Tour of Antalya, si chiude nel segno di “Kuba” e del danese

13.02.2022
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La città vecchia sta sotto, in un cunicolo di viuzze in penombra strapiene di botteghe. Vendono the e spezie, narghilè e oggetti d’artigianato, abbigliamento contraffatto e monili d’ogni genere. Se ti lasci inghiottire, la musica a tutto volume da Piazza Cumhuriyet lentamente si attutisce e ti ritrovi in Turchia. E’ quello che ci vuole prima dell’arrivo dell’ultima tappa, altrimenti le corse diventano tutte uguali e non cogli il sapore del posto che ti accoglie. E mentre risali con le sporte piene di the da riportare a casa, gli aggiornamenti su twitter del Tour of Antalya dicono che il gruppo ha ripreso il fuggitivo e si arriverà in volata.

Si batterà lo stesso arrivo di venerdì, ma lì si veniva da 3.000 metri di dislivello. Oggi invece, fatta salva una salitella all’inizio, il finale è da montagne russe.

Questa volta Mareczko, guidato dal treno, ha lanciato la volata ai 200 metri
Questa volta Mareczko, guidato dal treno, ha lanciato la volata ai 200 metri

Il giorno di Kuba

Sopra, al livello della strada, si è ammassata una folla da pensare e gridare a gran voce che il Covid non esista. Le sole mascherine sono quelle della corsa, mentre la gente se ne fa un baffo e si assiepa ai piedi del maxi schermo. Ci hanno raccontato che ieri sera, in un moto di ilarità, la speaker della corsa abbia lievemente ironizzato sulle attenzioni italiane nei confronti del virus. Di certo qua i telegiornali parlano d’altro, magari ispirati da fonti… diverse. E la gente la vive con apparente noncuranza, mentre Jakub Mareczko lancia la volata perfetta e questa volta non concede ai rivali neppure l’onore della risposta.

Il bresciano della Alpecin-Fenix parte ai 200 metri con il 54×11 in canna e per gli altri dietro non c’è verso di rimontarlo.

Per Malucelli al Tour of Antalya un primo e un terzo posto: trasferta molto positiva
Per Malucelli al Tour of Antalya un primo e un terzo posto: trasferta molto positiva

Malucelli terzo

Nello spazio dietro al podio del Tour of Antalya, nel solito ribollire di corridori, miss, massaggiatori e giornalisti, il secondo classificato Arvid De Kleijn ha gli occhi lucidi perché forse ci sperava. Malucelli invece, arrivato terzo, smorza le polemiche con Mareczko.

«Gli ho anche fatto i complimenti – sorride – questa volta ha fatto la volata perfetta. A 70 all’’ora ogni dettaglio fa la differenza e non vedo l’ora di poter usare le ruote da 60 come le sue e il casco aerodinamico. Ci stiamo arrivando, ma comunque questo è il ciclismo. Non si può sempre vincere. E oggi ho usato anche io il 54, come in Cina a volte si usava il 55. Dipende dai finali. In corse come oggi, il padellone lo puoi rischiare».

Nelle interviste dopo corsa, è affiorata tutta la determinazione di Mareczko
Nelle interviste dopo corsa, è affiorata tutta la determinazione di Mareczko

Il treno giusto

Poi arriva Kuba, con il volto sollevato e la mascella contratta e orgogliosa di chi si è tolto un bel peso.

«Ci voleva – dice – per la squadra e per me. Poi domani è il compleanno di mio figlio Alexander, perciò è stata una vittoria speciale. Arrivo a casa ancora in tempo per fargli gli auguri. Questa volta i compagni hanno fatto un lavoro egregio. Quando ho visto i 200 metri, sono partito. Stavolta ho avuto il treno, per cui non potevo sbagliare. Mentre nella prima tappa ci siamo un po’ persi, era stato un finale caotico. Oggi è andato tutto alla perfezione».

Piano riuscito

E poi va oltre, approfondendo quanto ci eravamo detti l’altra sera e in qualche modo completando il discorso. E’ sempre bello, concedeteci la vanità, assistere alla concretizzazione di un progetto.

«Da quest’inverno stiamo lavorando bene con la squadra – dice – ci siamo allenati in ritiro, abbiamo fatto i nostri test. E’ diverso dall’arrivare alle corse e trovarsi alla prima tappa a dover fare le prove generali. Questa è la dimostrazione che avendo fatto pratica in allenamento, i risultati si vedono. In Arabia Saudita non ci siamo riusciti, perché alcuni compagni sono stati male e altri sono caduti. Qua al Tour of Antalya alla fine sono rimasti gli uomini più importanti per me che hanno fatto il lavoro nel finale. L’ultimo è stato Sam Gaze, prima di lui Simon Dehairs e prima ancora Fabio Van den Bossche. Grazie a questi tre ragazzi oggi siamo riusciti a ottenere quello che gli altri hanno fatto con sei corridori. Quindi mi ritengo più che soddisfatto».

Hindsgaul a suo agio fra la gente, ma la vecchietta dove va?
Hindsgaul a suo agio fra la gente, ma la vecchietta dove va?

Il gioviale Hindsgaul

La classifica del Tour of Antalya invece se l’è portata a casa il gioviale vincitore di Termessos, quello Jacob Hindsgaul che avrebbe potuto temere imboscate da Fedeli, distante 4 secondi, ma alla fine si è salvato alla grande. E dopo l’arrivo, nel marasma generale, lo abbiamo visto posare divertito con piccoli tifosi e simpatiche vecchiette, piombate non si sa come in mezzo ai corridori. Qualche concessione all’essere in Turchia evidentemente va concessa.

«Ieri prima vittoria da pro’ – dice e ride – oggi prima classifica generale, speriamo solo che non sia l’ultima. Nonostante tutto, è stata una tappa dura. Tante squadre volevano attaccare, ma abbiamo controllato bene con tre uomini davanti. Devo dire che i miei compagni hanno fatto uno straordinario lavoro e grazie a loro alla fine, la giornata è stata facile».

La Uno-X alla fine festeggia il Tour of Antalya con una tappa e la vittoria finale: ottimo lavoro
La Uno-X lascia il Tour of Antalya con una tappa e la vittoria finale: ottimo lavoro

Obiettivo Avenir

E siccome la curiosità di ieri non s’è ancora sopita e a guardarlo ricorda davvero il Froome dei bei tempi per la finezza dei polpacci e l’inconsistenza dei bicipiti, si va avanti a chiedere.

«Le classifiche generali – spiega – un giorno potrebbero essere il mio terreno. Sono stato campione nazionale juniores della crono e vado ancora bene, per cui è un piccolo vantaggio che metto da parte. Ad ora però le montagne molto alte sono troppo, meglio quelle intermedie di corse come questa. Nonostante ciò, il mio grande obiettivo di stagione sarà il Tour de l’Avenir, dove voglio conquistare il podio. Anche se la primavera mi vedrà alla Volta Catalunya e anche alla Liegi, dove mi piacerebbe arrivare con una buona condizione».

E’ Grand’Italia

La carovana del Tour of Antalya si scioglie così. La serata permetterà di salutare le bravissime persone che ci hanno supportato e di fare i conti con il bagaglio da riempire. A Mareczko che deve fare il tampone per rientrare lo abbiamo detto noi fra una considerazione e l’altra, aggiungendo che per fortuna il molecolare lo pagherà intorno ai 17 euro. Lui ha fatto un ghigno e ha ammesso che l’anno scorso (come anche altri altrove) ha dovuto pagarseli tutti da solo a 78 euro a tampone. Capito perché, fra l’altro, è contento di trovarsi alla Alpecin-Fenix?

La stagione è appena iniziata. Dall’Oman sono rimbalzate in mattinata le immagini della vittoria di Masnada. Ieri Covi a Murcia. E prima ancora Ganna, Malucelli e Viviani. Non avremo ancora un vincitore per il Tour de France, insomma, ma il ciclismo italiano proprio così male non è messo

Mareczko si lascia l’inferno alle spalle e ha fame di sprint

12.02.2022
6 min
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Mareczko s’è fatto crescere i capelli, perciò quando si presenta con i ricci biondi e la mascherina, facciamo fatica a riconoscerlo.

«Li ho fatti crescere – ghigna – perché alla fine cadranno e allora tanto vale goderseli un po’».

Sono le sette e mezza di sera. Corsa. Massaggi. Meeting. Cena. Sono due giorni che proviamo a infilarci fra una cosa e l’altra, ma ogni volta s’è dovuto rimandare. Stavolta ci siamo e con tanta curiosità. Dopo il brutto finale di 2021, il passaggio alla Alpecin Fenix e la grinta mostrata sul primo arrivo. Sarà pure finito secondo alle spalle di Malucelli, ma negli occhi aveva fuoco vivo. Tutto intorno, nella hall dell’immenso hotel alle porte di Antalya, c’è il tipico andirivieni dei corridori diretti verso il ristorante alla vigilia dell’arrivo in salita.

Per Mareczko (ultimo a sinistra) è la seconda corsa con la Alpecin Fenix. Prima il Saudi Tour
Per Mareczko (ultimo a sinistra) è la seconda corsa con la Alpecin Fenix. Prima il Saudi Tour
Ieri hai detto che correre in questa squadra è tutta un’altra cosa.

Un’altra tipologia di squadra. Alla Alpecin-Fenix non ti manca niente, qualunque cosa ti serva. E poi è impostata su quello che faccio io, cioè le volate. Altre hanno gli scalatori e i gregari per la generale. Noi qua siamo venuti con un uomo che può fare classifica e tutti gli daranno una mano, ma se li guardate sono passisti adatti per tirare le volate. Per quello che devo fare io, è stata la scelta migliore.

Uscivi da un 2021 complicato, avevi ricevuto altre offerte?

Ero d’accordo che avrei parlato con la Bardiani e c’era stato un timido interesse dell’Astana, ma nel momento in cui ho avuto questa proposta, non ci ho pensato un attimo e ho cancellato tutto il resto.

Fra le perle del 2021, la vittoria su Cavendish a Gatteo nella Coppi e Bartali
Fra le perle del 2021, la vittoria su Cavendish a Gatteo nella Coppi e Bartali
E’ stato semplice lasciarsi indietro l’esclusione dal Giro e tutto quello che è successo l’anno scorso?

Sono passato con Citracca quando la CCC ha chiuso. Senza certe sorprese, saremmo andati al Giro, dando continuità al buon inizio. La vittoria al Coppi e Bartali su Cavendish e altri segnali positivi. Poi saremmo dovuti andare in Turchia e da lì al Giro, invece è iniziato il declino. Mi auguro sia una situazione in cui nessun altro debba ritrovarsi. La gente parla e non è bello. Quelli che correvano nel mio gruppo neanche sapevano chi fosse il ragazzo risultato positivo (Matteo De Bonis, ndr). Non lo conoscevamo, ma per colpa sua ci siamo andati tutti di mezzo e la stagione è diventata un calvario.

Probabilmente avete pagato anche certe scelte della squadra…

Ma la squadra a quanto mi risulta non era coinvolta in quelle cose. Quando uno ha bisogno di soldi, arriva a qualche compromesso e possono succedere questi episodi, come pure con Spreafico (corridore della Vini Zabù squalificato per tre anni, ndr). Ripeto, io quel ragazzo non lo conoscevo, ma probabilmente non aveva neppure le qualità per passare professionista.

La salita resta il grande scoglio di Mareczko (in maglia verde), ma non se ne fa un grande cruccio
La salita resta il grande scoglio di Mareczko, ma non se ne fa un grande cruccio
Torniamo al presente, quali saranno i tuoi programmi?

Li conoscono i capi, ma ce li dicono gradualmente. Io so cosa farò fino al Turchia di aprile, quindi fino a prima del Giro. Ma certo che mi piacerebbe correrlo, vorrei proprio vincere una tappa.

Una squadra con tre velocisti come Merlier, Philipsen e te: quanta rivalità interna c’è?

Nei ritiri c’è stata un po’ di competizione, ma nemmeno più di tanto, perché ci dividevano spesso in gruppi, quindi non ci sono state grandi occasioni di confronto. In corsa poi ciascuno farà il suo programma, nessun rischio di pestarci i piedi. Non è una squadra WorldTour, ma ne fa il calendario, quindi ognuno avrà il suo terreno di caccia.

Dopo il secondo posto nella tappa di apertura, amarezza e grinta per la rivincita
Dopo il secondo posto nella tappa di apertura, amarezza e grinta per la rivincita
Tappa di oggi (ieri per chi legge) con qualche strappo impegnativo e non sei arrivato allo sprint di 90 corridori. Pensi ancora di voler migliorare in salita?

La scelta di cambiare pelle è molto soggettiva. C’è chi lo ha fatto, ma ha perso spunto in volata (come raccontava lo stesso Malucelli, ndr). Spesso andare meglio in salita è anche questione di ridurre il peso e così però perdi forza. Io ho puntato tutto sulle volate, per questo nella tappa con 3.000 metri di dislivello alla fine non c’ero.

Quindi il tuo calendario sarà rapportato a questa tua caratteristica?

Esatto. Ho cominciato al Saudi Tour, poi sono qui, farò la Milano-Torino e la Coppi e Bartali, prima di tornare in Turchia. Corse in cui rientrare sempre nel tempo massimo, per giocarmi le tappe in volata. Come quella di domenica, che sarà tutta piatta.

Sul podio della prima tappa, per Mareczko un sorriso beffardo: credeva di aver vinto
Sul podio della prima tappa, per Mareczko un sorriso beffardo: credeva di aver vinto
Hai cambiato qualcosa nella posizione in bici?

La posizione è quella e funziona, non c’è motivo di cambiarla. Ma la bici è davvero super, perfetta per fare le volate.

Come la mettiamo con i rapporti? Shimano ora fa solo 52 e 54…

Ma noi abbiamo ancora il vecchio Dura Ace, per cui posso usare il 53 e il 54. L’altro giorno avevo il 54 perché l’arrivo scendeva, si ragiona di volta in volta. E anche io uso pedivelle da 170.

Com’è l’ambiente in squadra?

Molto buono e stimolante. Sono amichevoli e il fatto che il team manager e i direttori sportivi parlino italiano mi aiuta molto. Con il fiammingo sono proprio negato, semmai c’è l’inglese. C’è una grande disciplina, si fa quello che dicono loro. Ognuno ha il suo lavoro. Per questo il fatto che per ora Van der Poel sia fuori dai giochi non porta più responsabilità agli altri. Manteniamo il calendario ed è chiaro che lo facciamo al nostro meglio.

Questa la Canyon Aeroad di Mareczko, con componenti Shimano Dura Ace
Questa la Canyon Aeroad di Mareczko, con componenti Shimano Dura Ace
Ci sarà un treno per Mareczko?

Non so cosa vogliano fare, aspetterò che me lo dicano. Io ci metto il lavoro e tutto l’impegno. E continuo a correre per togliermi lo sfizio di vincere una tappa in un grande Giro. Se proprio devo dire, la mia corsa dei sogni al momento e da sempre è proprio questa.

Malucelli e Mareczko, nervi tesi ad Antalya

10.02.2022
5 min
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«Uso il 53 perché ho le pedivelle corte – dice Malucelli – quindi se per caso rallento, rilanciare una padella grande è difficile. Però in un arrivo come questo, tutto dritto e con la strada che scende, a un certo punto cercavo i rapporti, ma erano finiti. Sono andato a tutta. L’ho visto arrivare. Mareczko ha sicuro il 54. Era in scia e ha cominciato a uscire. Non mi sono seduto e ho detto: “Fino alla fine, fino alla fine!”. Arriva, arriva, arriva, arriva. Poi per fortuna è arrivata prima la riga».

Sei andato dritto?

Non lo so (ride, ndr). Che domande mi fai?! Mi sembra di sì, gli ho lasciato lo spazio per passare. Lo spazio c’era.

Verdetto in bilico

Per una volta cominciamo dalla fine, mentre il vento sferza la costa di Antalya e la neve del Monte Toros si specchia sul mare. Tour of Antalya, prima tappa. Dopo il traguardo l’attesa per il fotofinish è stata lunga come un rosario. Malucelli era convinto di aver perso. Mareczko si sentiva di aver vinto. I rispettivi compagni intorno chiedevano e guardavano i vari replay. Ci sono foto di varie esultanze. E quando alla fine il verdetto ha premiato il romagnolo, la battuta di Mareczko mentre posava per una foto accanto al rivale, è stata sferzante. «La prossima volta faccio anch’io così».

«Vecchie ostie», ha commentato Malucelli andando verso il podio. Vecchie ruggini.

Sapevamo che i rapporti fra i due non fossero idilliaci, succede fra velocisti. Mareczko è arrivato tra i professionisti forte di vittorie a palate fra gli under 23 e quando Malucelli cominciò a batterlo, lui che da under 23 non era in grado di tenergli testa, il bresciano si convinse che probabilmente le sue vittorie fossero frutto di scorrettezze. Tra velocisti è così. Chiedete a Cipollini e Abdujaparov, a Cavendish e Sagan.

La 1ª tappa del Tour of Antalya è partita da Side, città che fu anche romana
La 1ª tappa del Tour of Antalya è partita da Side, città che fu anche romana

Promessa mantenuta

Ma dietro questa vittoria c’è una lunga storia, di cui il forlivese ci aveva già parlato in ritiro, a Calpe, quando lo incontrammo nell’hotel della squadra. I racconti sul lavoro fatto per migliorare in salita, perdendo lo spunto in volata. La voglia di tornare velocista, investendo di nuovo sulla palestra.

«Abbiamo mantenuto le promesse – sorride il corridore della Gazprom-RusVelo – ma in genere è stato un inverno regolare. Mi sono ammalato fra Natale e Capodanno, ho preso un virus intestinale che mi ha debilitato per una decina di giorni, ma tutto sommato è stato un inverno tranquillo. Sono stato attento, nel senso che a Capodanno i miei amici hanno fatto il tampone per venire a casa mia e nell’ultimo mese non sono uscito mai a cena, per paura di ammalarmi. E’ stato un inverno regolare, ma impegnativo. Anche la a mia ragazza ha fatto un bel po’ di sacrifici insieme a me e questo era il massimo che potevo ottenere dopo tanti sacrifici».

Doppia fila e volate

La Turchia ha suoni e colori speciali, anche se la temperatura non è troppo primaverile. La sveglia del mattino arriva col muezzin e la gente è gentile oltre ogni immaginazione. Le vestigia della città romana alla partenza da Side fa capire quanta storia ci sia lungo queste strade. E intanto Malucelli racconta, seduto davanti all’antidoping, perché non è banale vincere la prima corsa, dopo un inverno di lavoro.

«Abbiamo fatto tanti lavori di doppia fila – racconta – e volate, volate, treni… La mia fortuna è sempre quella di riuscire a partire bene. Nel 2017 ho fatto 4° nella prima tappa in Argentina, nel 2018 ho vinto al Tachira, nel 2019 ho fatto 2° nella prima tappa in Argentina, l’anno scorso ho vinto al Tachira. Quindi ho questa fortuna che facendo tanta fatica, perché il motore è piccolo rispetto agli altri (sorride, ndr), in allenamento sono sempre fuori giri e quindi arrivo alle corse che ho già il ritmo gara e l’abitudine alla fatica. Ho già un fuori giri importante. E poi abbiamo lavorato tanto. Palestra e abbiamo fatto tante doppie file e volate, doppie file e volate».

Sul podio, oltre ai due italiani, anche l’estone Lauk
Sul podio, oltre ai due italiani, anche l’estone Lauk
Hai una bestia nera in squadra che ti fa dannare in volata?

Vacek, è forte, verrà un bel corridore. E’ un 2002, viene fuori un campione. Ma adesso penso a me. Vincere subito dà morale. Sapevo di stare bene, ma un conto è stare bene e un conto è vincere. Non è uguale.

La volata, disse a dicembre, è come nella giungla, vince chi sopravvive. Oggi la giungla ha trovato il suo re. Ma a giudicare dal ghigno di Mareczko, l’occasione per la rivincita non tarderà ad arrivare.