Le scelte tecniche per il tricolore gravel di Argenta

18.09.2022
6 min
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Il bello di un evento che in qualche modo è pionieristico, almeno a questi livelli, è che si è visto di tutto e di più dal punto di vista tecnico. Siamo ad Argenta, per il primo campionato italiano gravel. Al via anche alcuni pro’ della strada, parecchi crossisti e anche qualche biker.

Una terra di mezzo, quella del gravel, che non ha confini ben delineati e anche sulle scelte tecniche ci si orienta molto su esperienza, disponibilità di materiali e chiaramente sulla tipologia del percorso.

E forse proprio perché il percorso è altimetricamente facile si è vista una grande varietà di soluzioni. Ci fosse stata una salita monster per dire, tutti avrebbero badato ad utilizzare rapporti adeguati, riducendo lo spettro delle soluzioni disponibili.

Varietà in Bardiani

I corridori della Bardiani Csf Faizanè, tra i più attesi al via, hanno bici praticamente tutte diverse, almeno nel setup. Filippo Fiorelli utilizza la nuova Cipollini Ago. I suoi compagni invece si sono orientati sulla più collaudata precedente versione.

Ma quel che più ci ha colpito in casa Bardiani è stata la differenza dei rapporti. C’è chi utilizza il monocorona da 42 denti e chi la doppia con il classico 52-39, entrambi di Sram.

Questa soluzione ha un po’ spiazzato i crossisti che si aspettavano rapporti ben più lunghi da parte dei pro’ più potenti del lotto al via. Loro hanno optato per il monocorona, ma da 50 denti…  visto che non ci sono salite se non qualche rampa degli argini.

Riguardo alla componentistica, tutti utilizzano dei portaboraccia in plastica, che essendo meno rigidi riescono a trattenere meglio le borracce e forse sono più ideali per il gravel.

I manubri invece sono totalmente a scelta degli atleti. C’è chi ha preferito il classico set attacco e piega da strada, e chi quello con la piega “aperta” nella parte bassa con la campanatura specifica per il gravel. E anche chi ha optato per il manubrio aero integrato. Soluzione quest’ultima che qualche dubbio sinceramente ce lo ha lasciato.

Ma se gli stradisti brancolavano un po’ nel buio persino sul modello, Luca Cibrario, crossista della Beltrami Tsa era indeciso se utilizzare la piega da 42 o da 44 centimetri. Ben altra sensibilità insomma.

«Questione di feeling», ci aveva detto.

Gomme e pressioni

Quando si parla di offroad il tema delle gomme resta centrale. Più o meno tutti si sono attestati sulle 2 bar all’anteriore e 2,5 al posteriore, con coperture che oscillano fra i 35 e 38 millimetri per la maggiore. Ma si sono viste anche gomme più “cicciotte”, come quelle di Chiara Teocchi per esempio, da 42 millimetri.

Ma se gli stradisti tendono a gonfiare di più, i crossisti viaggiano un filo più bassi. Loro sono scesi sotto la soglia delle 2 bar. Mattia Viel, che tra l’altro correrà il mondiale con la maglia azzurra, ha optato per una pressione di 1.9 bar all’anteriore e 2.2 al posteriore.

Carino il siparietto in cui Fiorelli, che di certo su certi terreni è meno a suo agio di Viel, ha chiesto al collega quanto avesse gonfiato le sue gomme. Una volta ottenuta la risposta ha riferito tutto al suo meccanico.

In autonomia…

Le ultime annotazioni tecniche riguardano gli equipaggiamenti relativi a cibi e strumenti per le riparazioni. Ad Argenta si corre in semi autonomia, nel senso che sono stati previsti sei punti di ristoro/assistenza, ma nel mezzo non c’è l’ammiraglia al seguito. Così più di altre volte abbiamo visto tasche piene di barrette e gel.

Per quanto concerne le forature il 90 per cento aveva con sé solo la bomboletta del “gonfia e ripara”. Anche perché il percorso non presenta terreni sui quali si possa squarciare la copertura. In caso di foratura la bomboletta dovrebbe bastare.

Consideriamo anche che almeno i top rider avevano tutti i tubeless e già il liquido interno dovrebbe essere abbondantemente sufficiente.

I tipi di fondo sono diversi: asfalto, erba, strada bianca, tratti ghiaiosi, ma nel complesso non ci sono salite. Il tracciato è filante
I tipi di fondo sono diversi: asfalto, erba, strada bianca, tratti ghiaiosi, ma nel complesso non ci sono salite. Il tracciato è filante

Alla scoperta…

C’è quindi fermento, attesa. Si respira un giusto mix tra agonismo e divertimento. Di fatto il gravel, almeno a livello agonistico, è qualcosa di nuovo, specialmente per il panorama italiano. E’ intrigante, come ci ha detto anche Marco Aurelio Fontana, questa commistione fra stradisti e fuoristradisti.

E alla fine gli stessi pro’ che noi siamo soliti vedere sono interessati. Magari fino a qualche giorno fa non ci pensavano, ma li abbiamo visti confabulare prima del via. Si scambiavano pareri. Si confrontavano sul fatto che altri avessero montano questi o quei rapporti. E un po’ di tensione saliva…