Van Vleuten si inchina alla squadra: il Tour è anche loro

02.08.2022
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Scherzando sulla sua età dopo la vittoria della Liegi, Annemiek Van Vleuten disse che non fosse possibile un paragone fra sé e Alejandro Valverde. Entrambi corrono con il Movistar Team ed entrambi stanno vivendo l’ultima stagione agonistica, a capo di carriere impressionanti. Li dividono due anni, probabilmente, e intensità necessariamente diverse. Ma chi ha seguito l’olandese nei suoi allenamenti sullo Stelvio, la sua seconda casa, sa benissimo che la fatica non le fa paura. E che non è per caso che abbia vinto il Tour de France Femmes, con un’azione solitaria di 85 chilometri nella tappa del sabato verso Le Markstein che ha piegato le avversarie

«Ma quello in realtà è stato un miracolo – dice – i primi tre giorni sono stata malata. A un certo punto non riuscivo nemmeno a mettere le mie cose nella valigia e le compagne di squadra hanno dovuto anche spingermi. Se sei capace di reagire a una situazione come quella, tutto diventa più speciale. Il modo in cui ho preso la maglia gialla sabato è stato impressionante, stessa cosa il giorno dopo alla Planche des Belles Filles. Pelle d’oca, indescrivibile. Questo è il Tour. La corsa che ho scoperto quando avevo otto anni. Mentre i miei genitori andavano al mare, io ero incollata alla TV per tifare i corridori della Rabobank».

Con l’impresa a Le Markstein, da sola contro tutte, ha conquistato la maglia gialla
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Finora abbiamo letto soltanto commenti positivi sulla prima edizione. Ne sei convinta anche tu?

Fino in fondo, ha superato le mie aspettative. L’organizzazione era la stessa del Tour con gli uomini, non siamo diventate un’appendice. E il pubblico è stato fantastico, c’erano file in ogni villaggio. Questo è solo l’inizio di qualcosa di ancora più bello, poiché si evolverà ancora di più negli anni a venire. Abbiamo dimostrato di meritare tanta attenzione. Quando ho vinto il Giro delle Fiandre per la prima volta nel 2011, in televisione ne fecero vedere esattamente un minuto. Veniamo da lontano.

Quanto è diverso il Tour rispetto al Giro Donne?

Il Tour è più duro, con percorsi più lunghi e la prima ora velocissima. Ora so di cosa parlano i ragazzi, tutti vogliono essere in fuga. Al Giro a volte ci sono giornate più tranquille, al Tour si lotta anche per le altre maglie, se non altro per poterle indossare anche un solo giorno. Il Tour è diventato immediatamente la più grande corsa a tappe.

Con l’impresa a La Super Planche des Belles Filles, il sigillo definitivo di Van Vleuten sul Tour
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La differenza di livello tra te e le altre è stata schiacciante, te lo aspettavi?

Il mio rapporto con il ciclismo è qualcosa di enorme. E questo arriva con l’età. Si dice spesso che altre ragazze dovrebbero allenarsi quanto me, ma è impossibile. E’ un processo di anni. Ora ne ho 39 e posso gestirlo. Ogni anno ho fatto un passo avanti, per essere finalmente dove sono ora. Più è dura la gara, più posso fare la differenza.

Per l’anno prossimo si parla di Alpi e Pirenei.

Non si tratta di dove corri, purché ci sia una buona gara. Certo, un arrivo all’Alpe d’Huez sarebbe fantastico. Ma se si scopre che la differenza di livello lo rende meno divertente ed eccitante da guardare, allora è meglio non farlo. Deve restare uno spettacolo, come questa settimana. Manca solo una cronometro, poi siamo alla perfezione.

Il 2023 sarà davvero l’ultimo anno?

Corro per un’altra stagione e poi è finita. Ho festeggiato la vittoria con pizza e gelato. Troverò del tempo per la famiglia e non farò nulla per un’intera settimana. Anche se correrò il criterium a Roosendaal in maglia gialla e una cronometro a coppie con Mathieu van der Poel. Il mio prossimo obiettivo è la Vuelta.