OLBIA – Baci, abbracci e lacrime, per fortuna anche di gioia. Così finisce il Giro Donne dominato da Annemiek Van Vleuten, così finisce la carriera di Marta Bastianelli. Ed è un finale di carriera scritto da uno sceneggiatore benevolo, che fa specchiare sul mare di Olbia il sorriso di Chiara Consonni, compagna di squadra e di camera della trentaseienne laziale con i bordini iridati sulla maglia della Uae Adq.
Da Chiara con affetto
La bergamasca aveva vinto l’ultima volata anche nella scorsa edizione e ci scherza su: «Le faccio aspettare sino all’ultimo. Però sono contentissima perché c’erano tante tappe dure e non sono riuscita a dire la mia neppure in quella piatta. Ma oggi sono soddisfatta, anche perché è l’ultima gara di Marta. E anche se è mia e non sua, credo che questa vittoria se la ricorderà per sempre. Sicuramente è dedicata a lei».
E Marta, poco più in là precisa: «Oggi eravamo tutti per Chiara, lei è quella veloce. Siamo state dieci giorni assieme in camera, abbiamo lavorato tanto perché potesse arrivare a questa tappa in buona condizione. Oggi è stata molto dura anche per lei – racconta – si è staccata in varie salite, l’abbiamo sempre aspettata e motivata. Ho corso attaccata alla radiolina, spiegandole passo dopo passo quello che doveva fare e spero che mi abbia ascoltato e faccia tesoro di questi consigli anche per il prosieguo della sua carriera».
Un viaggio a 55 stelle
Con la piccola Clarissa, 9 anni, sul palco a far festa con tutta la Uae e il marito Roberto a guardarla dal basso, Marta non può che essere una donna appagata. La sua carriera («Conclusa con 55 vittorie», puntualizza) era iniziata con il botto, con quel mondiale vinto a Stoccarda che avrebbe potuto anche schiacciarla, ma che ha avuto la funzione di indicarle la strada. «Da lì è partito tutto, la mia carriera e la consapevolezza di poter diventare una grande atleta. Da allora ad oggi di sicuro è cambiato anche il ciclismo».
Nel frattempo Marta pedalava, tra un contrattempo e una vittoria, con tanti sacrifici che non bastano solo le tante vittorie a ripagare. Ci deve essere dell’altro. «Si fa sempre tutto con un obiettivo, diventare grandi atlete, essere sempre al top del top, all’altezza del nome della nostra squadra e della nostra bandiera».
E le squadre sono state tante, con tantissime compagne con le quali il rapporto è stato anche stretto: «Molte di loro sono state anche amiche. Bisogna farsi voler bene in questo mondo. Credo che anche in questi giorni ci sia stata la dimostrazione che sono benvoluta in gruppo e questo mi rende felice più che una vittoria».
Voglia di normalità
L’amicizia più grande, anzi il grande amore è stato con la bicicletta. Spesso queste relazioni sono condite da piccoli grandi tradimenti. Non quella di Marta: «Tradimenti miei nei suoi confronti o suoi nei miei non ce ne sono stati. Però ci sono state tante sconfitte, che mi hanno portato a essere ancora più forte nel corso della mia carriera».
Qualcuna delle tante bici usate ce l’ha ancora: «Ho tenuto quelle delle squadre con le quali ho vinto le gare più importanti. Certo un po’ di spazio serve».
Nel suo futuro, invece, per cosa ci sarà spazio? «Per la vita di tutti i giorni. Voglio mettere in pratica tutto ciò che il ciclismo mi ha insegnato per avere una vita migliore». E non vede l’ora di «stare a casa, semplicemente e non vedere aeroporti per un po’».
E se deve completare la frase: non c’è una grande ciclista senza! Lei aggiunge sicura: «Senza una grande donna! E poi anche una grande famiglia. Io ho avuto la mia squadra a casa che mi ha aiutato e mi ha sostenuto in ogni momento della mia carriera».
Il sogno olimpico
E’ serena Marta, non ha grandi rimpianti, anche se ammette: «Qualche classica che mi sarebbe piaciuto vincere c’è. Di sicuro l’Olimpiade è sempre stata una gara nella quale mettere al collo una medaglia che mi avrebbe reso felice».
Ma ormai è fatta. Cavendish potrebbe continuare un altro anno per provare ad avere un’altra chance di vincere la trentacinquesima tappa al Tour: «Io non lo farei. Ho preso questa decisione adesso perché credevo che fosse il momento più bello. Voglio vivere le mie vittorie, tutti i miei successi in maniera tranquilla. Il ciclismo è cambiato molto, sicuramente in meglio. Il livello è altissimo è ha bisogno di una grande attenzione».
L’abbraccio di Marianne
Passa Marianne Vos, che ha sfiorato il bis del successo del 2022 qui a Olbia, si guardano, si abbracciano. Sono praticamente gemelle (14 giorni di differenza d’età), hanno combattuto tante battaglie, c’è un enorme rispetto.
«Lei è uno dei grandi nomi del ciclismo femminile – dice la fuoriclasse olandese della Jumbo-Visma – abbiamo corso tanto insieme e naturalmente voglio augurarle tutto il meglio per la sua vita futura. E soprattutto mi voglio congratulare per una grande carriera della quale deve andare fiera».
Campionessa d’Italia, d’Europa, del Mondo: smette una delle migliori cicliste italiane del ventunesimo secolo. Con qualche lacrima, con un grande sorriso.