Fra le maglie azzurre del quartetto due giorni fa a Montichiari, continuava a girare una divisa della B&B Hotels-Ktm e non è stato per nulla immediato, forse anche per la barba, accorgersi che si trattasse di Luca Mozzato. Dopo l’esperienza da U23 nella Dimension Data continental con Battistella, Konychev e Sobrero, quando il team WorldTour gli ha fatto sapere di avere già abbastanza velocisti per il 2020, il veneto di Arzignano si è accasato nella squadra francese, che in Italia si è vista pochino anche e soprattutto a causa del Covid. E il suo primo anno da pro’, al confronto con quello di tanti coetanei, è stato un bel raggio di luce. E’ mancata la vittoria, ma il secondo posto di tappa al Tour Poitou Charentes a 3” dal vincitore Armee, regolando il gruppo, ne ha avuto per qualche istante il profumo. Il 4° e il 6° posto a Isbergues e Camembert e prima il 4° al GP Monseré vinto da Jakobsen hanno convinto i dirigenti della squadra di aver visto giusto. E così a Montichiari, dieci giorni prima del debutto 2021, Mozzato era lì che lavorava e metteva fatica e giri nelle gambe per affinare lo spunto veloce che è sempre stato la sua arma in più.
Soddisfatto?
Considerando l’anno balordo, sono andato anche sopra le aspettative. Abbiamo lavorato nella giusta direzione e mi sono adattato bene alla categoria. Dopo i primi assaggi, la squadra ha cominciato a darmi fiducia anche nelle prove di classe 1 e ho avuto la possibilità di testarmi in corse adatte al mio livello e con i giusti percorsi
Ti era dispiaciuto non seguire gli altri tre compagni nel WorldTour?
Sicuramente sarebbe stato bello, ma sommando un po’ di cose e tutto quello che è successo, credo che il livello professional sia stato quello giusto per il Mozzato dell’anno scorso. Il WorldTour sarebbe stato un gradino troppo altro, non mi sentivo pronto. Adesso che ho capito e preso le misure, l’obiettivo è migliorare e pensare eventualmente di fare il salto e raggiungere quei tre.
Vi sentite ancora?
Siamo sempre rimasti in contatto, in quel gruppo avevamo un bel rapporto che continua ancora.
La via francese
Da junior era stato azzurro ai mondiali di Doha, chi li ricorda? Vinse il danese Jakob Egholm, che si è fatto le ossa nella Agens Berman Axeon di Axel Merckx e adesso corre alla Trek-Segafredo. Luca arrivò quarto , migliore degli azzurri, piazzandosi nella volata del gruppo compatto. Nel 2017 corse alla Zalf, con due vittorie in corse non banali come Bianchin e Cuoio e Pelli e assaggiando anche il professionismo con la convocazione in azzurro per la Tre Valli Varesine, che fu un mezzo schiaffo. Fu così che andò a costruirsi alla Dimension Data alla buona scuola di Francesco Chicchi. La sua ultima vittoria risale al 2019, nel Circuito del Porto di cui è anche l’ultimo vincitore. Ma proprio quell’anno vennero dei piazzamenti molto interessanti nel Tour d’Alsace e soprattutto al Tour de Bretagne, corso in casa del suo attuale sponsor.
Come si vive il ciclismo in Francia?
Come una cosa importante. In tutte le corse, anche le minori, è pieno di pubblico. Me ne sono accorto l’anno scorso prima che esplodesse la pandemia. Infatti adesso stanno soffrendo davvero tanto, per i divieti che ci sono.
Come sei organizzato logisticamente?
Vivo a casa mia e mi trovo con i compagni per i ritiri e per le corse. Solo che l’anno scorso, dopo l’inizio di stagione, quando pareva che l’Italia fosse più colpita di altri Paesi dal Covid, ho fatto un periodo molto lungo in Francia, per poter continuare a correre. Poi anche io mi sono… rinchiuso.
Come è stato il tuo inverno?
Abbastanza strano. A fine stagione ho dovuto fare un piccolo intervento per togliere un’ernia, quindi ho lavorato meno del solito. Per questo abbiamo deciso di rinviare di un paio di settimane il debutto, per poter comunque fare la preparazione in modo completo e non affrettare il rientro. Ragione per cui comincerò il 2 marzo a Le Samyn, un bel battesimo in una semiclassica, con il gruppo che sarà nervoso per tutto il giorno.
Visto che l’adattamento è andato bene, si può pensare che ora l’obiettivo sia vincere?
Sicuramente vorrei arrivare a fine stagione almeno con una vittoria. Se non venisse e avrò avuto una progressione positiva, sarà stata comunque una buona stagione. Ma non nascondo che non vinco da tanto e sarebbe davvero tempo di rialzare le braccia.