Arianna Fidanza è sul lato destro della strada che si asciuga il sudore. Ha il volto stravolto di chi ha dato tutto e, dopo un mondiale a cronometro, non potrebbe essere diversamente. Racconta che il vento le ha portato via per due volte la ruota e di aver fatto quel che poteva al cospetto delle più forti. In certi sguardi sembra commossa e forse lo è davvero.
Il progetto crono
Parlando di lei, Paolo Sangalli ha detto che la bergamasca ha sposato il progetto crono e lo sta portando avanti. Da questo partiamo.
«Mi è sempre piaciuta questa specialità – dice Fidanza – sono stata campionessa italiana juniores, poi negli anni non mi è mai stata data l’opportunità di lavorare su una prova che richiede sicuramente tempo, una preparazione specifica e anche dei mezzi su cui lavorare. Quest’anno ho cambiato preparatore e avendo Marco Pinotti all’inizio dell’anno gli ho detto che avrei voluto lavorarci per provare a migliorare. La strada è lunga, quest’oggi non avevo ambizioni se non esprimere una buona potenza media personale, in linea con la preparazione che ho avuto quest’anno, calcolando anche che sono ripartita dall’infortunio dell’anno scorso».
Agosto 2021: il dramma
Il tono cambia. Il 2 agosto del 2021 la frattura della rotula la costrinse a chiudere la stagione. Mentre il mondo ripartiva a tutto gas dopo il Covid, lei fu costretta all’immobilità.
«Un anno fa – mormora con la voce che inciampa nell’emozione – non potevo neanche camminare e essere qua quest’oggi per me è quasi una rinascita e comunque mentalmente è confortante. Mi dà ancora più forza e posso dire di essere ritornata in una prova molto importante. Ho fatto due mesi senza nessuna attività sportiva. Ero sul divano e non potevo muovermi. L’anno scorso guardai i mondiali alla televisione, mentre facevo riabilitazione e provavo a muovere il ginocchio. E’ stato difficile perché sono ripartita da zero. Mi ricordo che riuscivo a malapena a fare un’ora in bici e non riuscivo a spingere. Devo ringraziare le persone che mi sono state vicine e anche il duro lavoro che ho fatto quest’inverno. Ci ho messo davvero tutta me stessa perché volevo tornare».
Il ritorno in alto
Sembrava che la sfortuna si fosse accanita contro di lei. Perché una volta tornata in gruppo, un’altra caduta l’aveva fatta finire sull’asfalto alla Danilith Nokere Koerse, con una testata sull’asfalto da cui la salvò soltanto il casco.
«Voglio tornare ai miei livelli – racconta ancora – e comunque provare a dare una svolta a quella che è la mia carriera. Ringrazio davvero la nazionale che ha creduto in me (in apertura Arianna è con Marco Velo, tecnico delle crono, ndr), perché questo mondiale è un punto di ripartenza. E’ comunque una buona esperienza. Ringrazio anche Marco Pinotti, che davvero mi ha seguito tutto l’anno con molta pazienza. Con lui mi trovo molto bene, è molto preciso e tiene molto anche alla comunicazione che abbiamo. Per me è fondamentale, è un punto di riferimento. E’ una persona sempre molto chiara e diretta. Ci crede, mi dà sicurezze, è molto diretto e sincero».