In un giorno di maggio, per la precisione nel giorno della partenza del Giro da Napoli, ragionando con Diego Ulissi venne fuori un concetto su cui nei giorni successivi avremmo ragionato a lungo.
«Non ce ne sono poi molti di corridori italiani con il mio palmares – disse il toscano – eppure sembra che nessuno se ne accorga e si parli sempre di altri».
L’umiltà vincente
Non era una richiesta di popolarità: chi conosce Diego sa quanto sia felice lontano dai riflettori. Ma di certo testimoniava l’andazzo di questo ciclismo che si stupisce per i piccoli gesti dei più giovani e magari dà per scontata la solidità degli atleti più maturi. Spesso questo crea problemi, nella misura in cui l’esaltazione prematura fa saltare la verticalità dei rapporti e l’anzianità che un tempo “faceva grado” viene da alcuni tollerata con fatica.
«Le carriere si sono accorciate – commenta – è inutile girarci intorno e io non voglio nemmeno andare avanti chissà quanto. Sono il primo a dire che in un futuro anche molto vicino, prima di quello che si pensi, potrei dire basta. Sono passato giovane, di anni ne ho fatti, mi sono preso le mie soddisfazioni e andare avanti a oltranza lo troverei patetico. Verrà il giorno in cui vorrò mettermi a sedere a godermi i sacrifici che ho fatto in questi anni. E intanto mi muovo in questo gruppo in cui vedo molta anarchia e mancanza di umiltà, che in teoria dovrebbe essere la base di tutto. Insomma, se il futuro è questo, un po’ mi preoccupa, diciamo così».
La sfida tricolore
Pochi giorni fa, il livornese che vive a Lugano con sua moglie e le due bambine, ha sfiorato il successo al Giro di Slovenia, che in passato ha già vinto per due volte. Si è piazzato terzo a 23 secondi da Zana: un distacco in apparenza esiguo, ma difficile da colmare. Per cui a questo punto, dopo aver corso le classiche in appoggio a Pogacar e il Giro per Almeida, non resta che il campionato italiano e poi si potrà tirare un po’ il fiato.
«La verità – sorride – è che in Slovenia Zana era superiore a tutti. Io ero lì alla pari con gli altri, però il terzo giorno ho picchiato una bella botta e mi sono fatto male alle costole. Ne sto pagando ancora il conto e di sicuro l’ho pagato nei giorni successivi. Il campionato italiano capita in un periodo di buona forma, ho le gambe buone però sono anche stanco. Onestamente ho voglia di tirare il fiato. Perciò andrò sicuramente in Trentino per fare bene, anche se partirò il giorno prima. Non credo serva andare a vedere il percorso con troppo anticipo. So che è impegnativo e poi avrò tempo di impararlo girandoci sopra in corsa».
Il Giro con Almeida
La corsa rosa è andata bene, anche se rispetto al Diego Ulissi capace di vincere otto tappe negli anni scorsi, quello visto quest’anno è stato più un uomo squadra, votato alla causa di Almeida. Una sola fuga “vera” nel giorno del Bondone e poi sempre nei ranghi, come da richiesta.
«Stare sempre vicino a Joao – spiega – è stato parecchio dispendioso, non c’è mai stata una tappa in cui abbia potuto tirare il fiato, magari fare gruppetto e risparmiarmi. Niente di tutto questo. Però alla fine è andata benissimo così, perché ho sentito belle sensazioni per tutto il tempo. Sono stato di grande aiuto e di questo sono contento, perché abbiamo ottenuto un grande risultato. Allo Slovenia ho dimostrato di avere ancora una buona gamba. Per sabato servirà anche fortuna, perché partiamo solo in quattro (con lui ci saranno Trentin, Formolo e Covi, ndr) e non sarà una gara semplice da gestire».
Tre talenti di casa
In questa fase di riposo, che come abbiamo visto autorizza i primi bilanci, la curiosità è capire come ci si muova e che cosa abbia notato nei tre giovani talenti di casa UAE Team Emirates, che stanno monopolizzando il ciclismo: da Pogacar ad Ayuso, passando per Almeida.
«Sono felicissimo della carriera che ho fatto – conferma Ulissi – le mie 45 vittorie non sono poche, ho le 8 tappe del Giro, l’Emilia, la Milano-Torino e anche Montreal. Continuerò a divertirmi e andar forte fino a che ne avrò voglia. La squadra è felicissima di me, anche perché sono qui da una vita, da sempre (Diego divenne professionista nel 2010 nell’allora Lampre, che negli anni è diventata UAE Emirates, ndr). Quanto ai nostri giovani, Pogacar è su un pianeta a sé. E’ irraggiungibile, è un fenomeno: quello che fa lui, al momento non lo fa nessuno. Può vincere i grandi Giri, come pure il Fiandre, la Sanremo e il Lombardia. Ayuso sta crescendo alla grande. Già l’anno scorso ha ottenuto un grande podio alla volta e nonostante quest’anno sia partito in ritardo per dei problemi fisici, ci ha messo davvero poco per vincere gare importanti. E poi c’è Almeida, che mi piace molto per come interpreta la gara. Penso che abbia ampi margini di crescita e può davvero arrivare a vincere un grande Giro. Cosa dire? Per fortuna ce li abbiamo tutti noi…».
Un’estate al mare
Dice di aver parlato con Bennati di un eventuale impegno ai mondiali, che fatti ad agosto scombussolano un po’ la sua routine. Dice che comunque quest’anno non farà il Polonia, ma dopo agosto il suo programma sarà prevalentemente popolato di classiche. E poi, questa volta con gli occhi che luccicano, aggiunge che dopo il campionato italiano se ne andrà al mare di casa sua, giù a Donoratico.
«La montagna è bella – ride come un bambino – ma io sono un uomo di mare e preferisco riposarmi nei posti in cui sono nato, che ci posso fare?».
Se la ride, le vacanze sono nel mirino. Genuino, schietto, riservato e fortissimo come sempre. Ciao Diego, ci vediamo sabato sul percorso tricolore di Comano Terme.