Attacchi di squadra, Volpi ne sa qualcosa da diesse e da corridore

11.03.2022
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Attacchi di squadra: un qualcosa di raro nel ciclismo. Ma anche di affascinante se dietro c’è un disegno tattico. In ogni caso vedere tante maglie uguali all’attacco fa un certo effetto. Negli ultimi giorni questa situazione si è verificata due volte: il UAE Team Emirates a Laigueglia e la Jumbo Visma nella prima tappa della Parigi-Nizza (nella foto di apertura).

Ma in passato ce ne sono state altre. Vengono in mente la Mapei alla Roubaix del 1996, la Gewiss alla Freccia del 1994 e l’Mg Technogym al Giro d’Italia 1997. Quest’ultimo attacco fu particolarmente spettacolare, specie se si pensa che avvenne in un’apparentemente banale tappa di pianura, la Borgomanero-Dalmine.

Giorno afoso, tappa piatta, terza settimana di gara ed energie al lumicino. Al rifornimento attaccano quattro corridori della Mg, si agganciano Fabio Roscioli e Alberto Volpi, oggi diesse alla Bahrain-Victorious.

Alberto, come andò quel giorno? Avevi capito che stava per succedere qualcosa?

Sì, capii che qualcosa stesse per accadere perché i corridori di Giancarlo Ferretti si stavano muovendo. Erano compatti su un lato e avanzavano e soprattutto erano inferociti. In più, il giorno prima non andarono bene. Fu una debacle per loro: cercavano il riscatto. Quel giorno vidi dei movimenti in testa al gruppo di quelle belve! La tappa era di pianura il che era strano per un attacco. Però c’era anche del vento.

E cosa accadde?

Prima del rifornimento si misero in fila Lecchi, Fontanelli, Loda e Pistore. In più ci agganciammo Roscioli ed io. Ricordo una “tirata di collo” da mille e una notte. Faticavo a dare cambi ma glieli diedi lo stesso, perché se si voleva provare bisognava collaborare tutti. Partimmo a una cinquantina di chilometri dall’arrivo. E li facemmo tutti con 30”-50” di vantaggio.

Per un tratto arrivaste anche a una dozzina di secondi…

Vero, per poco ci ripresero dopo un cavalcavia. Loro, gli Mg, stavano decidendo chi doveva vincere o fare la volata. Dovevano capire chi si sarebbe dovuto sacrificare. Invece poi tornammo ad avere di nuovo un piccolo vantaggio. Ci ripresero sul rettilineo d’arrivo con Magnusson, Rossato e Cipollini che riagganciarono la fuga sulla linea, ma ormai era tardi. Fontanelli vinse la volata. Io comunque non avrei vinto. C’era gente più veloce e poi loro erano in quattro.

Ci si poteva aspettare allora, come oggi, un’azione simile?

È stata un’azione a sorpresa, perché estemporanea. Già in quel ciclismo attacchi ai rifornimenti non si vedevano dai tempi di Merckx e Gimondi. Una volta era più normale attaccare quando qualcuno forava o al rifornimento. Oggi a meno che si è ai -20 dall’arrivo e la bagarre è già scoppiata, si aspetta la maglia rosa in quei frangenti. E’ un codice non scritto.

Nibali alla Sanremo del 2018, l’attacco sul Poggio fu inventato da lui stesso sul momento
Nibali alla Sanremo del 2018, l’attacco sul Poggio fu inventato da lui stesso sul momento
Che differenza c’è tra quell’azione della Mg e quella della Jumbo Visma?

Io dico che azioni come quella della Jumbo sono dettate dalla forza. E rispetto al mio ciclismo questa conta ancora di più. E più c’è la forza e meno c’è la sorpresa. Quella della Jumbo non è stata una sorpresa, ma una dimostrazione di forza appunto.

E secondo te visti i blocchi dei team che si stanno schierando, queste azioni ce le dobbiamo aspettare di più?

Per me sì, ma rientrano in una logica di attacchi. Ricordo anche quella di Carapaz e Kwiatkowski al Tour del 2019, fu un bel vedere. Anche quella fu un’azione di squadra e di forza. Erano in una fuga e ne restavano sempre meno. In passato è successo: ricordo Hinault e Lemond sull’Alpe d’Huez, la tripletta della Mapei alla Roubaix…

Qualche giorno fa Chiappucci ha detto che oggi con i direttori sportivi che dall’ammiraglia vedono la corsa in tv è impossibile fare certe imboscate: è così?

Non sono d’accordo. Non credo che dalla macchina si possa modificare a tal punto l’andamento della corsa. Poi non bisogna fare un uso improprio delle radioline. Anche il poliziotto ha la pistola, ma non la usa se un signore calpesta un’aiuola. Io non mi sento di aver manipolato mai una corsa guardando la gara in tv dall’ammiraglia.

Però si ha l’occasione di avere tutto sotto controllo…

Posso assicurare che da dentro è così: non si decide la corsa. Ma posso capire che agli occhi dei tifosi possa non essere vero. Il nostro lavoro da direttori sportivi è quello di preparare tatticamente i corridori, alle loro gambe ci pensano i preparatori. Dobbiamo intervenire sulle tattiche, seguirli nelle decisioni… sennò facciamo la riunione sul bus e lì restiamo. Quando noi diesse facciamo una tattica non ci basiamo solo sulla forza di quel corridore. Ci sono tanti accorgimenti che teniamo in conto: per esempio come sta quell’atleta quel giorno, come ha dormito, se ha recuperato o meno… e anche in base a questo fai la tua tattica. E poi, ragazzi, parliamo noi del ciclismo: tempo fa si era detto che volevano dotare i calciatori di radioline perché l’allenatore parlasse con loro dalla panchina…

La tripletta del UAE Team Emirates a Laigueglia e pochi giorni dopo la Jumbo Visma si è ripetuta alla Parigi-Nizza
La tripletta del UAE Team Emirates a Laigueglia e pochi giorni dopo la Jumbo Visma si è ripetuta alla Parigi-Nizza
Prima Alberto hai parlato di “uso improprio delle radioline”: cosa intendi?

Intendevo dire che c’è chi esagera. Prendiamo la Milano-Sanremo che si sta avvicinando. Non puoi, tu diesse, fare 300 chilometri attaccato alla radio. Alla fine dici delle banalità, cose scontate. Invece alla radio devi dire poche cose, quelle utili e concrete. Non puoi dire a un corridore di stare attento alla discesa del Turchino o che a Voghera c’è un passaggio sul pavè. Mi viene da ridere… Si prendono quelle 3-4 note prima del via e si decide come affrontarle, se stare a ruota o avanzare. Il tutto pensando che alcune decisioni possono cambiare in corsa, che la tattica non è blindata. Quando pensi ad una strategia, non sei da solo, devi vedere anche cosa fanno gli altri e lo scopri solo strada facendo.

Bisogna essere reattivi, verissimo, ma un conto è che lo sia il corridore da solo e un conto che sia richiamato dall’ammiraglia…

Nibali con me ha vinto una Sanremo. Ma non gli ho detto io di attaccare, di muoversi in quel preciso momento. Vincenzo era libero di muoversi come voleva, la prima punta era Colbrelli. Quell’azione è stata tutta sua. Ha trovato le gambe, l’ispirazione e la situazione giuste per attaccare sul Poggio. E lo ha fatto.

Quindi spazio ai corridori, che magari possono decidere attacchi di squadra…

Difficile da dire, ma certo quando hai delle eccellenze come Roglic e Van Aert insieme e per di più che stanno entrambi bene è una conseguenza logica. Come gli UAE a Laigueglia….