Se da un lato c’è Vinokourov che richiamando Shefer ha ricomposto il gruppo dei suoi fedelissimi, dall’altra Martinelli ha potuto inserire nell’Astana del prossimo anno due tecnici italiani che ben conosciamo e che potrebbero ricreare nella squadra quel clima di famiglia che la aveva contraddistinta negli anni dei trionfi di Nibali e Aru.
Orlando Maini e Mario Manzoni dal prossimo anno si aggiungeranno appunto al tecnico bresciano, a Zanini, Cenghialta, Fofonov, Shefer e Yakovlev.
Una coppia storica
A quelli di noi con più anni sulle spalle, l’accoppiata Martinelli-Maini riporta alla memoria l’indimenticabile triennio 1997-1999 della Mercatone Uno. Per ricomporre il fantastico trio mancherebbe soltanto Alessandro Giannelli, che da qualche anno è uno delle colonne portanti di RCS nell’organizzazione del Giro d’Italia.
Mentre Martino dall’ammiraglia seguiva il Panta nella scalata del Galibier, sulla cima del passo Maini lo aspettava per passargli la mantellina. Quel giorno e in tutti quelli prima e dopo, scrissero insieme la storia del ciclismo. Per cui in qualche misura eravamo tutti in attesa che Martinelli riuscisse a coinvolgere l’amico in un suo progetto, dopo che lo stesso era stato messo giù in modo poco elegante quando la Lampre divenne Uae.
«Fra noi non c’è solo amicizia – dice Maini – ma anche un comune modo di lavorare. Ci assomigliamo nell’interpretare le cose, nel mondo del ciclismo sanno che siamo quasi come fratelli. Se siamo liberi, ad agosto ci troviamo per qualche giorno a Cesenatico, c’è un rapporto anche tra le famiglie».
Diesse vecchio stampo
Negli ultimi mesi, sia pure avendo rassegnato le dimissioni a fine giugno, Maini ha diretto il team Beltrami-Tsa.
«Ho dato le dimissioni – spiega – con l’impegno di arrivare a fine stagione. La mia priorità, prima ancora di essere un direttore sportivo, è di essere un uomo. Sono vecchio stampo, che forse non va neanche più tanto di moda, ma mi piace esserlo. Perciò ho assicurato che avrei finito la stagione con la massima professionalità, perché credo che le persone corrette si comportino così. Dando la possibilità alla squadra di andare avanti e organizzarsi. Le ultime corse che abbiamo fatto sono state quelle di Pozzato, che ci ha invitato e che ha fatto davvero una gran cosa».
Da Vittoria all’Astana
Alla storia di Martinelli e Maini è legato, sia pure indirettamente, anche Manzoni. Vincitore per distacco della tappa di Cava dei Tirreni al Giro del 1997, in televisione la sua impresa quasi non venne mostrata. Alle sue spalle infatti Pantani era caduto per il famigerato gatto del Chiunzi e le telecamere rimasero su di lui, seguito in ammiraglia da Martinelli, e il suo calvario.
Di lui vi abbiamo raccontata a inizio 2021, quando la Bardiani non lo ha confermato. Avevamo raccontato la sua versione e quella di Reverberi, poi avevamo visto il tecnico bergamasco entrare in contatto con la Global6Cycling, continental creata da Manuel Bongiorno e dal suo amico James Mitri. In qualche modo la sua storia ricalca quella di Maini e di altri tecnici discreti, poco amanti della ribalta, ma molto bravi nel rapporto con gli atleti, cui questa discrezione viene a volte rinfacciata come un segno di debolezza.
«Mi hanno chiamato un mese fa – racconta – la scorsa settimana ho firmato. E’ stato un anno difficile comunque, la chiamata di Martino ha migliorato il tutto. Con la continental le cose non sono andate e a un certo punto ho preferito fare un passo indietro. Ma ho avuto quello che mi spettava, niente da dire. Ho lavorato con il cambio ruote Vittoria. Ho fatto qualche corsa con la commissione tecnica della Lega Ciclismo. In un modo o nell’altro è stato un anno di crescita, perché ho vissuto il mio mondo però da altre angolazioni e non sempre è un’esperienza possibile».
La chiamata di Martino
La telefonata gliel’ha fatta Martinelli, che ci piace immaginare come l’architetto che sa esattamente quali elementi inserire nella squadra perché sia bella, funzionale e potente.
«Mi ha chiamato – sorride Manzoni – e mi ha detto: “Avrei bisogno di un aiuto, di un gregario”. Per portare di nuovo la mentalità che lui era riuscito a creare nella squadra di qualche anno fa. Per ricreare un clima di famiglia. Un ambiente costruttivo e competitivo, ma anche familiare e disponibile. Non me la sono tirata neanche un secondo».
Tra gli argomenti di fine ritiro (l’Astana si è ritrovata per le solite formalità da mercoledì a venerdì a Montecatini Terme), giusto ieri è saltata fuori anche la necessità di mettere mano alla squadra continental, in cui arriverà a breve anche Gianmarco Garofoli, uscito dal Team Dsm. La struttura va ricreata e non è peregrino immaginare il coinvolgimento di entrambi con un ruolo di controllo. Ma tutto per ora è fermo su carta. Il prossimo ritiro si farà a dicembre in Spagna e per allora i ruoli saranno tutti definiti.