Facciamo un salto indietro: mentre a Trento ci si giocava il titolo europeo, molti altri big erano a battagliare al Giro di Gran Bretagna, compreso il campione uscente Giacomo Nizzolo. I due eventi sono paralleli non solo dal punto di vista temporale, perché entrambi erano chiamati a dare indicazioni anche per gli imminenti Mondiali di Leuven. E se dalle nostre parti si festeggiava per l’impresa di Sonny Colbrelli, in terra albionica i segnali arrivati in chiave mondiale sono molto netti.
Considerando il percorso trentino, Giacomo Nizzolo aveva scelto, d’accordo con il cittì Davide Cassani di non difendere la propria maglia di campione europeo e andare in Gran Bretagna per affinare la gamba in vista del Mondiale, con un percorso a lui più adatto e dove potrà essere un’ottima scelta tattica alternativa. Nella gara di ben 8 tappe, il portacolori della Qhubeka ha potuto anche misurare lo stato di forma di altri favoriti per la gara di Leuven, coloro che a Trento non c’erano, per avere un quadro più completo della situazione.
Come ti sei trovato in quella settimana?
Molto bene, a conti fatti è stata la scelta giusta, ho potuto allenarmi per migliorare ancora la mia condizione, anche se non ho vinto non sono deluso, anzi dopo la seconda piazza a Warrington abbiamo deciso insieme con la squadra di non gareggiare nelle ultime due tappe per poter preparare la successiva trasferta in Belgio nelle corse di preparazione al Mondiale.
Che tipo di gara era?
Una corsa a tappe davvero impegnativa, con pendenze importanti, molte salite, percorsi sempre mossi tanto è vero che di volate vere e proprie ce n’è stata una sola. Era l’ideale per far fatica, nel vero senso della parola. Noi sulla carta dovevamo correre per Simon Clarke e consentirgli di far classifica, ma la caduta nella cronosquadre del terzo giorno ha compromesso tutto. Una gara molto bella, ho potuto apprezzare anche il suo disegno, fuori dalle grandi città, sempre in spazi ampi, su stradine strette, in mezzo alla natura.
Considerando che nella corsa britannica c’erano tutti i grandi assenti di Trento, hai avuto un palcoscenico privilegiato per capire chi ci troveremo di fronte. Partiamo dal grande favorito di Leuven, Wout Van Aert…
Arriva alla gara di casa nella forma migliore, questo è sicuro e ha soprattutto una fame pazzesca. In Gran Bretagna ha ribaltato la situazione nel weekend finale, si è dimostrato una spanna sopra gli altri, sempre in controllo. Chi pensava che si sarebbe nascosto è stato smentito dai fatti, ha voluto dimostrare apertamente che in Belgio bisognerà fare i conti con lui e che è stanco dei secondi posti. Per me sarà difficile batterlo.
Il campione uscente Alaphilippe come lo hai visto?
Ha chiuso terzo a 27”, è certamente molto brillante e arriva anche lui alla gara iridata nella forma che voleva, anche se lo vedo un gradino sotto a Van Aert proprio dal punto di vista della condizione fisica. D’altronde Julian è molto conosciuto per essere una sorta di variabile impazzita, sa come Van Aert vorrà che vada la corsa e farà di tutto per scombinargli i piani.
La Gran Bretagna ha detto di avere Pidcock come capitano, eppure c’è Ethan Hayter che continua a mostrare una condizione straordinaria di ritorno da Tokyo, ha rischiato di vincere un’altra corsa a tappe…
Non è una sorpresa, chi lo considera solo un velocista sbaglia. Hayter è uno che sugli strappi brevi va forte, tiene i ritmi degli specialisti, ma considerando le caratteristiche dei due e soprattutto quelle del percorso credo che i tecnici britannici bene abbiano fatto a puntare su Pidcock, anche se sicuramente Hayter è un outsider da tenere in dovuta considerazione.
E Nizzolo come arriva al Mondiale?
Nella forma giusta per affrontare una bella sfida e svolgere i compiti che mi verranno dati. Io dovrò rimanere nel gruppo principale, se la corsa si metterà in un certo modo per una volata abbastanza affollata io dovrò esserci, certamente non starà a me andare in fuga. L’importante è che arrivo a Leuven come volevo io.