Matteo Sobrero passerà alla BikeExchange e in questo team troverà ad attenderlo a braccia aperte Marco Pinotti. Marco oltre al suo passato da corridore( e da ottimo cronoman) è anche un validissimo tecnico, specie per quel che riguarda il lavoro con i più giovani e nel settore contro il tempo, chiaramente.
L’innesto del piemontese sembra essere tagliato per lui. Oltre ad essere una bella storia, una di quelle “altalene” che spesso si sono viste nel ciclismo in cui ci si trasmette l’esperienza e il sapere, questo cambio di casacca desta anche curiosità. Come si concilieranno i numeri del Pinotti diesse e ingegnere e i sogni di Sobrero, giovane atleta? Un bel mix su cui riflettere.
Marco Pinotti ha vinto sei titoli nazionali contro il tempo: il primo a 29 anni nel 2005, l’ultimo a 37 nel 2013 (in foto) Sobrero si è laureato campione italiano quest’anno a 24 anni. Ad Imola il suo titolo
Marco, arriva Sobrero: un campione italiano della crono proprio come te…
Sì, ma lui ci è arrivato prima! Approda alla BikeExchange già con un ottimo pedigree. Si vede che alla Qhubeka e all’Astana ha lavorato bene. In questi giorni stavo guardando i suoi allenamenti. Stavo analizzando i suoi carichi di lavoro, assicurandomi che fossero stati fatti in modo progressivo.
E il responso qual è?
Che ha lavorato bene. Dai 24.000 chilometri del 2018 ogni anno è cresciuto un po’ fino ai 26.000 chilometri di quest’ultima stagione. Una crescita fatta con gradualità. Per me Matteo in prospettiva può fare bene nelle brevi corse a tappe. Poi magari in futuro anche di più. Nibali appena passato non ha subito vinto i grandi Giri. E’ un ragazzo che da quel che ho visto lavora bene ed è preciso.
E tu come ci lavorerai? Partiamo dalla sua posizione: Matteo è ben messo. Molto chiuso davanti: dove si può migliorare?
Nei dettagli – risponde secco Pinotti – Matteo è un cronoman naturale. La posizione potrebbe trovarla anche da solo. Il biomeccanico nel suo caso non deve creargli impedimenti nel cercare posizioni più redditizie. Intanto ripartiamo dalle sue misure, che non sono male, e poi vedremo di andare in galleria del vento per migliorare qualcosa senza snaturarlo. Il secondo passo invece sarà intervenire sui materiali.
A Leuven Sobrero ci diceva che avrebbe voluto il manubrio 3D…
Beh, non è una cosa che si fa dall’oggi al domani, ma posso dire che tra i nostri corridori lui è in cima alla lista per averlo. Però vorrei anche dire una cosa. Questo manubrio dà effettivi vantaggi con una componentistica non perfettamente integrata. Se all’anteriore si ha una bici “sporca”: fili, spigoli, protuberanze. Ma se la bici di partenza è già pulita i suoi benefici non sono neanche quantificabili. Lo abbiamo visto alle Olimpiadi con Dumoulin o i corridori della Deceuninck che avevano una bici pulita. Semmai è più una confidenza ulteriore per il corridore che ha a disposizione tutti i migliori materiali che vuole.
Sobrero è un cronoman atipico se vogliamo: è “piccolo”, non troppo pesante. E lo abbiamo visto anche al mondiale tra Affini e Ganna nel team relay. Come fa andare così bene?
Infatti va bene su percorsi ondulati e non troppo piatti. Al mondiale non poteva fare di più. Però in passato ci sono già stati cronoman simili. Mi viene in mente Levi Leipheimer: abbastanza piccolino, sui 62-63 chili. Lui sfruttava un’ottima aerodinamica e una soglia molto alta. Matteo non è ancora a quel livello, perché pesa un po’ di più e ha qualche watt in meno, ma può crescere, può limare qualcosa in termini di peso e questo di conseguenza se lo ritrova anche in salita. Lo abbiamo visto al Giro di Slovenia, dove ha lottato con Pogacar, e al Giro d’Italia. Lo ha finito bene e ha lavorato per Vlasov. Le corse impegnative che ha vinto da dilettante può vincerle anche di qua.
Lo seguirai direttamente tu? Anche andandogli dietro con la macchina?
Sì, lo seguirò io. Gli andrò dietro nei ritiri e prima di qualche evento specifico, magari il prossimo campionato italiano, poi no: lavorerà a casa. Per il resto gli farei fare dei piccoli passi avanti rispetto ai carichi di lavoro di quest’anno, ma non tanto sul volume. In tal senso migliorerà da solo. Curerei l’intensità soprattutto a ridosso degli eventi in cui può fare bene.
Che gare farà?
Vorrei cercargli dello spazio per fargli fare bene. Adesso vediamo come sarà il percorso del Giro, ma l’idea è di trovare delle brevi corse a tappe in cui le crono avranno un certo peso specifico. La mia idea è di vederlo ad una Parigi-Nizza o una Tirreno, ma aspettiamo di vedere quanto conterà la crono appunto. Vorrei trovare corse che esaltino le sue caratteristiche. Occasioni in cui può fare bene e imparare a fare il leader, a gestire squadra, pressioni, uomini…
All’ultimo Giro buone prestazioni anche in salita per Matteo, al lavoro per Vlasov (foto Instagram) Matteo Sobrero, tra Ganna e Affini, una bella differenza di stazza
All’ultimo Giro buone prestazioni anche in salita per Matteo, al lavoro per Vlasov (foto Instagram) Matteo Sobrero, tra Ganna e Affini, una bella differenza di stazza
Quante volte dovrà uscire con la bici da crono?
Direi almeno due a settimana. Ho parlato con i meccanici affinché gli forniscano subito una bici da crono riportando le sue misure così che possa prenderci confidenza, anche per i materiali. Comunque direi non meno di sette allenamenti al mese con questa bici.
Come detto in precedenza, Matteo è un cronoman puro ma “piccolo”. Non è un Van Aert o un Ganna, ma più un Bernal, un Pogacar, senza però essere un corridore da corse a tappe, almeno per ora. Come si fa in questi casi?
Le differenze di lavoro non sono molto differenti a crono. Diciamo che Roglic e Pogacar forse sono un po’ più pesanti e tengono meglio certi carichi di lavoro. La mia idea però è di non sovraccaricarlo. Come ho detto, su un tracciato piatto come quello di Leuven uno come Sobrero ha difficoltà, meglio un percorso come quello dell’Italiano, anche se era lungo.
E’ chiaro…
Ho analizzato i suoi valori di potenza del Benelux Tour, non erano male, anche se non erano quelli del Giro, ma certo sono più bassi rispetto agli specialisti più pesanti. Però è anche vero che all’interno di un grande Giro sono valori importanti, specie per chi come lui ha mostrato ottime doti di recupero. E ce lo dice il fatto che è sempre andato molto bene nella crono finali. Andò forte a Voldobbiadene, a Milano. E persino in quella inaugurale di Palermo l’anno scorso, segno che sa anche guidare bene la bici da crono.