Velasco d’Olanda: «L’Amstel mi piace, non sopporto la Freccia»

19.04.2025
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Con tre piazzamenti nei primi dieci, Simone Velasco è uscito dal Giro dei Paesi Baschi con qualche punto e soprattutto tante certezze in più. Ora si fa rotta verso le Ardenne, dove ci saranno altri avversari e altre storie da raccontare. In questi anni di piazzamenti da pesare col bilancino della classifica UCI, la XDS Astana viaggia stabilmente in terza posizione, dietro UAE Team Emirates e Lidl Trek, anche grazie al rendimento costante dei suoi uomini. E gli italiani in questo gioco un po’ necessario e un po’ perverso stanno svolgendo alacremente la loro parte.

Giovedì sera il bolognese è volato in Olanda. Venerdì ha pedalato con i compagni nel finale dell’Amstel che ha finalmente riscoperto l’arrivo sul Cauberg. E da quella sorta di balconata sul Limburgo olandese con vista sul Belgio, ha potuto ragionare sulla settimana delle Ardenne che sin dall’inverno è stata il suo principale obiettivo.

«Ai Baschi comunque – dice – ho dimostrato una bella condizione. Peccato che un malanno avuto a metà febbraio abbia un po’ stravolto i programmi. Per cui ho corso la Coppi e Bartali che non dovevo fare, ho fatto il GP Indurain e i Baschi che non dovevo fare, mentre sarei dovuto andare in altura. Per cui adesso si tratta di sfruttare ancora la condizione costruita in Spagna. Riuscire a fare qualche bel risultato sulle Ardenne sarebbe sicuramente una ciliegina sulla torta di questo inizio stagione, che finora è stato più che positivo».

Velasco, classe 1995, è professionista dal 2016. E’ alto 1,70 per 59 chili
Velasco, classe 1995, è professionista dal 2016. E’ alto 1,70 per 59 chili
Le Ardenne sono l’insieme di tre corse molto diverse fra loro. Amstel, Freccia Vallone e Liegi: qual è la tua preferita?

Per come è fatta, l’Amstel è quella che si adatta di più alle mie caratteristiche. Delle tre, la Freccia Vallone è quella che non amo. E poi la Liegi ha sempre il suo fascino, ma è un po’ troppo dura per me. Però se ci arrivi con una grande condizione, puoi sempre lottare per fare un bel risultato. Per cui ci proviamo, siamo su con una bella squadra e andremo alla ricerca dei punti. Tanto il ciclismo di oggi si basa su questo, come sempre si corre in quest’ottica e anche noi cercheremo di fare il meglio possibile anche a livello di squadra.

Per uno che come te viene dalla mountain bike, la Freccia Vallone non dovrebbe essere un bel banco di prova?

L’arrivo là in cima non mi ha mai entusiasmato, perché alla fine si risolve tutto sull’ultimo strappo. A me piacciono di più le corse a sfinimento, invece a Huy tante volte ci si ritrova ancora con 50, 60 corridori ai piedi del Muro. Alla fine è anche un discorso di posizioni e non solo di gambe. E a me non vanno tanto a genio gli arrivi in cui c’è da prendersi qualche rischio in più ed essere… sfacciati. Se devo dire la verità, non sono neanche mai arrivato a prendere il Muro con il gruppo dei primi, tra cadute, la volta che c’era una fuga e il gelo dell’anno scorso. Magari quest’anno sarà l’anno buono per provare a vedere se si possa invertire la tendenza.

Al Giro dei Paesi Baschi, per Velasco tre top 10 e l’ottavo posto finale a 3’43” da Almeida
Al Giro dei Paesi Baschi, per Velasco tre top 10 e l’ottavo posto finale a 3’43” da Almeida
La ricerca di punti è necessaria, ma si riesce anche a ragionare in termini di risultato assoluto?

Diciamo che si cerca sempre di fare risultato. E’ chiaro però che per una squadra come la nostra, non avendo un leader dichiarato particolarmente forte, è difficile puntare tutto su un corridore. Per questo, dovendo comunque considerare il ranking, saremo aperti su più fronti. Sicuramente la ricerca di un risultato importante è sempre l’obiettivo principale della gara. Anche ai Paesi Baschi abbiamo cercato di vincere e lo stesso al GP Indurain e in tutte le altre gare fatte sin qui.

L’Amstel è la più adatta e il finale è tornato quello di una volta.

Quello prima del 2019, su cui non ho mai corso. Per questo con Scaroni e gli altri compagni abbiamo ritenuto necessario provare il finale. L’anno scorso sbagliai la volata, altrimenti avrei potuto avvicinarmi alla top 10. Ora c’è da capire se e come cambierà lo svolgimento della corsa, ma cercherò di farmi trovare pronto.

Che differenza c’è tra il Velasco che vinse il tricolore due anni fa e quello di oggi?

Oramai sono cinque anni buoni che riesco a esprimermi su un livello medio alto. Il campionato italiano mi ha portato consapevolezza nei miei mezzi e credo di avere dimostrato, anche se non in toto ma comunque in parte, di aver fatto uno step successivo. Se tutto va come deve, riesco a essere competitivo nelle corse WorldTour e, quando mi chiamano all’appello, rispondo quasi sempre presente. E’ chiaro che quando si va a correre con certi campioni, cercare il grande risultato non è mai semplice. Comunque penso che dal 2023 c’è stata una svolta.

Alla Coppi e Bartali, un terzo posto nella tappa di Cesena, dietro Vine e Sheffield
Alla Coppi e Bartali, un terzo posto nella tappa di Cesena, dietro Vine e Sheffield
Di che tipo?

Sono maturato fisicamente e mentalmente. E comunque a quasi trent’anni, anche se sono professionista da dieci, sento di essere ancora abbastanza giovane. Per il periodo in cui sono passato, anche se avevo solo vent’anni, non sono stressato come alcuni giovani che diventano professionisti adesso. Sono ancora pieno di forze e con tanta voglia di far bene. Questo conta quando vai alle gare.

Dopo la Liegi si stacca la spina?

Nel programma c’è che potrei fare il GP Francoforte del primo maggio, però vediamo come starò fra dieci giorni, perché ho fatto un filotto di un mese e mezzo che mi ha messo abbastanza a dura prova. Ho fatto tante tante gare ravvicinate e non ho mai avuto modo di recuperare. Quindi tirerò il fiato, poi andrò in altura nella seconda parte di maggio e dopo proveremo a fare una bella preparazione per il Tour.