A Gavardo stamattina c’erano un bel fresco e nubi di moscerini. Pare che nella notte abbia piovuto e quelli siano saltati fuori come assassini. Dicevano gli abitanti del posto che se fosse venuto fuori il sole, i moscerini se ne sarebbero andati. Ora però il sole picchia davvero forte, c’è un caldo sconcio, mentre con Elisa Longo Borghini ci ripariamo all’ombra del truck delle premiazioni.
Elisa è arrivata seconda, battuta da Marianne Vos in una giornata torrida e umida, preconizzando uno scenario olimpico da cui stiamo volutamente alla larga.
«Dovevamo fare il treno – dice – per portare Lizzie (Deiganan, leader della Trek-Segafredo, ndr) alla volata. Io l’ho presa abbastanza regolare e a un certo punto ho sentito Lizzie dire di andare e mi sono attenuta alle disposizioni del capitano (sorride, ndr). Forse sono partita un po’ lunga e Marianne Vos non mi ha dato cambi. Ha vinto di astuzia e di forza fisica. Mi sento bene, sono contenta di come sta andando questo Giro, diverso ma divertente. E sto anche bene con il caldo. Sto vivendo alla giornata e mi sto godendo la corsa».
Altra maturità
La maglia tricolore è davvero bella, ti fa capire che non sei accanto all’ultima arrivata. E così fra una chiacchiera e l’altra, il discorso finisce sulle Olimpiadi in arrivo, per le quali la piemontese sta lavorando in silenzio. Il passo falso di Prato Nevoso è stato probabilmente la somma delle tante tensioni, fra il correre in casa e l’attesa del grande risultato non sempre possibile. Probabilmente ora, con la mente sgombra, il lavoro scorrerà più fluido.
«L’arrivo a Tokyo sarà diverso da Rio – dice – ho un’altra consapevolezza, se non altro perché sono più matura. Però quando si parla di Olimpiadi oppure i mondiali, è come se ogni volta fosse la prima. Sono appuntamenti cui non ti abitui mai».
Nel finale, Marta Bastianelli ha provato l’attacco Tappa torrida sul lago di Garda: più di 30 gradi, caldo e umidità altissima A Puegnago seconda vittoria per Marianne Vos
Obiettivo olimpico
La tappa era di quelle nervose, sulle strade di Soprazocco che negli anni hanno visto scontri classicissimi fra i dilettanti. Il Giro ha già espresso verdetti importanti. Anna Van der Breggen appare solidamente al comando e la lotta è aperta semmai per le tappe. Chiaramente le ambizioni di partenza erano altre.
«Io sono qui per fare una buona preparazione – prosegue Elisa – con la miglior prospettiva di arrivare in condizione. Sapete che non amo pensare a una corsa in funzione della successiva, per cui all’inizio ero arrivata al Giro con altri obiettivi e continuo a starci dentro vivendo alla giornata. Poi verranno le Olimpiadi. Non ho mai dato nulla per scontato. Nel ciclismo come nella vita non c’è niente che non si debba conquistare».
Percorso da capire
Sulla squadra e sul percorso, consapevole che non tutte le ragazze hanno ben digerito le scelte del cittì Salvoldi, Elisa sfodera una diplomazia da brividi.
«Dino ha fatto le sue valutazioni – dice – e io ad esse mi attengo. Quanto al percorso invece, ho la sensazione che Rio fosse più duro, ma è anche vero che non ho visto ancora Tokyo. C’è di buono che accadrà presto. Il 17 luglio si parte, mancano dieci giorni. E allora capiremo di cosa si sta parlando».
Viva i moscerini
Alla partenza, Guderzo cercava riparo dal sole ed è fra coloro che l’esclusione l’ha vissuta peggio. E adesso, vicino all’ammiraglia, la vicentina è stravolta dal caldo e ha lo sguardo spento. Tatiana aveva tenuto duro proprio puntando alla convocazione, altrimenti probabilmente avrebbe già smesso. Finirà il Giro, ma poi?
Elisa saluta sua madre che la guarda d’oltre la transenna, poi si avvia verso il pullman nella baraonda dell’arrivo. Il caldo è soffocante, forse era meglio stamattina quando c’erano i moscerini.