Questo fine settimana torna la Nations Cup di ciclismo su pista in quel di Hong Kong e Marco Villa si è trovato a partire per l’Estremo Oriente con una nazionale ben più che rimaneggiata. Mancano pressoché tutti i big, ma il cittì azzurro non si preoccupa. Anzi questa trasferta può essere molto utile per capire chi ci sia dietro ai due quartetti titolari.
Prendendo spunto dalle convocazioni azzurre, Villa affronta un tema importante proprio perché messo un po’ da parte in vista dell’imminente scadenza olimpica: chi c’è dietro i titolari? E’ anche valutando questa prospettiva che il tecnico ha fatto le sue scelte.
«In campo maschile – spiega – porto gente già nel giro azzurro maggiore come Lamon, Scartezzini e Boscaro e con loro agiranno, per il quartetto ma anche nelle altre prove di endurance, Galli, Giaimi e Sierra. Fra le donne intorno all’esperta Zanardi ci sarà un manipolo di giovani con Crestanello, Fiorin, Pellegrini e Vitillo. Tutti questi nomi li considero parte del progetto, anche per Parigi. Se qualcuno o qualcuna mi dimostra di andare davvero forte può entrare anche nella formazione titolare, proprio come fece Milan a Tokyo dandoci quel qualcosa in più».
Molti di questi ragazzi sono al loro esordio nella categoria maggiore e anche nelle gare internazionali, alcuni non li avevi tu sotto mano. Che impressione ne hai tratto?
Erano sotto le direttive di Salvoldi e so come hanno lavorato. Poi negli allenamenti io c’ero, li vedevo, anche la scorsa stagione. So di che cosa sono capaci e so anche che seguono tutti quella direzione che ormai impera nel ciclismo moderno, quella della multidisciplina. Per me possono fare molto bene anche su strada.
In un quartetto quanto conta l’età?
Molto, ma io devo guardare all’esperienza e occasioni come queste sono oro. Un quartetto deve avere al suo interno il giusto mix, ma io il quartetto lo vivo tutti i giorni, lo intendo in maniera allargata. Non è un caso ad esempio se a Montichiari faccio allenare le ragazze dietro ai ragazzi. Bisogna entrare nei meccanismi, anche capire come aiutarsi a vicenda.
Anche perché ogni elemento devi inquadrarlo in funzione di un ruolo specifico…
Esatto. Se da una parte bisogna essere pronti a vestire un altro ruolo, è comunque necessario impossessarsi di un proprio compito, come un vestito su misura. Per farci capire, quattro Ganna non fanno un quartetto vincente all’Olimpiade. Io ho bisogno di avere gente intercambiabile: se Lamon non può fare il suo solito lancio, so che posso contare su Boscaro per lo stesso ruolo. Consonni come secondo vagone ha un Galli di riserva. Milan come terzo ha tante alternative come Scartezzini, Giaimi o Viviani e Ganna nel finale può essere sostituito dagli stessi Milan e Giaimi. Lo stesso principio vale per le donne, bisogna saper mettere gli innesti giusti al posto giusto.
Proprio a proposito delle ragazze, quante ne consideri?
Oltre a quelle titolari, ci sono quelle di Hong Kong, ma anche ragazze più giovani, come Zanzi e Grassi che sono ancora junior ma seguo con molta attenzione. Ragazze che attualmente non vanno come le altre, ma io spero che prendano quel ritmo. Hanno tempo per farlo, ma devono abituarsi il prima possibile.
Vedendo tutta questa gioventù chiamata in causa, la sensazione è che una parte di te sia già proiettata al dopo Parigi.
Non potrebbe essere altrimenti. Dopo l’Olimpiade ci metteremo al tavolo e ognuno dirà che cosa vorrà fare: se continuare e investire altri quattro anni in questa attività o dedicarsi completamente alla strada. Lo faremo in assoluta sincerità, senza pressioni. Dopo Tokyo fu così: parlammo in maniera schietta e i ragazzi olimpionici fecero un patto per arrivare a Parigi e difendere il titolo. Io garantii loro il massimo dell’impegno per portarli il più in alto possibile e quel patto non è mai stato infranto. Dopo Parigi affronteremo il discorso.
Parlavi prima di nuovi innesti dalle juniores. Il discorso vale anche per i maschi e più in generale, trovi numeri più risicati al femminile?
Partiamo dal primo tema. Ci sono già altri giovani che seguo, faccio due nomi: Grimod e Favero. Molto però dipende da che cosa chiedono i team, non tutti guardano di buon occhio alla doppia attività e io ho bisogno di gente che sia pronta a investire sulla pista senza remore e senza ostacoli esterni. Per il resto c’è materiale in entrambi i sessi e questo è confortante, poi è chiaro che il lavoro da fare per entrare nel team è lungo. Se da junior viaggi a 3’55”, quando passi di categoria ci sono titolari che vanno a 3’42”. E’ un bel salto, ma con il tempo e il lavoro si può fare.
Un discorso che vale anche al femminile?
Sicuramente, certo poi quando ti trovi un fenomeno come la Venturelli, primatista mondiale junior che già va alle velocità delle titolari allora è diverso, ma lì siamo di fronte a un fenomeno aiutato dal fisico, da quello che madre natura le ha dato. Io spero che la nuova infornata di juniores mi dia altro materiale, oltre i nomi che ho già fatto, considerando anche che c’è chi emerge prima e chi dopo. Ma è compito mio che non sfugga nulla, né per l’oggi né per il domani.