Pensate, domani il Trofeo Matteotti festeggia la sua edizione numero 74. E’ un’altra delle classiche storiche del nostro Paese. Si corre nel cuore dell’Abruzzo, a Pescara, un lungo “ping-pong” tra mare e colline. Un circuito non facile.
«E quando c’è di mezzo la parola circuito non è facile a prescindere. Basta un po’ di salita e un po’ di discesa per renderli complicati», ci dice il campione uscente, Valerio Conti. E proprio con il laziale andiamo a “scoprire” questa gara, che quest’anno vedrà davvero un bel parterre. Al via infatti ci sarà gente del calibro di Sonny Colbrelli e Diego Ulissi.
Serve intelligenza
«Il Matteotti è una grande classica italiana. E prima lo era ancora di più – spiega Conti – Oggi purtroppo ha perso qualcosa come tutte le altre nostre gare di un giorno, ad eccezione di Sanremo e Lombardia. E proprio l’anno scorso venne fuori una corsa tosta, perché si fece in piena estate e faceva caldissimo. Quest’anno dovrebbe essere un po’ più agevole, almeno da questo punto di vista. Non è una gara per velocisti, anche se su carta non è durissima. E’ adatta ai colpi di mano e ogni momento può essere decisivo. Serve intelligenza. Devi capire il momento giusto per partire.
«Per me non puoi attendere. Ci sono tanti scatti e ognuno potrebbe essere quello buono, quindi meglio stare davanti, sempre davanti… che dover rincorrere. Io l’anno scorso per esempio ho giocato d’intelligenza. In un tratto in discesa, mentre nessuno si sarebbe mosso perché si aspettava la salita finale, sono scattato. Ho anticipato. Poi sono stato bravo a tenere in salita».
Circuito nervoso
Il percorso misurerà 195 chilometri per 1.950 metri di dislivello. E’ il classico circuito di Montesilvano, quindi due “strappate” in successione e planata su Pescara.
«Non c’è una salita vera e propria – riprende Conti – sostanzialmente c’è uno strappo di un paio di chilometri seguito da una breve discesa, ma davvero corta. Poi altri 500 metri di salita con un tornante a destra molto impegnativo. Se fosse una tappa di un Giro, magari con i team che controllano e un certo modo di correre, si potrebbe anche pensare ad un arrivo in volata, ma in una gara di un giorno e senza squadre che hanno lo stesso obiettivo, la vedo dura. Di solito si creano tanti gruppetti ed è una di quelle poche corse in cui il team non è così fondamentale, ma sei tu che devi stare attento. La corsa si può decidere già a 50 chilometri dall’arrivo».
Tra passato e futuro
Mentre parlavamo, Conti si trovava al Giro del Lussemburgo. Ieri aveva finito da poco la sua cronometro e buttava un occhio su quel succedeva. Per esempio ci aveva raccontato in diretta della caduta di Mollema.
«Se penso all’albo d’oro di chi ha vinto il Matteotti è incredibile – conclude il romano – Lo vincevano i più forti, anche stranieri. E’ una corsa che conoscevo molto, anche per nome. Anche più di un Pantani o di una Coppa Sabatini e sono stato molto contento di averci preso parte e di averla vinta».
E a proposito di storia e di passato, queste sono le ultime gare di Conti con la maglia della UAE. A fine stagione infatti lascerà questo team con il quale di fatto ha militato sin dal suo passaggio tra i pro’, nel 2014, quando il sodalizio si chiamava ancora Lampre. Ma Valerio è comunque sorridente, perché ha già un contratto in tasca e resterà nel WorldTour. La sua destinazione sarà svelata ai primi di ottobre.