Festa A&J, Carera, 2025, Erbusco, Tadej Pogacar, simulatore contro Antonio Tiberi

Un Pogacar esclusivo, dal padel ai sogni di campione

23.11.2025
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ERBUSCO – Quando uno ha l’iride che gli brilla addosso non se ne vuole mai separare. Nemmeno a padel, Tadej Pogacar si è discostato di quei colori che indossa oramai dall’autunno 2024. Anzi, se li è fatti pitturare sui bordi della racchetta realizzata da MET che ricorda i grandi successi ottenuti proprio in quella stagione. Occorrerà aggiornare la grafica con qualche stella, vista la perla aggiunta nel 2025, ovvero il titolo europeo. 

La collezione del re sloveno, anno dopo anno, si arricchisce di nuovi traguardi e già tutti sanno quali sono le gemme che ha messo nel mirino per quello venturo, ovvero quelle che ha sfiorato la scorsa primavera: Milano-Sanremo e Parigi-Roubaix. Questo weekend, tra una partita e una sfida al simulatore Red Bull, la leggenda vivente del ciclismo ci ha raccontato di come ha ricaricato le pile in vista delle nuove sfide.  

Il punto di riferimento di Tadej Pogacar è sempre la compagna Urska Zigart
Il punto di riferimento di Tadej Pogacar è sempre la compagna Urska Zigart
Il punto di riferimento di Tadej Pogacar è sempre la compagna Urska Zigart
Il punto di riferimento di Tadej Pogacar è sempre la compagna Urska Zigart

Contro Tiberi e Milesi al simulatore

Nella festa organizzata da A&J All Sports, è stato bello vedere l’asso del UAE Team Emirates XRG scendere in campo prima con il connazionale e astro nascente Jakob Omzrel (trionfatore al Giro NextGen 2025) e poi con un altro campione del mondo, Thor Hushovd. C’è da dire che, almeno sul campo da padel, era il norvegese a dettare i tempi, con tocchi da giocatore esperto. Soprattutto faceva effetto vedere che Tadej l’alieno sia un ragazzo come tanti nella vita quotidiana lontana dalla bicicletta. Con qualche colpo a vuoto con la racchetta come un qualunque giocatore della domenica o sorridente al volante pure quando prima Lorenzo Milesi e poi Antonio Tiberi l’hanno superato nelle sfide al simulatore della Formula 1.

Il manager Alex Carera se lo coccola: «E’ lo stesso ragazzo del 2019 e la nostra relazione non è cambiata di una virgola rispetto ad allora. Semmai, è molto più richiesto, perché è decisamente più famoso di allora, ma cerca di mantenere la stessa semplicità di sempre».

Un campione immenso, una vita normale

Come se non bastasse, quando non si parla di ciclismo, Pogi è più loquace del solito: «Mi sono divertito un sacco a giocare con Thor. Ringrazio Alex e Johnny per aver reso così bello tutto questo evento. Divertente per una volta trovare il tempo di giocare a padel con altri colleghi ciclisti che condividono la stessa agenzia di management. Grazie a Thor qualche partita l’abbiamo vinta, ma purtroppo non sono riuscito a supportarlo a dovere e, per colpa mia, non abbiamo vinto il torneo, però è stato molto bello. Al simulatore, è stata molto avvincente la sfida finale con Tiberi, con sorpassi e controsorpassi nel giro conclusivo, ma lui è stato più bravo, riuscendo a superarmi proprio all’ultima curva. Nel complesso, è stata davvero una grande giornata».

D’altronde, dopo un 2025 a tutta, in cui gli obiettivi sono stati centrati, ma a volte con un grande dispendio di energie mentali, come ad esempio al Tour quando il ginocchio dava parecchi grattacapi, Tadej aveva tantissima voglia di staccare un po’ la spina. «Ho provato tantissime cose diverse, come avete visto ad esempio in questa giornata, nulla di speciale, un po’ quello che fanno tutti i ragazzi della mia età», ci ha raccontato. Il suo punto di riferimento è sempre Urska che si è divertita anche lei a cimentarsi nel padel così come altre colleghe, tra cui Elisa Balsamo. 

Un’altra cosa che stupisce è che, nonostante l’assalto degli appassionati presenti all’Hub 4.0 (il circolo di padel di Rovato dove è cominciata la festa), Tadej abbia concesso foto e autografi a tutti quelli che gliel’hanno chiesto. Dai più piccini ai più grandi, senza dimenticare un tifoso speciale come Ernesto Colnago, passato a salutare il suo talento sul finire del pomeriggio e a farsi firmare qualche maglia iconica di questa incredibile stagione.

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Primo ritiro a Benidorm

La prossima stagione scatterà ufficialmente il 10 dicembre da Benidorm (proprio dove Bugno bissò il suo titolo iridato) con il raduno della squadra. Ecco però che, quando si torna a parlare di ciclismo, Tadej cambia modalità e si fa subito serio, perché quando sale in sella non è uno che scherza.

«La mia stagione sarà divisa in due, prima le classiche, dopodiché la seconda parte sarà in funzione del Tour de France».

Come ci ha raccontato il ds Fabio Baldato all’ultimo Lombardia, Tadej nel 2025 ha attaccato tutte le volte che si è trovato da solo. Ma come fare a cogliere le due Monumento che mancano alla collezione? Tadej punta sull’ostinazione.

«In corse come la Sanremo e la Roubaix – dice – non è che servano troppe tattiche, bisogna soltanto andare e provarci. E, nel caso non funzioni, riprovarci ancora. Per ogni corsa la preparazione è differente e questo vale anche per corse iconiche come queste in cui la preparazione è differente rispetto a quella per il Tour. Abbiamo dei piani in mente, ma non abbiamo ancora studiato il calendario, ne parleremo tra qualche settimana quando ci raduneremo in Spagna». 

Lo scatto di Pogacar sulla Cipressa è stato il più duro da contrastare, ma in cima Ganna era in scia
Pogacar ha ammesso che Ganna e Van der Poel alla Sanremo lo spingono verso un livello sempre più altro
Pogacar ha ammesso che Ganna e Van der Poel alla Sanremo lo spingono verso un livello sempre più altro

Mental coach: no, grazie

Ciò che sembra sempre più possibile è che il suo esordio venga ritardato direttamente a marzo alle Strade Bianche, altra corsa che adora (come si vede dalla sua racchetta da padel) e che ha conquistato già tre volte. Nel ciclismo moderno, in cui si parla sempre più di numeri, Tadej prova a quantificare, ad esempio quello dell’ultima impresa dello scorso 11 ottobre che gli ha permesso di eguagliare nientemeno che Fausto Coppi.

«In una corsa come il Lombardia – dice – si bruciano più di 1000 KJ all’ora. Dunque, visto che lo sforzo dura in media sulle 6 ore o 6 ore e mezza, si può arrivare fino a 6500 KJ in totale. Direi che sono un bel po’». Alla domanda sull’idea o meno di avvalersi di un mental coach per lui che è sempre circondato da un bel carico di stress risponde secco: «No».

Tadej Pogacar, Roubaix 2025
Non esiste una strategia particolare per vincere la Roubaix: andare, provarci e riprovarci
Non esiste una strategia particolare per vincere la Roubaix: andare, provarci e riprovarci

Contro Ganna e Van der Poel

La lezione imparata dalla Sanremo 2025 e dal duello con Ganna e Van der Poel? «Che è molto difficile da vincere. Loro costringono me ad alzare il livello ogni anno, ma penso di costringerli anch’io a fare altrettanto. E’ un bello stimolo per tutti». Nibali consiglia di non essere ossessionato dalla Classicissima perché soltanto così è riuscito a vincerla, Hushovd rimane ammirato dal fatto che un corridore da Grandi Giri come Pogacar si sia trasformato in un cacciatore di classiche. «Davvero sensazionale quello che sta facendo», ci racconta il campione del mondo 2010 quando ci spostiamo alla serata nel non lontano club di Erbusco.

Anche qui è sempre Tadej il più atteso e la sua entrata in scena è degna dei divi di Hollywood, con gli speaker che continuano a elencare il suo sconfinato palmares mentre scende la scalinata e raggiunge il palcoscenico principale. Davvero comprensibile come spesso anche lui ami soltanto isolarsi e vivere la vita da ragazzo normale. Lo sloveno però non si tira indietro e si concede all’abbraccio del pubblico, firmando una maglia anche a un altro campione del mondo sulle due ruote, ma col motore: il centauro Marco Melandri. 

L'incontro con Marco Melandri, la conoscenza e l'autografo sulla maglia
L’incontro con Marco Melandri, la conoscenza e l’autografo sulla maglia
L'incontro con Marco Melandri, la conoscenza e l'autografo sulla maglia
L’incontro con Marco Melandri, la conoscenza e l’autografo sulla maglia

Una UAE diversa

Per quanto riguarda il Giro d’Italia, Tadej sposta il suo ritorno alla Corsa Rosa dal 2027 in avanti. «Sicuramente tornerò al Giro, mi piacerebbe moltissimo, ma la strada è ancora lunga. Adoro correre in Italia e sentire gridare il mio nome ed avere quell’accoglienza sulla Boccola come accaduto all’ultimo Lombardia è un qualcosa che mi carica moltissimo». E, a precisa domanda dei colleghi, non chiude la porta nemmeno all’incredibile ipotesi di disputare tutti e tre i Grandi Giri nello stesso anno. D’altronde, per un collezionista come lui, anche la Vuelta è un diamante ancora assente.

Certamente sarà una UAE differente con la partenza di Ayuso verso la Lidl-Trek dopo la burrascosa Vuelta, l’addio di un gregario fedele come Majka e l’ascesa del discepolo Isaac Del Toro.

«Abbiamo una squadra fortissima. Sono contento dell’atmosfera che si respira nel nostro team – racconta ancora Tadej – e della relazione con i miei compagni». Poi ricorda il compagno festeggiato al Lombardia del mese scorso: «E’ stato fantastico correre con Rafa e abbiamo condiviso splendidi momenti e vittorie insieme. Ho imparato tantissimo da lui, sicuramente sentirò la sua mancanza, ma sono felice che abbia avuto una carriera strepitosa e sono fiero di esserne stato parte».

La salita preferita di uno che spiana qualunque pendenza? «Sinceramente non ne ho una particolare in corsa, perché in quel momento mi concentro solo su quello che sto facendo e a tirare fuori il meglio. Ci sono tanti posti però che adoro percorrere in allenamento. La Costa Azzurra offre tantissime opportunità e sono fortunato a vivere in posti così belli». Lo lasciamo agli ultimi momenti tranquilli con la sua giacca in tartan, che in queste ore ha già messo da parte per tornare a vestire l’amato completo iridato. Sanremo, Roubaix e Tour del 2026 non aspettano.

Carera, esiste un modo per non perdere i talenti?

28.01.2021
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«La nostra credibilità è fondamentale – dice Johnny Carera – proponi il corridore, ma è come se proponessi te stesso. Non parlo del fannullone, ma dell’atleta che per motivi fondati abbia avuto dei problemi. A lui cerchi di trovare una seconda opportunità, ma è fondamentale che ci sia fiducia fra lui, l’agente e il manager della squadra».

Inizia così l’interessante viaggio nell’esperienza del maggiore dei due fratelli bergamaschi, che dal 1998 sono tra le figure di rilievo nel complesso universo degli agenti dei corridori: un mondo che racchiude ex atleti, figure improvvisate, furbacchioni e tante brave persone, in cui da qualche anno l’Uci ha provato a mettere ordine. Il discorso con Carera, che mentre parliamo sta guidando verso casa di Antonio Tiberi e con lui cenerà in famiglia, verte su un tema toccato giorni addietro con Roberto Reverberi. Lasciando per una volta ai margini i campioni, giovani o già fatti, ci interessa sapere come ci si regola per i corridori che Reverberi ha definito di seconda fascia.

Proprio ieri sera, Johnny Carera ha cenato a casa di Antonio Tiberi, con suo padre e sua madre
Proprio ieri sera, Johnny Carera ha cenato a casa di Antonio Tiberi
E’ giusto dividerli in fasce?

Ai miei occhi, soprattutto in partenza, sono tutti uguali. Uno che vince il Lunigiana (corsa a tappe di riferimento tra gli juniores, ndr) ha ottime chance di diventare qualcuno, ma ce ne sono alcuni che non ci sono riusciti e altri, che nella stessa edizione si sono piazzati nei dieci, che hanno fatto la loro carriera. Quando prendi un corridore, la prima cosa da capire è se sia un bravo ragazzo e se può sfociare in una buona dimensione. Ma ricordiamoci che il ciclismo non è per tutti e questa a volte è una verità difficile da accettare. Su 5 ne arrivano 3, più o meno è questa la proporzione. Pogacar ha vinto il Lunigiana e il Tour, altri hanno vinto il Lunigiana e sono spariti. Quello che si fa è studiare la situazione com’è e immaginare un cammino atleta per atleta.

La proposta ai manager è anche tecnica, oppure si molla il ragazzo e addio?

Si parla con la squadra nei termini detti prima. Si presenta il ragazzo e se ne tracciano le caratteristiche. A me poi piace seguirli, perché mi reputo bravo con i giovani, per cui non li lascio a loro stessi.

L’attività della A&J All Sports è iniziata nel 1998 quando Alex, a destra, finì gli studi
L’attività della A&J All Sports è iniziata nel 1998 quando Alex, a destra, finì gli studi
Come ti spieghi il vorticoso turnover in certe squadre?

Prendiamo quest’anno, con 15 neoprofessionisti. In teoria ce ne sono tanti buoni, ma anche due o tre che non so chi siano. In passato erano il doppio e gli sconosciuti erano una larga fetta del totale. Se non hai motore per stare ad alto livello, niente di strano che dopo due anni tu debba smettere. Le squadre, soprattutto quelle più piccole, cercano atleti di buon livello, ma con tante difficoltà in più. Dieci, quindici anni fa Reverberi poteva prendere Modolo, Colbrelli, Battaglin, Petacchi, CicconeOggi atleti di quel livello finiscono subito nel radar delle WorldTour, che investono sui giovani indipendentemente da quanto vincono da ragazzi. Per cui le professional vanno in caccia del giovane che non è stato eccellente, ma potrebbe avere un potenziale. E se vedono che queste caratteristiche non ci sono, ne cercano altri.

Sembra tutto un po’ troppo veloce…

Ci sono tante cose da vedere, compreso l’impegno. Fare il corridore oggi è durissimo, più che in passato, perché è cambiato il contesto sociale. Un ragazzo di 20 anni fa una fatica bestiale a fare tre ritiri sul Teide e stare lontano per tutti i giorni di corsa, magari anche in Cina, lasciando a casa la sua ragazza carina e tante comodità.

Come agenti parlate loro di queste cose, magari suonando anche la sveglia se si perdono?

E’ troppo comodo dirgli che va tutto bene, ho anche rotto dei contratti con gente famosa perché mi rendevo conto che le cose non funzionavano. Tendo a dirgli la verità. Da noi si dice: meglio arrossire oggi che impallidire domani. Siamo in una fase in cui si deve arrivare subito, giocando al meglio ogni occasione, perché non sempre si avrà la seconda chance.

Il rapporto con Valerio Conti è già di lunga data
Il rapporto con Valerio Conti è già di lunga data
Ti ascoltano?

Se gli vuoi bene, devi essere per loro quasi un secondo padre, che però sia capace di vedere la verità. Il padre vero li asseconda, lo so perché ho anche io dei figli. Noi non possiamo. E tanti, dopo certi scontri, ci hanno anche ringraziato.

Messa così, nessuno smetterebbe mai…

Se punti su un ragazzo che ha dei numeri ed è una brava persona, è obiettivamente difficile che lo lascino a piedi. Semmai a un certo punto potrebbe essere necessario ricollocarlo, perché le ambizioni vanno riviste e dovrà accontentarsi. Da giovani è diverso, poi si cresce.

Come si gestisce un giovane come Tiberi?

Antonio è molto intelligente. Con lui si è costruito un percorso di crescita in un ambiente in cui potrà imparare velocemente, con un riferimento come Vincenzo Nibali, che a sua volta ebbe vicino Ivan Basso. Senza stress, pronto per fare bene. Tiberi è molto sul pezzo. Il rapporto fra atleta e agente diventa perfetto quando c’è simbiosi. Ma io devo e voglio stare dietro alle quinte e semmai risolvere i problemi. Non mi piacciono quelli che vogliono apparire.

Il rapporto con Vincenzo si può definire perfetto?

Non ci sono parole. Credo si possa parlare di amicizia, di rapporto di famiglia che si è creato nel tempo. Siamo insieme da 18 anni (nella foto di apertura, sono con l’addetto stampa Geoffrey Pizzorni al via dell’ultima tappa del Giro 2016, ndr), ci sono fiducia e rispetto reciproco.

Ma se tutto è così lineare, perché vengono fatti passare corridori senza arte né parte, che magari tolgono il posto a chi semplicemente avrebbe bisogno di un anno in più?

Il problema c’è se qualcuno non si comporta bene e magari promette cose non vere, lasciando crescere i propri assistiti in un mare di bugie. Quelli che diventano forti non hanno mai avuto bisogno di tante chiacchiere