CALPE (Spagna) – «Sono giornate essenziali per noi. Abbiamo visto come stia diventando sempre più importante la cura maniacale del dettaglio. Quindi è fondamentale avere a disposizione i migliori strumenti per cercare di migliorarci», parole che giusto ieri Francesco Lamon ha riservato alle pagine ufficiali del Coni.
L’atleta delle Fiamme Azzurre è a Montichiari per preparare gli ormai imminenti (10-14 gennaio) campionati europei su pista di Apeldoorn, in Olanda. Un lavoro intenso e meticoloso per un appuntamento che è sì importante di suo, ma che assume sempre di più i connotati di una prova generale in vista delle Olimpiadi di Parigi. Ovviamente parliamo del quartetto, in questo caso.
Noi Lamon lo avevamo intercettato qualche giorno prima in Spagna, a Calpe dov’era in ritiro proprio con gli azzurri della pista.
Francesco, come sta andando la preparazione?
Molto bene direi. Rispetto agli altri anni sono un “passettino” più avanti in questo avvicinamento. Ma credo sia anche normale visto che gli europei arrivano a gennaio. Abbiamo dovuto anticipare un po’ tutti la preparazione. In generale però i valori sono buoni. Personalmente sono soddisfatto, consapevole che sto lavorando bene, alternando pista, palestra e strada. Ora c’è da affinare l’attività su pista.
Mentre il volume si fa a Calpe…
In Spagna abbiamo lavorato sulla resistenza. E’ stato quel volume di ore che ovviamente su pista non riusciamo a fare. Ma anche in questo senso sono abbastanza tranquillo perché tutto procede secondo programma.
Scartezzini ci diceva dell’importanza strategica di questo training camp. Ma perché questi stage sono così importanti? Alla fine un inseguimento a squadre dura meno di quattro minuti…
Ma quei quattro minuti di sforzo vanno visti come il tetto di una casa. E’ un lavoro che parte dall’autunno e bisogna mettere un mattoncino alla volta. E per gente come me o “Scarte”, che a differenza degli altri non siamo in una squadra WorldTour, sono ancora più importanti, in quanto abbiamo meno possibilità durante l’anno di concentrarci sulla strada. Pertanto quel piccolo gap dobbiamo colmarlo un po’ più a lungo, giocando d’anticipo.
Okay, quei quattro minuti sono il tetto, ma poi concretamente voi atleti sentite i benefici di questo lavoro su strada nelle gambe?
Assolutamente sì, oltre a questo di training camp, veniamo da una altro stage che abbiamo fatto il mese scorso in Sicilia. Insieme costituiscono una base molto solida e i risultati si vedono. Però, come dicevo prima, i riscontri li vedremo la prossima settimana (cioè ieri, ndr) su pista.
Vi abbiamo visto in allenamento sul Col de Rates, dove c’era praticamente i tre quarti del WorldTour, maschile e femminile. In tutto quel marasma, di gente che saliva e scendeva, che faceva ripetute, non vi veniva voglia di seguirli? Oppure di andare fuori tabella?
Non molto a dire il vero. Noi facciamo “un altro lavoro”. Sinceramente non mi pongo il problema di seguire questo o quello o se qualcuno mi stacca. So quello che devo fare, come lo devo fare. E poi non sono certo un corridore che può mettersi a gareggiare in salita!
Torniamo alla pista, Francesco. Quali sono i progetti per questo 2024 in arrivo? Ora ci sono gli europei, ma ci sono anche le prove di Coppa…
Parlando con Diego Bragato e Fabio Masotti, e con Marco Villa chiaramente, mi piacerebbe avere un avvicinamento molto simile a quello di quest’anno. Ho visto che al mondiale stavo bene fisicamente ed essendo le Olimpiadi in quello stesso periodo dell’anno, va da sé che sarebbe ideale come avvicinamento. Penso di fare gli europei e le tre prove di Coppa, visto che sono una ogni mese fino ad aprile. Poi penso di staccare una settimana, prima di iniziare il lavoro per Parigi, magari alternandolo all’altura prima delle Olimpiadi. Grazie poi all’appoggio dell’Arvedi Cycling potrò inserire anche qualche corsa su strada.
Tu hai un ruolo particolarissimo, sei primo uomo. Sarà ancora questo il tuo ruolo?
Teoricamente sì, ma adesso, come dicevo, in questo lungo avvicinamento sarà fondamentale la cura dei dettagli. Studiare ogni aspetto. E tutto, anche la partenza, va messa insieme. E io mi concentrerò su questo ruolo.
Solo sulla partenza, perché?
Perché ad oggi è il ruolo che mi che mi riesce meglio e voglio cercare di farlo al massimo delle mie possibilità.
Cosa significa concentrarsi sulla partenza a livello di preparazione? Si lavora diversamente rispetto ai compagni?
Non è che si lavori diversamente, però magari cerchi di trovare quella confidenza con te stesso… e anche con gli altri. Si tratta di trovare il compromesso tra il partire forte e far sì che questo non rimanga nelle gambe degli altri tre. Ma è qualcosa che si costruisce nel tempo, che si fa tutti assieme. Io devo essere bravo a capire la sensazione ottimale.
Anche nella parte a secco nessuna differenza? Magari lavori un po’ di più pure sulla schiena…
Si lavora su tutto il corpo, come gli altri. Non ci si concentra solo sulle gambe, ma si cerca di “ricostruire” un po’ tutto quello che è l’esercizio della pedalata, quindi dalla schiena ai lombari, dai pettorali alle gambe. Poi alcuni esercizi sono abbastanza soggettivi perché c’è chi si trova meglio con certi attrezzi e chi meno con altri. Ma tutti noi siamo affiancati da persone molto competenti, quindi sotto questo punto di vista sono, e siamo, tranquilli.
Fronte tecnico. già all’europeo vedremo qualche novità?
Nel corso dell’anno abbiamo già fatto degli aggiornamenti e sono stati riscontrati dei numerosi vantaggi, soprattutto con la bici nuova di Pinarello, in pratica quella che Ganna ha usato per il Record dell’Ora ma in carbonio. Però tutti questi aggiornamenti bisogna usarli e riusarli per renderli più prestazionali possibile.
E che monte ore ha questa nuova bici?
Sin qui l’abbiamo utilizzata a turno, anche per raccogliere più opinioni. Ma diciamo che ci stiamo girando.
Okay, top secret!
E’ probabile che tutto sarà pronto per l’ultima prova di Coppa.