Se Bennati ha le sue gatte da pelare nella scelta dei tre azzurri per la prova olimpica su strada, considerando lo scetticismo sulle possibilità azzurre e quindi le spinte a dirottare le convocazioni pensando più ad altre discipline che alla corsa del 3 agosto, anche Paolo Sangalli sente pressione. Intanto studia, perché sa che la composizione del quartetto sarà importante per permettere alla nostra nazionale di giocare le sue carte, con effettive possibilità di far bene.
La scorsa settimana il cittì azzurro ha portato un manipolo di ragazze a Parigi, per prendere contatto con il percorso olimpico. Considerando gli impegni di alcune azzurrabili, Sangalli ha portato con sé Elisa Balsamo, Sofia Bertizzolo, Elena Cecchini, Eleonora Camilla Gasparrini, Vittoria Guazzini, Soraya Paladin e Silvia Persico. Mancava Elisa Longo Borghini, rimasta a casa per una bronchite, «ma nelle prossime settimane troveremo un buco di tempo per venire qui anche con lei» ha affermato il tecnico azzurro.
Sforzi intensi da 4-5 minuti
In questi giorni non si è affrontato il tema della delicata scelta riguardante Elisa Balsamo, tirata per la giacchetta fra strada e pista (anche se ormai è quasi scontata la sua presenza in entrambe). L’argomento era strettamente legato alle caratteristiche tecniche del percorso, che Sangalli aveva già visto precedentemente nel viaggio dei vari cittì, ma avere questa volta le ragazze con sé gli ha dato ulteriori appunti.
«Abbiamo potuto approfittare sia del clima favorevole – racconta – che di una festa religiosa che ha liberato le strade dal traffico, permettendoci di visionare il percorso nella maniera migliore. Queste prove hanno rafforzato le impressioni che avevamo tirato fuori dal nostro primo viaggio, ma pedalarci sopra serve sempre, dà idee nuove. Soprattutto con le ragazze abbiamo ragionato anche su quel che andrà fatto in sede di preparazione specifica, perché è un percorso sì da classica, ma che richiede sforzi di 4-5 minuti a tutta, bisogna quindi essere pronti su quell’aspetto».
Quali incognite ti hanno segnalato le ragazze?
Un aspetto sul quale hanno posto l’accento è il vento – afferma Sangalli – tutta la parte di avvicinamento a Parigi è battuta dal vento che può essere un fattore soprattutto se il ritmo sarà subito sostenuto considerando anche che, come noto, con 4 ragazze la corsa non la puoi tenere sotto controllo. Il circuito finale non è molto tecnico, siamo lontani da quanto visto a Glasgow. C’è la salita di Montmartre e uno strappo di un chilometro che andranno fatti più volte, ma sono cote con pendenze non in doppia cifra.
Tutto questo in che cosa si traduce?
In una gara che può avere più soluzioni, ad esempio Elisa Balsamo è rimasta positivamente impressionata, dicendo che il circuito di Parigi dà spazio alla fantasia e quindi può aprire la porta a tante idee. Non è certo una corsa come Fiandre o Liegi, ma per poter emergere devi avere le gambe piene.
Le ragazze che cosa hanno detto?
Hanno avuto due impressioni diverse fra la parte extra città e quella parigina. Silvia Persico ad esempio ha sottolineato come nella prima parte possa andare via una fuga che inciderà fortemente sulla corsa, mentre il circuito finale lo vede duro ma di non fare affidamento solo su quello. La stessa idea ha avuto Paladin, mentre Bertizzolo ha sottolineato un aspetto importante legato al numero ridotto di atlete che richiederà un impegno decisamente diverso rispetto a qualsiasi altra gara.
Sangalli che idee si è fatto, dal punto di vista strategico?
Io mi sono raccomandato che, chiunque delle nostre sia al via, bisognerà correre l’una per l’altra, perché con numeri così ridotti non puoi pensare necessariamente a chi è capitano e chi gregario. Io voglio che prima della partenza ci guardiamo tutti negli occhi con la convinzione di aver fatto tutto il meglio che si poteva per ottenere il risultato e che dobbiamo partire convinti di essere la squadra più forte, proprio nel senso di squadra.
Un riferimento neanche troppo velato a quello che potrebbe succedere all’Olanda…
Il passato dice che le arancioni hanno sempre fatto fatica a lavorare l’una per l’altra, ma magari ora le cose sono cambiate. Consideriamo che Vos, Vollering e Wiebes ci saranno tutte, sono tutte medaglie d’oro potenziali, ma per arrivarci dovranno lavorare insieme. Noi chiaramente dobbiamo sperare che non fili tutto liscio in casa arancione per poterne approfittare.
Tra le varie soluzioni c’è anche quella di una volata finale, che chiaramente solletica molto la Balsamo. Ma non si è parlato nello specifico del chilometro finale, dove impostare l’eventuale sprint…
Sarà sul lungo Senna, un drittone girando poi sul ponte con arrivo posto al suo termine – è la fotografia di Sangalli – Sarà da ragionarci sopra su come eventualmente impostarla, quale posizione avere all’imbocco della curva. Non avendo la possibilità di lavorare con le radioline dovremo ingegnarci con le lavagne, ma sicuramente impiegheremo tantissima gente lungo il percorso per dare più comunicazioni possibile.
Si dice sempre che anche le squadre maggiori non avranno più di 4 atlete a disposizione, ma non è che poi gli equilibri cambieranno sfruttando altre collaborazioni mutuate dai rapporti di club?
Io non ne ho mai notati nel ciclismo femminile, a differenza di quanto può avvenire fra gli uomini, ma questo è un ambiente molto più giovane, certe malizie non ci sono e non credo si svilupperanno a meno di obiettivi che coincidono. Non dimentichiamo che la gara olimpica non solo avrà solo un’ottantina di atlete, ma è l’unica gara che ha tre vincitrici. Se scappa un terzetto, state pur sicuri che collaboreranno a prescindere da chi dovrà vincere. Perché una medaglia fa gola a tutti, di qualsiasi colore…