A Simon Yates era rimasto strozzato in gola l’attacco a Prati di Tivo, quando lo stratosferico Pogacar di marzo era andato a riprenderlo gettando le basi della sua vittoria alla Tirreno-Adriatico. A lui erano andati 6 piccoli secondi e uno zaino di malumore. Ma il ragazzo è orgoglioso e, come ci ha ben spiegato Vittorio Algeri, non ci sta a lasciare vantaggio a suo fratello Adam, vincitore del Catalunya. Così è tornato a casa dalla corsa spagnola con il nono posto sul groppone e si è allenato per bene. Avendo certo in testa il Giro d’Italia, ma anche quel sassolino nella scarpa: pareggiare i conti col fratello. Adesso è certamente presto per dire che Yates abbia ipotecato la vittoria del Tour of the Alps, ma ha offerto una bella dimostrazione di superiorità.
Testa e gambe
Ha attaccato nel tratto più duro del Kaunergrat-Piller Sattel, ha guidato da grande nella discesa e poi ha scalato con sicurezza l’arrivo di Feichten im Kaunertal. Tutto fa pensare a grandi gambe e grande determinazione.
«Ogni giorno qui è dura – dice – ma non potevo scegliere paesaggio più bello per la prima vittoria di stagione. Ci ho provato più volte, è stata una salita molto impegnativa. Non è stato facile sbarazzarsi di quei ragazzi, ma mi piacciono queste tappe più brevi. Sono combattute sin dall’inizio piuttosto che fare 150 chilometri a spasso e correre solo nel finale. E’ stata una buona giornata, sono molto contento. Fin qui tutto bene, ma ci sono ancora molte tappe molto difficili da affrontare, la quarta ad esempio, quindi vedremo cosa possiamo fare nei prossimi giorni».
Finale in apnea
Simon, come suo fratello Adam, come Landa e pochi altri, quando attacca tira il lungo rapporto. Per questo, quando scatta fa subito il vuoto e costringe gli altri a inseguire su ritmi spesso asfissianti. Così Sivakov ha provato a tenere duro e in un paio di occasioni è riuscito ad acciuffarlo. Ma all’ennesima accelerazione del piccolo britannico, il russo si è arreso alla sua stazza superiore, mostrando il fianco a uno dei rivali del prossimo Giro d’Italia.
«Ma Sivakov è andato forte – dice Yates – e come lui Quintana. Il livello di partecipazione a questa corsa è molto alto e se devo essere onesto, fare il vuoto mi è costato parecchio. Negli ultimi chilometri ho un po’ sofferto».
Brutti ricordi
Nell’attesa delle premiazioni Yates era di ottimo umore, nella conferenza stampa successiva lo ha confermato. Il medico della squadra intanto ragionava ad alta voce sul Giro abbandonato lo scorso anno per la positività al Covid. E si augurava che le misure saranno più stringenti, quantomeno nella scelta degli hotel che lo scorso anno al Giro hanno visto corridori e turisti condividere gli stessi spazi.
White all’attacco
Poco più avanti, il diesse del Team Bike Exchange, Matthew White, tracciava un bilancio positivo della giornata.
«Oggi è stata una corsa impressionante per Simon – diceva – molto dura. Doveva essere una tappa dedicata alla sua preparazione come tutta questa gara, che serve a costruire la forma migliore per il Giro d’Italia. E’ la prima vittoria dell’anno per lui e sono certo che ce ne saranno altre. Adesso cercheremo di difendere il suo vantaggio sino alla fine. Sarà pure una corsa in preparazione, ma è una corsa importante e 45” sono un margine su cui ragionare».
Un buon vino rosso
Sembra che Simon lo abbia sentito, sembra che non abbia fatto altro che pensare a questo su quell’ultima salita.
«Il Tour of the Alps – dice – non è paragonabile al Giro d’Italia, perché qui si corre in modo molto più aggressivo. Però prendiamo il buono e andiamo avanti. Non credo che dedicherò questa corsa a qualcuno in particolare perché so il duro lavoro che ho dovuto fare per tornare a questo livello. Perciò stasera apriremo una buona bottiglia di vino rosso con i miei compagni, la berremo e poi penseremo alla tappa di domani».