La Adriatica Ionica Race e il Friuli erano quello che serviva per rivedere un Elia Viviani raggiante per la vittoria, l’81ª in carriera. Nel 2018, durante la prima AIR, il veronese aveva conquistato quattro successi su cinque tappe, di cui le ultime due consecutive in Friuli, che di fatto, sentimentalmente, è la sua terra d’adozione. E infatti – a distanza di tre anni da quella edizione e a quasi tre mesi dal suo ultimo successo (28 marzo, Cholet Pays de la Loire) – Viviani con la maglia della nazionale domina la volata della Trieste-Aviano, prima frazione di 185,3 chilometri della breve gara a tappe veneta, davanti a Davide Persico (Colpack-Ballan) e Luca Pacioni (Eolo-Kometa).
Che poi se vogliamo nel 2016 il viatico per Rio de Janeiro, risultati alla mano, non era stato tanto migliore di quello attuale per il Giappone. E oggi la maglia di leader della generale riprende due colori cari a Viviani: azzurra come la nazionale, una manica rossa che richiama la Cofidis.
Sono partiti in 110 da Trieste: la corsa ha tre tappe Prima della partenza in piazza Unità d’Italia a Trieste: ecco Viviani Al via dal cuore di Trieste il team azzurro (foto Scanferla)
Elia è questo il giusto mix per ritrovarti sorridente per una vittoria?
Sì, è sempre bello vincere, poi dopo una grande corsa a tappe vado sempre bene. Sono uscito molto bene dal Giro d’Italia, è cominciata la preparazione per Tokyo e questa era una prima tappa di avvicinamento.
A cosa servirà questa corsa?
Siamo venuti qua per fare un blocco di tre giorni di lavoro importante con i ragazzi della pista, Lamon e Scartezzini. Però, se la condizione è buona, bisogna ovviamente anche raccogliere. Oggi abbiamo fatto un ottimo lavoro, la squadra si è spesa tutta per chiudere sulla fuga, poi Dainese e Cimolai hanno fatto un capolavoro negli ultimi tre chilometri.
Racconta…
Sapevamo che l’ultima rotonda dovevamo prenderla in testa, così è stato e quando siamo usciti mancavano praticamente 200 metri ed era il mio momento.
Hai vinto quasi per distacco questo sprint.
Sì, quando Cimolai è uscito dall’ultima curva, io sono andato sulla sinistra sulle transenne facendo la mia volata e guardando solo la riga del traguardo. E questo mi fa piacere perché è un segno di buona condizione.
Quanto è cresciuto il morale dopo oggi?
Le vittorie portano sempre morale, come ho sempre detto, vincere porta a vincere e speriamo che questa ne porti delle altre nei prossimi giorni, prossimo mese e soprattutto in agosto.
A Verona al Giro non era andata benissimo (nono posto) ma Elena è di questa zona e qui giocavi quasi in casa.
La tappa di Verona resta il mio rammarico più grande. E’ vero, è mancata la vittoria ma sono contento di come è andato il mio Giro, le mie sensazioni sono buone e per questo sono fiducioso per Tokyo. Qui mi sentivo a casa, le strade le conoscevo bene, poi per il finale abbiamo sfruttato un video girato da Cimolai che era venuto a vedere l’arrivo. Quindi sapevamo benissimo dove dovevamo andare.
Ha funzionato meglio il treno azzurro o quello della Cofidis?
Oggi ha funzionato quello della nazionale e quando funziona quello della Cofidis vanno bene entrambi, ma l’importante è vincere. Il velocista è importante che abbia un lead out e quando funziona significa che va bene. E, ripeto, che vittoria porti vittoria, perché è quello di cui ho bisogno.