagione. Questo è sinonimo di buona programmazione e lavoro. Ma anche di buoni materiali (il team corre dall’inizio su bici Cannondale, ndr) che li mettono alla pari con altre squadre del loro livello».

Bas Tietema accoglie così De Vries dopo la vittoria al Tour of Antalya 2024 (foto TDT-Unibet)
Bas Tietema accoglie così De Vries dopo la vittoria al Tour of Antalya 2024 (foto TDT-Unibet)

Pronto a smettere

Che cosa cerca Bas Tietema da Giovanni Carboni di Fano? Il modo in cui il corridore italiano può essere utile alla squadra passa per la sua capacità di ottenere risultati e per i punti che porta in dote dopo l’ottima stagione con il Team Ukyo. Le quattro vittorie e i tanti piazzamenti fanno di Carboni uno degli italiani più concreti del 2024 ed era giusto che qualcuno se ne accorgesse.

«Quello che abbiamo messo sul piatto – ha spiegato – è la mia esperienza. Sono uno tra i più anziani del team, quindi posso portare esperienza e solidità in un certo tipo di gare, come ho dimostrato quest’anno. Nelle brevi corse a tappe riesco ad avere una buona continuità di risultati. Eppure nessuno se ne accorgeva e io ero davvero pronto a smettere di correre e nel dirlo ero sereno. Se dopo un anno come questo mi fosse toccato di smettere, sarei stato sereno, perché penso di aver dimostrato con i fatti che meritavo di continuare. Sono contento, ma soprattutto curioso di una nuova avventura fuori dal ciclismo che abbiamo sempre vissuto. Perciò mi preparo per il solito inverno da professionista, come ho sempre fatto. Le cose finalmente stanno andando a posto».

La favola di Meris, pro’ a tempo (quasi) scaduto

09.10.2024
5 min
Salva

Per certi versi, quella di Sergio Meris può essere considerata una favola a lieto fine, un esempio per chi nonostante tutto insiste a lavorare, a frequentare il mondo delle due ruote sognando un contratto da professionista pur non essendo più in quella fascia d’età sempre più giovane. Meris ce l’ha fatta quando tanti altri avrebbero gettato la spugna e ha trovato posto in una professional olandese, la TDT-Unibet dell’ex corridore e Youtuber Bas Tietema.

La vittoria di forza al Giro del Medio Brenta, precedendo Chesini e Borgo (photors.it)
La vittoria di forza al Giro del Medio Brenta, precedendo Chesini e Borgo (photors.it)

Meris, al suo primo anno da elite, è arrivato al contratto facendo leva sull’arma più semplice e disponibile, i risultati: «Vengo da una stagione buona, con vittorie anche di peso come il Giro del Medio Brenta e la Firenze-Viareggio. Questo a dispetto di piccoli incidenti soprattutto nella prima parte della stagione con una brutta caduta alla Coppi & Bartali che mi aveva procurato fastidi a un ginocchio. Per fortuna mi sono ripreso bene, sommando 4 vittorie e tanti piazzamenti».

Soprattutto quest’estate c’è stata una decisa crescita, a che cosa è dovuta?

Non potendo per questioni di età partecipare al Giro Next Gen, ne ho approfittato per andare in altura a Livigno e rimettermi in sesto. Da lì ho partecipato al Giro del Veneto dove mi sono sbloccato mentalmente vincendo la terza tappa, che poi era la prima per l’annullamento delle altre. Poi sono andato al GP d’Ungheria dove ho sfiorato la Top 10 rimanendo sinceramente deluso, infine la vittoria alla Medio Brenta che per il nostro sponsor era la gara di casa, quindi con un valore maggiore. E da lì è stato tutto un crescendo.

Il successo nella tappa iniziale del Giro del Veneto è stato la svolta della stagione (photors.it)
Il successo nella tappa iniziale del Giro del Veneto è stato la svolta della stagione (photors.it)
Com’è nato il contatto con gli olandesi?

Alla Coppi & Bartali abbiamo fatto conoscenza, mi avevano detto che mi stavano già seguendo. Poi nella quarta tappa di Brisighella sono andato in fuga con un piccolo gruppo nel quale c’era anche il ceko Toupalik della loro squadra. Siamo stati avanti per tutta la tappa e hanno apprezzato il mio lavoro, anche perché ero già andato all’attacco il giorno prima. Avermi visto all’opera di persona ha sicuramente aiutato, poi al Giro d’Ungheria ho provato più volte a mettermi in luce e continuando a raccogliere risultati, alla fine hanno chiamato il mio procuratore per fare un’offerta formale.

Sono stati quindi loro a fare il primo passo?

Sì, poi chiaramente Luca Mazzanti che mi segue ha preso in mano la vicenda per chiudere il contratto. La cosa curiosa è che tutto è nato attraverso i social: mi ero infatti accorto che su Instagram c’era una squadra che mi seguiva ed erano loro.

Bas Tietema, fondatore della TDT Unibet. Il contatto con Meris è nato su Instagram
Bas Tietema, fondatore della TDT Unibet. Il contatto con Meris è nato su Instagram
E’ chiaro che il tuo passaggio costituisce quasi un “unicum”, di un corridore che ha passato la categoria under 23 e trova spazio fra i professionisti. Come vivi questa situazione e soprattutto come viene vissuta nell’ambiente?

Io credo che sia la miglior dimostrazione che anche quando superi i 22 anni non tutto è perduto, se credi in te stesso e t’impegni a ottenere risultati. Il bello è che da allora in gruppo mi fermano in tanti, mi chiedono come ho fatto e qualche consiglio per riuscirci, per trovare un approdo come ho fatto io.

Tu che cosa rispondi?

A quelli che hanno la mia età o pressappoco, ricordo che noi abbiamo perso un’intera stagione per il covid ed era quella dell’approdo nella nuova categoria, una stagione importante. Quella successiva è stata un’intera rincorsa, solo dopo le cose hanno iniziato a normalizzarsi e questo indubbiamente pesa. Al terzo anno senti che il tempo sta per scadere e c’è tanta pressione che toglie energie mentali. Io posso solo dire che non bisogna mai scoraggiarsi, ma concentrarsi su quello che si fa. Anche se avevo superato la fatidica soglia, ho vissuto la stagione con tranquillità.

Alla Coppi & Bartali i primi contatti con il team olandese, a dispetto di una brutta caduta che ha compromesso la corsa
Alla Coppi & Bartali i primi contatti con il team olandese, a dispetto di una brutta caduta che ha compromesso la corsa
Il team BH Bank-Colpack puntava a passare professional…

Questo infatti aveva anche aiutato a inizio stagione nell’approccio con le gare, ma quando si è capito che la cosa non era possibile nei tempi brevi che erano stati preventivati, io ho cercato di non mollare. Per fortuna erano già nati i primi contatti con gli olandesi, ma sapevo che quella possibilità seppur remota dovevo guadagnarmela. A molti dico anche che il nostro è un bell’ambiente, nel quale si sviluppano molte amicizie trasversali, magari parlando può nascere qualche opportunità. L’importante è continuare a crederci e non sentirsi vecchi, soprattutto seguire il proprio cammino arrivando magari a scelte difficili, ma sempre senza rimpianti.

Il Team BH Bank-Colpack ambiva a passare professional, ma la cosa non è stata possibile in tempi brevi
Il Team BH Bank-Colpack ambiva a passare professional, ma la cosa non è stata possibile in tempi brevi
Che cosa sai del team di Tietema?

Non molto, non nego che ha un’aura di mistero che svanirà molto probabilmente con il primo ritiro. E’ tutto in evoluzione, so che hanno ambizioni importanti e vogliono crescere. Io con loro punto a fare più corse possibili, lavorare per gli altri, ma guadagnarmi anch’io le mie chance. E’ un team giovane, con uno staff di gente giovane, che ha una grande visibilità sui social. Insomma, un team al passo con i tempi.

Tour de Tietema: tre youtuber e il loro team

18.02.2024
10 min
Salva

Un documentario di un’ora e mezza per capire la loro storia. Poi la video intervista e la sensazione di essere ancora nel film, dialogando con Bas Tietema, olandese di 29 anni. Avevamo incrociato il fondatore del TDT-Unibet Cycling Team negli anni scorsi al Tour con due amici, realizzando video dal seguito pazzesco. Nonostante fossero soltanto in olandese, i contenuti su YouTube del Tour de Tietema (TDT) superavano regolarmente quelli del Team Ineos Grenadiers che deteneva ogni record. Il passaggio alla creazione di una continental nel 2023 e quest’anno della professional che ha vinto l’ultima tappa del Tour of Antalya era stato un vago sentire. 

La storia di Bas

Bas Tietema è un corridore di cui si ha traccia a partire dal 2014, quando corre con il BMC Development Team, assieme a Ignazio Moser e Stefan Kung. Nel 2022, dopo altri cambi, passa alla Bingoal, in cui militano anche Tizza e Viviani, ma si limita a 14 giorni di corsa: la più prestigiosa è la Roubaix in cui finisce fuori tempo massimo.

Ama raccontare lo sport, così convince altri due olandesi (Devin van der Wiel e Josse Wester) a seguirlo nell’avventura sulle strade francesi. Comincia tutto così. Non hanno soldi, dormono in tenda o dove capita. Fanno interviste ai corridori e offrono loro la pizza. Sorridono e fanno sorridere. Entrano e vengono riconosciuti dal gruppo. Mostrano storie che gli altri trascurano. E dopo tre Tour vissuti così, creano una continental.

Ad agosto 2023 si corre la Ronde van de Achterhoek, squadra in testa (foto TDT-Unibet)
Ad agosto 2023 si corre la Ronde van de Achterhoek, squadra in testa (foto TDT-Unibet)

Da youtuber a manager

Pochi soldi. Pochi sponsor. La struttura da costruire. Il magazzino. Le bici. Il reclutamento dei corridori e fra loro lo stesso Bas. Tutto quello che potete immaginare, fra le mani di tre ragazzi completamente digiuni di esperienza, che si affidano pertanto a un manager e a un vero direttore sportivo.

La stagione parte male con l’infortunio del corridore più esperto (Hartthijs De Vries), travolto da un’auto in Spagna durante il ritiro. Fra ospedale e dolore, il momento è duro, ma il ragazzo torna e lo fa vincendo in Olanda. Il 2023 si chiude con tre vittorie e una grande notizia.

I tre nel frattempo sono tornati in Francia con la formula del Tour de Tietema e questa volta l’ambiente li riconosce diversamente, anche perché proprio durante il Tour esce la notizia che dal 2024 la loro squadra sarà professional. Perciò scherzano con Prudhomme e Van der Spiegel  (organizzatori del Tour e delle corse fiamminghe) sui possibili inviti per l’anno successivo e si capisce che da abili narratori stiano diventando parte del sistema.

Il resto ve lo racconteremo con le parole di Bas Tietema, che nel frattempo ha smesso di correre. Aggiungiamo soltanto che il vincitore dell’ultima tappa del Tour of Antalya è proprio il De Vries finito all’ospedale l’anno prima. Letta da questo punto di vista, la tappa che lo ha visto precedere Van den Bossche e Fancellu, prende immediatamente un altro sapore.

Sembra davvero di essere ancora in quel film…

Sono contento che il documentario ti sia piaciuto e che abbia trasmesso emozioni. Ognuno nel gruppo ha la sua storia, ma non tutte vengono mostrate. Con i nostri media saremo in grado di farlo e penso che sia qualcosa di unico. La gente parla molto di ciclismo, ma si tratta sempre di strategia, tattica o analisi di gara. Difficilmente si va a conoscere la persona o si parla dei problemi che sta attraversando.

Come sei passato da youtuber a ciclista e poi a team manager di una squadra?

Se mi guardo indietro, smettere di correre è una delle scelte migliori che ho fatto l’anno scorso. Ovviamente mi è piaciuto molto essere un corridore, ma mi piaceva molto soprattutto la parte tattica dietro alle corse. Non sono mai stato uno avventuroso da vento in faccia, non mi piaceva allenarmi per 30 ore a settimana. Perciò ho deciso di smettere, ma mi sto divertendo ugualmente tanto.

Un progetto creato da zero, quasi un colpo di genio a sentire i tuoi amici…

Provo ancora l’eccitazione di prima della gara, perché è il nostro progetto e lo stiamo realizzando in modo abbastanza diverso. Perciò, rispondendo alla domanda precedente, posso fare di più ora per il ciclismo, rispetto a quando ero un corridore. In più l’anno scorso ho seguito il corso UCI, quindi farò anche alcune gare come direttore sportivo. Mi piace molto il ruolo che ho in questo momento e mi sento molto valorizzato.

Sta diventando una cosa seria?

Abbiamo cominciato realizzando video sul mondo del ciclismo con l’atteggiamento scanzonato di sempre. Abbiamo creato contenuti divertenti e lo stiamo facendo ancora. Anche nei primi Tour de France siamo stati molto professionali, come anche oggi, ma ugualmente non siamo mai riusciti a prenderci troppo sul serio.

Bas Tietema ha smesso di correre e ha superato l’esame UCi per direttore sportivo (foto TDT-Unibet)
Bas Tietema ha smesso di correre e ha superato l’esame UCi per direttore sportivo (foto TDT-Unibet)
Dal documentario emerge che con Devin e Joss non vi conoscevate davvero.

Li ho incontrati per la prima volta a maggio del 2019 e a fine giugno partimmo per la Francia. Avevo sempre visto YouTube come una piattaforma in cui convivevano cose interessanti e più in generale l’intrattenimento. Così ho pensato che se avessi combinato il Tour de France con quel tipo di contenuti, avrei potuto creare qualcosa di eccezionale. Ma io non avevo mai fatto video in tutta la mia vita, perciò avevo bisogno di persone che fossero capaci. Devin era perfetto.

Nel documentario si racconta il modo divertente con cui lo hai contattato…

Avevo letto di lui su Wielerfits, la piattaforma che si occupa di ciclismo. Avevo sentito che era come uno stagista e stava facendo dei bei video e così ho cercato il suo numero e ho preso informazioni. Gli mandai lo stesso messaggio al telefono, su Facebook, su Instagram e su Linkedin (ride, ndr). Non avevo molti soldi e chiesi a due sconosciuti di trascorrere 21 giorni in Francia, sapendo che non avremmo dormito negli hotel. Serviva qualcuno con grande passione e penso che abbia funzionato perché eravamo tre ragazzi giovani che volevano cogliere un’opportunità unica nella vita. Avevamo appena finito la scuola, iniziavamo a fare qualcosa di simile a un lavoro normale e tutto il resto è arrivato lungo il percorso. Ora abbiamo un’attività nostra e alla fine una squadra di ciclismo.

Perché fare video in olandese e non in inglese?

Questa è una bella domanda. Il primo anno abbiamo iniziato in olandese, perché è la nostra lingua ed è uno dei motivi per cui siamo cresciuti così velocemente in Olanda e nelle Fiandre. E’ stata una buona decisione. Quando parli la tua lingua madre, puoi avere più umorismo o sarcasmo. E’ più interattivo e divertente, più naturale. Ora che è passato qualche anno, consolidata la base in Olanda e creata una squadra internazionale con corridori di diverse lingue, abbiamo iniziato a sottotitolare i video. Quest’anno avremo anche molti contenuti in inglese. E’ il momento giusto, una transizione graduale senza perdere la nostra base di fan e crearne una nuova.

Avete abbigliamento italiano e in Santini dicono di aver scelto voi in quanto portatori di originalità.

Penso che molti team abbiano qualcosa di originale. Per quel che riguarda noi, forse la particolarità sta nel fatto che non siamo partiti da una squadra ciclistica, ma dal punto di vista dei media. Ciò non significa che non ci preoccupiamo del lato prestazionale, ma crediamo ad esempio di aver fatto la differenza mostrando al mondo la gara di Antalya, che altrimenti nessuno avrebbe visto fuori dalla Turchia. Questo è un approccio diverso e penso che ci renda unici. A suo modo è originale anche la collaborazione con Santini

La collaborazione fra Santini e il Tour de Tietema unisce la tradizione del marchio all’originalità del team (foto TDT-Unibet)
La collaborazione fra Santini e il Tour de Tietema unisce la tradizione del marchio all’originalità del team (foto TDT-Unibet)
In che senso?

Santini è davvero un marchio che esiste da tantissimo tempo, noi siamo nuovi. Se guardi indietro alla loro storia, è qualcosa di incredibile. Insomma, loro sono quelli che hanno realizzato anche la maglia Mapei, che era piuttosto colorata e lontana dai canoni della tradizione. La stessa cosa con le bici che stiamo usando. Vogliamo avere standard di alta professionalità, ma con un’immagine non omologata. Ed è davvero bello che anche loro credano in questo e soprattutto che credano in noi.

C’è una grande differenza tra mostrare la vita agli altri e quella del proprio team?

Abbiamo iniziato mostrando tutto e mi piacerebbe che possiamo ancora guardare all’intera comunità ciclistica. E’ qualcosa che in altri sport come la Formula Uno si tende a fare, c’è molta interazione tra le squadre. Nel ciclismo invece ci si concentra principalmente su se stessi e non si guarda agli altri. Per questo penso che sarebbe grandioso riuscire a coinvolgersi con le altre squadre. A volte anche avere una piccola discussione su un argomento crea interazione. Dal nostro punto di vista, non penso che cambierà molto, ma forse le altre squadre adesso ci vedranno più come concorrenti. 

E’ stato difficile convincere i corridori a venire nella tua squadra l’anno scorso?

Il primo anno sì. Conoscevo alcuni ciclisti dato che ancora correvo, ma dovevo convincerli. Okay, sapevano che c’era un canale YouTube, ma come sarebbe stata la squadra? Quelli che hanno accettato sono gli ambasciatori di ciò che stiamo facendo. Alcuni erano sul punto di smettere e ora rischiano di partecipare all’Amstel Gold Race. In quel momento è stato davvero difficile, ma sapevamo che oltre alle capacità fisiche serviva la convinzione di entrare in una squadra diversa. Oggi che siamo un po’ più conosciuti, dobbiamo filtrare le richieste, perché vogliamo anche corridori di talento.

Quali Wild Card sono arrivate?

L’Amstel Gold Race, la Freccia del Brabante e Scheldeprijs. Verremo anche in Italia, anche se lì ci sono pochi posti. Però faremo il Tour of the Alps, per cui la sera dell’Amstel partirò io stesso in macchina per andare alla partenza da Egna. Continuo a credere che siamo sulla strada giusta e che ogni anno potremo aggiungere gare davvero belle al calendario.

La proiezione del documentario sulla loro storia all’AFAS Circustheater all’Aja (foto TDT-Unibet)
La proiezione del documentario sulla loro storia all’AFAS Circustheater all’Aja (foto TDT-Unibet)
Il sogno è davvero il Tour del 2026?

Il Tour è l’obiettivo più grande, ma non vogliamo che il tempo passi troppo in fretta. Se facessimo già quest’anno la Sanremo, il Fiandre, la Roubaix e un grande Giro, cosa ci resterebbe l’anno prossimo? Vogliamo procedere passo dopo passo. Per il prossimo anno vogliamo i soldi giusti, correre una Monumento e magari la prima grande corsa a tappe, che potrebbe essere il Giro. In modo che nel 2026 si possa puntare a un invito per il Tour. Non lo so se accadrà, ma questo è il modo in cui lo immaginiamo e proviamo a realizzarlo.

E’ vero che il tuo motore è la passione per il ciclismo?

Non solo quella. C’è la passione per il ciclismo, quella di sviluppare un progetto e anche la passione per i media. Lo stiamo facendo con il ciclismo, ma penso che si tratti di una passione in generale per lo sport, per la narrazione e mostrare alla gente le storie che più possono toccare i cuori.