«Io non penso al professionismo, non è un assillo. Io penso a dare il massimo. A non avere rimpianti in futuro. E quello che viene, viene…». Martin Nessler è senza dubbio un corridore particolare. Forte, ma senza lo stress di passare professionista. Prima di tutto c’è la passione per la bici. Un po’ come il rapporto tra Pinot e la vittoria: l’importante è pedalare.
Il trentino è approdato quest’anno alla Technipes-#inEmiliaRomagna. Ha trovato la vittoria, ma soprattutto un ambiente che ha rilanciato stimoli che forse erano venuti un po’ meno.
In corsa, Nessler è un ragazzo che ragiona. Anche nel corso dell’ultima gara che ha conquistato – il Trofeo Matteotti di Marcialla – ha ragionato parecchio. Voleva entrare nella fuga ma è stato un bel po’ a vagliare l’idea se andare o no. Per fortuna il percorso gli ha consentito di rientrare sugli undici che erano scappati e cancellare i suoi dubbi.
«Poi – racconta – ho pensato: cavoli, però questa fuga qua potrebbe essere quella buona. Così sono riuscito a rientrare da solo. Ci hanno ripreso agli ultimi cinque chilometri, ma per fortuna ne avevo ancora».
Università e bici
Conosciamo meglio dunque Martin Nessler. Classe 2000, due stagioni al Cycling Team Friuli, una al Sissio Team, piccola e tenace squadra veronese, e adesso l’arrivo in una continental.
«Sono un ragazzo che studia e va in bici – racconta Nessler – studio scienze degli alimenti, quindi sono più incentrato sulla produzione dei cibi che non sulla nutrizione. Sono di Bolzano, ma vivo a Dro, vicino ad Arco di Trento. Sono una persona normale insomma…».
Ma essere ciclisti a quel livello non può significare persone normali: tutto è diverso. E la bici prende ogni anfratto della tua vita. La passione di allenarsi. Uscire con dei professionisti come i fratelli Bais, le ore di sella, gli impegni pre e post allenamenti, le gare, i viaggi…
«Sono arrivato in questa squadra per una scelta tecnica. Fino allo scorso anno ero in un team relativamente piccolo e credo mi abbia fatto bene».
Team strutturato
Nessler è uomo di Michele Coppolillo, colonna portante del team. La scorsa estate il “Coppo” alza il telefono e lo chiama. E la telefonata arriva nel momento giusto, Martin da quest’anno non sarebbe più stato under 23, sarebbe stato un “vecchio”, un elite e ci stava che sul piatto mettesse anche l’ipotesi di non correre più.
«Non sapevo se continuare o meno – spiega Nessler – ma se lo avessi fatto avrei voluto il salto di qualità. Sarei voluto andare in una squadra che facesse belle gare, e mi consentisse di fare belle esperienze».
E infatti Martin ha preso parte a gare come la Coppi e Bartali, il Sicilia… dovrebbe andare in Azerbaijan e non è finita.
Sprinter a sorpresa
Ma che tipo di corridore è? Scalatore, passista, passista veloce…
«Le due vittorie che ho fatto quest’anno e anche l’anno scorso, le ho fatte tutte in gare abbastanza impegnative con finale su uno strappo. Sinceramente non pensavo di essere veloce, però nell’ultima gara vinta ho battuto gente abbastanza veloce. Quindi direi che potrei essere un corridore per gare impegnative con finale non piatto».
«Pensate che proprio riguardo alla mia “non volata”, quest’inverno Francesco Chicchi mi prendeva in giro. Scherzando mi diceva che un palo era più veloce di me! Gli ho dimostrato che non sono poi così lento».
Nessler è stato chiamato da Coppolillo, ma il suo direttore sportivo di riferimento è appunto Chicchi. Tra i due c’è un rapporto di fiducia e se Nessler è maturato è anche merito suo, ma non solo…
«E’ anche una questione di vicinanza geografica e infatti mi segue parecchio anche Mario Chiesa. Ma comunque sì, con Francesco parlo molto».
Parola d’ordine: lavoro
«Cosa c’è stato di diverso in questa squadra? L’anno scorso eravamo in due o tre ragazzi che andavano più forte degli altri e mi sentivo un po’ sugli allori. Invece quest’anno c’è tanta competizione interna. Questo ti aiuta a fare di più. Io sono contento di essere riuscito ad emergere, ma sono ragazzi più forti di me. Quello che ci tengo a dire è che sono contentissimo perché in questa squadra, come l’anno scorso a dire il vero, quando un ragazzo fa risultato gli altri ragazzi sono più contenti di colui che ha vinto».
Che questa squadra fosse nata sotto una buona stella era noto. Dei buoni tecnici, tanta Italia e tanta professionalità. Per dire: questo inverno hanno fatto due ritiri…
«E non tutti i team continental possono permettersi due ritiri. In particolare il secondo in Spagna è stato proprio bello. Due settimane intense».