Le Samyn poi Montichiari: Guazzini va veloce

29.02.2024
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Martedì Belgio per correre (e vincere) Le Samyn des Dames. Mercoledì mattina casa, a San Marino, per sbrigare le mille cose di quando rientri e poi subito riparti. Mercoledì pomeriggio autostrada, per andare a Montichiari. Oggi e domani pista, con la testa alle Olimpiadi e poi di nuovo l’autostrada verso casa. Prossima corsa il 10 marzo, la Miron Ronde Van Drenthe. Questa l’agenda più immediata di Vittoria Guazzini, che due giorni fa a Dour, nella regione vallone dell’Hainaut, ha centrato la prima vittoria in linea da quando è elite. In più lo ha fatto su strade in pavé scivolose, che certamente nella sua testa hanno riacceso più di qualche allarme, visti gli incidenti delle ultime stagioni sulle strade della Roubaix.

«Cosa è scattato quel mattino nella testa di Vittoria? Quando mi sono svegliata – sorride – ho visto la storia che avevano pubblicato sulla pagina della gara e ho detto: ma dove andiamo? Poi per fortuna è migliorata. E’ giusto prendere la situazione di petto e alla fine è andata bene. Comunque il pavé l’ho fatto sempre con calma e la cautela necessaria nelle curve in cui era messo peggio. Non volevo prendere rischi. Un po’ sarà l’esperienza, ma anche che botta dopo botta, c’è sempre meno voglia di prenderne altre. E’ vero che succede di cadere, però non ho voluto prendere rischi inutili».

La corsa stregata

La Samyn des Dames, molto in breve, si corre dal 2012 e in 12 anni era stata vinta da un’altra italiana solamente: Marta Bastianelli, lo scorso anno. Per il resto e per qualche insolita maledizione, le italiane hanno sempre girato attorno al podio, sin da quando nella prima edizione il secondo posto se lo prese Noemi Cantele. Anche Guazzini c’era già andata vicina, con il terzo posto nelle due edizioni precedenti e questo un po’ iniziava a starle sullo stomaco.

Per questo quando ha messo nel mirino la prima fuga, portando con sé altre due cacciatrici, l’idea era proprio quella di prenderle e lasciarle lì senza aspettare la volata, con il timore che da dietro la DSM-Firmenich arrivasse a tutta birra per la volata di Charlotte Kool.

«E così non è andata – racconta – nel senso che non sono arrivate e io sono riuscita a vincere la prima gara in linea. Non lo so perché non ci sia riuscita prima, forse perché mi impanicavo un po’ nel finale. Ho fatto qualche piazzamento a destra e sinistra, però ne combinavo sempre una. Invece martedì ho detto a me stessa: sarà meglio se questa volta faccio le cose per bene!».

Sul podio di Le Samyn, con Vittoria Guazzini salgono Anniina Ahtosalo (Fin, Uno-X) e Christina Schweinberger (Aut, Fenix)
Sul podio di Le Samyn, con Vittoria Guazzini salgono Anniina Ahtosalo (Fin, Uno-X) e Christina Schweinberger (Aut, Fenix)

Tra la fuga e la Kool

Quando ci sei dentro, la corsa non è semplice come guardarla con il telecomando in mano, che se non capisci mandi indietro e poi la riguardi. Forse è quello che dovrebbero capire quei coach convinti che non serva allenare la mente e l’istinto, ma bastino i dati raccolti alla fine dei test. Quando ci sei dentro devi ragionare alla svelta e prendere la decisione giusta.

«Nel penultimo giro, prima di andar via sul pavé – racconta Guazzini – avevo provato a dare qualche accelerata, più che altro per riavvicinarci un po’ alla fuga. Il vantaggio era bello ampio e insieme volevo provare a stancare un po’ anche le compagne della Kool, perché se c’è una squadra che controlla poi è difficile andare via e per me non aveva senso aspettare la volata. Perciò siamo partite in tre, anche se Wilma Aintila della Lotto-Dstny è caduta quasi subito sul pavé e sono rimasta con Christina Schweinberger. Più che altro il mio pensiero era che non rientrassero da dietro, mentre il vantaggio di quelle davanti calava, quindi l’obiettivo era riprendere le fuggitive e sperare che dietro restassero lontane, come poi è andata».

A Montichari fra una corsa e l’altra, girando dietro la moto guidata questa volta da Ivan Quaranta
A Montichari fra una corsa e l’altra, girando dietro la moto guidata questa volta da Ivan Quaranta

Obiettivo Parigi

Il tempo di godersela è durato per tutto il viaggio di ritorno e l’arrivo a casa, poi è arrivato il momento di voltare la pagina e puntare il fuoco sulla pista e il grande obiettivo olimpico. Tutti gli azzurri, Ganna in testa, sanno che il 2024 potrebbe essere un anno molto importante per la storia personale e per le loro carriere e Vittoria non si discosta.

«Nella mia testa – spiega Guazzini – l’obiettivo principale è Parigi, in particolar modo la pista. E’ da tanto che ci giriamo intorno. Ora dobbiamo cercare di fare il massimo, però prima volevo anche essere in forma in questo periodo per le classiche. Senza puntare a qualcosa in particolare, ma convinta che se ho una buona condizione, qualche cosa arriva.

«E poi c’è anche la crono, che non è affatto marginale e ce l’ho sempre in testa. Mi piace, come può piacere una specialità in cui sei sempre al limite, però anche ieri mattina sono uscita con la bici da crono e cerco di dedicarle più tempo possibile. Spero in un futuro non troppo lontano di potermi togliere delle belle soddisfazioni, anche perché il percorso di Parigi mi piace. A differenza di Tokyo, il prossimo sarà un percorso per specialisti, non ci sono grandi asperità e quindi sicuramente c’è intorno un cerchietto rosso».

Dopo il passo falso di Glasgow, arriva l’oro agli ultimi europei. Da sinistra, Fidanza, Paternoster, Balsamo e Guazzini
Dopo il passo falso di Glasgow, arriva l’oro agli ultimi europei. Da sinistra, Fidanza, Paternoster, Balsamo e Guazzini

Le montagne russe

Il ricordo di Tokyo è ancora fresco e da quei giorni il quartetto azzurro ha vissuto sulle montagne russe: con l’oro ai mondiali del 2022, il blackout di Glasgow e di nuovo l’oro agli ultimi europei. Eppure nella storia personale di Vittoria ci sono anche medaglie nella madison con Elisa Balsamo e chissà se bruci ancora essere stata sostituita agli ultimi Giochi da Letizia Paternoster.

«L’anno scorso – dice – le cose sono andate come sono andate. Non siamo state fortunate, però non possiamo sempre cercare scuse. Potevamo fare le cose diversamente, ma è stata un’esperienza utile. A volte le cose si capiscono meglio con le cattive, per cui la batosta ci ha dato una scossa. Agli europei abbiamo dimostrato di aver fatto un’inversione e ora siamo tutte motivate per l’obiettivo. Abbiamo la fortuna di essere amiche e questo aiuta per lavorare in armonia. E’ ovvio che ognuna di noi vorrebbe far parte del quartetto, ma siamo abbastanza mature per capire che il posto sarà di chi andrà più forte. Quindi fino a quel momento si faranno le cose insieme, perché è importante anche avere la sicurezza di un gruppo con cui si può lavorare bene.

«Quanto a me, ci sarebbe anche la madison. Parlo del quartetto, perché da quando siamo piccoline ci giriamo intorno, però la madison mi piace molto. A Tokyo stavo abbastanza bene e ci speravo. Però sono state fatte altre scelte e qualcuno comunque deve rimanere fuori. Non abbiamo la sfera di cristallo di sapere come sarebbero andate le cose se avessi corso, per cui accettai la scelta e punto».

La pista la richiama. Dopo Le Samyn, per la strada ci sarà tempo la prossima settimana e da lì si farà rotta sul Trofeo Binda. Una risata di spirito toscano e tanti saluti. La sensazione è che il bello debba ancore venire.