TIRANA (Albania) – «Ho saputo che venivo al Giro dopo la tappa più dura del Catalunya – sorride monello Pellizzari – quando mi hanno detto che non sarei andato al Giro dei Paesi Baschi».
La sfilata dei team davanti ai microfoni precede la presentazione vera e propria delle squadre. I corridori hanno lasciato le bici fuori, hanno posato per le foto ufficiali e mentre i più rappresentativi sfilano davanti ai microfoni, gli altri si guardano intorno e parlano fra loro. E’ davvero il villaggio che si ricompone e ci si racconta quel che si è fatto nelle ultime settimane, dall’ultima corsa in cui ci si è visti.
Van Aert è uno dei più gettonati e dice che è una vergogna debuttare al Giro soltanto quest’anno. Pare che negli ultimi giorni non sia stato benissimo, ma la pressione dei media lo vorrebbe dichiarare la prima maglia rosa. Lui non abbocca e sorride, cedendo volentieri il posto a Primoz Roglic con cui ha condiviso trionfi, cadute e risalite.


Tanta Italia
Il cielo è limpido, la serata sta rinfrescando. I palazzi attorno sono scintillanti e nuovi. La città ci ha accolto con due facce diverse e siamo qui da troppo poco per poter dire altro. Annotiamo l’imbarazzo per il clima da mercato all’uscita dall’aeroporto, in fase di imponente ristrutturazione, con gli autonoleggi come bancarelle ai bordi di una piazza piena di gente. Annotiamo però anche il volto inatteso della grande capitale: Tirana è bella. La gente per le strade è bella. I taxi sono elettrici. I locali invitano a sedersi e se non avessimo avuto da scrivere questa storia, lo avremmo già fatto.
E’ evidente la spinta verso la crescita, nella forma di cantieri, negozi occidentali e supermercati di gusto italiano. C’è tanta Italia e c’è tanto verde. Ma c’è anche un traffico da Palermo nei giorni più caotici e abitudini di guida da studiare prima di gettarsi nella mischia. Il Giro d’Italia è presente nelle bandiere e nelle transenne che lasciano intuire un evento in arrivo, ma per averne esattamente il polso bisognerà attendere la prima tappa.


Il caso White
Direttori sportivi giovani fanno capannello davanti alla porta. Pellizotti parla con Cataldo, al primo Giro da tecnico. Sull’ammiraglia della Lidl-Trek ci sarà anche Paolo Sangalli, al debutto dopo gli anni da tecnico delle donne. Chissà se ha incontrato Marco Velo, che lo ha sostituito nell’incarico federale ed è qui come direttore di corsa, mentre le ragazze sono alla Vuelta.
Quando arriva Piva con la Jayco-AlUla, non può sottrarsi alla battuta sull’aver lasciato a casa De Marchi dall’ultimo Giro della carriera. E se la motivazione della scelta è stata quella di preferire i corridori australiani, suona singolare il tweet delle 15,42 con cui la squadra (con singolare scelta di tempo) annuncia la fine della collaborazione con l’australiano Matthew White. Il responsabile del performance group potrebbe aver spinto per non portare il friulano. Negli anni del Covid sono state fatte sostituzioni anche il giorno prima, ma sembra difficile che la squadra ci ripensi: lasciamo a Zana e De Pretto il compito di far sventolare il tricolore. Sarebbe bello svegliarci con la notizia dell’arrivo del Rosso di Buja.


Il sorriso di Ulissi
I corridori che passano alla spicciolata si fermano a salutare. Ciccone posa per una foto con il dottor Daniele, che poi chiede di mandargliela. Cattaneo e Garofoli parlano italiano. Il bergamasco conferma che per lui ci sarà anche il Tour, il marchigiano sorride al pensiero che domani arriverà in Albania anche suo padre.
Landa parla con Pellizotti, con cui ha corso e da cui è stato guidato. Bardet è sempre più magro. Bernal sfoggia una maglia da campione colombiano stupenda e quando lo fermiamo per un breve video, veniamo inceneriti dallo sguardo dell’addetto stampa sudafricano. Lui fa il suo lavoro, noi facciamo con orgoglio il nostro.
C’è Oldani che finalmente s’è ripreso dalle brutte fratture della prima corsa e solo adesso rivede la luce. C’è la XDS Astana, che ha trovato nella crisi nera le motivazioni per risalire la china. Ulissi sorride sornione: l’anno scorso gli toccò saltare il Giro per cedere il passo a Pogacar e per farlo ancora ha scelto di passare nella squadra kazaka. Se fosse rimasto alla UAE Emirates, non l’avrebbe fatto nemmeno quest’anno: solo Baroncini nel loro organico, sebbene Covi stia andando benissimo.


Pazzi per Van Aert e Roglic
Per la presentazione delle squadre è stata scelta Piazza Skanderbeg, la più popolare della città. E’ dedicata a Gjergj Kastrioti, un nobile albanese che guidò la rivolta contro l’Impero Ottomano liberando dai turchi questa parte di mondo. Ai piedi del palco ci sono tifosi italiani, ma l’interesse del pubblico albanese ci sorprende.
Il boato per i grossi nomi non manca. Per Van Aert, come pure per Roglic. Leggermente più timida l’accoglienza per Ayuso, che è giovane e deve fare breccia nei cuori. Però intanto annuncia che il Giro comincia venerdì e nessuno si sogni di poter stare alla finestra. Ciccone ammette che la tappa che preferisce è quella del Colle delle Finestre, ma la sensazione è che questa serata sia riservata alla festa e ai saluti, perché poi per parlare di tappe e strategie ci saranno tre settimane di fuoco.
Un’osservazione è sacrosanta: visto che il solo modo di vincere è evitare Pogacar, nelle corse in cui lui non c’è, le squadre arrivano col meglio. La Red Bull-Bora ha due vincitori di Giro e quello che è arrivato secondo lo scorso anno: il livello è altissimo.


Ancora un giorno al via
I corridori si allenano da due giorni fra Durazzo e Tirana. I report sulla presenza di cani randagi e sullo stato delle strade si ferma sulle rassicurazioni di Marco Della Vedova, ispettore di percorso, che garantisce che le strade di gara saranno perfette. Il resto potrebbe lasciare a desiderare, ma la Polizia è vigile e presente e stamattina si è prestata per scortare la Lidl-Trek su strade più tranquille.
Quando si va in posti così diversi dal solito, si deve avere capacità di adattamento e fiducia nella divina provvidenza. E’ lo stesso Della Vedova a raccontarci che al Giro d’Abruzzo, visto che il problema del randagismo non è solo albanese, avevano previsto un furgone in testa alla corsa deputato al controllo della presenza dei poveri animali. Nessuno fra quelli con cui abbiamo parlato è mai stato in Albania prima d’ora. In attesa che il Giro cominci, forse l’idea di farci una vacanza non sarebbe tanto peregrina.