Il ciclismo femminile è un argomento che le sta a cuore. E davvero non potrebbe essere altrimenti per Edita Pucinskaite che ancora oggi pedala con costanza e segue tutte le gare, quelle che c’erano ai suoi tempi e non.
Quando la 47enne lituana – che vive da tantissimo tempo a Monsummano Terme e vincitrice di 98 corse in carriera tra cui il mondiale ’99, il Tour de France ’98, i Giri d’Italia Donne ’06 e ’07 – parla di ciò che è stato il suo mondo lo fa con passione. Ce ne siamo accorti subito quando l’abbiamo chiamata dopo la Roubaix vinta da Longo Borghini.


Edita che differenze hai notato tra il tuo ciclismo e quello attuale?
C’è molta diversità. Il mio era un ciclismo femminile più equilibrato dove quasi tutte le squadre potevano partecipare a quasi tutte le corse, come ad esempio Giro e Tour. All’epoca quasi tutte le formazioni avevano un budget limitato e più o meno uguale. Le giovani che passavano elite potevano coltivare la speranza di fare carriera anche in una squadra piccola. Ora invece i team più piccoli, a fronte del WorldTour, rischiano di non vedere più la luce e così facendo passa l’entusiasmo. Chi smette di correre o chi smette di avere una squadra. Poi adesso sono quasi tutte uguali le atlete…
Cosa intendi?
Lo dico dal mio punto di vista naturalmente ma vedo che mancano le scalatrici come erano Luperini, Sommariba o anche io stessa. Oggi sono aumentate le piccole gare a tappe dove vincono quasi sempre delle passiste che tengono in salita. E’ cambiato il modo di allenarsi perché sono cambiate le gare. Nel ciclismo moderno saremmo rimaste incompiute perché mancano gare in salita. O meglio mancano le grandi salite che facevamo noi. Ne parlavo poco tempo fa proprio con Fabiana (Luperini, ndr) che probabilmente oggi farebbe la gregaria o si sarebbe dovuta snaturare per cercare di fare risultato. Dal punto di vista tecnico non sono certa che mi sarebbe piaciuto correre in questo ciclismo.
Pucinskaite ha vinto i Giri Donne nel 2006 e 2007 e 6 tappe totali Pucinskaite ha sempre amato pedalare in montagna. Pantani è stato uno dei suoi idoli Edita Pucinskaite continua ad andare in bici con frequenza. Rispetto a quando correva ora ama le soste al bar
Pucinskaite ha vinto i Giri Donne nel 2006 e 2007 e 6 tappe totali Pucinskaite ha sempre amato pedalare in montagna. Pantani è stato uno dei suoi idoli Edita Pucinskaite continua ad andare in bici con frequenza. Rispetto a quando correva ora ama le soste al bar
Facendo gli avvocati del diavolo, va detto che il Giro Donne è stato sullo Zoncolan e fino a qualche anno fa era stato criticato per la sua durezza che favoriva solo le scalatrici.
E’ vero ma credo che sia un discorso che si ripresenti con una certa cadenza. E lo dico pur avendo beneficiato di questo aspetto. Dopo edizioni adatte a me in cui avevo fatto seconda o terza, il Giro Donne del 2006 l’ho vinto all’ultima tappa sul Ghisallo, che in pratica era l’unica vera salita di quella edizione. E l’ho vinto di pochi secondi battendo Nicole Brandli altra scalatrice pura di quel periodo. Le lamentele fanno parte del periodo in cui si corre anche se non sempre le capisco. Noi avevamo Giro e Tour di due settimane perché avevamo un calendario meno fitto. Però noi donne siamo in grado di sostenere e sopportare sforzi più lunghi. Come nella maratona, dove uomini e donne fanno la stessa distanza, io vorrei che nel ciclismo femminile ritornassero le grandi salite del ciclismo. E che anche le donne, oltre alle classiche, potessero contare con regolarità sui tre grandi giri a tappe come per gli uomini.
Aspetti positivi ce ne sono nel ciclismo moderno?
Certo, ora noto più organizzazione in ogni singola formazione. Ad esempio, tutte le atlete hanno le bici dello stesso modello. Quando correvo io la bici migliore ce l’aveva solo la capitana o la migliore delle gregarie. Adesso finalmente le ragazze sono tutelate e possono guadagnare uno stipendio regolare. Non che non lo fosse anche prima, ma ora è davvero un lavoro. O quanto meno per quelle del WT però lo sport è fatto così. C’è la serie A e la serie B.
A metà degli anni ’90 c’era stata un’ondata di atlete lituane che hanno dominato in tante gare. Chi adesso ricopre quel ruolo?
Secondo me proprio l’Italia. C’è sempre una azzurra là davanti che vince o si piazza sul podio. L’Olanda la fa sempre da padrona, anche quando correvo io, ma ora le italiane sono le uniche che hanno spezzato o che possono spezzare quel predominio. Longo Borghini è un vero fenomeno, sono felice per la sua vittoria alla Roubaix. Si meriterebbe di vincere un mondiale anche se non può essere messa in dubbio la sua grandezza. Anche Balsamo mi piace tantissimo ed è sempre fantastica. Poi ammiro molto la Cavalli che è una atleta che sta andando in controtendenza. Nasce passista veloce e si sta trasformando in scalatrice, andando forte un po’ ovunque. Quasi un corridore della mia epoca. Spero per lei che possa conquistare un grande giro. Per quanto riguarda la Lituania, il nostro movimento si è un po’ perso anche se stiamo andando molto bene in pista.
Emiliano Borgna, responsabile di Acsi Ciclismo, e Edita Pucinskaite, insieme nell’organizzazione della GranFondo a lei intitolata Il 19 giugno 2022 a Pistoia si disputerà la 12a edizione della GranFondo Pucinskaite, con ricavato in beneficienza
Emiliano Borgna, responsabile di Acsi Ciclismo, e Edita Pucinskaite, insieme nell’organizzazione della GranFondo a lei intitolata Il 19 giugno 2022 a Pistoia si disputerà la 12a edizione della GranFondo Pucinskaite, con ricavato in beneficienza
C’è una atleta che ti assomiglia?
L’unica in cui mi rivedo un po’, forse perché è un po’ vecchio stampo, è Annemiek Van Vleuten. Come testa e spirito siamo molto simili. Ha un concetto di ciclismo femminile vicino al mio.
Edita, alla fine il ciclismo femminile attuale ti piace?
Direi di sì. Anzi, chi non avrebbe voluto vederlo così? Intanto stanno tornando a fare gare di oltre quattro ore, come è giusto che sia. Il ciclismo femminile oggi finalmente viene preso in considerazione e non più snobbato come quando c’ero io. Ora viene raccontato con serietà da tanti, non tutti, addetti ai lavori. Questa visibilità è importante, anche grazie ai social. E poi mi piace che oggi possano esserci in rete tante foto da conservare. Pensate che io di alcune belle vittorie non ho nulla e non riesco a trovare foto da nessuno. Questi sono ricordi che accompagneranno sempre una atleta.









