Una palla di cannone sfreccia su Corso Francia a Rivoli. Mark Cavendish aggiunge un’altra gemma alla sua già ricca collezione e peraltro si tratta della classica più antica che esista: la Milano-Torino.
Una corsa che fino allo scorso autunno eravamo abituati a seguire come antipasto del Lombardia e con la tremenda doppia scalata a Superga, mentre ora è un discorso per velocisti ed è un avvicinamento alla Milano-Sanremo.
Sanremo proibita
Eppure il vincitore non sarà al via della Classicissima di sabato, come ufficializzato dalla Quick-Step Alpha Vinyl proprio ieri, con un tempismo che non ha fatto proprio felice lo stesso Cavendish.
«Dovete chiederlo alla squadra perché non ci sarò, nessuno me ne ha parlato», ha dichiarato Cannonball dopo essere sceso dal podio a chi gli chiedeva se la rinuncia delle ultime ore di Julian Alaphilippe a causa della bronchite non potesse aprire qualche spiraglio.
«L’ho già vinta (nel 2009, ndr) e mi sarebbe piaciuto rifarla, ma non ne so nulla». La squadra belga ha deciso di puntare tutto su Fabio Jakobsen e sull’ulteriore domanda riguardo alla Sanremo, viene chiesto di tornare all’attualità.
Gigante Morkov
Il pensiero di Mark è tutto per la terza vittoria stagionale, ottenuta bruciando il redivivo francese Nacer Bouhanni (secondo) e il norvegese Alexander Kristoff (terzo), mentre Peter Sagan ha chiuso soltanto quinto.
Una volata regale per l’asso britannico che, dopo aver mancato il successo alla Tirreno-Adriatico, l’ha trovato oggi grazie all’inesauribile Michael Morkov, che gli ha tirato uno sprint perfetto.
«Non è importante soltanto per me – risponde Cavendish, incoronando il danese – ma per chiunque abbia mai corso con lui. Sai che con lui hai le migliori chances di arrivare davanti se ti pilota. Di dieci sprint, probabilmente ne vinci nove. Sono stato fortunato che sia venuto apposta qui per guidarmi a questo successo».
Una squadra compatta
Anche se il trentaseienne dell’Isola di Man precisa: «In un contesto così però non basta soltanto avere Mike, ma ci vuole tutta una squadra forte a sostegno e io per fortuna ce l’ho avuta. Avendo Mike a disposizione, sapevo di avere una grande opportunità, però tutti i ragazzi sono stati fantastici. Cattaneo, Devenyns, Vervaeke, poi Cavagna che è davvero una macchina.
«Infine Mike, che era tranquillo e stava ancora accelerando quando ho lasciato la sua ruota. Avrei potuto persino aspettare ancora un attimo, ma ero molto nervoso per andare a prendermi questa vittoria. Pensare che lui ha trovato ancora la forza di incitarmi mentre lo sorpassavo».
Passione infinita
E Cavendish ha terminato il lavoro alla grande, pur continuando a spartire i meriti coi compagni: «Si vede anche da come domina Fabio (Jakobsen, ndr) che dietro c’è una grande squadra che ci rende il lavoro molto più semplice allo sprint».
Centocinquantanove i successi in carriera per l’eterno sprinter che sembra non voler fermarsi mai: «Non sono qui per i numeri. Sono soltanto statistiche e io non corro per quelle, ma col cuore. Adoro correre ed è tutto quello che conta per me». Non vederlo sabato a giocarsi le sue carte sarà davvero un peccato.