Il battesimo al Nord, la Roubaix, le Olimpiadi: ascoltiamo Moro

19.04.2024
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Quando Manlio Moro ci parla della Parigi-Roubaix il suo tono cambia completamente. Si distende prima e si accede poi: è passione pura. Ascoltarlo è un piacere se ti piace anche solo un briciolo il ciclismo (in apertura foto Instagram/Movistar Team).

Il corridore del Team Movistar è anche un pistard ed è fresco di ritorno da Milton, Canada, per la prove di Coppa del mondo su pista: crocevia importantissimo verso le Olimpiadi di Parigi di questa estate.

Ma procediamo con ordine. Moro è stato tra coloro che in assoluto hanno fatto più classiche del Nord, in pratica ha saltato solo il Fiandre. Forse solo Michael Matthews, un veterano, ne ha fatte tante quante lui. E questa sua prima Campagna del Nord merita di essere raccontata.

E merita anche sei i risultati non sono stati di grido – e questo Manlio stesso lo sa bene – non capita spesso che un neopro’ prenda parte a tante classiche e anche così importanti.

Manlio Moro (classe 2002) impegnato nella Omloop Het Nieuwsblad, il suo battessimo al Nord da pro’
Manlio Moro (classe 2002) impegnato nella Omloop Het Nieuwsblad, il suo battessimo al Nord da pro’
Manlio, partiamo da questa tua prima Campagna del Nord, quella delle pietre ovviamente…

E’ stata bella, dura e lunga. Infatti certe gare erano previste e altre no, ma le ho fatte praticamente tutte. Sono contento perché sono quelle che mi si addicono di più, che meglio corrispondono alle mie caratteristiche. E sono anche quelle su cui punto a fare bene in futuro.

I risultati come detto non sono stati super però…

Sì, sì, ma sono soddisfatto e contento proprio perché ho fatto esperienza. Era ciò che mi serviva. Ho messo nel sacco già due monumenti. In più ho fatto tutte gare, Sanremo compresa e le altre del Belgio, in cui le squadre portavano i migliori. Per assurdo da inizio anno il livello più basso l’ho incontrato alla prima corsa, il Tour Down Under. Per il resto ho preso parte sempre a corse con qualità al top. Anche per questo mi ritengo soddisfatto e consapevole di aver fatto un’ottima scuola.

Hai detto di alcune corse che non dovevi fare. Quali erano?

Per esempio De Panne e la Roubaix. Il Fiandre invece era in programma. Della Roubaix me lo hanno detto una settimana prima. Ma come potevo dire di no? E’ la mia corsa preferita.

E cosa ti è parso di queste gare del Nord?

Che sono dure, tutte, ma la Roubaix è un’altra cosa. Un altro livello. Un livello sopra le altre. Omloop, Kuurne… sono toste, impegnative, tecniche, ma la classica del pavè come emozione e come durezza è stata diversa. Io poi del Nord avevo fatto solo la Gand da under 23. Basta.

Ecco il friulano nella Foresta di Arenberg durante la ricognizione (foto Instagram/Movistar Team)
Ecco il friulano nella Foresta di Arenberg durante la ricognizione (foto Instagram/Movistar Team)
Perché? Prova a spiegarci meglio.

Perché non è solo uno sforzo di gambe, la Roubaix è uno sforzo totale. Devi imparare a soffrire. Devi soffrire con le braccia, con le gambe ovviamente, con la schiena, con le dita… E c’è uno stress! Negli ultimi settori non riuscivo più a tenere le mani sul manubrio. Ho visto in giro tante foto di mani aperte e piene di vesciche. Io le vesciche non le avevo, ma finivo i settori e mi serviva qualche minuto per riprendere la sensibilità alle mani. E anche alla schiena. 

Bellissimo, ci stai portando dentro la Roubaix. 

Tutti i settori sono duri, ma la Foresta di Arenberg è un’altra cosa. E sì che mi ero preparato a soffrire anche mentalmente. Mi ero detto: “Manlio devi fare fatica. E zitto”. Ma  non credevo così. La TV non rende. L’aggettivo giusto è impressionante. Distruttiva. E dopo averla fatta in gara ti chiedi: “Ma come fa uno ad andarci con la bici corsa?”.  Per fortuna non ho visto mie foto sulla Foresta in corsa, avrei avuto una faccia tremenda! Poi vedo Van der Poel e sembra che vada sull’asfalto. E non capisco…

Tu sei comunque entrato al velodromo, anche se appena fuori tempo massimo. Cosa ti è sembrato?

Bellissimo. Abbiamo tenuto un ritmo altissimo per tutta la gara. La Roubaix è la corsa dei miei sogni e già averla fatta è stato super. Entrare nel velodromo con tutta quella gente è stato emozionante ed era il mio obiettivo di quest’anno. Sono immagini che rimangono dentro per sempre.

Ora qual è il tuo programma?

In questi giorni sto facendo un po’ di scarico. Cinque giorni senza bici. Mi serve per recuperare un po’. Anche dal fuso orario. La mattina faccio un po’ fatica a svegliarmi. Per un mese e mezzo non correrò. Poi farò una gara, la Boucle de la Mayenne (una tre giorni, ndr) e da lì si inizierà a preparare per bene le Olimpiadi su pista. A fine maggio andrò in altura.

A Milton, Moro ha disputato la madison con Viviani. Un esperimento di Villa (foto Shutaro Mochizuki)
A Milton, Moro ha disputato la madison con Viviani. Un esperimento di Villa (foto Shutaro Mochizuki)
Passiamo alla pista e alle Olimpiadi, ma prima ancora una domanda “di mezzo”. Con una Roubaix tanto dura sei subito volato in Canada. La fatica si è fatta sentire?

Di sicuro non ero freschissimo o quantomeno non ero nelle migliori condizioni per un avvicinamento ad una gara su pista. Avevo solo cinque giorni di tempo tra la Roubaix e il viaggio. Se ci mettiamo anche il fuso orario non posso dire di aver recuperato al 100 per cento. Però la Roubaix andava fatta. Okay era rischiosa. Pippo Ganna non l’ha fatta per questo. Però non me la sentivo di dire di no. E per fortuna che non è piovuto. Abbiamo fatto la recon sotto la pioggia e sembrava di pedalare sul ghiaccio.

Ci sei sembrato super motivato per le Olimpiadi. Cosa puoi dirci? Sei dentro allora? 

Questo non si sa. Ma una cosa è certa: io farò di tutto per esserci. La possibilità di andare a Parigi c’è, poi spetta al cittì decidere se sarò in grado oppure no.

E come sei inquadrato? Ovviamente c’è il quartetto, ma in Canada hai fatto anche la madison con Viviani, che tra l’altro è anche caduto proprio alla Roubaix…

Sono inquadrato nel quartetto di sicuro. Poi, è vero, ho fatto anche la madison: così per sicurezza, per fare esperienza. Io so solo che devo lavorare al 100 per cento. Se andrò alle Olimpiadi sarò l’uomo più contento del mondo, altrimenti fra quattro anni avrò un’altra possibilità.

Girano voci, ma non solo voci, che i tuoi tempi siano ottimi. Insomma Milan e Ganna  non sono poi così distanti…

Vediamo. Ripeto: io ce la metterò tutta.